XXXIV
L'altezza dello sguardo rivolto all'orizzonte, più quella dell'Albero Maestro, per il numero di componenti dell'equipaggio meno uno, ancora un paio di operazioni ed eccolo lì. Peter prese un bel respiro e ricontrollò il foglio. Per quanto si sforzasse non era in grado di scorgere nulla attraverso la nebbia, ciò nonostante ora sapeva con assoluta precisione a che distanza si trovavano dall'Isola. Quella storia delle misurazioni era mille volte più semplice di leggere o scrivere, ogni cosa aveva il suo posto, i simboli da imparare erano meno di una decina e non si somigliavano così tanto, solo un paio richiedevano una minima attenzione in più. Era bello riuscire in qualcosa al primo colpo per una volta. Il vento si era alzato da quella mattina, non abbastanza da scalfire la coltre intorno alla Jolly Roger, ma per portare alle narici del mozzo un delizioso sentore di cipolle caramellate e pollo grigliato, sì. Si girò gusto in tempo per aiutare Virgil ad affrontare gli ultimi metri sulle sarte, incredibile che fosse riuscito ad arrivare fino a quel punto portando il rancio di entrambi.
"Avresti potuto chiamarmi"
"Eri concentrato"
Una volta aperte le gavette, l'invitante profumo portato dalla brezza salmastra avvolse il giovane e risvegliò il suo appetito in un attimo. Presa la propria, fece per avventarvisi, ma la vedetta vi appoggiò sopra la mano allontanandogliela. Non ebbe bisogno di chiedere la ragione, subito mollò la presa e, sporgendosi, recuperò i calcoli dandoli immediatamente al superiore perché li controllasse. Facendosi spazio in un angolo, Virgil si mise seduto e la sua espressione mutò di colpo. Da illeggibile, l'uomo si fece più incredulo di secondo in secondo fin quando, tornando a incrociare i loro sguardi, sorrise e gli restituì il pranzo. Peter si scaldò subito non appena affondò i denti nella carne strappandola a grandi bocconi, anche nell'acqua era stata aggiunta una punta in più d'alcol che gli mandò rapidamente in fiamme le guance e lo stomaco rinvigorendolo.
"Sarò stato via nemmeno dieci minuti. Come hai fatto a fare le misurazioni così velocemente? Hai imbrogliato?"
Il tono usato dal pirata era dolce e colmo d'orgoglio, ma quell'accusa per poco non gli fece andare il cibo di traverso. Prendendo una bella sorsata d'acqua, riprese fiato e si sporse verso l'altro fronteggiandolo. Non era rimasto molto tempo, era già trascorsa metà giornata da che erano saliti lassù, le ventiquattr'ore a sancire l'inizio della missione di recupero stavano scorrendo inesorabili, doveva essere pronto, perfetto.
"Non lo farei mai! Se devo essere all'altezza del compito che mi è stato affidato non posso permettermelo!"
La grande mano del pirata gli si appoggiò sul capo dandogli una veloce strofinata ai capelli. I loro visi erano vicinissimi tanto che, in un attimo, l'uomo si sporse ancora un po' e lo baciò. Labbra grandi e morbide avvolgevano le sue in un forte abbraccio, la sua lingua, così delicata mentre si assaporavano, aveva un piacevole sapore di menta. Senza il panico della sorpresa o la paura di star facendo qualcosa di sbagliato nei confronti del Capitano, il mozzo si lasciò cullare da quel contatto e, di quando in quando, provò ad imitare il modo in cui James lo aveva baciato in passato. Tra i due c'era una grande differenza, il corvino era più rapido, implacabile, come una bestia feroce che dilania una preda, freddo e distaccato, consapevole della propria superiorità, Virgil era più lento, approfondito, come se volesse custodire ogni istante e, allo stesso tempo, infondergli ogni parte di sé. Quando il maggiore si separò, distolse immediatamente lo sguardo e riprese a mangiare come se nulla fosse accaduto. Peter decise di fare altrettanto, ma per quanto pollo e cipolle entrassero a contatto col suo palato, il retrogusto fresco della vedetta rimase ad impregnargli la lingua e il naso.
