XXXXII

James, era proprio lui. Inizialmente Peter ne colse solo la voce, ma bastò a fargli palpitare il cuore. Aggrappandosi alla spalla di Virgil, il ragazzo si voltò e, nonostante la vista annebbiata dalla luce del Sole, riuscì a metterne a fuoco i capelli neri, la lunga giacca rossa e il riflesso dell'uncino. La vedetta strinse la presa intorno alla sua vita e fece un passo indietro. 
"Posso risolvere la situazione una volta per tutte. Non interferite"
Il pirata balzò sul parapetto e un brivido corse lungo la schiena del giovane che si aggrappò immediatamente agli indumenti dell'altro. Non aveva alcuna voglia di farsi di nuovo una nuotata in quell'acqua fredda, già sentiva il fiato venire meno e le ferite lungo il corpo bruciare al ricordo del sale.
"Siete forse impazzito, Signor Sullivan?"
Il corvino non alzò la voce, mantenne un tono pacato, ma severo. Non si mosse, non pareva nemmeno preoccupato che le cose potessero mettersi male molto velocemente. Ciò tranquillizzò Peter e gli permise di analizzare meglio la situazione e capire come poterne uscire senza che nessuno si facesse del male. Sia fisicamente che emotivamente.
"Virgil! Scendi! Parliamone!"
Il Gentleman Starkey si intromise nella discussione, la sua voce era carica di preoccupazione. 
"Non sei in te in questo momento! Disubbidire al Capitano, prendere queste iniziative folli... Non sembri più tu"
Il respiro del pirata si fece pesante, ogni suo muscolo era teso, un solo passo falso e sarebbe saltato giù trascinandolo con sé. La sua stretta gli impediva di svicolare approfittando della differenza di stazza, doveva pensare a qualcos'altro. 
"Sono la persona sbagliata a cui fare questa accusa! Possibile che ancora lo seguiate?"
Urlò e, assicurata la presa, lo sorresse con un braccio solo ed indicò James.
"Lui non è il nostro Capitano! Stiamo obbedendo ad un fantoccio mandato dal Grande Spirito per tenerci intrappolati qui per il resto dell'eternità!"
A un paio dei presenti sfuggirono delle risatine, Peter si dispiacque nel sentire che non prendevano sul serio le parole di Virgil, ma serrò le labbra e non disse nulla a riguardo. Sapeva che l'uomo stava dicendo la verità, ma perché le cose andassero per il meglio non poteva svelare ciò che aveva vissuto, non prima di confrontarsi con James e chiedere il suo parere a riguardo. La vedetta montò di rabbia. 
"Smettetela! Siete accecati dalle sue parole! Nessuna scienza, calcolo errato di rotta o mancanza di fede ci ha rinchiusi qui!"
"Adesso basta"
Nonostante la voce del pirata fosse profonda e poderosa più di ogni altra, ed ogni sua parola venisse spinta dal petto con il calore della viva fiamma, la freddezza nel tono del Capitano la spense in un istante. Era il peggior scenario possibile, Virgil, quell'uomo forte e coraggioso, stava distruggendo sé stesso, istante dopo istante, proprio come la cera di una candela. Si consumava lento ed inesorabile agli occhi di coloro che l'avevano sempre rispettato e trattato da pari, ma, soprattutto, ai propri. Peter doveva agire, prima che il maggiore commettesse qualche follia o obbligasse James ad intervenire in modo deciso per sedare la sua rappresaglia.
"Virgil, il Signor Starkey ha ragione..."
Addolcì il proprio tono ed allentò la presa accarezzandogli piano la spalla tesa. Quantomeno con quel gesto semplice fu in grado di attirarne l'attenzione prima del tutto focalizzata nel sorreggere lo sguardo del corvino.
"Mettimi giù e parliamone tutti insieme. Vedrai che troveremo una soluzione ad ogni problema. Così avete sempre fatto, anche prima che arrivassi io, giusto?"
Lo sentì rilassare le spalle.
