«Perdiamo e continuiamo a combattere.»
~ Shadowhunters, "La mano scarlatta"
La porta del Rifugio fu spalancata con violenza, e il silenzio calò nella sala.
Gli sguardi di tutti furono attirati verso l'ingresso.
Le persone erano rigide, tese, e stanche.
-Ragnor?- Magnus interruppe il silenzio e fece un esitante passo avanti verso il portone, lì dove stanziava uno stravolto Ragnor Fell, con la carnagione verde e le corna coperte dai capelli bianchi sparati in tutte le direzioni.
-Magnus, stanno arrivando.- annunciò lo stregone, col fiatone, entrando nella sala e dirigendosi verso l'amico.
-Come fai a saperlo?- chiese Alec, sgranando gli occhi azzurri colmi di preoccupazione.
Ragnor si sedette sulla sedia che il console aveva ormai abbandonato da qualche ora.
-Ho un'informatrice nella Corte Seelie: ha detto che l'esercito è pronto, e che la forza di Ash Morgenstern si abbatterà su di noi domani.- spiegò, aprendosi i primi bottoni della camicia bianca che indossava.
-Chi è questa informatrice? Non ne sapevo niente...- borbottò Alec, consultando carte e registri.
Uno dei suoi obbiettivi era quello di abolire la Pace Fredda, ma non avrebbe potuto farlo se non c'era fiducia.
-Si chiama Kaelie: ha detto che aveva ancora legami in questo mondo perché potesse rimanere a guardare la sua distruzione.- rispose Ragnor.
-Spero che non si stia riferendo a me.- commentò Jace con un amaro sarcasmo, guadagnandosi una spallata da parte di Clary.
Era ormai pomeriggio, e il sole stava calando fuori dall'Istituto.
Simon e Isabelle erano partiti ormai da ore, con l'intento di diffondere il messaggio della guerra ovunque potessero arrivare, e raccogliere così alleati.
Tessa si stava occupando dei bambini, in una delle stanze dell'Istituto, e ogni tanto Jem la raggiungeva per farle compagnia.
Kit era come un'ombra all'interno della sala: c'era, ma nessuno sembrava vederlo; non che il ragazzo si desse da fare per stare al centro dell'attenzione: si limitava ad ascoltare, col pensiero fisso che di lì a poche ore avrebbe rivisto Ty Blackthorn.
Emma e Julian sedevano in disparte, a volte confabulando tra loro, altre volte partecipando attivamente alle discussioni che Alec intavolava con gli Shadowhunters presenti e i Nascosti, che man a mano si facevano sempre più numerosi.
Dopo una quantità considerevole di iratze, il console si era ripreso, sebbene non del tutto, eppure a quella notizia si prese la testa fra le mani, sospirando e lasciandosi cadere su una sedia.
Un leggero brusio si diffuse per la stanza, un brusio che aumentò fino a diventare un fastidioso boato.
E in tutto questo, Alec stava seduto, le ciocche scure strette tra le dita, le palpebre abbassate.
Osservandolo, Jace si chiese quante ore di sonno si fosse effettivamente fatto, e con un rapido calcolo constatò che non fossero sufficienti, anzi, tutto il contrario.
-Alec...- la gentile voce di Magnus parve riscuoterlo dalla sua profonda angoscia, e alzò lo sguardo sul marito scorgendo nei suoi occhi una fiducia totale e appagante.
-Magnus, non siamo forti abbastanza, non siamo preparati ad una guerra di questa portata...- bisbigliò il ragazzo, prestando attenzione a non essere sentito da nessun'altro.
-Combatteremo ugualmente, Alec, lo sai.- replicò lo stregone, che di guerre ne aveva viste un'infinità, e aveva ammirato con quanto disperato coraggio il genere umano continuasse a portare avanti battaglie che sembravano perse in partenza.
-E moriremo, Magnus. Moriremo.- fu la sentenza definitiva del console, pronunciata con uno sguardo serio e un tono profondo, la mano aggrappata saldamente al gomito del marito.
Per qualche istante, Magnus fu scioccato e annientato dalla sicurezza con la qualche Alec pronunciava parole tanto nesfaste, e cominciò ad avere paura.
Poi, posò la mano sulla spalla dello Shadowhunter, e strinse la presa, gli impresse il suo tocco nella carne, come se potesse trasmettergli la speranza che ancora covava nel cuore.
-Ma moriremo combattendo. Non resteremo inermi.-
Alec sospirò, poi si alzò in piedi, ottenendo così il silenzio.
Gli sguardi di tutti erano rivolti verso di lui, verso la nuova speranza, verso la loro guida.
-Il mondo ci mette alla prova, ma non sempre ne usciamo vincitori. A volte, siamo sconfitti. In fondo, nonostante il sangue, siamo umani. E come umani cadiamo, sanguiniamo e moriamo. Quando saremo morti, potranno dire tante cose di noi: potranno dire che siamo stati in guerra per così tanto tempo che abbiamo smesso di sperare nella pace. Potranno dire che per anni i pregiudizi ci hanno condizionato a tal punto da diventare ciechi di fronte alla vita. Potranno dire che ci siamo odiati tanto da dimenticare l'amore. Potranno dire che le cicatrici che abbiamo sui nostri corpi un tempo erano squarci dai quali entravano le ombre. E potranno dire che abbiamo avuto paura di morire, che non ci siamo salvati perché non eravamo abbastanza forti, o abbastanza pronti. Potranno dire che piangevamo. Potranno dire molte cose, cose terribili, infamanti, false: ci sarà solo una cosa sulla quale taceranno. Perché non potranno mai dire che noi siamo rimasti inermi. Che ci siamo tirati indietro. Che abbiamo aspettato di morire senza fare qualcosa per opporci. Non potranno dire che abbiamo abbassato la testa, che ci siamo odiati anche quando il mondo stava bruciando. E domani, nel cielo sorgerà un sole macchiato di sangue: o del nostro o di quello dei nostri nemici, ma nessuno dirà che il nostro non era degno. Non posso assicurare la vittoria, perché è incerta e quasi impossibile da raggiungere, ma vi posso giurare che, qualsiasi sia l'esito, combatteremo. E lo faremo insieme. Complementari come siamo fin dalla nostra creazione: angelico e demoniaco, umano e sovrannaturale.- tuonò il console.
Alec non era mai stato bravo con le parole: quel ruolo spettava a tipi come Jace o Jem, perfino Clary aveva del potenziale, Magnus sicuramente era carismatico, ma lui?
Lui no, non era in grado.
E perciò si sorprese quando, terminato il suo discorso - che giudicava mediocre, ridicolo quasi- un urlo bellicoso si levò dai presenti.
Si perse nel rimbombo di quel tuono, e il cuore prese a martellargli nel petto quando si rese conto di essere parte integrante di qualcosa di così straordinario.
Non ricordava che Nascosti e Shadowhunters fossero mai stati così convinti di lottare insieme per un mondo che volevano ancora.
E poi, quando il suo cuore fu ebbro della sensazione di appartenenza, si voltò verso Magnus, e vide i suoi occhi da gatto scintillare d'orgoglio e d'amore, e in quel momento si sentì completo.
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