"Peter..."
Richiamò la sua attenzione, ma rimase girato di lato.
"Tu... Ami il Capitano?"
Posta quella domanda appoggiò il gomito sul parapetto della postazione e si coprì le labbra con la mano.
"No, no... lascia perdere... Non penso di volerlo sapere davvero"
Da che era arrivato a bordo, Peter aveva scoperto tanti misteri del mondo degli adulti. Aveva iniziato a provare emozioni nuove, complesse, alcune delle quali erano rimaste senza nome, poi si era dovuto abituare ai cambiamenti fisici scoprendo parti del proprio corpo di cui altrimenti non avrebbe mai nemmeno potuto immaginare lo scopo, ma soprattutto si era reso conto di quanto le relazioni con il prossimo fossero estenuanti. Ogni individuo era a sé, ciò che con uno andava bene con l'altro no, doveva cambiare il proprio atteggiamento, adattarsi e sapere come agire prima ancora che gli fosse spiegato. Il mondo degli adulti era folle, forse perché erano stati loro stessi a rinchiudervisi ed a renderlo impossibile, ma proprio questa sua imprevedibilità, questo continuo mistero e inutile complessità era ciò che lo incuriosiva di più e lo spingeva a volerne fare parte, in qualsiasi modo possibile. Avvicinandosi a Virgil, appoggiò una mano al suo ginocchio e ciò bastò perché il maggiore tornasse a guardarlo. Sapeva che stava mentendo. L'uomo sospirò.
"Voglio saperlo. Tu ami il Capitano?"
In risposta sorrise ed arrossì imbarazzato.
"Ecco io non so..."
"So che è difficile, ma ti posso assicurare che non glielo dirò! Anche se dovesse ordinarmelo, non lo farò!"
Il mozzo si fece serio.
"Virgil, se intendi andare contro gli ordini del Capitano sappi che non te lo perdonerò mai!"
Lo afferrò per il colletto, sapeva bene che la loro differenza di costituzione avrebbe reso qualsiasi attacco fisico inefficace, in breve tempo sarebbe stato sopraffatto, quindi doveva tenersi pronto a ritrarsi e scendere sul ponte al minimo segnale di ostilità. Per sua fortuna, il maggiore rimase immobile, sul suo viso si era posato un velo di tristezza.
"Quindi? Lo ami?"
Era ancora in attesa della sua risposta. Peter era imbarazzato. Come al solito, rendersi conto delle proprie mancanze, lo faceva sentire ancora più inadeguato e lontano da tutti loro. Ebbe quasi la tentazione di svicolare la discussione, ma vista la premura della vedetta, capì che ci teneva davvero moltissimo e, preso coraggio, rispose con sincerità.
"Io non so cosa vuol dire "Ami". Non penso tu intenda quelli da pesca, quindi se mi spiegassi meglio... ti risponderei volentieri"
Per un momento il pirata si fece serio, ma poi rilassò il volto, gli occhi gli si fecero umidi e, in pochi istanti, venne scosso da uno scoppio di ilarità. Il mozzo non ricordava di aver mai sentito l'altro ridere così di gusto eppure, nello stesso tempo, grandi lacrime scendevano dalle sue guance ed il suo petto veniva scosso da forti singhiozzi. La sua voce profonda gli faceva vibrare tutto il corpo attraversandolo a partire dalle mani con cui teneva ancora saldamente il colletto della camicia sotto il maglione pesante. Quella reazione non aveva niente a che fare con la gioia, era tutto l'opposto, tanto che Peter provò l'estremo bisogno di stringere Virgil, e così fece. Non disse nulla, si limitò a tenerlo a sé più forte quando i singhiozzi aumentavano. Ancora una volta, a causa della propria stupidità ed inesperienza, aveva finito per causare problemi e ferire qualcuno a cui voleva bene, sperò solo non fosse appena accaduto qualcosa di irreparabile fra di loro. Ad un tratto, il pirata rispose all'abbraccio e cominciò a fare dei respiri profondi, la sua presa era così salda che, anche volendo, il fulvo non avrebbe avuto modo di divincolarsi.