"Siamo... Cioè, siete una famiglia. Supererete qualsiasi ostacolo, ma solo se restate uniti"
L'atmosfera si distese, poco a poco, la vedetta lo lasciò andare e, sotto lo sguardo di tutti, lo aiutò a scendere dal parapetto. Il mozzo ormai aveva davvero cominciato ad apprezzare la sensazione di un solido appoggio sotto i piedi. Fece per andare verso il Capitano, ma Virgil lo tenne a sé avvolgendogli una mano intorno al braccio. Lo scambio di occhiatacce che intercorse fra lui e James gli fece accapponare la pelle, la discussione non era ancora finita e, molto probabilmente, non si sarebbe conclusa nel migliore dei modi. 
"Nostromo Smee"
Tutti i presenti drizzarono la schiena e Spugna si avvicinò subito ad Uncino, bianco come un cencio. 
"Sì, Capitano?"
"Procuri una cima ben solida"
"U-Una cima?"
Il corvino fece un profondo respiro. Peter ne vide le iridi offuscarsi leggermente, ma, per fortuna, o più probabilmente per l'autocontrollo del maggiore, non mutarono colore.
"Sono stato fin troppo paziente. Speravo che la nostra ultima conversazione avesse chiarito ogni spiacevole malinteso che si fosse creato fra di noi, ma a questo punto non mi lascia altra scelta, Signor Sullivan. Si prepari al giro di chiglia"
Le unghie della vedetta cominciarono a scavargli nella pelle. La sua mano tremava. Fu Barnabas il primo a mettersi fra loro spezzando quel contatto intenso e velenoso. 
"C-Come? Ca-Capitano non le sembra di esagerare?"
Il malcontento cominciò a serpeggiare fra i presenti, il solo a restare da parte fu l'armaiolo che si spostò in un angolo facendosi piccolo piccolo.
"N-Nemmeno è andato fino in fondo con le proprie intenzioni! Non può essere punito come se avesse commesso un crimine!"
"Virgil, scusati! Sai che il Capitano vuole solo il meglio per noi! Sa quello che sta facendo!"
Mentre il Signor Smee tentava in tutti i modi di persuadere Uncino, Barnabas, Starkey e Clifton si rivolsero direttamente a Virgil, ma entrambe le parti restarono in silenzio senza che vi fosse segno di cedimento. Peter si stupì di quanta discussione avesse creato la presa di posizione del corvino, quando era stato il suo turno di fare il giro di chiglia nessuno dei presenti si era sollevato in sua difesa, anzi, erano stati più che pronti ad ammazzarlo senza remore. Il ragazzo osservò ognuno di loro, ripensò ai momenti passati insieme, a tutto ciò che gli avevano insegnato, non solo sul mare, ma sulla vita, e sorrise amaramente, poi guardò James e si rese immediatamente conto che non era più rivolto verso il proprio sottoposto, anzi, a dirla tutta sembrava lontano da ciò che lo circondava. Stava guardando lui. Per un attimo il fulvo rimase confuso, ma, poco dopo, il corvino mise la mano buona nella tasca del proprio cappotto e, immediatamente, da essa giunse un ticchettio assordante e, negli intervalli tra un rintocco e l'altro, un campanellino.  A parte loro, nessuno dei presenti parve sentirlo, infatti proseguirono con il loro chiacchiericcio, ignari di ciò che stava capitando. Il pegno, ecco dove lo teneva. 
"Non intendo eseguire gli ordini di un uomo che non sia il mio Capitano"
Detto ciò, Virgil tentò di trascinarlo in acqua, ma Peter si mantenne saldamente in piedi e, nonostante la differenza di stazza, il maggiore non fu in grado di smuoverlo nemmeno di un centimetro. Sotto lo sguardo attonito del resto dell'equipaggio, il pirata fece diversi tentativi, provò perfino a sollevarlo di nuovo sulla spalla, ma nulla, Peter restò immobile, irremovibile. 
