XXXVI
Nessuno come James era in grado di svicolare da una discussione. Uno sguardo e tutte le preoccupazioni di Peter sul campanellino misterioso che aveva sentito erano state dimenticate in favore di meravigliosi racconti sulle stelle. Il ragazzo non aveva idea di quanto l'astronomia fosse fondamentale nella navigazione, tramite la volta stellata e i suoi segreti era infatti impossibile smarrirsi. Ogni astro, anche il più insignificante, era parte di un disegno più grande e quelle costellazioni non erano altro che i protagonisti di storie straordinarie, così memorabili da meritare di venir incise nell'eternità. Non aveva mai sognato nulla di simile, nemmeno con la propria fantasia di bambino. Gli indiani della tribù dei Piccaninny gli avevano spiegato che le stelle erano un altro modo con cui il Grande Spirito comunicava con loro, ma praticamente ogni cosa esistente aveva la medesima funzione. I pirati invece sì che davano un vero valore a tutto, una certa pianta poteva insaporire un piatto o curare delle ferite e le stelle non erano qualcosa di vacuo o sovrannaturale, ma una bussola.
"... e poi, per salvare il proprio amato Ganimede dalle ire della moglie, Zeus lo condusse nel cielo. Essendo il giovane un coppiere, portò con sé un otre colmo d'ambrosia, ed ecco che divenne..."
Il maggiore lo disegnò con la punta dell'uncino.
"... la costellazione dell'acquario"
Il mozzo sorrise.
"Zeus lo voleva tenere vicino, per questo l'ha portato lassù"
Era amore, adesso poteva riconoscerlo, quel sentimento così forte da durare in eterno, sconfiggere la morte ed il tempo stesso. Si voltò verso James.
"Già. Inoltre, il fatto che possiamo vederlo così bene, ci fa capire che siamo in pieno inverno"
Se fosse riuscito a dimostrarsi degno del corvino l'amore li avrebbe uniti per sempre e la loro storia sarebbe rimasta immutabile nonostante tutto, proprio come le costellazioni. La voce del suo Capitano lo cullava e carpiva ad ogni sillaba pronunciata, ma ciò che voleva davvero ascoltare, le preoccupazioni del suo animo, restavano sigillate dietro quella maschera inscalfibile. C'era di vantaggioso che, ai suoi tentativi di scavare un po' più a fondo, seguivano sempre dei baci ed essi erano di quanto più sincero potesse ricevere. L'alba arrivò troppo presto, crudelmente strappò Peter da quella situazione idilliaca riportandolo alla realtà, all'avvicinarsi dell'inevitabile notte seguente. A dirla tutta forse era stata davvero veloce, ma spesso gli era capitato di veder trascorrere dei giorni in un battito di ciglia ed altri sembrare infiniti. In passato non si era mai preoccupato di una cosa simile, nemmeno quando aveva cominciato la sua vita come recluta della Jolly Roger. Il lavoro, la stanchezza, l'infinità di cose da fare e ricordare lo avevano tenuto impegnato e poi non sempre era stato bene e, chiuso nella stiva, rendersi conto dello scorrere dei giorni era impossibile.
"Non avevo mai visto l'inverno durare così a lungo. Mi confonde, non saprei nemmeno dire da quanto tempo sono qui a bordo"
"Ha importanza? Tanto sull'Isola Che Non C'è il tempo è fermo, i giorni passano, ma nessuno di noi invecchia"
"A parte me, anche se è stato solo per una notte"
Sorrise ripensando a tutta la strada fatta fino a quel punto. Era stata dura, il suo corpo solcato da cicatrici lo testimoniava, i ricordi di ogni difficoltà superata rivestivano la sua pelle un tempo intonsa. Erano i premi per essere uscito vittorioso da ogni prova, a testa alta, più forte. Spostandogli una ciocca di capelli con l'uncino, il pirata gliela portò dietro l'orecchio.
