XXXX

Era stato tutto parte del suo piano. La punta del pugnale affondò nel legno con un suono secco. Estrarlo diventava sempre più semplice, rilanciarlo di nuovo contro la parete della stiva, sempre meno soddisfacente. Centrò lo stesso punto, ancora ed ancora osservando la crepa allargarsi, correre attraverso il marcio. Avrebbe voluto essere solo per sfogare davvero la propria frustrazione con un grido liberatorio, tanto nessuno lo avrebbe sentito, ma non lo era. Il respiro della prigioniera alle sue spalle ed il modo insistente con cui continuava a chiamarlo lo stava mandando fuori di testa. Quell'intrusa si comportava come se si conoscessero e, nonostante si trovasse sul bordo di un precipizio, alla mercé del nemico, era serena, amichevole. Tentava di attirare la sua attenzione, ma Peter aveva ben altro per la testa. Non era in grado di concepire come, sin da quando si era fatto scoprire da una sirena di passaggio, avesse permesso a James di organizzare il rapimento di quell'indiana. La frustrazione del corvino, il nervosismo e l'ansia generale della ciurma, il fatto che l'avessero spostato alla postazione di vedetta, tutti i preparativi in vista della notte prima, era stato tutto calcolato. Sedendosi amareggiato, il fulvo non poté fare a meno di chiedersi quale destino il Capitano avesse in serbo per lui. Visto quanto in là si spingevano le macchinazioni del maggiore sarebbe stato impossibile saperlo, la sola cosa certa era che, a causa di un errore commesso dal Signor Starkey, l'obiettivo non era alla portata, qualcosa sarebbe potuto andare storto. 
"Peter! Finalmente ho capito tutto!"
Il mozzo drizzò le orecchie e si voltò verso la gabbia. Per un momento temette di aver riflettuto ad alta voce rivelando all'altra tutti i propri dubbi. Cercò di ricordare se l'avesse fatto o meno, ma fu abbastanza sicuro di no. 
"Non ho idea di cosa pensi di aver capito, ma sei fuori rotta"
I suoi occhi scuri brillavano speranzosi.
"Ti sei fatto mettere di guardia per potermi liberare senza che ti scoprissero! Quando hai capito che erano stati loro a farti crescere hai deciso di infiltrarti nella ciurma di Uncino per trovare il pegno! Una volta recuperato tornerai normale e sferrerai loro l'attacco definitivo!"
Il ragazzo si alzò subito e si portò alle sbarre di scatto facendo spaventare la principessa che si schiacciò contro il fondo della gabbia. 
"Sta zitta! Non dire nemmeno una parola su come sono cresciuto!"
Tirò un pugno al coperchio in metallo producendo un suono secco che rimbombò in tutta la stiva. 
"Pan avrà anche passato molto tempo fra voi indiani, magari lo considerate un amico, un eroe, il messaggero del Grande Spirito, ma io non sono lui! Conosco la vostra cultura, ma siete solo degli estranei con cui non ho nulla a che fare!"
Nello sguardo terrorizzato e confuso della fanciulla, Peter vide riflessa solo una figura nera, indistinta e si fece indietro. Stava cominciando a soffocare, per quanto la stiva gli fosse familiare, sentiva di non appartenervi più. Il suo giusto posto non erano quelle tenebre, dove poteva solo girovagare senza alcuno scopo, ormai faceva quasi parte dell'equipaggio ed era con loro che voleva stare. In cucina con il Signor Clifton, in armeria a sventrarsi i muscoli spostando munizioni, sulla cima dell'albero maestro con Virgil, steso sotto un cielo stellato, con James. Se solo fosse stato degno di essere considerato un pirata avrebbe potuto rifiutarsi di eseguire quell'ordine e la spina nel fianco sarebbe stata affidata a qualcuno altro, invece era bloccato lì. 
"Sei... strano..."
Sospirò seccato.
"Se stai... solo fingendo per un gioco... sei davvero, davvero bravo"
Non fu facile mantenere la calma, era come avere a che fare con un disco rotto.
"Non fingo un bel niente. Smettila di parlarmi"
Un singhiozzo, poi un altro. Peter scosse la testa.