"Ammutinamento"
A quella parola, il mozzo si abbassò e fece lo sgambetto alla vedetta che, ancora confuso e sbilanciato dalla propria mole, finì in mare. Tutti i presenti si sporsero per vederlo risalire dal pelo dell'acqua, ma il fulvo invece raggiunse subito il Capitano il quale era già pronto, pistola alla mano, braccio teso verso il mare.  Non appena Virgil fosse risalito per respirare sarebbe stata la fine per lui. Raggiunto il corvino, fece per abbassargli il braccio, ma questi gli puntò contro l'uncino.
"Sanguini... Se ti avesse gettato in mare per fuggire non saresti sopravvissuto alla traversata. Merita di morire"
Il giovane arrossì. Stava sul serio per uccidere uno dei propri uomini per lui, certo, se l'avesse fatto solo perché l'altro gli aveva mancato di rispetto, sarebbe stato insensato, ma quella ragione era del tutto folle. Con dolcezza, Peter prese la parte curva della protesi e fece abbassare lentamente il braccio al maggiore per poi farglisi più vicino e abbracciarlo. 
"Non ucciderlo..."
Parlò a bassa voce.
"Uncino lo farebbe"
Il tono di James giunse caldo al suo orecchio.
"Non lo farebbe per me. E tu non sei Uncino"
Strinse i lembi della sua giacca e, poco dopo, quando il pirata riemerse a diversi metri dalla Jolly Roger, nuotando verso riva, il Capitano abbassò la propria arma e si rivolse alla ciurma, risollevata nel vedere il proprio compagno allontanarsi sano e salvo. 
"Preparate la scialuppa. Io e Peter dobbiamo partire, è ora di andare a casa"
James gli avvolse un braccio intorno alle spalle e si avviò verso la propria cabina portandolo con sé, Peter non oppose resistenza e lo seguì in silenzio, ma, prima che potessero varcarla, il Signor Starkey parlò. 
"E Virgil? Non possiamo lasciarlo qui!"
"Ha fatto la sua scelta"
E, detto ciò,  il corvino richiuse la porta della cabina dietro entrambi. In un istante, le labbra di Peter furono ghermite ed il suo corpo accompagnato fino al letto di James dove venne adagiato e cominciò a sporcare le lenzuola di sangue fresco. 
"Mi dispiace... Mi dispiace..."
Il maggiore lo accarezzò e gli tolse le bende sporche passando con le dita il contorno di ogni ferita quasi fossero state inflitte al proprio cuore. Pianse, si scusò innumerevoli volte e il giovane lo lasciò fare, aveva chiaramente bisogno di sfogarsi.
"Temevo di averti perso..." 
"Non accadrà mai"
James si accasciò tra le sue braccia e Peter lo accolse con dolcezza, gli accarezzò i lunghi boccoli, la vita, le gambe attraverso la giacca e, infine, quando giunse più in basso, infilò la mano nella tasca. Con rapidità, prese il pegno e lo nascose nella propria manica, nello stesso istante in cui il corvino si piegò di nuovo rubandogli un altro bacio.  

Freddo. Sempre più freddo. Il tocco di Peter lo aveva abbandonato, il calore delle sue mani, poi le coperte del letto, la sicurezza confortante della propria cabina, la familiare vista della Jolly Roger, il rollio della scialuppa sulle onde e, alla fine, la sabbia ghiacciata dall'inverno perenne. La terra ferma non apparteneva più a James da molto tempo ormai, così come la folta vegetazione che ora gli bloccava il passaggio e quella strana sensazione di disagio nell'avere il fulvo accanto a sé e non poterne neppure sfiorare la mano. Sin da quando aveva riottenuto il proprio flauto, il ragazzo non aveva smesso di fissarlo neppure per un momento, non aveva voluto salutare nessuno dell'equipaggio né aveva permesso a chiunque di toccare lui o lo strumento, si era anche rifiutato di suonarlo in mare, ma adesso sembrava tornato un po' lucido e ciò significava che erano sulla strada giusta. Voltandosi verso il Gentleman Starkey, il corvino gli fece un cenno del capo e questi annuì e remò indietro verso il veliero lasciandoli soli. Era fondamentale che tutti i componenti della ciurma fossero a bordo una volta giunto il momento decisivo o ogni sforzo non sarebbe valso a niente.
"Allora, Peter... ora puoi pure..."