"Tu non hai ancora smesso di crescere, c'è così tanto che devi scoprire e provare. Accompagnarti in questo percorso sta cambiando tutti a bordo della Jolly Roger. Si potrebbe dire che, grazie a te, il tempo abbia ripreso a scorrere"
Mentre parlava, continuava a tenere la mano buona nella propria tasca trafficando con qualcosa, Peter se ne rese conto perché, per poterlo fare, dimenticò di togliere la cenere in eccesso dai sigari che cominciò ad accumularvisi fino a cadere in un unico blocco sul ponte.
"Arrivare qui è stato come rinascere. La mia vita come Peter è iniziata solo grazie a voi e non potrò mai ripagarvi abbastanza per questo"
Allungando la mano, si aggrappò al corvino e si immerse nei suoi profondi occhi blu.
"So che non me ne parlerai, ma mi consolerò con il tuo bacio"
Rise e si portò più vicino al volto dell'altro. Un bel respiro e tornò serio.
"Qualunque sia il tuo piano, la ragione per cui ancora mi tieni in vita e mi stai preparando..."
James sospirò ed un sorriso sottile attraversò le sue labbra.
"... quando arriverà il momento sarò pronto. Darò tutto me stesso perché nessun altro oltre a me debba versare anche solo una goccia di sangue"
Appoggiando la fronte sulla sua, il Capitano tolse la mano buona dal cappotto, gliela portò alla nuca e lo prese per i capelli in modo che non potesse muoversi.
"Mi farai impazzire così..."
Soffiò a denti stretti.
"Un vero uomo dà il giusto peso alle parole che pronuncia. Non tornare sui tuoi passi o tutto l'orgoglio che sento per te potrebbe estinguersi con la stessa semplicità della fiamma di una candela. Ne sei consapevole?"
"Sì, mio Capitano"
Come promesso, James fece per baciarlo di nuovo, ma all'orecchio di Peter giunse del movimento dalle sarte e dovettero separarsi. Sporgendosi verso il ponte, il mozzo vide il nostromo Smee in procinto di raggiungerli ed arrossì imbarazzato. Difficile spiegare cosa stessero facendo lì, insieme, da soli senza creare equivoci.
"Capitano, il nostromo Smee è senza fiato, le conviene raggiungerlo. Probabilmente è per la riunione mattutina con l'equipaggio..."
Quando Peter si girò, James si era portato alla carrucola e, agganciato lo scarpone all'asola di corda, stava già facendo un paio di test di tiro per assicurarsi che i nodi non si fossero allentati. Preoccupato, il ragazzo gli si avvicinò subito, in effetti la loro altezza era più o meno simile, così come il peso, anzi, James era leggermente più magro, ma non c'era alcuna possibilità che permettesse all'altro di lanciarsi sul ponte rischiando di farsi del male. Aveva anche una mano in meno, il che rendeva le cose ancora più pericolose.
"Che stai..."
Si corresse subito, colpa dell'agitazione.
"... sta facendo, Capitano?! Usi le sarte! Potrebbe farsi male e..."
Il corvino lo baciò a tradimento.
"Non dimenticare quello che ci siamo detti. L'amore, la missione che ti attende e ciò che ti ho insegnato sulla navigazione. Marchia ogni dettaglio a fuoco nella tua testa e portami dei risultati soddisfacenti questa notte. Mantieni la parola data, Peter"
Si mise sull'attenti.
"Sì, Capitano"
Una scalciata contro il parapetto e il corvino scese fino al ponte. Pochi secondi e fu con i piedi a terra, elegante e composto come se nulla fosse. Il giovane lo osservò scivolare come un'ombra fino alla propria cabina. Sentiva il cuore battere fortissimo nel petto, era stato indimenticabile. Strano come, da che ricordasse, praticamente tutte le notti passate con il corvino si fossero sempre rivelate memorabili per una ragione o per l'altra, nel bene e nel male. Afferrata la cima, il giovane la riportò in postazione sistemandone con cura l'estremità in modo che non si formassero nodi e fosse immediatamente disponibile all'uso. Fu quando recuperò il cannocchiale per dare un'occhiata all'orizzonte, ora limpido e privo di nuvole, che un respiro pesante lo raggiunse dalle sarte e sbiancò rendendosi conto di aver dimenticato la ragione principale per cui il Capitano era dovuto sparire in gran fretta. La prima cosa che vide fu il cappello di lana rosso del nostromo fare capolino dal bordo, zuppo di sudore, così come i capelli bianchi sulla fronte. Gli occhiali dell'uomo erano coperti da una patina opaca causata dal fiato condensato contro le lenti, frenato dalla pesante sciarpa che indossava al collo per proteggersi dal gelo.
