XXX

La ferita aveva già smesso di sanguinare eppure Peter ne percepiva chiaramente i rivoli caldi seccarsi lungo la pelle del collo fredda e tesa. James non aveva inciso troppo in profondità eppure il ragazzo si sentiva come se il metallo dell'uncino lo avesse trapassato da parte a parte. Sapeva che quel marchio non era un monito per lui, ma per il resto della ciurma. Sembrava che James non si fidasse del loro autocontrollo, come se la sua parola da sola non bastasse a impensierirli senza la presenza fisica o una minaccia evidente. Delle volte il Capitano trattava i propri sottoposti con l'assoluta certezza di poter affidare loro la propria vita ad occhi chiusi, ma, delle altre, si comportava in quel modo circospetto. Probabilmente l'ennesimo mistero dell'essere adulti che ancora non aveva compreso. Rientrando sotto coperta, Peter trovò Virgil ad attenderlo, silenzioso ed imperturbabile e, in un gesto automatico, nascose la ferita con il palmo della mano. Proseguì verso le scale per tornare a festeggiare, ma il maggiore gli si portò davanti ostruendo il passaggio. Sospirando, fece un passo indietro, sforzò un sorriso ed abbassò il braccio. Scuotendo la testa, la vedetta lo afferrò per il polso e lo trascinò in cambusa, il giovane lo lasciò fare e attese obbediente mentre l'altro inumidiva una pezza pulita e lo ripuliva dal sangue. Un po' gli dispiacque sentire quella leggera nota ferrosa scivolare via, ma meglio evitare di incorrere in infezioni ed ammalarsi proprio ora che aveva ottenuto il permesso di uscire dalla cabina.
"Grazie, Virgil"
Il pirata gli sorrise e, appoggiandogli una mano sulla schiena, lo invitò ad avviarsi.
"Scendiamo, prima che finiscano i biscotti"
Il tono gentile con cui lo rassicurò gli fece tornare un po' di buonumore, il pensiero di James solo nei propri alloggi divenne una preoccupazione secondaria, dopotutto non sarebbe mai riuscito a convincerlo a rientrare, non ne aveva l'autorità, quindi meglio godersi la serata ed iniziare a recuperare il rapporto con l'equipaggio. Il Capitano non era l'unico a cui doveva obbedienza e rispetto dopotutto. Quando arrivarono al livello inferiore, il solo ancora intento a suonare era Barnabas, aveva preso l'armonica e, battendo il piede a terra per tenere il ritmo, creava il perfetto accompagnamento al nostromo Smee, concentrato a cantare un racconto marinaresco. Non era particolarmente intonato, ma almeno la storia stava intrattenendo il resto dei presenti mentre facevano sparire i dolcetti uno dopo l'altro intingendoli nel grog o nel rum. Sedendosi fra loro, Peter si mise in ascolto accanto a Mr Chips in modo da poterla coccolare, poco dopo Virgil gli passò una ciotola piena di biscotti che il ragazzo fu felice di dividere con la maialina.
"Ehi, Peter"
Il Signor Clifton gli diede un paio di colpetti con il piede per farlo spostare indietro, vicino a sé e parlare a quattrocchi. Certo, il cuoco avrebbe potuto chiederglielo a parole, ma quel modo era più nelle sue corde, gli ricordò subito il periodo passato in cambusa e le sue dolci sveglie a pedate. Il mozzo indietreggiò e, una volta che l'ebbe a portata di mano, l'uomo gli allungò la bottiglia da cui stava bevendo. L'odore che proveniva da essa era inconfondibile, in particolare la nota decisa di polvere da sparo, era lo stesso distillato di cui avevano parlato durante la sua convalescenza nella stiva. Voltandosi verso Barnabas, il ragazzo ne colse lo sguardo ed il pirata sollevò la mano avvicinando pollice ed indice. Gli stava davvero dando il permesso di assaggiarlo, anche se ci aveva tenuto a precisare che gli fosse concesso solo un goccio, non poteva assolutamente perdere quell'occasione irripetibile. Accettando la bottiglia, Peter la annusò di nuovo e colse l'aroma agrumato del limone, poi la cannella e le narici iniziarono a bruciargli. Era forte, parecchio forte.