"Piangi finché vuoi. Questo non ti farà uscire prima di qui"
Giglio Tigrato si sporse di nuovo verso la sua direzione e lo osservò, il trucco da battaglia a tingerle il volto cominciò a colare trascinato dalle lacrime in una maschera porpora e nero. 
"T-Tu non sei Peter Pan..."
Sentirsi dire quelle parole gli rallegrò il cuore. Finalmente, se anche una persona apparentemente vicina a Pan era ora in grado di distinguerli allora poteva davvero considerarsi libero da quella presenza schiacciante. Sorrise. 
"Te l'ho già detto, ma mi fa piacere che tu l'abbia ammesso ad alta voce"
"N-No... non capisci! Tu dovresti essere lui, ma non lo sei!"
Ora era lui quello confuso. 
"Che intendi dire?"
"Se l'incantesimo che hanno usato è quello che penso, tu dovresti essere semplicemente cresciuto! Dovresti ricordarti di me! Invece niente! Non hai più memoria del tuo passato!"
E lui stava pure ad ascoltarla. Stava vaneggiando nel tentativo di distrarlo. 
"Sì che ce l'ho! Io so le stesse danze indiane, sono bravo con il coltello! Ricordo che ho combattuto con Uncino! Che ho passato del tempo al tuo villaggio dove fumavo con il capo!"
"Ah sì?! Se davvero è questa la verità, dimmi il nome di mio padre!"
Bianco. Peter fece di tutto per ricordarlo, ma non ci riuscì, a dirla tutta gli fu impossibile metterne perfino a fuoco il viso. Ci rifletté per un bel po', in quel silenzio gli unici ricordi che gli tornavano alla mente erano sulla Jolly Roger, ma prima di quel periodo niente. 
"Ricordi i bimbi sperduti?!"
Pan era il solo bambino sull'Isola Che Non C'è, a parte quelli della tribù dei Piccaninny. Stava cominciando a sentirsi seriamente preso in giro. 
"Che mi dici di... Wendy?"
Se all'inizio il tono di voce di Giglio Tigrato era stato furibondo, mano a mano che le sue domande procedevano andava addolcendosi e preoccupandosi. Peter però era in una condizione ben peggiore, quelle informazioni, quei nomi, non gli dicevano assolutamente nulla, non c'era niente prima della cattura e dell'arrivo sulla Jolly Roger, ma doveva esserci, per forza.
"Tri...Trilli?"
Il suono di un campanellino vicino all'orecchio lo fece distrarre e scosse la testa per scacciarlo. 
"Hanno commesso un errore! Non so di che genere, ma ti sta cancellando la memoria! Ti prego Peter, devi recuperare il pegno! Devi distruggerlo prima che..."
Il fulvo si alzò in piedi. 
"Se non ricordo queste cose significa che non erano così importanti, nemmeno per Pan..."
"Sì che lo sono! Sono la tua vita, Peter! I tuoi amici! La tua famiglia! Se ti ricordassi anche un minimo di tutto ciò che abbiamo condiviso insieme non ci penseresti due volte ad aiutarmi a scappare!"
Adesso si spiegava ogni cosa. Quell'ultima frase, il tono con cui l'altra la pronunciò, la disperazione nei suoi occhi, il tremolio nella voce. Non era solo la fiducia riposta in un amico, per quanto affezionato, era il terrore di avere davanti la persona amata, ma di non poterla raggiungere, la paura di averla perduta per sempre. Peter si chiese come non fosse stato in grado di accorgersene prima, era così lampante che finì per sentirsi un completo stupido. Finalmente sapeva perché James gli avesse affidato la custodia della prigioniera, non era un compito per vedere come avrebbe reagito lui, ma Pan. Se la sua presenza fosse stata ancora forte, così come i suoi sentimenti verso la fanciulla, il marmocchio avrebbe preso il sopravvento per liberarla, invece nulla, nemmeno un accenno o un bagliore ad indicarne la presenza. Che feccia. Peter finì per dispiacersi, l'amore non corrisposto era davvero triste, ma meglio la verità, anche se dolorosa, del vivere in una menzogna.
