La verità

Pov's Benjamin
Il fastidioso suono del mio telefono mi svegliò. Ancora con gli occhi chiusi lo presi tra le mani e risposi
- Pronto?.- domandai con voce impastata dal sonno. Appena sentì la voce del mio manager al telefono, mi misi sull'attenti e mi sedetti. Iniziò a parlare, e ad ogni parola, la gioia cresceva nel mio cuore. Ornella nel frattempo si svegliò e confusa si mise a guardarmi curiosa della mia felicità. Chiusi la telefonata ringraziando il manager, poi la guardai e riuscì semplicemente a dire
- Finalmente...- sussurrai entusiasta.

Pov's Ornella
Ero sull'aereo e stava decollando. Dopo tutti questi anni finalmente io e Ben avremmo trovato quello che cercavamo: la felicità completa. Il manager gli aveva comunicato che Federico non era più costretto a state in Argentina per lavoro perché tutte le fan continuavano a volerli di nuovo insieme in una band. Siccome Ben era irremovibile nella sua decisione, avevano deciso di sciogliere l'accordo e far tornare Federico in Italia. Per giunta avevano aperto uno studio dell'ex casa editrice di entrambi, quella per cui lavoravano prima di avere lasciato tutto, a Palermo. Strano direte, ma Palermo in questi anni è diventata una città emergente in Italia, una tra le più importanti. Per farla breve presto Benji e Fede ritorneranno un duo e ci trasferiremo a Palermo. La mia vita finalmente era perfetta, accanto la mia famiglia e con le persone che volevo bene. Non c'era cosa migliore che crescere mio figlio nella mia città, così avrà accanto i suoi parenti, anche se i genitori di Ben stanno ancora a Modena, ma penso si trasferiranno anche qui da noi. In un attimo ci ritrovammo ormai in alta quota, mi girai verso Ben e gli sorrisi stringendogli la mano, pronti a ricominciare una vita perfetta insieme.
Una settimana dopo...
Che giornata stancante. Dopo avere definitivamente sistemato la nostra nuova casa, posso dire che ufficialmente abito di nuovo a Palermo, nella mia città. Un odore troppo strano proveniente dalla cucina, mi obbligò ad andare verso di lui. Appena entrai in cucina scoppiai a ridere quando vidi Ben cucinare qualcosa di non identificato. Restai ad osservarlo, poi ad un certo punto imprecò e disse
- Mi arrendo, stasera si cera fuori.- disse seccatamente girandosi verso di me prima di prendere quello che c'era nella padella e buttarlo. Bene, come immaginavo. Cercai di convincerlo di cucinare io, ma non ci riuscì a causa del suo "volere festeggiare" la nuova casa. Ad un certo punto cedetti e andai a prepararmi, consapevole che avremmo passato una serata al ristorante. Entrai in camera mia e aprì l'armadio, iniziando a frugarci dentro. Ben aveva detto che avremmo cenato in un ristorante esotico, quindi mi sarei messa un vestito estivo da sera. Trovai quello che faceva per me e lo portai in bagno. Era un vestito lungo rosa con dei fiori sul busto e sulla parte finale della gonna, senza bretelle.

Una volta indossato misi un po' di ombretto rosa chiaro e lo sfumai con il nero. Misi un rossetto MAC viola chiaro e legai i capelli i una treccia che avvolsi successivamente in uno chignon. Una volta pronta uscì dal bagno e mi recai all'ingresso, dove Ben mi aspettava anche lui elegante con uno smoking avorio. Mi sorrise e disse
- Sei bellissima. Andiamo?.- mi chiese porgendomi il braccio come un vero gentiluomo. Ricambiai il suo sorriso e afferrai il suo braccio ringraziandolo. Salimmo in macchina e partimmo verso un luogo per me ignoto.