"Forza, ragazzino! Non siamo mica degustatori sofisticati qui! Butta giù!"
Senza perdere altro tempo, il giovane se la portò alle labbra e bevve un sorso deciso. Gli occhi si inumidirono, la gola si seccò all'istante e vi scoppiò un incendio che proseguì lungo le sue viscere mano a mano che il drink scendeva. Staccandosi, tossì pesantemente provocando alcune risate, per nulla derisorie, solo divertite dalla sua inesperienza.
"Congratulazioni! Adesso sì che sei diventato un vero uomo!"
Clifton gli passò un bel bicchiere d'acqua e gli indicò i biscotti.
"Mangia qualcosa, questo stecca anche a stomaco pieno"
Accettò subito il consiglio. Mangiò femelico un dolcetto dietro l'altro per scacciare il saporaccio che gli era rimasto in bocca, funzionò, ma ben presto cominciò a sentire la testa leggera ed una strana allegria ad allontanare gli ultimi pensieri negativi. Venne sollevato da dietro, delle grandi mani si appoggiarono ai suoi fianchi e, l'attimo dopo era in piedi davanti a Virgil. La vedetta era in attesa che accettasse di prendere la sua mano.
"Prima siamo stati interrotti. Vuoi ancora imparare una danza pirata?"
In effetti glielo aveva domandato, ma poi James si era allontanato e lo aveva seguito sul ponte. La ragione di quella richiesta era molto semplice, non voleva rischiare di sembrare ancora un estraneo nell'equipaggio proponendo usi e costrumi indiani che potessero essere considerati strani, bizzarri.
"Sì, per favore!"
Anche se il Capitano aveva apprezzato il suo modo di ballare, il pensiero di stupirlo imparando dei passi nuovi, magari da poter fare insieme durante le feste successive, era un'idea allettante. Tenendo saldamente la sua mano, Virgil portò avanti il piede destro, diede un colpetto al pavimento e poi calciò all'indietro. Un attimo dopo riprodusse lo stesso gesto con il sinistro e riprese il giro.
"Capito? Poi ci si sposta a lato, prima da uno e poi dall'altro. Le braccia o dietro la schiena..."
Gli diede una dimostrazione, era la stessa posa che si assumeva a bordo quando ci si metteva sull'attenti.
"... o, se si è in più di uno, a braccetto, per non urtare chi ti sta accanto"
Peter seguì subito le indicazioni e, poco dopo, anche il Signor Starkey li raggiunse mettendosi alla sua sinistra.
"Osserva me, ti dimostrerò come rendere meno rozzi i movimenti. Solo perché siamo uomini di mare non per forza dobbiamo lasciarci andare al gozzoviglio privandoci dell'eleganza"
Le assi della nave scricchiolarono a poca distanza e, tirandosi su i pantaloni sudici, anche il Signor Clifton si unì a loro. Il ragazzo cercò di imitare il terzetto, era impacciato e per nulla fluido, ma presto riuscì a memorizzare i passi e si lasciò coinvolgere dall'euforia crescente. Ad un tratto, il nostromo Smee cessò il proprio canto, il mozzo credeva che si sarebbe avviato ai piani superiori, verso la cabina del Capitano, ma invece si aggiunse alla fila e, poco dopo, anche il medico di bordo fece lo stesso. Da quel momento, per diversi minuti, furono voci e passi a contrastare il silenzio tenendo alti gli animi. L'unico a restare in disparte fu l'armaiolo che però, in un impeto inatteso, recuperò dalla cassa degli strumenti un vecchio violino e, con un'abilità inaspettata, cominciò a suonarlo con trasporto. Mettendosi in cerchio, la ciurma coordinò i propri gesti alla musica del Signor Benson, Peter compreso, aggiunsero battiti di mani e girarono ancora più rapidamente sino a perdere il fiato e brillare di sudore alle luci delle lanterne. Il ragazzo non conosceva le parole delle strofe, ma imparò quasi subito il ritornello, composto principalmente da alte grida di gioia, e si divertì follemente. Quando infine la canzone terminò e sciolsero la catena di braccia, non fu il solo a finire a terra con i piedi doloranti e i capogiri, ma non gli importò. Inaspettatamente fu il Signor Starkey a scompigliargli i capelli questa volta.
