26~ Ho sentito di spine e rovi
«Cuore, sei grande abbastanza
per un amore che non si stanca mai?
O cuore, sei grande abbastanza per l'amore?
Ho sentito di spine e rovi»
~ Alfred Tennyson, "Marriage Morning"
La furia di Janus si abbatté su Jace, impreparato e sconvolto, proprio come un fulmine si abbatte su un albero.
L'unica cosa che il ragazzo poté fare fu indietreggiare, e separarsi a malincuore dal cadavere di Clary.
Il dolore che lo soffocava era straziante e troppo recente per essere lucido.
Aveva la vista appannata dalle lacrime, e non sentiva nessun suono al di fuori delle ultime parole che Clary gli aveva detto, che ronzavano e ronzavano e ronzavano...
E poi... poi e poi e poi... c'era quel "e poi" grosso come le Torri Antidemoni di Idris.
Quel "e poi" a cui non voleva dare un nome, né una seconda occhiata, quel "e poi" lancinante.
-L'HAI LASCIATA MORIRE!- gli stava gridando Janus, pura forza distruttrice, che brandiva la spada con violenza, abbattendola contro di lui, che strisciava lontano, cercando di tornare lucido.
Era uno Shadowhunter, e gli Shadowhunters conoscevano la morte, sapevano che avrebbero potuto perdere tutto in poco tempo, eppure non era abbastanza.
Non sarebbe mai stato abbastanza, saperlo, perché viverlo era diverso, e decisamente peggiore di ogni incubo.
-É MORTA! NON L'HAI PROTETTA!- e ora Janus gli stava gridando contro tutto quell'odio che Jace nutriva per sé stesso, e si sentiva appagato nell'aver trovato qualcuno che poteva finalmente farlo.
-CLARY É MORTA!-
Jace non sarebbe mai stato pronto a sentire quella frase, e per questo, quando le labbra di Janus la pronunciarono, ebbe come l'impressione di essere stato colpito con una mazza chiodata.
-É MORTA!- urlò di nuovo Janus, e con una mossa orizzontale gli procurò un taglio all'altezza del petto.
Avrebbe dovuto fare male, Jace lo sapeva, eppure in quel momento l'unica cosa che desiderava era morire, per seguire Clary in un mondo in cui sarebbero potuti stare insieme, e in pace.
-PER COSA COMBATTI, ORA?! PER COSA COMBATTI?!-
Non ce l'avrebbe fatta, non ce la faceva: era spezzato.
Janus aveva imparato a vivere con l'agonia sotto la pelle, ma Jace no.
Per Jace quel dolore era del tutto nuovo e stordente, annientava completamente la sua essenza, i suoi pensieri, ogni cosa.
Era come se la spada del Cavaliere non avesse trafitto solo il cuore di Clary, ma anche il suo.
-PER COSA COMBATTI ?!- chiese di nuovo Janus, la sua voce che si alzava, terribilmente simile ad un lamento di un animale ferito.
Per qualche istante di oblio, Jace si chiese che effetto facesse perderla per due volte.
Vederla cadere per due volte, con la consapevolezza di aver due volte fallito.
Si ripose che il dolore doveva essere due volte più grande.
La spada di Janus gli trapassò la spalla, ed il sangue schizzò dalla ferita, macchiandogli il collo e sporcando anche il viso del suo avversario, i vuoi occhi dorati brillavano selvaggi alla vista del sangue.
Janus sorrise, tutto sangue e denti bianchi, gli occhi scintillanti nel vedere soccombere il nemico.
Stava cercando di affogare il dolore nel sangue, e ci sarebbe riuscito, stavolta.
Aveva completamente perso quel briciolo d'umanità che gli rimaneva: era morto con Clary.
Jace vide le stelle, e urlò, mentre Janus estraeva la spada.
Avrebbe voluto accasciarsi a terra, lasciarsi uccidere, eppure c'era la voce di Clary che gli continuava a dire qualcosa di importante, che lo suppliccava di sopravvivere.
C'era la voce di Clary che continuava a sussurrargli come lui avesse ancora un motivo per combatterete.
Jace, ti prego, salvalo, ti prego...
Jace spalancò gli occhi, di un oro puro, quasi insostenibile, e cercò con lo sguardo Tessa.
La ragazza si teneva in disparte, si osservava attorno con determinazione, mentre con una mano faceva incantesimi per proteggersi.
Gli occhi di Jace scivolarono su di lei, come se non l'avessero vista, e si puntarono sulla creatura che teneva fra le braccia, che continuava strepitare.
Janus piombò sul ragazzo e lo atterrò, ma Jace si era fatto largo tra la foschia del dolore, ed i suoi occhi ora brillavano.
La spada di Janus gli premeva contro il collo, ma Jace afferrò il polso dell'avversario e tentò di tenerlo lontano.
In risposta, quello gli ringhiò contro, mostrandogli i denti, come un cane rabbioso.
-Per cosa combatti?- sibilò, applicando più forza e gioendo del sangue che vide sbocciare sul collo di Jace.
-Mio figlio.- fu stavolta la risposta che diede il ragazzo, senza esitare, senza più lacrime.
La risposta lasciò Janus senza fiato.
Dallo sconcerto, mollò l'arma, e Jace fu svelto a liberarsi dalla sua presa e a calciarla lontano.
-Cosa?- esalò, senza più fiato.
-É questo che tu non hai capito della mia Clary, è questo che Sebastian ti ha tolto: i ricordi di lei. Hai davvero creduto che si sarebbe arresa senza combattere? Che avrebbe accettato la sconfitta? No, lei non è così.- disse Jace, estraendo una spada e tenendola sospesa sopra il cuore di Janus. La sua mano non tremava.
-Un figlio...- ripeté quell'altro, battendo le palpebre e guardando ad occhi sgranati quella visione di sé stesso che incombeva su di lui.
-Mi ha sposato. Mi ha sposato. Siamo legati, io e lei. Forte come la morte è l'amore... capisci? Quello che io ho passato con lei...vivevamo insieme, abbiamo vissuto la quotidianità, giorno dopo giorno, notte dopo notte, e l'ho amata ogni momento di più. Ho avuto un figlio con lei. Tu l'hai persa, ma non hai perso tutto quello che ho perso io. E adesso sei qui, che mi guardi e mi incolpi di qualcosa su cui non ho potere, perché la mia Clary non aveva bisogno di essere protetta, non più.- la voce di Jace si infrangeva contro il muro di Janus, scavando nella roccia come le onde fanno con gli scogli.
Si guardarono negli occhi, il ragazzo che aveva perso tutto e quello che aveva vissuto tanto tempo senza.
Non ci furono scontri di sguardi: stavolta Janus era pronto a morire. Non c'era spazio per lui in quel mondo, e persino la sua mente frastagliata poteva capirlo.
Jace alzò il braccio, brandendo la spada.
Janus chiuse gli occhi, preparandosi alla pulita esecuzione.
Ma non accadde mai.
Il grido di Tessa fece voltare Jace, e la vide indietreggiare, tenendo al petto il piccolo, circondata da cinque fate.
Quello era suo figlio.
E non avrebbe perso anche lui, lui, creatura innocente che aveva visto troppo orrore prima ancora di aprire gli occhi.
Non ci fu bisogno di pensare.
Jace scattò nella sua direzione.
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