29~ Angeli caduti dal cielo
«Cadendo, uno dopo l'altro, in scie di fuoco dorato, dipingevano di colori le nuvole, come angeli caduti dal cielo.»
~ Shadowhunters, Città di Vetro
-Avete perso tanti dei vostri uomini... vi dò il tempo per onorarli, ma domani parleremo.- la voce di Alec era glaciale, era una frusta che si abbatteva sulle fate, che ormai si erano arrese.
Ash era distratto dal bambino, che continuava ad emettere versi gorgoglianti, mentre mulinava le manine infinitamente piccole per aria.
-Morgenster.- lo richiamò Alec, costringendo Ash a guardarlo.
Il console quasi trasalì quando vide quel verde così simile a quello di Clary negli occhi del ragazzo.
-In questa guerra abbiamo perso alcuni dei nostri più importanti membri. Non dimenticheremo mai quello che ci hai fatto.- scandì Alec, fissandolo negli occhi e reprimendo l'istinto di abbassare lo sguardo.
-Ma...siete voi che stavate perdendo. Vi sareste arresi a me.- replicò Ash, lanciando un'occhiata al bimbo.
-No. No, non l'avremmo fatto: avremmo combattuto fino alla morte, proteggendo chi amiamo. Come ha fatto Clary.- il nome dell'amica era amaro sulla lingua di Alec, eppure ci aveva tenuto a dirlo, perché la rabbia per la sua morte gli scorreva nelle vene.
-Io...avrei voluto proteggerla.- si difese Ash, scostandosi i capelli zuppi dalla fronte.
-Clary non aveva bisogno di protezione, aveva bisogno di pace. E tu l'hai gliel'hai tolta.- intervenne Jace, con voce roca.
Lo sguardo di Ash si posò su di lui, che percepì il peso di quegli occhi, eppure trovò la forza di non abbassare il viso.
-Ora capisco cosa intendeva: sei uguale a lui, a Janus, ma non sei come lui, vero?- chiese, con voce sorprendente giovane.
-No, non sono come lui.- rispose immediatamente Jace, stringendosi contro il figlio, che gorgogliò entusiasta.
-Tuo figlio ti assomiglia.- commentò Ash, inclinando la testa lateralmente.
-Mio figlio assomiglierà a sua madre.- replicò Jace, e per un attimo il suo tono duro si addolcì.
-ASH!- la voce della Regina Seelie sembrò riecheggiare nella tempesta, più forte del clamore di un tuono.
Si voltarono tutti verso di lei, che si avvicinava al figlio col viso altero, lo sguardo furioso, la pelle diafana, bella come un angelo, eppure malvagia come un demone.
-Madre.- il viso del ragazzo si fece di pietra, il suo sguardo divenne cupo.
-Cosa hai fatto?- gli chiese la Regina, marciando verso di lui, aprendosi un varco tra la moltitudine che la lasciava passare, senza fare resistenza o tentare di fermarla.
-La guerra che tu vuoi non avverrà sotto il mio comando.- stabilì il figlio, lapidario, affrontando con i suoi occhi verdi la furia della Regina, che ormai gli era di fronte.
Era terribilmente bella nella sua rabbia, e Jace si strinse più forte il figlio contro il petto, desiderando proteggerlo dalla crudeltà racchiusa nella bellezza.
-Ma questo...questo è il tuo retaggio! Tuo padre prima di te, e tuo nonno ancora prima, hanno innalzato il nome dei Morgenster, hanno emulato la grandezza di Lucifero, e tu...tu stai voltando loro le spalle!- esclamò la Regina, sulle cui guance spuntavano due chiazze rosse in netto contrasto con la pelle pallida.
-Non fingere che ti importi della famiglia di mio padre, madre. Tu desideri che il mondo sia ridotto in cenere per appagare il desiderio di vendetta che hai covato per millenni.- replicò Ash, che stava ritto come un fusto di fronte a lei, davanti a Jace e a suo figlio, come a proteggerli, sebbene inconsapevolmente.
-Menzogne! Ma sei ancora in tempo per rinsavire, figlio mio. Una tua parola, un tuo cenno, e l'esercito ricomincerà a combattere con l'impetuosità di un mare in tempesta.- la voce della Regina si fece suadente, il suo sguardo languido, divenne lussuria e tentazione: era lampante che la guerra fosse ciò che più agognava.
