XXVII

Il tratto di Peter tremava sul foglio mettendo a serio rischio l'integrità della punta del carboncino. Prima di proseguire con la linea, il ragazzo si voltò verso il Signor Starkey scrutandone lo sguardo innervosito e cercando di cogliere qualsiasi segnale che potesse indicargli la direzione giusta da prendere, ma niente. L'uomo era imperturbabile nella propria frustrazione quindi il ragazzo tornò a concentrarsi tentando di riportare alla mente la forma giusta di cui aveva bisogno e finì la lettera. Ancor prima che potesse chiedere se fosse corretta o meno, ricevette un colpo in testa dal pirata con il dorso del tomo che teneva saldamente in mano. L'elegantone sbatté il volume sul suo banco e si allontanò portandosi le mani tra i capelli e camminando per la stanza. Intristito, il mozzo sollevò il capo e paragonò il proprio risultato alla tabella in cui l'altro aveva scritto tutte le lettere esistenti e capì di aver fallito di nuovo. Ciò che aveva fatto assomigliava solo ad una di esse, ma la pancia era nel posto sbagliato, centrata e sulla sinistra invece che in alto sulla destra. Strappando il foglio, Peter lo accartocciò per la rabbia dopodiché lo lanciò nell'angolo della stanza insieme al resto del taccuino. Affondando il viso tra le braccia incrociate, trattenne a stento l'impulso di gridare e liberarsi in un pianto isterico. Dopo quasi una settimana di tentativi continui era riuscito ad imparare solo due lettere, la "I", anche se, leggendo, a volte la confondeva con la "r", e la "O", anche se tendeva a scambiarla con la "a" o la "c". Non ci poteva fare niente, perfino ora, rialzando la testa e gettando un'altra occhiata alla tabella gli sembrò di non averla mai vista prima, erano solo scarabocchi estranei e confusionari che gli davano mal di testa e nausea ogni qualvolta tentava di ricordare una pronuncia o di riscriverli a memoria.
"Dimmi la verità, lo stai facendo di proposito! Tu vuoi che il Capitano se la prenda con me!"
Appoggiandosi sul tavolo, il Signor Starkey cominciò ad urlargli contro e questo lo fece sentire ancora più stupido ed inadeguato.
"Sei sempre disattento! O forse si tratta di uno scherzo immaturo?!"
Sbatté il pungo così forte da far cadere a terra il carboncino. Peter drizzò subito la schiena e rimase in silenzio. Quando aveva accettato di fare quello sforzo sapeva che sarebbe finita in quel modo, che sarebbe risultato solo una gigantesca delusione, soprattutto agli occhi di James, nonostante avesse dato tutto sé stesso pur di non fallire.
"Mi stai solo prendendo in giro... Non può davvero esistere al mondo un tale incapace! Nemmeno tra i Piccaninny ho mai conosciuto qualcuno così..."
Sbuffando a denti stretti, il pirata recuperò il libro e si avviò alla porta. Afferrata la maniglia, si voltò di nuovo, Peter temette che avrebbe ricominciato a gridare, ma invece la sua espressione si rilassò leggermente.
"Vedi di sistemare prima del ritorno del Capitano"
Il ragazzo si alzò in piedi ed annuì, non rispose a parole solo perché le labbra gli tremavano troppo a causa del pianto trattenuto. Il Signor Starkey uscì e così restò solo nella cabina. Abbassandosi, il giovane sapeva di non avere molto tempo a disposizione prima del ritorno del corvino, quindi non perse tempo e cominciò recuperando il carboncino. Stava per avviarsi verso il resto del materiale, ma, osservando il piccolo bastoncino scuro fra le proprie dita, sentì la rabbia crescere di nuovo e così lo lanciò davanti a sé. Era convinto di colpire la parete o, al massimo, di centrare qualche mobile, ma invece il tiro puntò dritto verso la finestra aperta e la superò. Il solo suono udibile dopo quel terribile istante fu un piccolo "pluf!" nell'acqua accompagnato dai crescenti battiti del cuore del ragazzo. Peter accorse subito sporgendosi verso l'esterno e cercò di individuarlo nelle onde, ma, com'era logico, esso era già stato inghiottito dalle profondità, perduto, per sempre.