"Nostromo Smee! Mi scusi! Aspetti, la aiuto!"
Sorreggendolo, Peter lo fece sedere in un angolo in modo che potesse riprendere fiato. Per qualche secondo Spugna si guardò intorno e poi, con aria confusa, gli si rivolse direttamente, piuttosto seccato.
"Dov'è... il... Capitano?"
Il mozzo si ritrovò impreparato e non seppe che rispondere. Non aveva ricevuto indicazioni da James sul poter riferire o meno della sua presenza lì, quindi sorvolò sull'argomento e rispose sinceramente.
"L'ho appena visto entrare nella sua cabina. Probabilmente si starà preparando per la riunione con la ciurma"
Abbassando la sciarpa per prendere boccate più profonde, il nostromo tossì diverse volte e Peter gli offrì ciò che era rimasto dell'acqua corretta con il grog che gli era stata portata a pranzo da Virgil. Senza rendersene conto aveva anche saltato la cena, la vedetta era completamente sparita, questo era davvero preoccupante.
"Oh no..."
Il pirata finì tutta l'acqua rimasta.
"... ero convinto che avesse passato la notte qui e non ho nemmeno controllato..."
Si rialzò, stirò la schiena e fece per scendere.
"Ci vediamo al suono della campana, cerca di non tardare"
"Sì, Signor Smee"
Il pirata fece per scendere, ma venne presto bloccato da Peter. Spugna, il braccio destro del Capitano, aveva supposto che James sarebbe rimasto lì con lui tutta la notte e così era stato. Il corvino non voleva dirgli nulla, ma forse avrebbe potuto convincere il nostromo.
"Aspettate! Siete appena salito! Perché non riprendete fiato?"
Era un'offerta sensata. Abbassando lo sguardo verso il ponte, Spugna sentì i polmoni bruciare al pensiero di ripetere subito quella sfacchinata e così si mise comodo e prese dei respiri profondi. L'aria era fresca e piacevole sul viso sudato, il silenzio gli fece distendere i nervi. Era da molto che non aveva un momento per sé, figuriamoci in previsione di ciò che stava per accadere, c'era troppo di cui occuparsi, da sistemare e raddrizzare alla perfezione. Quando riaprì gli occhi, vide Peter porgergli un paio di gallette che accettò volentieri. Il ragazzo si spostò subito sull'altro lato della postazione di vedetta e, recuperato il cannocchiale dalla cintura, gettò uno sguardo all'orizzonte. Il cambiamento del giovane aveva del sovrannaturale, non solo l'aspetto esteriore, ma anche i suoi modi di fare, l'atteggiamento, richiamavano in un modo o nell'altro quelli di tutto l'equipaggio, come un figlio copia inconsciamente il genitore per poi rendere proprio ciò che apprende.
"Signor Smee"
Il suo tono era fermo, tanta sicurezza lo sorprese e lo raggelò, normalmente solo il Capitano riusciva a fargli quell'effetto. Drizzò la schiena e gli venne il dubbio che il minore avesse avvistato qualche pericolo, ma poi questi si voltò e lo paralizzò dove si trovava. I suoi occhi verdi, di solito spenti e rivolti con rispetto e riverenza al suolo, erano puntati nei suoi brillando nel cielo grigio del mattino. Non sembrava nemmeno la stessa persona che lo aveva accolto non appena messo piede lì.
"Come mai sono qui?"
Deglutì. Doveva stare molto attento alle parole oppure avrebbe finito per mandare in frantumi tutto il piano. Non potendo rispondere direttamente, ma sentendo venir meno la propria volontà davanti alla fermezza del minore, decise di restare sul vago ed andarsene il prima possibile.
