Fearless

Dopo quasi due ore di autostrada decido di fermarmi in autogrill: un posto in mezzo al nulla dove si incontrano sconosciuti. Entro dentro il supermercato e mi accomodo su una sedia davanti al bancone, guardandomi attorno, è pieno di gente, bambini, genitori alle prese con i loro figli, anziani che cercano di farsi spazio per accomodarsi, coppie che si tengono per mano passando tra le varie corsie e personale alle prese con il soddisfacimento dei bisogno dei clienti.
Guardo fuori, il sole sta calando.

Ordino qualcosa di veloce da mangiare e dopo aver pagato esco fuori per ammirare il paesaggio.

Ho sempre amato i tramonti,non saprei spiegare il perché.
Amo quando il sole decide di allontanarsi,voltare pagina, i raggi rilassati del sole che si appoggiano delicatamente sul paesaggio creando vere e proprie opere d'arte dalle mille sfumature in modo da farsi ammirare per l'ultima volta.

Amo quando il sole con un inchino lascia spazio al oscurità.
Amo quel lasso di tempo in cui l'oscurità si fa avanti per rimpiazzare la luce, il sole consapevole di doversi arrendere se ne va con uno sguardo sconfitto.
Mi sono chiesta spesso perché io provi questo amore verso il tramonto e non per per l'alba, il perché io ami proprio il tramonto tra tutte le cose che potrei amare.

Amo il tramonto per tanti motivi, il tramonto ha diversi significati...diversi ma anche tanti
Il tramonto significa fine,che sia bella o brutta. La fine a cui spesso noi non vogliamo arrivare.
La fine di una relazione,che sia appagante o meno.
La fine di una vita trascorsa a pensare alle cose futili per poi capire solo tardi che si è perso di  vista le cose veramente interessanti. Senza una fine non ci sarebbe l'inizio, senza la morte non ci sarebbe la nascita.

L'essere umano più di chiunque altro ha  bisogno del nuovo, ha bisogno di sentirsi continuamente al passo con il tempo come se restare indietro uccide.

L'alba e il tramonto le ho sempre figurati come vita morte, credo che in quei primi ed ultimi attimi della giornata si possa riassumere la nostra esistenza. Il sole che nasce ad est, per poi morire ad ovest, per poi rinascere ancora ad est, tutt'intorno al mattino l'aria si fa azzurrina e fresca, con gli uccelli tutti intorno felici che sia risorto il sole, quasi avessero avuto paura che non ci sarebbe stato.

Il sole al tramonto ti riempie di dolore e verità, ma allo stesso tempo sei felice perchè sai che sorgerà ancora. All'alba e al tramonto ti pare di cogliere per un attimo l'eternità, l'infinito.

Mancano ancora quasi due ore di viaggio, riprendo la guida.

Sdraiata su un letto matrimoniale di un hotel chiudo gli occhi, sfinita moralmente e fisicamente decido che è l'ora di dormire.
Il giorno dopo mi sveglio tardi, del resto come sempre quando sono triste, mi alzo, una doccia rilassante vestiti puliti e comodi ed esco dalla stanza.

Una volta fuori dell'hotel respiro l'aria di Detroit che mi entra nei polmoni e li allarga.
Ogni volta che metto piede in questa città mi prende una strana tristezza, un macigno sul cuore che pesa e non mi lascia stare.

Cammino senza preoccuparmi di dove sto andando, dopo quasi trenta minuti mi trovo al Roosevelt park mi perdo un'altra volta nei miei pensieri e mi ritrovo catapultata nel passato.

Flashback

"Alessia ,tira più forte." Mi urla papà dall'altra parte.
Fermo il pallone davanti a me per poi tornare indietro e correre verso di esso così da tirare forte, ma dopo averlo lanciato inciampo e scivolo sul didietro per terra. Mi metto a ridere.
Appena mi vede papà corre verso di me.
"Bimba mia, ti sei fatta male?"
"Nono." sorrido e mi alzo pronta a calciare di nuovo.
Mamma è seduta su un lenzuolo sotto l'ombra di un albero e ci guarda sorridente, io ormai non vedo nient'altro che la palla e il divertimento.

Fine flashback

Mi guardo attorno, Roosevelt park è esattamente come me lo ricordavo, gli alberi di acero e alberi di quercia sono imponenti e splendidi. Nonostante il clima rimangono sempre belli.

Mi accomodo sotto l'ombra di un albero e mi perdo a guardare il paesaggio.

Sono le 18:30, ho passato la giornata al parco per poi tornare in Hotel mangiare qualcosa e leggere qualche libro.
Prendo la borsa ed esco dalla stanza. Non posso rimandare qualcosa che prima o poi deve succedere.

Essere qui dopo tutto questo tempo.
Solo allora comprendo che in questi sei anni la casa è cambiata.

Il cancello che la circonda è alto e di ferro battuto, con il caratteristico colore nero lucido che caratterizza tutta la via. Il cancello, molto alto e a due porte, si apre verso l'interno portando ad un largo viottolo di mattonelle marmoree, con striature rosate e verdognole. Cespugli di fiori colorati si trovano ai due lati della stradina, alcuni sono modellati a formare piccoli ovali e altri sono lasciati crescere liberamente. Alcuni lampioni sono intervallati ai cespugli: alcuni creano una luce soffusa e altri sono disposti nel giardino per illuminare di notte la struttura. La facciata esterna della casa è di un rosa pesca, su cui spiccano le persiane marrone scuro delle finestre dei due piani dell'abitazione. Un balcone, con la ringhiera di ferro battuto, si trova al secondo piano, proprio al centro della facciata. Piccoli vasi di gerani rossi si trovano su di questo, e un grande lampione sovrasta la struttura illuminando il tutto. Il portoncino della casa è blindato e di mogano chiaro, un po' usurato dal tempo. Un piccolo gazebo è disposto davanti a questo, con un tavolo con la superficie in vetro e sedie abbinate disposte tutte intorno.

Faccio un respiro profondo e spingo il portoncino e mi fiondo dentro.
Con le mani che tremano e il cuore che rischia di esplodere e le gambe che non riescono a reggermi.
Sento così tante emozioni...

Le emozioni mantengono le nostre vite "vive" siano esse felici o tristi, danno un senso al nostro tempo e ci legano uno agli altri.

Non bisogna avere paura di soffrire, ne tantomeno chiudersi in se stessi ma accogliere le emozioni, stringerle e poi esternarle scrivendo o parlandone con qualcuno. Non possiamo controllare tutto, siamo destinati prima o poi e più o meno intensamente alla malinconia ma non lasciamoci mai trasportare da essa, quando piove forte là fuori scendiamo di casa e apriamo l'ombrello proprio come dovremmo fare quando piove dentro di noi.
Io in primis non sono brava a farlo ma mentre penso a ciò sento il cuore battere meno forte.

Busso alla porta e attendo, dopo pochi secondi qualcuno apre la porta ed è lui... mio padre.
"Alessia..."

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