"No! NoNoNoNo!"
Aggrappendosi al parapetto, il fulvo si diede una leggera spintarella, pronto per fare un ultimo, disperato tentativo, contro qualsiasi logica o ordine impartito, ma si fermò quando, poco dopo, il carboncino fu davanti ai suoi occhi, stretto tra le mani delicate di una sirena. Ne aveva intravvisto la figura attraverso l'acqua, annunciata dai lunghi capelli dorati, ma era ciò che l'altra gli stava porgendo a catturare tutta la sua attenzione, al punto che praticamente non la guardò neppure in faccia. Allungando la mano, il mozzo tentò di riprendersi l'oggetto, ma la bionda fu più veloce e indietreggiò.
"Ehi! Ridammelo!"
L'altra rise e, approfittando del proprio vantaggio, continuò ad ingannarlo più e più volte. Peter era già abbastanza umiliato dopo quell'ennesima giornata di studio forzato, non gli andava di venir deriso ancora. Attese fin quando la ladra non si avvicinò nuovamente, troppo sicura di sé, e, tenendosi ben stretto al bordo della finestra, slanciò in fuori il resto del corpo così, con la mano libera, recuperò la refurtiva. Sorreggendosi alla nave con la sola forza di un braccio, non avendo alcun altro appiglio per i piedi, il ragazzo provò comunque un'immensa felicità nel riavere il carboncino, al punto che scoppiò a ridere e si rivolse all'altra con spavalderia, nonostante si trovasse ancora in una situazione complicata e la bionda avrebbe potuto facilmente trascinarlo in acqua.
"Grazie mille dell'aiuto, fanciulla! La prossima volta però vedi di rendermi le cose un po' più difficili!"
L'espressione che ricevette in risposta fu piena di sorpresa e confusione.
"A-Aspetta... ma tu..."
Ma, prima di finire, la sirena diede un colpo di pinna e sparì rapidissima sott'acqua. Mentre stava ancora realizzando cosa fosse accaduto, Peter venne afferrato per le spelle e spinto dentro di peso, anzi, a dirla tutta venne letteralmente lanciato sul pavimento della cabina sbattendo il braccio. Quando mise a fuoco la situazione, si rese conto di avere su di sé gli sguardi di Uncino, del Signor Starkey e perfino quello di Barnabas.
"I-Io posso spiegare!"
"Ascolto"
Incrociando le braccia al petto, James si fece cupo. Nonostante il sorriso sghembo a solcargli le labbra stava per scoppiare e non sarebbe stato per niente divertente. Mettendosi a sedere, il mozzo gli porse il carboncino.
"M-Mi dispiace, volevo... solo recuperare questo!"
Non fu una spiegazione lunga, ma, al termine, il corvino tornò calmo mentre gli altri due pirati gli sembrarono a dir poco preoccupati, anche se Peter non avrebbe saputo dire come mai. Le sirene non erano un pericolo per loro, anzi, normalmente tendevano a starsene bene alla larga dalla Jolly Roger, se una di loro si era spinta così lontana dall'Isola doveva essere a causa del gelo, per andare a scaldarsi nelle profondità, quindi non c'era niente da temere.
"Mi dispiace di aver quasi perso il suo carboncino, Capitano! Non succederà di nuovo e-e prometto di impegnarmi ancora di più nelle lezioni! Non sbaglio di proposito! N-Non ce la faccio e basta, m-ma ..."
Il corvino gli fece un cenno con la mano zittendolo, Peter gliene fu grato, stava straparlando per il nervosismo, quindi si mise buono buono a testa bassa in attesa di ricevere i propri ordini.
