28~ In un pozzo senza fondo

«Il pensiero di una vita senza di lui al suo fianco si profilò improvviso e minaccioso come una possibilità reale. Sarebbe stato come piombare in un pozzo senza fondo di solitudine»
~ Shadowhunters, "Regina dell'Aria e delle Tenebre"


Janus strisciò verso la sua spada, coperto di sangue e fango.
La raccolse da terra, la mano sudicia.

La sua mente non faceva che riproporgli l'immagine di Clary che si piegava sulle ginocchia.
Nella sua testa, ormai era caduta altre cento, mille volte.

Continuava a vederla crollare, portando con sé tutte le sue speranze.

Stranamente, il momento che l'aveva sconvolto di più non era stato quello in cui Etarlam le trapassava il cuore, ma quello in cui Clary non aveva più retto il peso del suo corpo.

L'istinto omicida che si era impadronito di lui era stato strabordante, irrompente, come un fiume aveva rotto gli argini ed era dilagato, sommergendo completamente qualsiasi pensiero che non fosse lei.

La consapevolezza di averla persa di nuovo lo stava completamente annientando.

Per qualche secondo aveva pensato che la liberazione sarebbe arrivata con la spada di Jace ad ucciderlo, quando aveva prevalso.
Ma non era stato così.

Aveva pensato che fosse giusto, che ad ucciderlo fosse sé stesso: in fondo, chi mai l'aveva odiato tanto?

Ma quel Jace era diverso da lui.
Quel Jace aveva davvero qualcosa per cui vivere, per cui combattere.
Qualcosa di più importante della vittoria, o della propria vita.

Aveva sgranato gli occhi quando lo aveva visto scattare verso suo figlio, e aveva avuto lo strano impulso di seguirlo, di proteggere anche lui quel bimbo innocente che conservava in sé un pezzo di Clary.

Ma quel mondo non era il suo, e non spettava a lui fare certe cose.

Avrebbe dovuto rialzarsi in piedi e continuare a combattere, per Ash, che stava osservando tutto volando sopra di loro.

Eppure non lo fece: era completamente fuori controllo.

Strinse la presa sulla spada, cercando con lo sguardo Clary.

Il desiderio di porsi accanto a lei a morire era logorante, lo faceva soffrire come fosse un male fisico, ma si mantenne distante: non voleva disonore il corpo di lei con la propria carcassa.

No, ormai Janus aveva deciso: sarebbe morto come sua madre, senza gloria né prove di coraggio, ma miseramente, giacendo a terra come una marionetta senza fili.

Per un momento di follia pensò a Romeo, che seguiva Giulietta nella morte.
Poi si ricordò che lui non era Romeo, né lo sarebbe mai stato.

Rivoltò la spada contro sé stesso, puntando la lama verso il cuore: si sarebbe trafitto, aveva deciso così.
Ormai, il suo cuore era troppo spezzato e distrutto per resistere a lungo dopo che la lama lo avesse trapassato.

Fece un respiro tremante, diventando sordo a tutto ciò che lo circondava.
L'unica cosa che riusciva a vedere era il cadavere di Clary, che giaceva composto sul terreno.
L'unica cosa che riusciva a sentire era la sua risata: in molti potevano pensare che, dopo tanto tempo, l'avesse dimenticata, ma non era stato così, e per Janus fu un sollievo pensare di morire in quel modo.

Incurvò appena le labbra verso l'alto, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime e la sua vita gli passava davanti, come fosse un film.

Vide un Alec bambino che gli fasciava le ferite; Isabelle che faceva il primo passo e gli sorrideva, la collana col rubino che scintillava; vide Maryse entrare nella sua stanza per cantargli una canzone francese; si vide allenare e cadere tante volte, per poi rialzarsi con più decisione di prima.
Vide Clary sorridergli, spensierata, passargli le mani fra i capelli; la vide tirare fuori uno stilo e creare rune inesistenti; la vide brillare della gloria del Paradiso quando aveva aperto gli occhi dopo che era stato ucciso; la vide correre e scherzare, le mani nelle tasche posteriori dei jeans, i capelli che le frustavano le guance mentre il vento glieli scuoteva; e vide i suoi occhi verdi brillare migliaia di volte.

Ignorò la voce insistente che gli ordinava di restare fermo -una voce simile a quella di Sebastian, e con mani ferma afferrò la spada, affondandola nella sua carne.

Il dolore fu lancinante ed immediato, esplose dentro di lui come una fiamma sopra la benzina, e si accasciò a terra.

Sentiva la viscosità del sangue circondarlo completamente, e chiuse gli occhi.

Dietro le palpebre, mentre il suo battito rallentava, vide la luminosità del fuoco celeste, e sentì bruciare il legame che l'aveva soggiogato a Sebastian.

Un enorme peso gli si sollevò dal petto, e fluttuò nell'aria.
Non si era mai sentito così leggerlo.
E infine, senza urla strazianti o versi agonizzanti, morì.
Finalmente in pace.

Ed infine, come se avesse aspettato fino all'ultimo, una lacrima gli rigò la guancia, ma non ci fu nessuno a vederla, né ad asciugargliela, se non la pioggia.

Ash vide Janus togliersi la vita quando ormai era troppo tardi, e già sapeva che non avrebbe fatto in tempo ad impedirglielo.
Trasalì, guardandolo accasciarsi a terra e riempirsi di sangue.

Le lacrime spinsero contro gli occhi di Ash per uscire, ma riuscì a controllarle: con una stretta al cuore, notò che Janus aveva le labbra lievemente curvate verso l'alto.
Si domandò se avesse mai avuto quel sorriso, durante il tempo che avevano passato insieme, e si disse di no.

Riportò lo sguardo su Jace, che intanto aveva preso in braccio suo figlio e lo stava guardando con commozione, come fosse un piccolo miracolo, la stretta salda, protetto dai suoi amici.

Il piccolo aveva smesso di piangere, e stava zitto zitto e tranquillo nella presa del padre, accoccolandosi contro di lui.

Ash vide Jace alzare un dito, e porlo con tenerezza infinita sul nasino del bambino, che lo arricciò, aprendo la bocca in un sorriso sdentato.
Era così innocente...

E infine, proprio quando Ash aveva deciso di voltarsi per non guardare come tutti loro venivano massacrati, il bambino aprì gli occhi.

Il cuore di Jace parve esplodere.
A Simon sfuggì un verso di sorpresa, Isabelle emise un singhiozzo, Alec trasalì.

I suoi occhi erano verdi.
Verdi come lo erano stati quelli di Clary, splendenti, birichini, pieni di vita e di speranza, due fanali luminosi nel buio della guerra.

Si guardò attorno, curioso, e sorrise di nuovo, facendo sciogliere il cuore di Jace e facendogli venire le lacrime agli occhi.

-Basta.- la voce di Ash lo costrinse a distogliere lo sguardo dal figlio, e ad alzarlo sul ragazzo biondo che avanzava verso di loro, le ali nere spalancate, maestoso, solenne, privo di armi.

Mostrava le mani vuote, dalla pelle chiara, e alternava lo sguardo da lui al piccolo.

-Basta.- disse di nuovo, e tutto il suo esercito mollò le armi.

Un tuono risuonò nel cielo, eppure sullo spiazzo dove fino a pochi istanti prima c'era stata la guerra, in quel momento permeava il silenzio.

-Basta.- disse ancora Ash.

Il piccolo gli sorrise, gli occhi verdi che splendevano come facevano quelli di Clary quando si rendeva conto di essere salva e di aver salvato anche chi amava.

E in quel momento Jace capì che c'era salvezza per tutti loro.

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