-Non ho intenzione di ricominciare a combattere un mondo molto migliore di quello su cui tu desideri vedermi regnare. Guardati attorno, e dimmi se vedi una sola creatura che è propensa a cedermelo senza morire per esso.-
Aveva smesso di piovere.
Il cielo era ancora cupo, infestato da nuvole nere, e in lontananza ancora si sentivano i rumori dei tuoni, eppure la pioggia non si abbatteva più inclemente sui loro visi segnati già dalle lacrime.
C'erano persone che avevano perso tanto, in quel poco tempo che era durata la battaglia, eppure ognuno di loro impugnava ancora le armi con mano salda, e negli occhi rossi di pianto non c'erano segni di cedimento.
Con un moto d'orgoglio, Jace si rese conto che Ash aveva ragione: avrebbero continuato a combattere, nonostante tutto.
-Ma tu sei destinato...- esalò la Regina, mentre vedeva svanire nuovamente le speranze di vendicarsi sull'umanità che le aveva fatto torti di cui nemmeno erano coscienti.
-No, non lo sono. Posso scegliere di non regnare, ed è quello che farò. Guarda questo bambino, madre: in pochi minuti di vita ha perso più di quanto abbia mai perso io a Thule in anni.- Ash si scostò, e mostrò il bambino alla Regina, che strabuzzò gli occhi.
Il piccolo sorrideva sdentato, gli occhi verdi spalancati e curiosi, le manine che mulinavano alla cieca.
Jace si irrigidì, vedendo la Regina focalizzarsi sul bimbo e notando il suo sguardo adombrarsi.
-Clarissa Fairchild...?-
-É morta.- il cuore di Jace perse un colpo quando Ash gli ricordò quella verità che ancora non era pronto ad affrontare, di chi ancora non si era reso veramente conto.
-Morta?!- persino la Regina sembrò sorpresa, colpita, e spostò immediata lo sguardo su Jace.
Un sorriso maligno le incurvò le labbra, e lo stupore sparì dal suo viso.
-Sì, lo vedo dal tuo sguardo, Jace Herondale. E così, in questa guerra hai perso la tua amata? Sei pronto a vivere una vita senza di lei?- il sorriso si fece più aguzzo, mentre Jace si sforzava di non ricordare il corpo di Clary freddo e inanimato tra le sue braccia.
Perché ora c'era un altro corpo nella sua stretta, un'altra pelle in contatto con la sua, un altro paio di occhi verdi a guardarlo.
E l'unica cosa importante era stringerlo ancora e non lasciarlo andare.
-Non sarò mai pronto.- rispose, la voce arrochita dal dolore, senza abbassare lo sguardo né esitare.
Accadde tutto in poco tempo.
Un sottile pugnale d'argento apparve nella mano della Regina, che muovendosi leggiadra puntò al piccolo con il braccio levato ed un'espressione serena.
Jace fece per voltarsi per proteggerlo con il proprio corpo, i suoi amici gridarono e si scaraventarono contro di lei, ma Ash arrivò prima di tutti.
La spada che teneva nel fodero gli saltò alla mano come animata di vita propria, ed il ragazzo con un movimento aggraziato - come se danzasse - trapassò il petto della Regina, di sua madre, con la lama.
Le fate sembrarono risucchiare tutta l'aria,eppure nessuna di loro si mosse quando la spada spuntò dalla schiena della Regina Seelie, che emise un verso strozzato e lasciò cadere il pugnale, prima di accasciarsi.
Il volto di Ash era una maschera inespressiva, e così come non c'era gioia non c'era nemmeno rimpianto.
Osservò la madre cadere, il viso e la mano macchiato dal sangue che schizzato dalla ferita.
Non si inginocchiò accanto a lei, mentre moriva agonizzante.
Osservò ciò che gli stava davanti con fredda calma, come se sfidasse le fate, che tuttavia non reagirono.
Infine, si voltò verso Jace, e gli fece un cenno col capo, inclinando lievemente la testa verso il basso, come a chiedere perdono.
-Il nostro nemico è caduto.- disse Ash.
E fu in quel momento che Alec ebbe la certezza di aver vinto.
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