"Signor Starkey, informi il nostromo ed il resto dell'equipaggio sull'accaduto"
"Subito, Capitano"
L'elegantone uscì di corsa e rimasero in tre. Il ragazzo fu felice di rivedere Barnabas e anche quest'ultimo gli sorrise sinceramente quando i loro sguardi si incrociarono.
"Vieni, Peter"
Girandosi verso James, il mozzo accettò di appoggiarsi all'uncino che l'altro gli stava offrendo e si alzò in piedi, il carboncino ancora stretto nella mano.
"Dottor Porter, cominci pure con i suoi controlli"
"Controlli?"
Il Capitano andò a sedersi alla propria scrivania e, nello stesso momento, il dottore recuperò la propria cassetta medica dall'ingresso e si fece sempre più vicino, tanto che, in automatico, il giovane fece un passo indietro tenendo alta la guardia.
"Non sarà niente di troppo invasivo, Peter. Siediti pure sul letto"
A dirla tutta non era indietreggiato per paura, insomma era stato sotto le cure dell'altro innumerevoli volte ormai, era più il non sapere la ragione di quell'improvviso controllo a rederlo reticente. Con ogni probabilità era legato alla sua totale incapacità nelle lezioni, ma se Barnabas avesse scoperto che si trattava di una malattia per cui non c'era una cura, a quel punto avrebbe perso senso lottare e fare del proprio meglio. Tutto il tempo passato sotto la tutela di James sarebbe stato inutile.
"Devo solo impegnarmi di più! Non servono controlli!"
"Seduto!"
Il tono perentorio di James lo rimise sull'attenti ed il ragazzo eseguì senza emmettere nemmeno un fiato. Barnabas cominciò con cose semplici, di routine, temperatura, valutazione dei riflessi di braccia e gambe, del cuore, ma poi fece qualcosa di nuovo. Tenendogli ben aperto l'occhio destro con due dita, gli puntò contro un fiammifero acceso, cosa che lo spaventò molto, ma rimase immobile, il minimo gesto sbagliato e sarebbe finito accecato.
"Adesso so cos'hai..."

Massaggiandosi la fronte rivolto verso l'esterno, il Capitano era ancora in attesa che la visita del mozzo si concludesse. Nonostante il Signor Porter avesse annunciato con sicurezza di aver trovato risposta al problema dietro le difficoltà di apprendimento di Peter, non aveva alcuna intenzione di farglielo dire fino a quando il controllo non si fosse concluso. Non voleva rischiare di ricevere un responso falsato dalla fretta, anche se, dopo la visita inattesa di quella sirena, il tempo a disposizione si era ridotto drasticamente. Alzandosi, il corvino andò a chiudere le ante della finestra e, gettando uno sguardo all'orizzonte e poi verso la mappa sulla propria scrivania, si sentì piuttosto frustrato. In cuor proprio aveva sperato fino all'ultimo che, insegnando a Peter come leggere e scrivere, avrebbe finalmente scoperto il significato degli scrabocchi fatti da Pan, ma a quanto pare il ragazzo aveva davvero dei problemi fisici ad impedirgli di eseguire quel semplice ordine. Una seccatura dietro l'altra e, ben presto, grossi guai sarebbero arrivati dall'Isola Che Non C'è, dovevano essere pronti per allora e la loro recluta non faceva che rallentare. Finalmente i ganci della cassetta medica vennero chiusi e il Capitano si voltò verso il proprio sottoposto, pronto a sapere, ma questi non si rese nemmeno conto del suo sguardo, era troppo occupato a frugare nella tasca della propria traversa da cui, poco dopo, tirò fuori una galletta offrendola al mozzo che la accettò con gioia. Il modo in cui il pirata scompigliò i capelli di Peter lo infastidì parecchio, erano in una situazione critica, non era il momento di scambiarsi effusioni.
"Allora?"
Domandò secco raggiungendoli e portandosi al fianco del fulvo.
