Lack

Sorseggio il vino rosso che mio padre ha ordinato. Il sapore amaro è percettibile.

"Di cosa ti occupi adesso?" Lo inchiodo con il mio sguardo, per poi abbassarlo subito dopo, non sono mai riuscita a tenere testa alla vista di mio padre.
Il mio sguardo è carico di rabbia verso me stessa, delusione per come sono andata le cose e forse rimpianto.
"Ho chiuso la ditta qualche anno fa, ora faccio qualche lavoretto per i miei vecchi clienti ancora affezionati a me." Finisce di parlare con uno sorriso tirato.

La ditta l'aveva aperta un paio di anni dopo la mia nascita, diceva che gli sarebbe servita per andare avanti e per poter mantenere la sua famiglia e la sua casa. Stare sotto gli ordini di qualcuno non gli è mai piaciuto, ha sempre preferito lavorare per conto suo, facendosi aiutare ogni tanto da qualche suo amico che giustamente pagava ancora prima che venisse pagato lui.

Ci sono stati periodo in cui rimaneva senza soldi ma faceva il possibile per garantire a me e Michele, mio fratello minore , tutto ciò di cui avevamo bisogno continuando a ripeterci che finché ci sarebbe stato lui in vita e al nostro fianco l'unica cosa di cui dovevamo occuparci è lo studio.

Vedere nostro padre tornare ogni sera stanco per il lavoro ci spezzava il cuore e abbiamo giurato di farcela, per lui e per noi stessi.
Mentre io mi sono laureata in psicologia in modo prematuro rispetto al normale ,mio fratello si è laureato in informatica.

"Invece il tuo lavora come procede?"
"Tutto bene, cerco di aiutare coloro che bussano alla mia porta." Intanto il primo arriva e iniziò a mangiucchiare un po' assaggiando il buon cibo.
"Sei sempre stata altruista , il dolore degli altri ti è sempre pesato, non riuscivi a vedere neanche i film di azioni" sorride al ricordo e per un momento riaffiorano anche nella mia mente

Scuoto la testa, è vero.
Sono sempre stata altruista, compievo azioni per gli altri senza scopo ma solo per il loro benessere momentaneo o duraturo.

L'altruismo è un aspetto di ciò che gli psicologi sociali chiamano comportamento pro-sociale e consiste in qualsiasi azione che avvantaggi altre persone, senza che il donatore dell'azione abbia alcun motivo o beneficio.

Già Platone s'interrogava sulla questione chiedendosi se l'interesse per il benessere di un amico fosse motivato da un interesse autentico e fine a se stesso o piuttosto dalla ricerca di un beneficio personale. Pensatori di ogni epoca tentarono di rispondere a tale domanda.

Uno dei personaggi più famosi Rousseau sosteneva che la "pietà" verso i propri simili che soffrono è uno dei naturali sentimenti dell'uomo. Per il filosofo illuminista tale sentimento si contrappone all'amor di sé, fondamentale per la conservazione dell'individuo, ed è invece fondamentale per la conservazione della specie.

Ci sono stati diverse interpretazioni e un grande dibattito ancora in corso.

Finito di mangiare tento di pagare il conto ma rifiuta categoricamente dicendo che lui è mio padre e finché sarà al mio fianco non avrò bisogno di nulla.

Usciamo per incamminarci, la strada è deserta se non per qualche passante che porta a passeggio il cane, dopo poco troviamo un parco e ci dirigiamo verso di esso.

Sento un dolore, parte dal petto e si propaga verso tutto il corpo. No, non può essere, non adesso, non qui.

I secondi passano e sento il respiro affannato, l'aria inizia a mancarmi, il cuore batte veloce come se stesse per uscire dal petto.
Faccio in tempo a sedermi sulla panchina che mi paralizza, non riesco a pensare, a ragionare.
La mente è altrove, il mio corpo estraneo a me è ormai incontrollabile, lacrime calde iniziano a bagnarmi la guancia, immagini si susseguono davanti ai miei occhi senza un senso.

Una voce a me sconosciuta mi continua a ripetere di calmarmi, di respirare e di riprendermi.

L'aria mi manca e non so se il mio corpo riuscirà a reggere un'altro secondo senza, piano appoggio la mano sulla pancia, mi concentro.
La gonfio inspirando e la sgonfio espirando, vado avanti così per altri interminabili secondo.
Iniziò a riprendere il controllo di me stessa, del mio corpo.
Mi guardò attorno spaesata, ma dove sono?

Piano piano inizio a ricordare. Sono al parco con mio padre, abbiamo finito di mangiare e ci siamo diretti qui per continuare a parlare.
Lo cerco con lo sguardo ed è in piedi davanti a me che mi guarda turbato.

"Bambina mia.." la voce gli si blocca in gola e faccio un sorriso per tranquillizzarlo.

"È da così tanto che non mi arriva uno!"
Rispondo sincera.
Un'altra sfida che mi ha riservato la vita: attacchi di panico.

Gli attacchi di panico sono episodi di improvvisa ed intensa paura. Sono accompagnati da alcuni sintomi quali: palpitazione, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, nausea, dolore al petto, vertigini ,paura di morire o di impazzire ecc

Possono durare pochi minuti fino ad arrivare a trenta minuti o più, sono incontrollabili, variano da persona a persona, ma sopratutto lasciano un aura dietro di loro che paralizza il soggetto, inondandolo di paura per il prossimo attacco.

Soffro di attacchi di panico dall'età di 14 anni, ricordo ancora il primo avuto, non sapevo cosa fosse, non capivo. Ero appena tornata da scuola, la casa era vuota e per tutta la giornata mi sono sentita un macigno pesante sul petto. Buttato lo zaino sul letto, sono scoppiata.
Lacrime, respiro affannato e urla ,le mie.

Sono passati otto anni da quel episodio, ci sono stati altri: leggeri e pesanti a seconda della mia mente. Ho imparato a conoscere il mio corpo, prima che mi si presenta, ho 5 secondi di tempo per avvertirlo.

Gli attacchi di panico si scatenano dopo una serie di episodi che la nostra mente non riesce a reggere, ma piuttosto cerca di nascondere, rifiutare, eliminare.
Le persone associano spesso gli attacchi di ansia agli attacchi di panico.
Per quanto riguardo la prima categoria, sono attacchi di breve durata scatenati dall'ansia per un esame, una giornata, una situazione famigliare ecc
La seconda categoria di attacchi è caratterizzata da uno o molteplici fattori molto più profondi che la persona cerca sempre di rinnegare e la mente di cancellare . Si presentando di diversa durata, intensità, e ricorrenza.

"Sai che sono forte" gli dedico un sorriso stanco, si siede al mio fianco e mi rivolge la sua attenzione.
Il parco in cui ci troviamo è sferico, in mezzo c'è spazio per i piccoli, con lo scivolo, altalena ,giostre e sabbia dove i bambini giocano sporcandosi per poi ridere felici.
Attorno ci sono alberi che delineano il Perimetro creando un ambiente molto intimo e rilassante.

"Alessia, vedo che nonostante tutti questi anni non sei riuscita a dimenticare e l'attacco di panico ne è la prova" io rimango fissa a guardare il cielo.
Si dice che chi guarda il cielo lo faccia per pensare, invece lo sguardo rivolto verso il basso a destra serva per ricordare. Ci state provando vero?!

Non so se devo pensare o ricordare, so soltanto che devo rispondere.
"Io non riesco a dimenticare, non riesco a dimenticare e lo sai benissimo. Papà io non riesco a riempire il vuoto che mi ha lasciato quando ha deciso di lasciarci."

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