Past is past
I ricordi!
Cosa sono i ricordi? Perché si impossessano di noi senza preavviso e senza il nostro permesso?
Partono da chissà dove per poi arrivare fino a noi e farsi largo tra la nostra mente debole e introfularsi tanto da far mancare il respiro.
La presenza dei ricordi sembra una tempesta pronta a distruggerci.
Quando si inizia a pensare di stare bene.
Si pensa finalmente che sia tutto finito, passato nel passato, presente da vivere un futuro da sognare, il ricordo ritorna per farsi strada sotto la pelle e per tener compagnia come un amico fedele.
Senza motivo disturba la mente, il sonno, l'umore, i pasti e le giornate. Tutte le volte che trova spiraglio nella psiche , che sente le difese vacillare torna.
Quando non si è soddisfatti del passato ,quando si fa avanti e indietro tra passato e futuro lui ci sarà. Sarà intenso ,come una mancanza. Un caldo abbraccio d'inverno, il lato del cuscino fresco d'estate , farà parte del nostro ieri, oggi e domani.
Per quanto può sembrare qualcosa di negativo nei ricordi ci si può rifugiare quando si ha bisogno o voglia. Sembrerà qualcosa di utile da utilizzare quando il presente è scomodo ,vuoto o tiepido.
Ragione e ricordo saranno nemici, quando ci sarà uno l'altro dovrà sparire e i ricordi mandano sempre via la ragione quando tornano a galla.
Un profumo, un tramonto, una canzone magari la colonna sonora della vita e come per magia si materializzerà davanti. I ricordi attanagliano lo stomaco come una trappola perché nel esatto momento in cui ci si gira a guardare ciò che si è lasciato alle spalle ,non si vedrà più ciò che si ha davanti; rendere immobili ed infelici.
Come tutti però anche il ricordo cambia, il tempo trascorre per tutti e il dopo non sarà mai più uguale al prima.
Peggiore, migliore, mai identico.
Sta a noi dargli questa sfumatura, di bello o di brutto a seconda di ciò che ne consegue.
Sento le lacrime calde scivolarmi lungo le guance.
Che poi cosa sono le lacrime?
La nostra epoca ha disimparato a piangere, tanto che ci vuole ormai un certo coraggio a farlo. Chi piange viene considerato debole, senza la forza di controllarsi, di sopportare e affrontare la realtà. Non è un caso che le uniche lacrime tollerate siano quelle dei bambini o, al massimo, secondo uno stereotipo duro a morire, delle donne.
Come se gli uomini non potessero versare le lacrime , non avere debolezza, non avere sentimenti.
Ci siamo dimenticati di quanto il pianto sia importante in certe situazioni, del suo potere e delle numerose funzioni che possiede....
Esiste una sorta di classificazione: il pianto irrefrenabile, quello convulso, quello abbandonico, quello di sollievo, quello implorante, quello plateale, quello sforzato, rassegnato, di rabbia, di gioia, di compartecipazione, di commozione, lo scoppio di pianto, in genere profondo e disperato, intensamente emotivo e sopratutto il pianto dell'amore.
Eh si, perché cari l'amore fa bene al cuore, all'anima ,al corpo ma a volte fa piangere.
L'amore però è un argomento enorme da affrontare soltanto quando si è pronti e solo noi, solo la persona sa veramente quando è pronta per andarci contro.
Le lacrime contengono una grande quantità di elementi chimici in grado di comportarsi come messaggeri olfattivi, impercettibili ma sicuramente efficaci.Il pianto dunque come elemento di comunicazione emotiva ed affettiva, come strumento relazionale e segno di forza, non di debolezza.
Io però non stavo piangendo, oramai le lacrime non scivolano sulla mia guancia da così tanto tempo che talvolta per sfogarmi mi ci impegno così tanto ma non accade niente, allora cerco un'altro modo per esternare i miei sentimenti e le mie frustrazioni.
"La mia bimba...." sussurra papà in quel momento,credevo fosse passata un eternità ma soltanto pochi secondi.
"Papà" lo sguardo assente e l'anima ruggente.
"Entra, così ti prendi freddo" mi dice spostandosi per farmi entrare ma io non so se sono pronta ad entrare in quella casa, dove tutti è iniziato.
"Ho fame, possiamo mangiare in un ristorante qua vicino, l'ho notato mentre attraversavo la strada" mi guarda come se fosse capace di leggermi nell'anima, mi guarda negli occhi così diversi ma così uguali ai miei.
Senza parole prende il giubbotto e cappello e chiude la porta dietro di se.
Nessuno dei due emette suoni, probabilmente persi nei nostri ricordi. Poi si gira di scatto e mi fa la domanda alla quale non so rispondere, non ho mai saputo rispondere e non so se ne sarò mai capace.
"Come stai?"
Una domanda così semplice ma a cui nessuno dà importanza, cosa si può dire?
Tanto alle persone non interessa il tuo benessere, perché si viviamo in un mondo fatto di persone egoiste.
Ognuno pensa al suo di bene e quando rivolgono questa domanda non è per interesse ma per cortesia forse, educazione. Non si sa!
"Sto bene, tu? Michel?"
"Eh, bimba mia come hai visto sono invecchiato, la salute non è più quella di una volta e il corpo sta cedendo piano piano. Michel, beh, credo stia bene, ci sentiamo ogni settimana al telefono, una chiamata veloce giusto per assicurarmi che stia bene e che stia andando tutto per il verso giusto."
Ora che lo guardo noto la verità nella sua voce.
Un uomo sulla settantina, alto, magro, con il viso sciupato gli occhi colmi di consapevolezza di aver fatto tutto ciò che poteva ma che non ha portato a tanti frutti , pochi che però ha sempre raccolto con premura e un passato così tanto grande che faticava a stargli negli occhi color nocciola con qualche riflesso dorato.
Al ristorante prendiamo un tavolo appartato, non so ma il tempo per quanto possa guarire le ferite mette distanza tra i cuori e ne aveva messa così tanta tra noi, chiunque sarebbe stato in grado di vederlo.
Il filo invisibile che legava padre e figlia, il filo più forte e dorato di tutti è stato tagliato e il tempo ha fatto il resto.
Sono qui con un obbiettivo, mettere il cuore in pace, l'anima serena e il corpo rilassato e ce la farò.
In questo momento però mi sento Gjensynsglede.
Si io adesso mi sento così.
Gjensynsglede è una parola in lingua norvegese letteralmente tradotta " felice riunione" ma è una parola che appartiene alla lista di espressione di sentimenti intraducibili, la gioia di rincontrare qualcuno dopo molto tempo.
Mi sentivo triste e ho scritto sperando di stare meglio ,così è stato.
So che il mio stato d'animo influenzerà un sacco questa storia, o almeno ciò che verrà fuori una volta finita" se la finisco" ma forse sarà ciò a renderla particolare.
Cosa ne pensate?
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