"Io... ti chiedo scusa, Peter. Sono stato egoista a farti una domanda simile... Ho passato molto tempo a riflettere sui sentimenti che provo per te, ma ho potuto farlo perché, in quest'eternità, ho imparato a conoscermi, a capirmi, ma tu... Tu hai appena iniziato a scoprire chi sei diventato..."
L'uomo gli permise di separarsi e si asciugò il viso.
"Non ti metterò fretta. Aspetterò che trovi da solo la risposta alla mia domanda"
Sospirando, Peter si alzò in piedi.
"Dimmi cosa vuol dire "Ami" e ti risponderò subito! Quanto mai potrà essere difficile capire se faccio o no questa cosa con il Capitano?! Se vuoi posso farla anche con te, anzi, non ti serve nemmeno volerlo, basta che me lo ordini!"
Virgil scosse la testa con condiscendenza e si alzò a propria volta.
"Lo farò, ma non oggi. Se la missione di domani va male non voglio perdere insieme la vita ed il tuo amore"
Quella frase fece stridere i denti del ragazzo che, in automatico, tirò un pungo sul petto dell'altro. Era duro come la roccia, non lo smosse nemmeno di un millimetro, ma si sentì fiero del proprio gesto, perfino del formicolio sulle proprie nocche doloranti.
"La missione andrà benissimo! Starete bene! Tornerete sani e salvi! Tutti! Senza nemmeno un graffio! E non appena rimetterai piede a bordo resterai sbalordito da ciò che ti racconteranno di me Clifton, il Signor Benson e il nostromo Smee!"
Sentir parlare del giorno successivo non lo aiutava affatto a concentrarsi sul proprio dovere, anzi lo invogliava alla disobbedienza, a seguire il gruppo di nascosto, ad abbandonare la postazione di vedetta per proteggerli da ogni pericolo. Raccolte le gavette, fece per scendere e portarle in cambusa, ma venne bloccato da Virgil.
"Non scendere, è un ordine"
Tutto stava procedendo come da programma, anzi, con ogni probabilità avrebbero concluso gli ultimi preparativi in anticipo, forse addirittura il mattino seguente, prima dell'ora di pranzo. Le reti sbrogliate e fissate ai lati della Jolly Roger, la scialuppa più piccola e discreta riportata alla massima efficienza dopo mesi nella stiva, le postazione assegnate, compresa quella di Peter, ora costretto sulla cima dell'Albero Maestro dall'ordine di Virgil. Un vero peccato non poter approfittare della forza fisica del loro giovane mozzo e della sua innata propensione ad eseguire qualsiasi ordine gli venisse imposto, ma meglio non fornirgli troppe informazioni su quanto avevano in mente. Strappando un altro paio di foglie, le gettò nel pestatoio e le schiacciò con il resto del preparato. Nonostante avesse coperto accuratamente naso e bocca, gli effluvi dell'acqua in ebollizione gli stavano provocando una certa sonnolenza quindi dovette socchiudere di poco la porta per non rischiare di perdere lucidità. Sporgendo il viso all'esterno, abbassò il tessuto sul mento e prese un paio di boccate d'aria fresca, stando ben attento a non far uscire il contenitore, l'ultima cosa di cui aveva bisogno era che vi entrasse dell'acqua di mare. Stava per tornare dentro quando un grosso scarpone si frappose tra lo stipite e l'anta.
"Ehi, elegantone!"
Barnabas fece un passo nel cubicolo, ma Starkey lo fermò all'istante appoggiandogli una mano sul petto. La traversa del medico di bordo era coperta di sudore, niente di strano, visto che la vedetta doveva tenere occupata la loro recluta, tutti i lavori più pesanti erano stati affidati a lui. Quella consapevolezza però non aiutò il corvino a sentirsi meno disgustato quando provò sul palmo la spiacevole sensazione di umidiccio. Quando l'altro entrò la puzza di sudore cominciò ad invadere il piccolo spazio chiuso.