"Io appartengo a Uncino, l'equipaggio della Jolly Roger è la mia famiglia. Io non sono Pan e noi non abbiamo mai condiviso niente. Non provo nulla per te"
Cominciò ad avviarsi verso l'uscita, il pianto di Giglio Tigrato alle proprie spalle.
"Peter! Peter torna in te! Ricordami!"
Nulla. Dannato ragazzino senza cuore. Sporgendosi dalla porta, il mozzo incrociò lo sguardo di Barnabas, seduto sulle scale d'ingresso al livello superiore. Puzzava di sangue.
"Va tutto bene? Sei ferito?"
Scosse la testa.
"Ho solo medicato Virgil. Hai bisogno del Capitano Hook?"
Giusto. Con tutto quel trambusto Peter non era ancora passato dalla vedetta per sincerarsi delle sue condizioni. Sarebbe andato a trovarlo volentieri, ma non poteva lasciare la stiva. Forse non avrebbero più avuto occasione di chiarirsi e questo gli strinse il cuore.
"Sì, per favore" 
Aveva bisogno di vedere il corvino, di stringerlo ancora una volta poi avrebbe agito.

James non ebbe nemmeno il tempo di varcare la soglia della stiva che venne afferrato per il polso e trascinato all'altro capo della nave, lontano dall'unica fonte di luce. Trovò quasi assurda la forza fisica di Peter e si sentì fortunato a non averlo mai dovuto affidare al Signor Porter. Lavorare come carpentiere lo avrebbe reso fisicamente inarrestabile. Non che avesse qualche ragione di cui lamentarsi, il ragazzo aveva superato qualsiasi sua aspettativa eppure, ora che stava giungendo il momento di raccogliere i frutti del proprio lavoro, il corvino non si sentì appagato quanto avrebbe immaginato.  
"Capitano"
La voce del fulvo giunse fredda alle sue orecchie, ne cercò lo sguardo nelle tenebre, disperato, ma non lo trovò. Restando voltato verso la prigioniera, il minore lasciò la presa e, serio, posò la mano su una delle casse vicine cominciando a picchiettarvi sopra. 
"Peter, io..."
Il minore si portò più vicino, l'indice contro le labbra per intimargli il silenzio, poi picchiettò di nuovo. Fu allora che il pirata capì, l'altro stava comunicando con lui tramite il sistema a intervalli che utilizzavano a bordo da ancor prima di finire sull'Isola. Era rudimentale, frasi brevi, semplici e chiare, ma più di quanto avrebbe dovuto conoscere. Sorpreso, fu sul punto di interrogare il giovane, impossibile pensare che qualcuno a bordo glielo avesse insegnato, era stato chiaro a riguardo. Era il solo modo che avevano per organizzarsi senza che lui potesse origliare. Furibondo usò il proprio uncino per colpire la fascia metallica di una botte.
"Come fai a saperlo usare? Chi è stato?"
Sussurrò a denti stretti. 
"Vi ho visto, ho imparato"   
Peter si indicò l'orecchio, poi la gabbia della principessa indiana. Il corvino sospirò e annuì. Imparare come parlare in segreto, senza dover saper leggere o scrivere l'alfabeto comune, ovvio che il ragazzo avesse appreso quel metodo così velocemente. Lo assecondò. Doveva trattarsi di qualcosa di importante di cui la loro ospite doveva restare all'oscuro, carino che, pur di eseguire l'ordine di non perderla mai di vista, il giovane avesse escogitato quell'alternativa. 
"Dimmi"
"Pan non esiste più"
Era assurdamente frustrante essere così vicino al fulvo senza che questi gli permettesse di guardarlo in volto.
"Non la libererà. Perché vuoi che lo faccia? Cosa vuoi da lei?"
Si sentì accendere come una fiamma, Peter aveva già capito il prossimo passo da compiere. Lo obbligò a voltarsi verso di sé, i suoi occhi verdi erano in tempesta, lo fecero fremere in profondità nell'animo. Ogni cosa sembrò perdere importanza, compresa la situazione in cui si trovavano, James non poté più trattenersi e portò il mozzo a sé rubandogli un lungo bacio. A differenza delle volte passate, non vi fu una risposta carica di calore, le mani del ragazzo non lo avvolsero e le sue labbra restarono serrate, ma, nonostante ciò, non lo scacciò. Si separò da quel contatto gelido, aveva un vuoto crescente nell'animo.
