Maybe it's all that I've been through
I primi fiocchi di neve cominciano a cadere, il freddo avanza e lascia dietro di sè una scia di cuori congelati.
Cerco di scaldarmi le mani sfregandole ma non funziona.
Mi alzo dal divano dove mi sono seduta per ammirare lo spettacolo fuori, vado verso la cucina e mi verso nella tazza un po' di caffè.
Ho proprio bisogno di svegliarmi e smettere di sognare, devo andare a lavorare.
Quando sono fuori la neve non è poi così tanta, riesco ad arrivare alla macchina, accendo il motore e regolo la temperatura. Il lavoro dista 10 minuti da casa mia ma con questo tempo arrivo in 15. Saluto la mia segretaria e vado spedita nel mio ufficio.
"Buongiorno signorina Alessia."
"Buongiorno Tiffany, novità?"
"No signorina, ha l'appuntamento alle 10 con il signorino Justin, poi alle 2:30 ha l'appuntamento con la signora e il signor Tommy."
"Per quando è fissata l'udienza per il caso 98?"
"Non ho ancora ricevuto la data e l'orario ma sto contattando l'avvocato che se ne sta occupando." Risponde Tiffany controllando l'agenda che tiene in mano.
Guardo l'orologio e sono già le 9:40, cerco di mettere a posto i documenti che ieri sera ho lasciato sparsi sulla scrivania.
"Signorina, ha chiamato un certo signore Scott, dice che deve parlare con lei urgente e ha insistito purché io le dica di chiamarlo. Il suo numero è vicino alla tastiera."
Alzo la testa verso Tiffany e la vedo intenta a guardare il pavimento, il che significa che sta cercando di ricordare.
"Ha anche ribadito che si tratta di un caso che non può rifiutare."
Mi dedica uno sguardo preoccupato e lascia l'ufficio chiudendo la porta alle sue spalle.
Sono una psicologa di successo, in questi ultimi 5 anni ho visto persone di ogni genere, con ogni storia.
Ho visto persone cambiare, migliorare, piangere, sorridere, cadere e rialzarsi. Ne ho visti altri farcela e altri ancora urlare di non potercela fare.
Vivere e superare ciò che la vita ci riserva non è una sfida facile, non tutti riescono a tenere duro e sopravvivere per poi vivere.
Durante questi anni al posto di riuscire a capire il genere umano ,come mi aspettavo, la situazione si è complicata, ora non mi sorprende più nulla, l'essere umano è capace di fare qualunque cosa pur di raggiungere i suoi scopi, empatico ma insufficientemente , lo sguardo rivolto al futuro ma che sbircia nel passato.
L'essere umano è complicato di natura, prendiamo per esempio il cervello: organo piuttosto intricato. Esiste anche una parola "cervellotico" aggettivo per descrivere ciò che si presenta incomprensibile, parola più azzeccata. la parola "complicato" viene spesso associata a persone o situazione. Ma siamo abituati a collegarlo all'essere umano.
Tutti, a modo nostro, siamo complicati. Ognuno di noi ha particolari grovigli nella mente e nel cuore in cui si mischiano paure ed insicurezze, frustrazioni ed ansie.
Scuoto leggermente la testa per mandare via questi pensieri, tra nuovi casi e alcune scartoffie da analizzare le 10 non tarda ad arrivare.
Digito il pulsante per chiamare la mia segreteria in modo che faccia entrare il mio cliente.
"Signorino può entrare!"
Sento la porta aprire e il mio cliente entrare in ufficio, mi saluta e si accomoda sul divanetto.
È dimagrito dopo l'ultimo appuntamento, un ragazzo di 17 anni, moro, occhi chiari, con un viso dolcissimo ma che nasconde un passato...
Un passato che Justin sembra accettare ma con qualche difficoltà.
In questo lavoro bisogna lasciare i sentimenti e calarsi nella più indifferente parte che bisogna ricoprire. I sentimenti offuscano il giudizio, il programma da seguire e i risultati a cui si va incontro.
In tutti i lavori e in tutti i ruoli che la persona deve ricoprire ci sono regole che devono essere rispettato e sopratutto limiti da non oltrepassare.
"Salve Justin, come stai?" Intanto che gli rivolgo la domando verso l'acqua calda in una tazza, ho bisogno di un infuso ai mirtilli.
"Ciao, tutto apposto dai"
"Vuoi del caffè?"
Mi fa cenno di no, mi avvicino ad divano di fronte a quello in cui è seduto lui, sono tutte e due di pelle nera con ricami di un grigio perla. Sorseggio il mio infuso ed è proprio ciò che avevo bisogno.
"Hai svolto il lavoro che ti avevo consegnato l'altra volta?!"
Mi guarda come per chiedere (davvero me lo chiedi?), fa sempre così ma in realtà so che li svolge ogni volta solo che si rifiuta di ammetterlo. È un ragazzo che vuole dimostrarsi ribelle e incapace di stare alle regole.
"Si, era stupido come compito, scrivere le mie 3 più grandi paure, i miei 3 più grandi sogni e per finire un breve tema intitolato 'a 25 come sarò!' Non le pare un po' senza senso?"
"No, proprio no. Puoi leggermi il breve tema che hai svolto allora?."
Tossisce per schiarirsi la voce e con il foglio in mano inizia a leggere ciò che doveva essere un breve tema sul come si vede in futuro.
"A 25 anni sarò un ricco uomo d'affari, che viaggerà dappertutto, con la mappa del mondo come tatuaggio sulla spalla destra e ogni volta che visiterò uno stato me lo farò colorare di nero. Il 20% dei guadagni che avrò saranno destinate alle case di cura, orfanotrofi e tutte quelle strutture di volontariato. E boh non mi veniva niente altro in mente" stropiccia il figlio e se lo mette in tasca.
Il colloquio va avanti per 30 minuti in cui piano piano Justin si apre, la conversazione passa da un argomento all'altro e vedo il miglioramento verso cui sta andando il mio cliente, mi faccio prendere un attimo dall'emozione, sono felice che la strada che stiamo percorrendo stia portando al risultato richiesto anche se bisogna sempre verificare ciò.
Lavorare con gli adolescenti almeno per quanto riguarda l'ambiente in cui mi trovo è impegnativo. I giovani però sono cambiati rispetto al passato,
sono prevalentemente alle prese con sintomatologie di matrice ansioso/depressiva, deficit di autostima, difficile rapporto con il cibo, tensioni e conflitti familiari, fobia della scuola e difficoltà a organizzarsi con un metodo di studio.
Sono appesantiti da un profondo senso di responsabilità che li induce a farsi carico dei problemi e delle preoccupazioni dei genitori e di loro atteggiamenti e comportamenti, che considerano immaturi e irresponsabili.
Hanno bisogno di sentirsi protetti, ma non oppressi, sostenuti e capiti, non giustificati, semplicemente capiti.
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