"Che fai?! Esci subito!"
Muovendo il braccio, per poco il carpentiere non fece finire a terra il composto a cui stava lavorando.
"Stai fermo!"
"Ma è stato il Capitano Hook in persona a chiedermi di venire a controllare a che punto sei! Non ci rimane più tempo! Devi fare più in fretta con i tuoi intrugli!"
L'elegantone sorrise, c'era solo una valida ragione per cui il Capitano aveva deciso di mandare l'altro lì. Nessuno meglio di Uncino sapeva che, quando doveva creare una sostanza specifica, le giuste dosi e tempistiche erano tutto, non gli avrebbe mai messo fretta sapendo di provocare degli inaspettati effetti collaterali.
"Chiudi la porta, ti faccio vedere una cosa"
Barnabas lo osservava, era chiaramente impaziente di ricevere il responso, ma vedendolo mantenere il punto sulla propria richiesta, obbedì. Prima che potesse voltarsi, Starkey aveva già appoggiato di lato il pestatoio e, mantenendo alto il fuoco, aveva iniziato a togliersi il cappotto aprendone i bottoni uno dopo l'altro. Quando il medico di bordo si voltò, il suo viso divenne paonazzo, ma il corvino sarebbe stato pronto a scommettere che non fosse solo colpa del vapore. Pochi istanti e l'omone cominciò ad ondeggiare, prima impercettibilmente, poi sempre di più.
"Come ti senti?"
"N-Non... so... Stanco credo... Come mai... le mie braccia sono così... pesanti?"
Accompagnando con calma il carpentiere in modo da non essere trascinato a terra a causa della differenza di mole, l'elegantone lo fece sedere in un angolo e, poco dopo, gli si mise accanto e si abbassò la bandana dal naso prendendo un bel respiro profondo. Subito percepì la tensione allentarsi e poté prestare la dovuta attenzione alla consistenza del maglione di Barnabas. Gli stava pizzicando la guancia e ciò non era proprio il massimo, ma percepirne i potenti polmoni alzarsi ed abbassarsi o il cuore palpitare rendeva quel minimo fastidio più sopportabile. Non si rese davvero conto di quanto quella giornata si fosse rivelata stancante fin quando non sentì i propri muscoli sciogliersi e chiuse le palpebre appesantite. Gli occhi gli stavano andando a fuoco, ma non se ne sorprese, la maggior parte delle miscele che aveva prodotto erano in polvere, secondo gli ordini di Uncino, quindi aveva dovuto lavorare in un ambiente quanto più secco possibile, impresa affatto semplice quando ci si trova a bordo di una nave. Il medico cominciò ad accarezzarlo fra i capelli e poi dietro al collo dove si soffermò a solleticarlo con le punte delle dita, aveva la pelle ruvida ed un tocco deciso, un mix allettante che rese il tutto più intenso.
"Non possiamo... Non abbiamo il tempo ora..."
"Hai ragione, ma non ci metteremo troppo..."
Spostandosi a cavalcioni sopra l'altro, Starkey cominciò a strusciare lentamente le patte dei loro pantaloni. In pochi istanti, furono entrambi in un bagno di sudore e con una necessità impellente a scalpitare nei calzoni. Gli ansimi si mischiarono nel silenzio, erano le suppliche accorate dei corpi a procedere, a sfogare quel desiderio indomabile ed animale che la miscela aveva risvegliato. Il corvino afferrò l'orlo del proprio maglione e fece per sollevarlo, ma venne bloccato dalle mani del medico di bordo. Stringendo il labbro inferiore fra i denti, Barnabas lo trattenne e, con un calcio, diede una pedata alla porta spalancandola con un colpo secco. Il vento freddo dell'inverno entrò ululando e scacciò via il vapore dando una bella svegliata ai due pirati. Incredulo, l'elegantone restò immobilizzato per un momento e poi, parecchio seccato, abbassò il capo.
"Che razza di ipocriti siete..."
Cercò di divincolarsi, ma la presa del carpentiere si fece ancora più salda.
"Starkey..."
