Sunset
Un dolore lancinante al petto mi fa aprire gli occhi, mi guardo attorno per capire dove mi trovo, ho qualche ricordo ma è tutto così confuso. Facendo fatica per via della luce puntata contro di me, intuisco di aver dormito per molto tempo. Piano piano riesco a riprendermi e a guardarmi intorno. Sono seduta su un letto, un letto d'ospedale a quanto pare. Non c'è l'ombra di medici o infermiere. La stanza è molto anonima e poco accogliente.
Mi alzo, a stento raggiungo la finestra dall'altra parte della camera. Sposto le tende e rimango immobile per osservare ciò che la natura mi proponeva in quel momento. Il cielo era di un colore rosa acceso, con qualche sfumatura sul rosso. Abbagliata da tanta bellezza rimango in piedi a viaggiare con la mente.
Un bussare alla porta mi risveglia dai miei pensieri, decido di non girarmi, non voglio perdermi questo spettacolo che mi trovo a guardare.
"come mai già in piedi?! Dovresti riposare?!"
La sua voce mi provoca una leggera sensazione di disagio.
"che ci fai qui, anzi che ci faccio io qui e cos'è successo?!
Le domande scivolano una dopo l'altra mentre la mia mente cerca di ricordare, aggrapparsi agli ultimi attimo prima del buio, ma nulla.
" Che ne dici di ringraziare poi magari rispondo anche alle tue domande"
Si accomoda sulla sedia che dovrà essere scomodo così a primo impatto.
"Se decidi di illuminarmi con qualche risposta in quel caso, magari vedrò se un grazie te lo meriti o meno"
Rispondere "grazie" per me è una forma di gratitudine e rispetto. Che sia poco o niente, che sia evidente o meno tutto ciò che una persona ha fatto per te è da apprezzare, ma certe volte tutto ciò che fa una persona ha un prezzo, perché in questi tempi raramente gli altri fanno qualcosa senza pretendere qualcos'altro in cambio.
Non ci credete?! Eppure è così, bisogna essere sìnceri con sé stessi e accettare la realtà, e se mai non dovesse piacere beh allora è da cambiare, in che modo?!
Questo non si sa ancora, ma sicuramente sperare in un cambiamento non porterà da nessuno, piuttosto fare qualcosa, un gesto, una parola potrebbe cambiare tutto, sicuramente cambierà tutto senza il forse.
Uscendo dall'ospedale il medico mi informa delle mie condizioni fisiche e dopo una serie di raccomandazioni mi lascia andare consigliandomi di tornare a casa e riposare, e che mi avrebbe contatta in un secondo momento per i risultati degli esami a cui sono stata sottoposto al mio arrivo.
"Sali ti accompagno"
Da una macchina con i vetri oscurati scende Dylan e mi apre la portiera del passeggero, salgo senza emettere alcun suono, mi sento ancora stanca.
Il viaggio in macchina dua circa 10 minuti, arrivati scendo e mi dirigo verso casa, lui è dietro di me, sicuramente vorrà assicurarsi che non svenga di nuovo prima di mettere piede in casa.
"Hai fame?" gli chiedo per sciogliere il ghiaccio e per mettere fine al silenzio che regnava tra i due.
"certo" mi risponde con un sorriso facendomi accorgere delle fossette. Un maglione nero e un paio di jeans gli fasciano alla perfezione il corpo mostrando il fisico, rimango ferma a guardarlo per non so quanto tempo.
"Ma cucino io." aggiunge subito dopo non lasciandomi il tempo di ribattere.
"Basta che non mi bruci la cucina" una risata sfugge dalle mie labbra poi però interrotta da un colpo di tosse.
"Mettiti comoda, non ci vorrà tanto"
Mi accomodo sulla sedia del bancone per guardare il casino che sicuramente combinerà e per indicargli i vari ingredienti e utensili che potranno servirgli.
Si muove sicuro di sé nella mia cucina, con una scioltezza che non credevo potesse possedere.
Dopo quasi mezz'oretta siamo sul tavolo con davanti due piatti di spaghetti con i frutti di mare e un bicchiere di vino.
"spero sia di tuo gradimento" mi sorride ed inizia a mangiare, ricambio il sorriso. Gli spaghetti sono buonissimi, al primo assaggio i miei occhi devono aver mostrato i miei pensieri perché tutto ad un tratto lui scoppia a ridere, una risata rauca che rimane sospesa nella mia mente come un eco.
É passata quasi una settimana dal giorno in cui sono svenuta nel mio ufficio per poi essere accompagnata in ospedale da Dylan, quella sera mi aveva lasciato il suo numero facendomi promettere che in caso dovessi sentirmi di nuovo male, l'avrei chiamato.
Ma stranamente da quel giorno non è successo nulla, sono stata bene, non che la cosa mi dispiaccia certamente, ma non volevo disturbarlo ne tantomeno far preoccupare qualcuno per me, sopratutto lui che è un totale sconosciuto per me, potrebbe essere un rapinatore, spacciatore o che ne so.
Meglio non pensarci mi dico, eppure la mia mente è perennemente ferma alla sua risata durante la cena, come se fosse stata trattenuta per poi uscire con una certa libertà, senza barriere né ostacoli.
In questi giorni mi è stato affidato un caso, sono ancora dubbiosa se prenderlo o meno.
Una ragazza di 16 anni é stata vittima di violenza domestica, i genitori sono divorziati e lei è rimasta con il padre, mentre la madre ha deciso di cambiare città e cambiare vita sposando un'altro uomo che sicuramente dovrà essere migliore del primo.
Infatti, il padre della ragazza abusa della figlia oltre a maltrattarla continuamente per motivi futili, la segnalazione è stata fatta dalla scuola della ragazza, poi accertata grazie a diverse persone che in qualche modo hanno sentito o assistito a qualche scena che dimostra la colpevolezza del padre.
La madre afferma che l'ex marito la maltrattava per cui lei ha deciso di andarsene e chiedere il divorzio ma non avendo alcuna possibilità ha dovuto rinunciare alla custodia della figlia, ciò ha portato la figlia ad odiarla e l'ex marito a fare ciò che ha fatto.
Chiudo gli occhi e cerco di fare mente locale, per questo caso dovrò trasferirmi momentaneamente in Italia, precisamente a Torino.
Una città del nord Italia, viene descritta come una delle città più belle e affascinanti d'Italia.
La suoneria dal telefono mi fa aprire gli occhi e guardarmi attorno, sono ancora nel mio ufficio.
"pronto"
"ciao, sorellina" la sua voce mi fa gelare il sangue nelle vene, mi ricordo bene le sue ultime parole e certamente non mi aspettavo una sua chiamata.
Titubante faccio un respiro profondo.
"ciao fratello.
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