12~ Nell'ombra più profonda

«Con gli occhi gli ispezionò il volto, proprio mentre il suo cuore batteva irregolare nel petto. Lui si fece indietro, nell'ombra più profonda.»
~ Shadowhunters, GotSM, "Forever Fallen"


Il rumore della porta che si apriva fece svegliare Clary da quello stato di dormiveglia in cui era caduta.

Spalancò gli occhi e si guardò attorno, inizialmente confusa: era in una stanza non sua, la mano le pulsava e le faceva male, aveva un grande livido violaceo, gli occhi erano gonfi per le lacrime piante.

Era accovacciata per terra, e il gelo del pavimento le arrivava alla pelle, superava i vestiti.
Si mise seduta e sbatté le palpebre varie volte, per poi focalizzarsi sulla porta.

Tessa fece capolino nella stanza con un'espressione curiosa, e quando la vide tirò un sospiro di sollievo, andandole incontro.

-Per l'Angelo, Clary, sei sparita! Ci hai fatto preoccupare tantissimo! Jace è praticamente impazzito!- la rimproverò, afferrandole il polso con dita gentili ed aiutandola a rialzarsi.

-Preoccupati per me? Ma Alec...- la sua voce era roca, e il pensiero di Alec le faceva male.

-Magnus l'ha salvato, non lo sapevi?- replicò Tessa, guardandola confusa e con compassione.
-Quindi...sta bene?- domandò la rossa, mentre il cuore prendeva di nuovo a batterle nel cuore e la speranza che non tutto fosse perduto sorgeva come il sole all'alba.

Tessa le diede un buffetto sulla guancia: sebbene all'apparenza le due sembrassero coetanee, in quel momento Clary ricordò quanto in realtà Tessa fosse più grande di lei, quante esperienze aveva vissuto, quante perdite aveva superato.
-Si riprenderà, e vivrà, certo.- le rispose, sorridendo.

La ragazza sorrise, tirando un sospiro di sollievo, gli occhi che si inumidivano di nuovo per le lacrime di gioia.

-Ora vieni, ti porto di là: qualcuno dovrà curarti quella mano, sembra distrutta.- decise Tessa, che si diresse verso la porta e la aprì, lasciandola aperta e aspettando che Clary la precedesse.

-Tessa...come ha fatto Magnus a salvare Alec? Voglio dire, sembrava troppo sconvolto...- chiese Clary, senza muoversi, guardandola con curiosità.

Tessa sorrise, provando affetto per quella ragazza che in quel momento le ricordava moltissimo Charlotte Fairchild.

-Vedi, Clary...- cominciò, avvicinandosi di nuovo a lei per puntarle un dito all'altezza del cuore:-É proprio nell'oscurità che spesso trovi la luce.- spiegò, sperando che bastasse, sperando che capisse, mentre i ricordi la travolgevano e la riportavano alla gloria di Ithuriel, quando tutto sembrava perduto e invece in un attimo l'Inferno era divampato delle fiamme del Paradiso.

La rossa annuì, quindi esitò di nuovo.
-Tessa, posso dirti una cosa?- chiese di nuovo, e l'altra si mise immediatamente in ascolto.

La rossa spiegò breve e concisa ciò che aveva da dire, tentando di non mostrare emozioni, ma procurando a Tessa uno sconvolgimento tale da lasciarla per qualche minuto senza parole.
-Andrà tutto bene, vedrai.- le disse infine, pregando che l'Angelo le stesse dando ascolto.

Clary annuì, poi si decise ad uscire.
Si diresse spedita verso il salotto, seguita da Tessa, con la mano ferita stretta al petto. Avrebbe avuto bisogno di qualche iratze per farla guarire.

Quando aprì la porta del soggiorno, la prima cosa che vide fu Jace che camminava avanti e indietro per la sala, con le mani a tirare le ciocche bionde, e la divisa ancora sporca del sangue di Alec.