"Niente male per un novellino! Fossi stato altrettanto veloce ad imparare come leggere e scrivere non mi avresti fatto ammattire per una settimana buona!"
Il ragazzo abbassò il capo mortificato.
"Adesso so che non lo facevi di proposito, infatti..."
Il corvino sospirò sistemandosi la coda raccogliendo i capelli sfuggiti dal nastro durante le danze.
"Ti... chiedo scusa per averti detto cose terribili. So che non mi giustifica, ma avere il fiato del Capitano sul collo e non potergli portare i risultati che spera non aiuta di certo a mantenere la calma"
Peter lo sapeva bene, deludere James aveva lasciato più di una cicatrice sulla sua pelle, ma non lo odiava per questo, anzi, senza di esse non sarebbe mai potuto arrivare altrettanto lontano.
"Non si preoccupi, Signor Starkey. Era il mio fallimento a farmi intristire, non le vostre parole, ma ora so sia leggere che scrivere e, grazie al suo regalo..."
Sorrise dando un paio di colpetti al taccuino sulla cintura.
"... saprò farlo per sempre"
Battendo le mani, il nostromo attirò l'attenzione generale.
"Molto bene, direi che ci siamo divertiti più che a sufficienza, domani ci aspetta una lunga giornata"
Il giovane scattò subito in piedi e cominciò a raccogliere le bottiglie, ma quasi subito gli vennero strappate di mano dalla vedetta che gli indicò di nuovo Spugna.
"Vieni ragazzo, c'è un'ultima sorpresa per te. La mia"

Il silenzio della notte era calato anche negli alloggi dell'equipaggio ed un vento fresco, entrando dalle finestre aperte, stava piano piano dissipando il puzzo di grog proveniente dai respiri lenti e profondi degli uomini addormentati. Solo uno di loro era ancora in piedi, intento ad indossare i propri scarponi pesanti e recuperare la coperta di lana, pronto ad avviarsi sul ponte e poi in alto, lungo l'albero Maestro, fino alla postazione di vedetta. Il pericolo era in agguato, sarebbe giunto presto, approfittando di certo delle tenebre che sarebbero seguite alla Luna calante. Avvolgendo meglio il collo nella sciarpa per proteggersi dal gelo, il pirata fece per andare, quando, seguendo un riflesso che, era certo, sarebbe presto diventata una piacevole abitudine, si rivolse verso la branda di Peter. Fu un istinto propizio, infatti trovò il giovane ancora sveglio, appoggiato sui gomiti, intento ad osservare l'oceano attraverso l'oblò alla sua sinistra. Il nostromo gli aveva assegnato proprio quella postazione nonostante sapesse bene che, con quell'inverno perenne, fosse la più fredda disponibile. Purtroppo, lo svantaggio di vivere su un vascello per un'eternità era che, prima o poi, ognuno individua il posto che più lo aggrada e, dopo quel momento, scollarlo diviene impossibile. Avvicinandosi al ragazzo, Virgil venne scoperto molto in fretta, nonostante l'attenzione che mise nel non far scricchiolare eccessivamente le assi. Il mozzo gli sorrise e gli fece un cenno con la mano.
"Se hai troppo freddo prendi pure la mia branda"
L'altro scosse la testa.
"Non ho freddo, la coperta che mi ha regalato il nostromo è molto calda e confortevole"
Ci si strinse come in un soffice bozzolo e si stese a pancia in su senza sciogliere il loro contatto visivo. Adorabile.
"Allora, forse... l'amaca è scomoda? Dopotutto hai riposato per molti giorni sul materasso del Capitano"
Allungando una mano, il rosso gli coprì le labbra e lo zittì, le sue guance si erano fatte rosse. Era proprio come la vedetta temeva, aveva indovinato, Uncino aveva giocato bene le sue carte, ma era ancora troppo presto per darsi per vinto. Lasciandolo libero, Peter riportò il braccio al caldo.
