14~ Finalmente suo
«[...]lo aveva reso così felice essere finalmente suo, pensare che lei potesse essere orgogliosa di averlo.»
~ Shadowhunters, GotSM, "Forever Fallen"
Clary non riusciva a dormire.
Si rigirava e rigirava nel letto, facendo attenzione a non svegliare Jace, ma senza riuscire a prendere sonno.
C'era un pensiero fisso che le impediva di chiudere gli occhi e riposare, un pensiero che se non avesse espresso a breve avrebbe potuto farla impazzire.
Era un pensiero folle, improvvisato, eppure non riusciva a toglierselo dalla testa.
Fu per questo che sospirò, si voltò verso Jace e gli passò con dolcezza una mano fra i capelli.
-Jace.- lo chiamò, la voce poco più alta di un sussurro.
Aspettò che lui desse segni di vita, ma sembrava troppo stanco per svegliarsi.
-Jace.- riprovò la ragazza, per poi mordersi il labbro e rimproverarsi per il suo egoismo.
Insomma, Jace era stato ad un passo dal perdere il parabatai, aveva combattuto contro sé stesso: sarebbe stata una brutta cosa svegliarlo e privarlo del meritato riposo.
Eppure, Jace sembrava avere sentito il secondo richiamo, perché le sue palpebre sfarfallarono ed infine si aprirono.
I suoi occhi erano dorati, brillavano quasi nell'oscurità.
-Clary. È successo qualcosa?- fu la prima cosa che chiese, la voce arrochita dal sonno, cercando di mantenersi sveglio.
-No, non è successo niente, è solo che...t-ti ricordi quello di cui stavamo parlando prima? Che siamo promessi e tutto il resto?- chiese la ragazza, improvvisamente incerta, quando fino ad un attimo prima era stata insistente.
-Mm-mh.- rispose il ragazzo, guardandola assonnato, ma cercando di capire dove volesse andare a parare.
-Ecco, è che ho capito una cosa.-
-Cosa?-
-Che non voglio morire domani, senza essere stata tua moglie nemmeno per un giorno.- affermò Clary.
Quella frase riuscì a distruggere la sonnolenza e la stanchezza di Jace, che improvvisamente sembrò più sveglio e reattivo che mai.
-Cosa stai cercando di dirmi, Clary?- chiese, il cuore che gli martellava nel petto.
Lei gli afferrò le mani.
Incrociarono le dita, e l'anello degli Herondale risultava freddo contro la pelle di Jace.
-Sposiamoci, Jace. Non ho bisogno di una cerimonia pomposa, vestiti o altro. Mi basti tu.-
-Sposarci? E quando? Oh, Clary, non tentarmi, che se fosse per me lo farei stasera stessa.- replicò il ragazzo, ardente d'amore, fissandola negli occhi.
-E allora fallo.- soffiò lei sulle sue labbra, mandando a quel paese ogni pensiero razionale.
La baciò con forza, premendo le sue labbra contro quelle di lei, mentre le infilava la mano tra i capelli.
Clary gli tolse la maglietta, lanciandola da qualche parte nella stanza, senza fare troppo caso a dove.
Si dimenticarono del pericolo che stavano affrontando, del periodo che stavano vivendo: si dimenticarono di tutto ciò che non fossero loro, proprio come avevano fatto tempo prima ad Edom.
La maglietta di Clary sparì, e così anche i suoi pantaloni.
Le labbra di Jace erano ovunque: le baciavano la pelle coperta di lentiggini, sulle guance, le spalle, le clavicole, e poi l'incavo tra i seni, scendevano giù fino all'ombelico, e risalivano sulla sua bocca.
-Sposami, Clary, domani. Sposami.- le mormorò all'orecchio, mentre le mani della ragazza vagavano sulla sua schiena nuda.
-Sì, Jace, sì.- ripose lei senza esitazione, sorridendogli.
Prima però che potessero combinare alcunché, un rumore crescente mise fine a quel momento d'intimità.
I due ragazzi si separarono, confusi, quando sentirono battere con forza al portone d'ingresso.
Si sentivano grida, che si uniformavano in un coro che chiedeva un'unica cosa, un'unica persona.
Alec.
Clary si alzò dal letto e recuperò una vestaglia, infilandosela in fretta, stringendo con forza il nodo per tenerla chiusa.
Jace intanto aveva rimesso la maglietta, e la aspettava sulla soglia della porta con espressione preoccupata.
Guardava il corridoio illuminato dalle stregaluci, come se da un momento all'altro la folla che urlava il nome di Alec potesse irrompere nell'Istituto.
-Che cos'è questo baccano?- si lamentò Isabelle, affaciandosi dalla sua camera con una smorfia infastidita, seguita da Simon.
Clary uscì nel corridoio, proprio mentre anche Jem e Tessa aprivano la porta della loro stanza.
Loro erano vestiti, e di certo non avevano tracce di sonno: probabilmente non erano riusciti a dormire, sapendo che Kit stava girovagando nel Mercato.
Mina cominciò a piangere: cacciava strilli acutissimi di fastidio e stanchezza, e Jem si affrettò a prenderla in braccio.
-Kit.- disse Tessa, guardando Clary e Jace, tesa.
A Clary balzò il cuore nel petto.
Sperava che non fosse successo niente al giovane Herondale, o non se lo sarebbe mai perdonato.
Fu la prima a dirigersi verso l'ingresso, camminando spedita per i corridoi e salendo sull'ascensore cigolante, seguita dagli altri.
Quando l'aggeggio si fermò, esitò un secondo: le grida erano diventate più forti, insistenti, e si stava preoccupando: perché gridavano? Cosa volevano da Alec?
Mise da parte l'incertezza, e avanzò verso il portone, che aprì del tutto.
Ciò che vide la sbalordì.
Per un secondo si sentì come Maria Antonietta di fronte alla Francia che chiedeva la sua testa, ma poi quella sensazione macabra sparì.
Il cuore le frullava nella cassa toracica come se fosse un colibrì chiuso in gabbia.
Sotto di lei, prima dei gradini, c'era una folla immensa di Nascosti: stregoni con le corna o la pelle colorata, con code o occhi da gatto, con artigli ricurvi o capelli improbabili; fate di ogni genere, Pixie o Berretti Rossi, con i capelli simili a rampicanti, belle e terribili; lupi mannari che avevano i pugni alti verso la luna, che fissavano con determinazione Clary; vampiri pallidi come le stelle, i muscoli d'acciaio sotto la pelle diafana.
A capo di tutto ciò c'era Kit, sconvolto quanto Clary, che osservava quel popolo sollevarsi per acclamare un' autorità non sua.
Si voltò di scatto quando sentì il portone spalancarsi, e salì i gradini due a due per raggiungere prima gli Shadowhunters.
-Quando ho detto loro di Alec, hanno deciso di seguirmi.- disse in risposta alle facce stravolte dei Cacciatori.
-Sapevo che Alec fosse in ottimi rapporti con i Nascosti, ma non pensavo che lo amassero tanto...- commentò Isabelle, colpita, mentre osservava con orgoglio quella folla che chiamava il nome del fratello.
-Alec è un simbolo, più di quanto potremo mai essere noi. È lui che gli ha dato una possibilità, e loro non lo dimenticano.- affermò Simon.
La folla urlava tanto nella notte che Clary si chiese come fosse possibile che i mondani continuassero a dormire, ignari di tutto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top