Alzò lo sguardo quando sentì il rumore provocato dalla ragazza, ed i suoi occhi trabboccarono di sollievo.
La raggiunse con rapide falcate e la avvolse nel suo abbraccio, immergendo la testa fra i suoi riccioli rossi.

-Ho pensato al peggio...- le sussurrò, stringendola come ad annientarla in sé stesso, perché lì almeno sarebbe stata al sicuro, e lui avrebbe smesso di avere paura.

-Sto bene, Jace. Alec, piuttosto...- lo rassicurò Clary, scostandosi e posandogli la mano sana sulla guancia.

-Alec sta riposando, adesso: ci sono Magnus e i bambini con lui. Che hai fatto alla mano?!- l'attenzione di Jace si focalizzò sulla mano ferita della ragazza.

Le prese con delicatezza il polso, esaminandole il livido.
La stava toccando come di solito faceva col pianoforte: con dolcezza, attenzione, conscio che bastasse un minimo tocco per suonare una melodia stupenda.

-Diciamo che ho avuto una crisi isterica...- borbottò Clary, osservando anche lei la sua mano, che ora, esposta alla luce, appariva più brutta di come le era parso poco prima.

Jace si allungò verso di lei e le estrasse lo stilo dallo stivale, dove lei lo sistemava di solito.
Se lo rigirò tra le dita e poi lo appoggiò sulla pelle dolorante, disegnando una runa di guarigione.
Finito il marchio, lui non le lasciò la mano, ma osservò la ferita sparire piano piano.

Una volta che fu guarita, Clary sollevò lo sguardo, e incontrò quello di Jace.
Restarono immobili a fissarsi per istanti interminabili.

-Oggi...mentre combattevo con lui...il modo in cui ti guardava...era come se fossi un miracolo, e non ho potuto fare a meno di chiedermi...- Jace si interruppe, esitò, guardandola negli occhi.

Aveva smesso di nascondersi.
Aveva smesso di celare le sue emozioni.
Ora le affrontava. E Clary gli era grata per questo.

-Come sarebbe vivere in un mondo in cui tu non ci sei? Come potrei sopravvivere? Non posso farlo, Clary. Non posso perderti.- le confidò, con tenerezza.
Lei gli afferrò le mani, e le strinse nella sua presa.
-Non accadrà, Jace. Siamo promessi, tu ed io.- gli disse, decisa.
-Ma cos'è una promessa, di fronte alla morte?- chiese Jace.
Ormai erano sempre più vicini, solo pochi millimetri li separavano.

Prima che Clary potesse rispondere, però, la porta del soggiorno si aprì, e Jem e Tessa entrano nella sala con Mina, che voltava il visino cercando di catturare con gli occhi spalancati quanto più poteva.

-Oh, scusate.- si dispiacque Jem, quando notò la vicinanza tra i due ragazzi, che si affrettarono a separarsi.

-Non preoccupatevi.- minimizzò Clary, mentre il pensiero di ciò che era stata sul punto di dire ancora le vorticava per la mente.

-Tempo fa, io e Jem scherzavano sul fatto che avessimo bisogno di uno chaperon. Be', nemmeno voi siete da sottovalutare.- esclamò Tessa, facendo un sorriso.

Clary si diresse verso Jem e Mina, e fece una smorfia alla bambina, che rise divertita.

-Alec?- chiese la ragazza, mentre lasciava che Mina giocasse con i suoi riccioli.

-Sta ancora riposando, e anche Isabelle e Simon.- le risposte Jem, mentre guardava sua figlia come fosse un piccolo prodigio.

-Dobbiamo solo aspettare che Kit ritorni.- mormorò Clary, pensierosa.

Jace le posò una mano sulla spalla, costringendola a voltarsi.
-Ciò che dirà Kit potrebbe scatenare una guerra.- affermò il ragazzo.

-La guerra arriverà comunque: noi possiamo solo scegliere con chi combatterla.- replicò Jem.

Clary sospirò, pensando al viso del Jace di Thule e sperando che cessasse le ostilità prima che altro sangue sporcasse le strade di New York.

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