"È tutto perfetto, proprio per questo non voglio addormentarmi... Se domani mattina al suono della campana dovessi aprire gli occhi e scoprire di essermi sognato tutto credo che comincerei a piangere e non smetterei più per giorni..."
Spostandogli con dolcezza una ciocca di capelli dalla fronte, Virgil sorrise. Aveva quasi dimenticato quanto il giovane potesse essere carino. Quella sera, vedendolo danzare e divertirsi di cuore con tutti loro, aveva provato di nuovo dentro di sé il senso di unità e famiglia che, da molto tempo, sembrava essersi spento a bordo della Jolly Roger. A lungo si erano trascinati pigramente, giorno dopo giorno, senza speranze, con il solo desiderio di andare via, di sopravvivere ai continui attacchi di Pan, ma ora quella nuova ed inaspettata recluta aveva risvegliato l'aflato di vita soppresso dentro ognuno di loro. Alcuni potevano continare ad ignorarlo o negarlo finché volevano, ma lui al contrario desiderava nutrirsi di quella fiamma fino a quando il proprio animo non avesse ripreso ad ardere come in passato.  
"Ti posso assicurare che domani sarai ancora qui fra di noi e che, quasi sicuramente, finirai per battere la testa sul pavimento. Tranquillo, capita a tutti quando non si è abituati a dormire in amaca e non si ha ancora imparato a fare il bozzolo costrittivo con le coperte"
Rimboccando le coperte a Peter, osservandone gli occhi brillare alla luce della lanterna e le labbra arrossate dagli spifferi, ebbe l'impulso di baciarlo, ma desistette. Non aveva alcuna intenzione di spaventarlo com'era accaduto la volta precedente, voleva fare le cose per bene e ciò significava accettare i tempi del minore ed andare a piccoli passi.
"Buonanotte"
"Buonanotte a te, Virgil, e buona vedetta"
"Grazie, ma ora dormi, ci vediamo domani"
Peter chiuse gli occhi e così il pirata, rassicurato sulle sue condizioni, si voltò dirigendosi all'esterno. Come aveva immaginato, trovò il Capitano ad attenderlo ancora sveglio, appoggiato sulle sarte dell'albero Maestro fumando la pipa. Gli si avvicinò in silenzio e, non appena furono faccia a faccia, l'altro soffiò fuori il fumo nell'aria circostante e ghignò.
"Finalmente, Signor Sullivan. Ancora pochi minuti e mi sarei ritirato lasciando la vostra postazione scoperta"
Iniziando a girargli attorno, Uncino prese un'altra boccata, molto più lunga e, quando poi espirò, fu come se fossero stati circondati da un banco di nebbia dolciastra.
"Mi chiedo quale possa essere la ragione di questo ritardo... Normalmente siete sempre così puntuale, perfino nel giorno del vostro compleanno rifiutate l'ultima bevuta pur di tornare ai vostri doveri il prima possibile"
"Capitano, eseguo solo i vostri ordini. Il messaggio redatto di vostro pugno e consegnatoci dal Signor Porter parlava chiaro. Mi sto limitando a procedere ciecamente secondo il disegno da voi tracciato"
Gettando a terra le ceneri consumate, il corvino vi appoggiò sopra la punta dello stivale e le schiacciò per sicurezza, dopodiché ripose la pipa nel cappotto e gli diede le spalle rivolgendosi all'orizzonte, nella direzione in cui, Virgil ne era certo, si trovava l'Isola Che Non C'è.
"Era la risposta che mi aspettavo di sentire da lei. Peccato che, per accertarmi che stia davvero dicendo la verità, dovrò pazientare ancora un po'"
Voltandosi controvento, il Capitano gli lanciò una profonda occhiata attraverso le ciocche di tenebra scompigliate dalla brezza. Era così intimidente che, alla fine, la vedetta dovette abbassare gli occhi al pavimento e poi, in un gesto automatico, si mise sull'attenti.