Una prima nota. Le labbra del fulvo si strinsero vicino alle imboccature. Non titubò, né mostrò incertezze, fu come se quella melodia non lo avesse mai abbandonato, come se ogni giorno dalla sua cattura non fosse mai trascorso. Per un po' sembrò non cambiare nulla, ma poi James percepì del vento caldo lungo la guancia e, la neve che ricopriva ogni cosa intorno a loro cominciò a sciogliersi. Sotto i piedi di Peter nacque un rigoglioso ciuffo d'erba smeraldo. 
"Peter..."
Il ragazzo non si fermò dall'esecuzione e cominciò a camminare. Non solo alle sue spalle, ma lungo la via tornò l'estate, tanto che James dovette aprire la giacca per evitare di soffocare. La strada era chiara ed ogni arbusto si scostava per lasciarli passare. Il corvino avrebbe voluto parlare con l'altro un'ultima volta, ma il giovane sembrava così concentrato. Temette che, distrarlo o costringerlo a smettere, avrebbe interrotto l'incantesimo riportandoli al punto di partenza. Partiti dalla baia dei pirati, fiancheggiarono il fiume più grande dell'Isola Che Non C'è e si diressero nell'entroterra. Da lontano James riuscì a scorgere la zona in cui si trovava la tana del coccodrillo e, senza che potesse farci nulla, la pelle della cicatrice cominciò a tirargli sotto l'uncino. Quello che aveva detto in passato al fulvo era vero, quella menomazione non significava nulla per lui, ma per Uncino era l'indelebile ricordo della prima sconfitta subita e, presto, quella sarebbe stata l'unica verità a contare davvero qualcosa. Un rumore nel fogliame. Erano i Piccaninny,  l'intero villaggio per l'esattezza. Non solo i perlustratori, questi ultimi celavano abilmente ogni minimo rumore, ma anche bambini e anziani. La tribù restava compatta osservando il loro percorso da una debita distanza. James recuperò la piuma azzurra ottenuta da Giglio Tigrato e se la fissò all'occhiello, meglio evitare che a qualcuno degli arceri venisse l'idea di mettere fine al suo viaggio proprio sul più bello. In un istante, la principessa si fece avanti e, dopo aver gettato uno sguardo a Peter ed avergli sorriso, carica di gioia e speranza, si affiancò al corvino che riassunse rapidamente la propria compostezza. 
"Cosa volete? Non provate a fermarci"
"Nemmeno per sogno! Il Grande Spirito vi aspetta, vogliamo accompagnarvi fino all'ingresso"
James sospirò. La cosa non gli andava molto a genio, la presenza dei pellerossa lo rendeva inquieto.
"Peter ha riportato l'estate in questo gelido inverno perenne, proprio come al suo arrivo. Può non avere lo stesso aspetto di prima e pensare di poter essere qualcun altro, o qualcos'altro, ma non potrà mai cambiare chi è davvero"
"Ti sbagli!"
Il tono giulivo e soddisfatto con cui l'altra sputò quelle idiozie lo mandò ai nervi. Cercare di essere migliori, di sentirsi a proprio agio con sé stessi era un processo sano e naturale. Il cambiamento è parte della vita e restare ancorati per sempre al passato porta solo alla sofferenza e al rimpianto.