"Se vuoi una risposta a questa domanda non ti resta che provare..."
Peter lo inchiodò alla parete. Si era davvero fatto alto. Non si sottrasse, sapeva di meritare quel genere di trattamento, non aveva paura che l'altro volesse ferirlo, non lo avrebbe mai fatto. Tutta quella rabbia, frustrazione, profonda tristezza, erano più che giustificate, aveva tradito la sua fiducia, agito alle sue spalle ed ancora non aveva smesso di farlo, non poteva smettere di farlo. Il piano doveva procedere ed era rimasto un passetto, solo uno ed ogni cosa sarebbe andata per il meglio. 
"Ho affrontato gli intrusi da solo. Mi hai preparato per questo. Per cos'altro devo essere pronto?"
"Io non... non posso..."
Si voltò, il peso di quelle iridi, benché avvolte nelle tenebre, stava diventando insostenibile. Uno sguardo di sfida, così diverso da quello di Pan, non vi era sfrontatezza, ma determinazione, una forza d'animo che bruciava più del Sole. 
"Quando dovrei liberarla?"
Sentì le lacrime premere, ma le scacciò via. Ancora un passo, solo uno. 
"Non appena otterremo un lasciapassare indiano"
La presa del giovane venne meno. 
"Agli ordini, Capitano"
Era tornato calmo, ma questo non aiutò il corvino a sentirsi meglio.  
"Peter"
Lo richiamò a sé, ma quest'ultimo rimase di spalle. Per quante volte provasse a ripetersi di star facendo ciò che era giusto, che nulla era più importante del raggiungimento del proprio obiettivo, furono solo pensieri vuoti, privi di qualsiasi rassicurazione. 
"Io... noi..."
"Andrà tutto bene, Capitano. Mi fido ciecamente di lei, so che farà ciò che deve"
Il loro reciproco saluto fu solo un sorriso amaro, un'immagine che rimase fissa nella mente del corvino durante la restante notte insonne. La campana d'allarme della Jolly Roger non bastò a buttarlo giù dal materasso. Aveva gettato via gran parte della giornata a rimuginare, era stanco e perfettamente consapevole di ciò che vi era ad attenderlo sul ponte. Non perse tempo a sistemarsi, tenne perfino addosso gli stessi abiti della sera precedente ed uscì sotto i raggi del mezzogiorno. Lui era lì, accovacciato sul ponte della Jolly Roger, sofferente più che mai mentre la sua pelle chiara veniva martoriata dal Sole.
"Capitano! L'ha lasciata scappare! Lo sapevo che non dovevamo fidarci! L'avevo avvisata!"
L'armaiolo aveva un ampio sorriso carico di soddisfazione, che i suoi continui dubbi su Peter fossero appena stati confermati doveva farlo sentire davvero bene. Il resto dell'equipaggio non sembrava affatto propenso ai festeggiamenti, lui stesso ancora meno. Portandosi vicino all ragazzo, gli si inginocchiò accanto, allungò un lembo del mantello e gli fece ombra sul viso. Aveva le labbra serrate, tentava in tutti i modi di non lasciarsi scappare neanche un gemito. Fosse stato lucido si sarebbe reso conto di quanto importante fosse stato il suo veto di uscire durante il giorno, ma il dolore era chiaramente troppo forte, questo giocava a loro vantaggio.
"Ce l'hai?"
Allungando a stento il braccio, ormai rosso e gonfio, il mozzo gli porse una lunga piuma azzurra. James la prese nella mano buona, la osservò per un momento e sorrise. Il lasciapassare di Giglio Tigrato. Come previsto.
"Sapevo che glielo avrebbe dato nel caso in cui fosse voluto fuggire con lei..."