"Non mi deluda di nuovo, Signor Sullivan. Per quanto un uomo possa essermi fedele ed aver conquistato il mio sincero rispetto, l'obiettivo a cui ambiamo è troppo prezioso perché io permetta ad un'asse mal assestata di farci colare a picco!"
Portando il braccio sinistro dietro la schiena e lisciandosi i baffi con l'uncino, il superiore rilassò i muscoli e ciò attenuò la tensione nell'aria.
"Mi auguro comunque che abbiate trascorso tutti una piacevole serata"
"Assolutamente, Capitano!"
"Bene, a domani, Signor Sullivan"
Una breve riverenza reciproca e la porta della cabina si richiuse alle spalle del corvino, solo a quel punto il cuore della vedetta riprese a battere normalmente. Asciugandosi i sudori freddi dalla fronte, si aggrappò saldamente alle sarte e salì lungo l'albero Maestro, sempre più veloce, sino a quando non giunse alla propria postazione. Respirando l'aria fresca, lasciò uscire il fiatone e sforzò i polmoni al limite gonfiandoli con quanto più vento poté. Solo quando si fu ripreso del tutto ed ebbe recuperato la concentrazione scrutò l'orizzonte. Non accese nemmeno la lanterna, per non rischiare di rivelare la posizione del vascello o creare riflessi ed ombre che avrebbero potuto distrarlo. Rimase all'erta fino all'aurora, seguendo il movimento delle onde, attento alla minima increspatura sul pelo dell'acqua, accertandosi, anche con l'uso del cannocchiale, che nessun movimento fuori dalla norma provenisse dall'Isola. Era così concentrato ed oculato nel proprio compito che, anche dopo che la campana del mattino ebbe suonato per ben due volte, le rimase sordo. A volte gli capitava, quando era particolarmente sotto pressione tendeva ad annullare i sensi non necessari in favore della vista, molte volte il Capitano glielo aveva vivamente sconsigliato, ma data la situazione di emergenza era certo che non se la sarebbe presa. Fu un leggero strattone alle spalle a far scattare Virgil sull'attenti e, improvvisamente, il canto dei gabbiani, lo scrociare dell'oceano ed il vociare proveniente dal ponte tornarono chiari, così come la voce alle sue spalle.
"Ehi, Virgil, l'hai... fatto di nuovo"
Starkey lo osservava seccato, con il fiatone a sollevargli il petto dietro le braccia incrociate.
"Sei proprio un idiota! H-Hai idea di quanto... sia frustrante ogni volta doverti venire a prendere quando giochi alla bella statuina?!"
Sbuffando, l'elegantone tornò alle sarte e cominciò a scendere.
"Dai, muoviti! Stanno tutti aspettando te per cominciare la riunione"
Affiancandosi all'altro, Virgil cominciò la discesa, era parecchio intorpidito a causa del freddo notturno, ma non lo diede a vedere e procedette con tranquillità cercando di non distanziare troppo il compagno di ciurma. Avvicinandoglisi, il pirata attirò la sua attenzione con una spallata dopodiché gli fece l'occhiolino e cominciò a parlare a bassa voce per non farsi sentire dal resto dell'equipaggio.
"Se può interessarti, Peter si è preoccupato moltissimo per te. Non è abituato ad assistere ai tuoi momenti di concentrazione profonda, temeva fossi morto assiderato. Non è salito personalmente perché il Capitano l'ha preceduto inviando me e, come sai, le reclute non hanno voce in capitolo a bordo"
Virgil fu felice di ricevere quella notizia e, quando riappoggiò i piedi sul ponte e si riunì al resto del gruppo, si portò di proposito accanto al mozzo. Anche se fece di tutto per evitare di risultare troppo palese, più di una volta il giovane gli rivolse uno sguardo impensierito, un piccolo gesto che però fu sufficiente a scaldarlo profondamente. Era piacevole sapere che avesse temuto per la sua incolumità, lo faceva sentire bene. Suonando ancora un volta la campana, il nostromo Smee attirò gli sguardi di tutti sul Capitano che, dopo essersi concesso un momento per schiarirsi la voce, sorrise e prese la parola.
"Buongiorno a tutti. Ora che siamo finalmente al completo, ecco i miei ordini"

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