"Lasciami andare! Prima vieni qui fingendo di non avere nemmeno idea del motivo per cui il Capitano ti ha spedito da me e poi fai tanto il difficile!? Vi ho fatto comodo per tutti questi anni se avevate bisogno di un buco con cui sollazzarvi, poi arriva un bel faccino e mi mettete da parte!"
Non era quello che intendeva, affatto. Era felice di non essere la valvola di sfogo delle frustrazioni dell'equipaggio della Jolly Roger, per questo amava stare lì, ma il suo passato, ancora una volta, era tornato a galla aiutato dallo stato di alterazione. Per quanti compiti potesse affidargli Uncino, o ruoli di importanza cruciale per il loro piano, capitava che, guardandosi allo specchio, Starkey tornasse l'ombra martoriata del vecchio sé. La ciurma su cui aveva cominciato il proprio viaggio in mare, il rapimento, la prigionia, l'infelice destino a cui il suo aspetto piacevole lo aveva incatenato. Dopo un'eternità era ancora al punto di partenza e, soprattutto nei momenti di maggior stress, ricadeva in quei medesimi gesti e provocazioni per spegnere il cervello e tornare nell'oblio. Barnabas lo abbracciò e venne scosso da un sussulto di terrore.
"Sai bene che il Capitano Hook non ti chiederebbe mai una cosa simile"
Sospirò e si lasciò cadere sulla spalla dell'altro.
"Sì, lo so... Ti chiedo scusa"
"Sei stato troppe ore chiuso qui dentro. Usciamo e prendiamo un po' d'aria"
Si alzò a fatica dopodiché aiutò il carpentiere a fare altrettanto, erano entrambi intontiti e, soprattutto, leggermente debilitati nei movimenti. A turno, si presero del tempo in privato per rilassarsi e, alla fine, si ricongiunsero a poppa. Il corvino era mortalmente imbarazzato per l'accaduto, ma conosceva bene il medico di bordo, sapeva che non gli serbava alcun rancore, passava sopra a cose del genere con una naturalezza disarmante. Masticando un paio di foglie di menta e prendendo respiri profondi per ripulirsi il naso ed i polmoni, gettò uno sguardo alle reti fissate al parapetto lungo tutta la nave, poi tornò verso prora ed infine salì alla postazione di vedetta dove, per quanto la nebbia sfocasse leggermente la visuale, riconobbe Peter. Il ragazzo era rivolto verso l'Isola.
"Non riesco a credere che stiamo mettendo mesi e mesi di sforzi a repentaglio solo perché si è fatto vedere da una sirena"
"Sai che quelle hanno la bocca larga..."
Il medico gli passò una galletta che rifiutò quando si rese conto che, nella tasca della traversa da cui l'aveva estratta, si era appena infilato Mr Chips con tutto il muso alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare. Non sopportava quel dannato maiale, lo avrebbe preferito ben cotto per cena. Era da molto che non riuscivano a catturare un cinghiale, non potendosi spostare nell'entroterra in sicurezza, quindi sarebbe stato un'ottima alternativa, anzi, la sua carne era di gran lunga preferibile, un sapore più grasso, ma meno selvatico.
"Perlomeno prenderemo due piccioni con una fava. Il flauto e gli approvvigionamenti,..."
Barnabas prese un'altra galletta facendogli salire un conato.
"... ma solo se va come previsto, anche se, conoscendo il Capitano Hook, non si lascerà mai scappare una simile opportunità"
"Già"
Un riflesso fastidioso cominciò ad accecarlo e, quando il corvino sollevò di nuovo la testa, vide Peter fare un cenno di saluto ad entrambi e poi, tramite uno specchietto, trasmettere loro un segnale luminoso.
"Ci ha messo poco... Fosse stato così rapido anche nello scrivere a quest'ora avrebbe pubblicato un romanzo"
Il carpentiere rise in risposta e, dopo aver dato una strofinata affettuosa alla propria maialina, lo avvolse lungo le spalle con il braccio conducendolo verso la cambusa.
"Basta brontolare, andiamo! La cena ci aspetta!"
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