Immaginare quell'evenienza lo fece arrabbiare, ma, rendersi conto che non si era realizzata, che l'altro era rimasto lì, con lui, coscente di ciò che lo attendeva, lo rese felice. Ora avrebbero potuto muoversi sull'Isola senza venir attaccati dai pellerossa, tutto merito dei sentimenti non corrisposti di una stupida ragazzina. Restava solo una cosa da fare, poi avrebbero chiuso la partita.
Il nostromo Smee gli fu presto accanto.
"Capitano, stiamo aspettando. Dia l'ordine"
Fu sul punto di farlo, ma si bloccò. Era necessario, lo sapeva, ma il pensiero di mettere a rischio la vita di Peter lo fece tentennare.
"Ca...Capitano..."
Abbassò lo sguardo e le iridi verdi del giovane bastarono a fargli comprendere ciò che, a causa del dolore, non era in grado di dire. Fallo. Sospirò e sollevò il capo.
"Preparate la cima..."
Si alzò in piedi privando il mozzo della propria protezione.
"... per il giro di chiglia"
Avrebbe voluto occuparsi personalmente di legare Peter, in modo che fosse ben saldo e i nodi non corressero il rischio di slegarsi spingendo il suo corpo nelle profondità del mare, ma c'era qualcun altro a bordo a cui andava affidato tale compito. Voltandosi verso l'ingresso ai livelli inferiori, fece cenno al Signor Sullivan di avanzare. Sul viso cupo della vedetta, la ferita fresca che gli aveva procurato era nascosta da un panno intriso di sangue. Nessuna pietà, Virgil era pronto a gettare colui che tanto aveva professato di amare tra i flutti, scarnificarne le membra contro la chiglia della nave al punto che, una volta risalito il corpo, nessuno avrebbe saputo dire se il giovane fosse ancora vivo o ormai morto. Mettendo la mano in tasca, James appoggiò il dito sopra il meccanismo dell'orologio, era pronto.
"Per il tuo tradimento..."
Non abbassò di nuovo gli occhi su di lui, non ne ebbe la forza.
"Sarai gettato in mare, verrai trascinato da un lato all'altro della Jolly Roger contro la chiglia, in immersione forzata"
Non era facile sopravvivere, soprattutto a causa della presenza dei cirripedi sul fondo del vascello. Normalmente, una volta tornati a terra, impiegavano giorni e giorni prima di riuscire a staccarli tutti, ma, da quando Peter era arrivato a bordo, non avevano più avuto la possibilità di attraccare. Lì sotto ci doveva essere una distesa immensa, strati e strati di quei maledetti crostacei dal guscio frastagliato, praticamente una grattugia acuminata che avrebbe potuto ridurre un corpo in mille pezzi.
"Verrai trainato dall'intero equipaggio..."
Anche la velocità giocava un ruolo importante in quella tortura, un tiraggio troppo veloce e la forza di strofinamento applicata contro la chiglia sarebbe stata ancora più violenta, ma procedere troppo lentamente avrebbe potuto affogarlo. Con tutta la calma possibile, assicurandosi che il mozzo fosse sempre esposto ai raggi del Sole, la vedetta concluse la preparazione e, sollevando Peter da terra, lo costrinse a mettersi in piedi sul parapetto. James ricordò quell'infausta notte in cui il giovane era finito fuori bordo, lo sguardo che scambiò con il Signor Sullivan gli fece capire che anche lui aveva avuto lo stesso pensiero. Il mozzo barcollava dolorante, tentava di farsi ombra per non rischiare di cadere prima di ricevere l'ordine, ma era allo stremo. Ciascun componente dell'equipaggio afferrò un lembo della cima, meno che James. Avvicinandosi al minore, il Capitano portò le labbra vicino al suo orecchio e, con la voce spezzata, gli diede il proprio ordine.
"Sopravvivi, Peter"
Gli occhi vispi e luminosi dell'altro. Per un secondo fu sul punto di cambiare idea, lasciar perdere quella sciocchezza del giro di chiglia e rinchiuderlo di nuovo nella gabbia, magari nei propri alloggi, per l'eternità. Fu allora che il ragazzo gli sorrise e piegò il capo in un cenno di assenso.
"Agli ordini, mio Capitano"
Si tuffò e l'acqua gelida lo inghiottì.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top