"Per obbedire agli ordini"
Finse al meglio che poté, ma fu difficile mantenersi sicuro. Rinfoderando il cannocchiale, Peter appoggiò la mano alla cintura e picchiettò con il dito il fodero del coltello. Nonostante avesse bevuto da poco, Spugna sentì la gola seccarsi.
"Su questo non c'è alcun dubbio, quindi mi permetta di riformulare"
Si avvicinò al parapetto e fece un paio di passi verso il punto d'ingresso.
"Perché mi vengono dati questi ordini? Qual è il vostro obiettivo? Perché avete rapito Pan?"
Smee indietreggiò.
"Se fosse per vendetta allora avreste potuto torturarlo ed ucciderlo, invece avete fatto in modo che si dissolvesse poco a poco finché non sono rimasto solo io! Non posso credere che vi vada bene così! Che ciò basti a placare la vostra rabbia!"
Era molto più sveglio di quello che aveva immaginato. Doveva avvisare il Capitano dei sospetti del minore quanto prima, solo il corvino sarebbe riuscito a riportare il ragazzo sotto controllo vietandogli di continuare a farsi domande pericolose. In più c'era il problema del suo atteggiamento, non era più spaventato o sottomesso all'autorità, se ora si permetteva di fronteggiare lui non ci avrebbe messo molto prima di rivoltarsi anche contro Uncino. Continuando a girare lungo il perimetro della postazione di vedetta, Spugna tentò di rimettersi in piedi e scendere, ma il mozzo se ne accorse e si portò davanti all'unica via di fuga, intrappolandolo. Non restava che una soluzione, gridare e sperare che qualcuno intervenisse. Stava per agire, ma proprio allora il fulvo si inginocchiò a terra ed abbassò lievemente il capo, senza distogliere il proprio sguardo dal suo.
"La prego, mi dica ciò che può! Poi la lascerò scendere e potrà riferire tutto al Capitano! Mi sta bene venir punito per questo, so che mi sto spingendo troppo in là, ma devo sapere! Voglio aiutarvi!"
Non aveva mai conosciuto qualcuno con meno istinto di conservazione.
"La morte non ti spaventa? Se ti dessi le risposte che mi hai chiesto Uncino non ti lascerebbe mai in vita!"
Dalle labbra di Peter sfuggì una risatina. La minaccia era andata a vuoto.
"Non ho motivo di preoccuparmi di Uncino, così come voi non ne avete di temere Pan. Il loro tempo è agli sgoccioli, ma non il vostro! Voglio sapere come ucciderli definitivamente! Strappando Pan dall'Isola avete dato inizio alla sua fine, quindi diverte sapere anche in che modo dargli il colpo di grazia!"
Si sentì venir meno. Doveva correre dal Capitano, immediatamente. In quel momento, il mozzo piegò la schiena e portò la fronte contro il duro legno.
"La prego! Mi basta anche solo..."
"Smettila! Spostati all'istante!"
Aveva dovuto fare uno sforzo non indifferente per evitare di balbettare e sperò di essere stato abbastanza fermo da convincere il fulvo ad obbedire, ma quest'ultimo non si mosse. Non poteva permettere che tutto andasse in fumo, non ora che avevano una rotta da seguire. La furia ed il nervosismo lo fecero tremare dalla testa ai piedi. Non era mai stato imperioso e nemmeno un tipo combattivo, ma teneva ai propri compagni e alla loro sicurezza e felicità, che un semplice ragazzino stesse mettendo a repentaglio il loro futuro per una curiosità stupida ed infantile lo fece scoppiare. Avvicinandoglisi, lo afferrò per il colletto del maglione e lo obbligò a rialzare la testa.
"Togliti di mezzo!"
Sollevando le braccia, Peter le serrò ai lati dall'uscita e si fece serio.
"Mi risponda! Altrimenti non la lascerò scendere!"
"Presto comincerà la riunione dell'equipaggio! Ti obbligheranno a farlo! Obbedisci adesso e ti risparmierai almeno il giro di chiglia!"