Abbiamo trascorso un'ora in macchina per raggiungere il ristorante, e adesso siamo arrivati. Il posto è davvero stupendo, e c'è un atmosfera calda ed accogliente. Mi sento alle Hawaii, è tutto molto etnico e raffinato allo stesso tempo. Ci sedemmo in un tavolo appartato, sicuramente l'aveva chiesto Benji per avere più tranquillità. Ordinammo un piatto tipico del ristorante e un semplice drink alla frutta esotica, non potevo bere alcolici. Ben aveva deciso di farmi compagnia bevendo come me un drink alla frutta. Iniziammo a cenare, e tra chiacchiere e sorrisi, la serata passò. Non potevo mai immaginare vita migliore di così, con lui. Dopo tutti questi anni, sono crescita, ho imparato e visto tante cose, ho amato e odiato la vita per tutte le cose che mi ha riservato. Oggi come oggi non cambierei mai nemmeno una piccola cosa di quello che mi è successo, anche se ne avessi la possibilità, anche se fosse una cosa negativa e brutta, oppure non sarei qui oggi, in questo ristorante spensierata con mio marito.
Più tardi...
Pagammo e uscimmo dal ristorante, salendo in macchina. Stavamo tranquillamente percorrendo da dieci minuti l'autostrada, quando ad un certo punto vidimo una luce fastidiosa che veniva sempre più avvicinandosi a noi. In un attimo strabuzzai gli occhi e mi iniziai ad agitare. Qualche secondo dopo capì anche Ben di cosa si trattasse e cercò in tutti i modi di perdere la velocità con cui guidava la macchina e spostarsi da quella traiettoria mortale. Il camion continuava a non fermarsi, e il panico ormai mi aveva sovrastata. Se Ben si fosse fermato sarebbe stato molto peggio, potevamo solo sperare che quel camion contromano si fermasse e che riuscissimo a scampare dalla sua morsa. Ormai eravamo così vicini che riuscimmo a vedere il conducente del veicolo, che faceva dei segni disperati. I suoi freni non funzionavano e non aveva più il controllo del camion. Non poteva ne accostarsi ne fermarsi, e noi non potevamo uscire dalla nostra corsia perché era recintata. Successe tutto in un attimo: la luce dei potenti fari del camion arrivò fino a dentro le nostre ossa, poi buio.
Una flebile luce fece aprire i miei occhi, che con uno sforzo gigantesco riuscirono semplicemente a socchiudersi. Non sentivo il mio corpo, vedevo quasi tutto appannato. Piano piano riuscì a vedere davanti a me quello che c'era, e quando vidi Benji inerme sul suo sedile, avrei voluto urlare, ma niente, non ci riuscì. Cercai di muovermi ma nulla. Una fitta fortissima alla testa mi costrinse a chiudere gli occhi e ricadere in quel buco nero.

Alcune voci attorno a me mi procuravano un fortissimo mal di testa. Aprì gli occhi e ci volle qualche attimo prima che misi a fuoco cosa mi circondava. Le voci cessarono all'improvviso. Le mura spoglie di quella stanza mi fecero venire i brividi, di una cosa ero sicura: mi trovavo in ospedale. Subito mi tornò tutto in mente. Una voce troppo familiare disse
- Dio mio, non ci credo, ti sei svegliata...- sussurrò con voce tremante. Mi girai verso mia madre e confusa le dissi
- Mamma, dov'è Benji? Per quanto ho dormito?- le domandai agitata con le lacrime agli occhi. Mia madre per un attimo rimase interdetta ancora con le lacrime agli occhi, poi un dottore che prima non avevo notato disse
- Signora è normale delirare, dopo due anni di coma è più che naturale. Vede... mentre quella determinata persona dorme in uno stato così lungo di coma, crea dentro la sua mente un'altra vita che lei ha sempre desiderato.- disse rivolto verso mia madre. Che cosa? Due anni? Un coma? Un'altra vita inventata?. No, ero confusa, non è vero...
La porta si spalancò improvvisamente e da li ne entrò Gaia. Si precipitò subito tra le mie braccia e mi strinse a se. Quell'abbraccio... era così vero. Gaia era vera. Mi misi seduta ancora muta e mi girai a destra, li c'era... mio padre. Ma come era possibile? No, non poteva essere vero. Per tutto questo tempo, io avevo dormito e avevo vissuto nella mia immaginazione. Scoppiai a piangere, consapevole che tutto quello che avevo visto e creduto era solo una futile bugia creata dai miei più profondi desideri...

No, non c'è niente da dire.
Vi dico solo grazie di avermi supportato e che si, questa è la verità. Ci sarà ancora un'altro capitolo.

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