"Sei solo un vecchio stoccafisso. Non sai proprio niente di niente su Peter, né su ciò che lo attende"
Invece James lo sapeva bene, per questo aveva fatto di tutto per lasciarsi alle spalle Uncino, l'uomo crudele che era, e sperò di aver trasmesso questo desiderio di cambiamento anche a Peter. Voleva vederlo crescere, andare oltre Pan ed essere libero di decidere per sé. Solo immaginare quali cose straordinarie, o meravigliosamente ordinarie, avrebbe sperimentato al di fuori di quell'Isola immutabile, lo rendeva davvero felice e, se la situazione fosse stata diversa, forse sarebbero potuti essere fianco a fianco in ognuno di quei momenti, ma non era destino. Camminarono a lungo, mano a mano che proseguivano, il fiume iniziò a restringersi, ma, non appena furono alle pendici del monte, esso si aprì in una piccola pozza circolare ed infine sparì in un'insenatura nascosta fra le rocce. La fonte. Il Sole era ormai calato e solo le torce degli indiani facevano luce nell'oscurità. Peter non aveva ancora smesso di suonare né mostrava segni di stanchezza, giunto al capolinea, fece un salto e salì su una roccia, da lì si rivolse alla cima della montagna e poi più in alto, verso il cielo. L'acqua della sorgente, nera nel buio della notte, cominciò a farsi dorata e, nella volta stellata, la luna si posizionò proprio al di sopra del pelo dell'acqua riempiendolo con la propria luce. Quando i bordi della pozza combaciarono perfettamente con i raggi argentati, il giovane uscì dalla trance e per poco non cadde dalla roccia.
"Peter!"
James fece per andare a sorreggerlo, ma Giglio Tigrato lo anticipò. Per un momento, il giovane rimase immobile a riprendere fiato, ma poi si tirò su, mise il flauto nella cintura e, allontanata l'indiana, lo raggiunse.
"Ci siamo..."
Sorrise.
"S-sì..."
Non riuscì nemmeno a fingere che quella notizia lo rendesse anche un minimo felice.
"Andiamo, è ora di riportarvi a casa"
Peter non parlava più come se avesse potuto andare con loro, sembrava che sapesse ciò che c'era ad attenderlo. Il fulvo prese la sua mano e fece per portarlo nell'acqua, ma James si fermò.
"A-aspetta..."
I loro sguardi si incrociarono, con quella luce alle spalle il giovane sembrò brillare come una stella.
"Tu... hai parlato con il Grande Spirito?"
Persero entrambi il sorriso.
"Cosa?! Perché non me lo hai detto?!"
Fece per lasciarlo andare e controllare il pegno nella propria tasca, ma Peter si lasciò cadere a peso morto all'indietro nel tentativo di trascinarlo in acqua. James lo mantenne sollevato, ma a fatica.
"P-Peter! Tirati su! Dobbiamo parlare!"
"È troppo tardi per le parole... Adesso!"
Il corvino sentì una pressione alle spalle e la risata di Giglio Tigrato. Sbilanciato, il pirata cadde in avanti e, una volta immersi, entrambi vennero trascinati sul fondo, saldamente ancorati l'uno all'altro dalle mani unite. La luce divenne sempre più forte, James chiuse gli occhi per non venirne accecato. L'ultima cosa che riuscì a scorgere, fu l'espressione triste di Peter. Riaperti gli occhi, era nel buio, la mano tesa davanti a sé alla ricerca della presa del ragazzo che però non c'era. Si alzò a sedere e si rese conto che, in effetti, una fonte di luce c'era poco più avanti, ma era oscurata da una figura che se né stava in piedi davanti a lui.
"Era ora. Alzati"
Uncino. Abbassato il capo, James fece come ordinato.
"Bel lavoro. Ci hai messo un po' troppo, ma l'importante è essere arrivati qui"
A poca distanza, in parallelo a loro, si sprigionò una luce brillante e, poco dopo, disteso a terra, comparve un ragazzino ad entrambi molto familiare. Capelli biondissimi, spettinati, viso dolce tipico di quei combinaguai che, quando riposano, sembrano perdere la propria sfrontatezza. Aprì gli occhi verde smeraldo, si mise a sedere stiracchiandosi come dopo un lungo pisolino e sorrise loro.
"Capitano!"
Balzò in piedi e li raggiunse portandosi subito davanti a Uncino.
"Sono pronto, Capitano! Quali sono i suoi ordini?"
James osservò la freddezza del corvino mentre si voltava, rivolgendosi alla fonte di luce.
"Andiamo"
Iniziarono ad avviarsi. Uncino, composto ed elegante, e Pan alle sue spalle, emozionato, pronto ad una nuova vita. James, rimasto indietro, sentì il petto dilaniato da una morsa mentre osservava l'ombra ai piedi del ragazzino e la disperazione con cui tentava invano di farsi sentire.

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