"No! Voglio sapere il perché! Perché state facendo tutto questo?! Perché avete preso Pan?! Cosa volete!?"
"La libertà!"
Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo e, nel silenzio che si formò poco dopo, cominciò a giungere un brusio da sottocoperta. Aveva già detto troppo. Fece un nuovo tentativo di spostare almeno un braccio del ragazzo, ma questi tese i muscoli e rimase immobile.
"Ti ho risposto! Adesso spostati e preparati a..."
"Non potete andare via? Ma non ha senso..."
Ora, oltre che sfrontato, si permetteva di dare loro degli idioti, aveva superato ogni limite.
"Non siamo come te, Pan! Non siamo bambini! Non abbiamo una fatina che possa farci volare con la sua polvere magica o pensieri felici che ci tengano su! E, anche se ce li avessimo, oltre le stelle il mondo è cambiato! Non è più il nostro!"
Si tappò la bocca e sbatté la testa contro il parapetto. Bene, adesso poteva ufficialmente considerarsi il materiale responsabile del totale fallimento del piano che avevano accuratamente congegnato. Senza che potesse evitarlo, ebbe presto il viso coperto di lacrime. La cosa più onorevole da fare a quel punto era andare a costituirsi al resto della ciurma e poi togliersi personalmente la vita, ma il corpo gli pesava come un macigno. Sarebbe morto in catene, senza poter più assaporare la vita oltre quell'Inferno, ma era la giusta punizione, forse il Capitano avrebbe trovato una nuova scappatoia per gli altri, lui non la meritava. Mentre era ancora intento a raccogliere il coraggio di muovere un muscolo, vide con la coda dell'occhio il mozzo abbassare il braccio e, poco dopo, appoggiare la mano sulla propria schiena in una carezza gentile.
"Scusi se ho insistito... Non ho idea di come il Capitano abbia in mente di riportarvi indietro, ma so per certo che il suo piano funzionerà! Farò la mia parte ed andrà tutto bene!"
Voltandosi a guardare il ragazzo, Spugna venne in qualche modo tranquillizzato dal tenue sorriso sul suo viso. Asciugandosi gli occhi, si sporse verso le sarte ora libere e, afferrati gli appoggi, cominciò la discesa.
"Aspetti, Signor Smee!"
Scese ancora un po'.
"Riferirò tutto non appena raggiunto il ponte, non mi convincerai del contrario"
"Non è questo. Solo... Ha detto fatina?"
Sollevò la testa, il mozzo gli parve più confuso del dovuto.
"Sì, ovvio"
"E... com'è fatta? Potremmo usarne una, no? Magari mentre il Capitano è in missione potremmo costruirla insieme!"
"Mi.. Mi stai prendendo..."
Ad un tratto Spugna si sentì afferrare per la caviglia e, quando abbassò lo sguardo, l'espressione ammonitrice del Signor Sullivan lo raggelò. Immediatamente si spostò di lato per lasciare che la vedetta salisse alla propria postazione.
"T-Tra poco comincia la riunione mattutina! Perché sei qui?"
Non appena arrivò in cima alle sarte, il pirata frugò nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori un foglio timbrato e firmato dal Capitano.
"Sono stato esonerato, devo recuperare la notte persa. Ne parli direttamente con chi di dovere"
Detto ciò, avvolse il braccio intorno alle spalle del giovane e lo trascinò con sé sull'altro lato della postazione di vedetta.
"Andiamo, Peter"
Calcò appositamente sul nome del mozzo il che fece capire al nostromo che, come aveva immaginato, parte della discussione avuta poco prima era giunta sino alle orecchie del resto della ciurma. Nonostante ciò, nessuno era però intervenuto e, vista la gravità dell'argomento, era inspiegabile. Quando Spugna rimise i piedi a terra, aveva gli occhi di tutti addosso, il che lo mise piuttosto in agitazione, ma poi anche il Capitano si unì a loro. Non servirono parole, bastò guardarlo per capire che sapeva già tutto.
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