20~ L'amor che move il sole e l'altre stelle
«Mi baci egli dei baci della sua bocca, poiché le tue carezze sono migliori del vino.»
~ Cantico dei Cantici
Clary sentiva il cuore rimbombarle nel petto, mentre si infilava un vestito dorato che aveva comprato tempo addietro con Izzy, nell'illusione che avrebbe potuto sfoggiarlo in una serata in discoteca.
Aveva imparato presto che il concetto di "serata in discoteca" degli Shadowhunters consisteva nel dare la caccia ai demoni sotto le luci stroboscopiche, e non aveva voluto rovinare quel bell'abito, che giaceva inutilizzato sul fondo dell'armadio ormai da tre anni circa.
Il vestito le stava stretto: il suo corpo era cambiato nel corso del tempo, ma si sarebbe accontentata.
In mancanza di altro, infilò ai piedi gli anfibi con cui combatteva, e provò ad acconciarsi i capelli in modo che risultassero ordinati, senza riuscirci.
Quando si guardò allo specchio, ciò che vide fu una ragazza dagli occhi verdi e i riccioli rossi legati in uno chignon disordinato, con un vestito dorato fin troppo stretto, corto e scollato e degli anfibi che ancora erano macchiati di fango.
Il suo riflesso le sorrise, quando tutto fu messo in secondo piano dal pensiero di ciò che stava per fare.
-Andrà tutto bene.- si ripeté le parole che pochi giorni prima le aveva detto Tessa.
Aprì con uno scatto la porta del bagno, non stupendosi dell'assenza di Jace: avevano deciso che sarebbe stato meglio incontrarsi più tardi, e prepararsi separatamente.
La rossa si diresse verso il comodino e afferrò lo stilo, infilandolo nello stivale, notando poi un bigliettino lasciatole da Jace.
Lo prese con delicatezza e lesse le parole scritte con la sua grafia stretta ma elegante.
A tra poco, amore mio.
Erano rare le volte che Jace la chiamava "amore mio": di solito usava il suo nome, oppure altri nomignoli romantici, ma sosteneva che "amore mio" fosse un appellativo ormai troppo utilizzato, e che quindi avesse perso il suo significato, era diventato quasi banale, e Jace non voleva che a Clary fosse associato un qualcosa di banale.
Inutile dire che la ragazza, nonostante fosse lusingata, l'aveva preso in giro più volte per questa sua sdolcinatezza.
Accartocciò il biglietto nel palmo della mano, poi lanciò un'occhiata all'orologio: era mezzanotte meno un quarto, ossia l'ora prestabilita.
Clary fece un respiro profondo, poi si diresse alla porta ed esitò con la mano sulla maniglia per un po'.
Infine, facendosi coraggio, uscì dalla stanza.
L'Istituto era immerso nella luce soffusa delle stregaluci: stavano tutti dormendo -chi in una stanza e chi nell'altra-, consci che probabilmente quello sarebbe stato l'ultimo sonno prima della morte.
Avendo disegnato in precedenza delle rune del Silenzio sulle caviglie, Clary procedette spedita verso la serra senza far rumore, sebbene temesse che il cuore potesse esploderle da un momento all'altro.
Raggiunse la serra e ci entrò, sentendosi ormai praticamente svenire.
Individuò subito Fratello Enoch, avvolto nella sua tunica color pergamena, immobile e freddo in mezzo alla vita dei fiori che lo circondavano.
Di fronte a lui, in dorato splendido più che mai, stava Jace, in piedi, che si dondolava sui talloni, in una chiara posizione di tensione.
Quando si voltò verso di lei, le sorrise, e in quel momento Clary fu quasi abbagliata.
Lo raggiunse e si pose davanti a Fratello Enoch.
Erano solo loro due, ma le bastava.
L'unica cosa che voleva era Jace, non aveva bisogno di cerimonie pompose o ospiti illustri.
Iniziamo.
La voce del Fratello Silente si fece spazio nella mente di Clary, e lei seppe che era giunto il momento.
Le sembrò di realizzare per davvero ciò che stava facendo, e fu sconvolta dalla determinazione con cui lo desiderava.
I promessi si voltarono l'uno verso l'altra, e si diedero le mani.
Jonathan Cristopher Herondale. Hai trovato colei che ama la tua anima?
Jace sorrise a Clary, stringendo la presa, rassicurante.
-L'ho trovata. E non la lascerò andare via.- rispose.
Il cuore di Clary precipitò da altezze incalcolabili, schiantandosi con fracasso nella gabbia toracica.
Aveva aspettato una vita per quel momento.
Le era bastato uno sguardo per innamorarsi di Jace, e da allora non aveva mai smesso.
Clarissa Adele Fairchild. Hai trovato colui che ama la tua anima?
-L'ho trovato. E non lo lascerò andare via.- e non c'era esitazione o incertezza nella sua voce.
Fratello Enoch inclinò la testa, in segno d'assenso.
É il momento di scambiarvi le rune.
Jace fece quel sorriso che l'aveva fatta innamorare, quello un po' malandrino ma sincero, e si chinò per sfilarle lo stilo dallo stivale.
Le si avvicinò, e Clary gli porse il braccio, che Jace prese con dolcezza.
Gli tremavano le mani, mentre pronunciava le parole delle promesse e la marchiava.
-Le vampe dell'amore sono vampe di fuoco, una fiamma divina. Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo.-
Porse lo stilo a Clary, che ritrasse il braccio. La sua pelle bruciava lì dove la runa era stata appena tracciata.
Toccò a lei avvicinarsi a Jace, togliergli la giacca, rimboccargli la manica e completare il giuramento.
-Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi la passione.- i suoi occhi erano umidi di lacrime che non avrebbe pianto.
Clary si allontanò da lui e sistemò lo stilo nello stivale, proprio mentre Jace tirava fuori dalla giacca una scatolina con una runa sopra, e si affettò ad aprirla.
Dentro c'erano due anelli di adamas, che parvero brillare d'argento nella luce soffusa.
Sopra, c'era una sottile incisione, proveniente dal Paradiso di Dante.
L'amor che move il sole e l'altre stelle.
Se li infilarono a vicenda: calzavano a pennello.
Le ultime parole delle promesse le pronunciarono entrambi, insieme, stringendosi le mani.
-Adesso siamo uniti: più forti del fuoco, più forti dell'acqua, più forti della morte.-
Jonathan Herondale. Clarissa Herondale. Adesso siete sposati. Gioiamo.
E con queste parole, i due suggellarono la promessa posando le labbra su quelle dell'altro, in un dolce bacio che si sarebbe trasformato in ben altro, se non fosse stato per l'austera presenza del Fratello Silente.
Scoccò la mezzanotte, e i fiori si aprirono e invasero quella notte speciale col loro profumo e la loro luce.
Jace prese il viso di Clary fra le mani, e la guardò negli occhi.
Sentiva la freddezza dell'anello al suo anulare e la runa pulsargli sul braccio.
-Sei mia moglie, Clary.- le disse, commosso.
-E tu mio marito.- gli ricordò lei, con un risolino gorgogliante dovuto alle lacrime imminenti.
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