"Ho visto due casi simili quando ancora svolgevo gli studi di medicina"
Finalmente una buona notizia, se Barnabas conosceva una certa condizione di certo sapeva anche come sanarla e, porre rimedio a questa falla, era più che mai necessario. James sentì il minore aggrapparsi ad un lembo della propria giacca in cerca di sostegno, lo lasciò fare.
"Si tratta di una malattia così rara? Q-Quelli che conoscevi e ce l'avevano sono... guariti?"
Domandò preoccupato, ma prima che il medico potesse rassicurarlo con un'altra carezza fra i capelli, Uncino lo intercettò e si frappose fra loro.
"Se fosse letale Pan sarebbe morto molto tempo addietro, quindi qualcosa si può fare di certo. Giusto, Signor Porter?"
Accarezzandosi la lunga barba, il medico di bordo sorrise ed annuì con sicurezza.
"Erano due miei compagni di accademia ad averla. Due ragazzi molto svegli, intelligenti, erano in grado di imparare molto velocemente, ma solo attraverso la pratica, con prove empiriche e facendo esperienza diretta. Quando si trattava di leggere o scrivere però erano allo stesso livello dei bambini"
Corretto, tutto corrispondeva alla perfezione.
"Quindi? Cura?"
"Basta solo trovare un metodo diverso per riconoscere le lettere. Con la mia esperienza diretta di questa peculiare condizione, unita alle capacità di insegnamento del Signor Starkey, potremo facilmente risolvere la situazione in breve tempo"
James sentì Peter singhiozzare, ma, quando si voltò per assicurarsi che stesse bene, il ragazzo si alzò in piedi e, statuario nonostante gli occhi lucidi, lo guardò intensamente.
"M-Mi dispiace, Capitano..."
Si schiarì la voce.
"Mi scuso per essere un tale problema per lei. Le ho fatto sprecare così tanto tempo, ma sono pronto a rimediare. Ordini ed io eseguirò"
Era così carino quando cercava di mostrarsi sicuro nonostante il suo animo fosse turbato, ma la sua sceneggiata ebbe l'effetto sperato nel medico di bordo che, appoggiandogli una mano sulla spalla, rimase positivamente sorpreso dalla sua risolutezza.
"L'acciuga sotto sale sta cominciando a farsi grande"
James sorrise e, tornando alla propria scrivania, dovette faticare per non mettersi a ridere.
"Non può nemmeno immaginarlo, Signor Porter"
Recuperato il pennino, cominciò a scrivere alcune indicazioni in un foglio dopodiché lo piegò e lo porse al proprio sottoposto che, raggiungendolo al tavolo, prese il messaggio e lo mise in tasca.
"Lo riferisca anche al Signor Starkey. Avete tre giorni di tempo per ideare il metodo giusto, una volta trovato dovete far sì che Peter sia in grado di leggere e scrivere il prima possibile"
"Sì, Capitano Hook!"
Detto ciò, Barnabas raccolse i propri strumenti, salutò Peter con un'altra scollata ai capelli e se ne andò di corsa. Non appena restarono soli, James si rivolse immediatamente al fulvo e gli fece un cenno in modo da farlo avvicinare. I passi del minore furono insicuri fino all'ultimo, ma alla fine arrivò al suo fianco e, quando l'ebbe a portata di tiro, il corvino poté agganciare la sua camicia e portarselo abbastanza vicino da rubargli un bacio. Il giovane non si sottrasse, ma nemmeno rispose con la solita enfasi, così il Capitano lo spinse più a sé fino a quando non lo ebbe dove desiderava, seduto sulle proprie gambe.
"M-Mi dispiace... d-davvero mi... mi scuso..."
"Non è colpa tua, mi avevi avvisato che qualcosa non andava ed io ho voluto persistere. Grazie comunque per aver tentato"
Appoggiando la testa alla sua spalla, Peter gli solleticò il collo con la punta del naso, lo faceva molto spesso, era un automatismo legato alla sua ipersensibilità olfattiva. Quando il mozzo si concentrava abbastanza riusciva a cogliere ogni singolo ingrediente del suo pasto o i luoghi della nave in cui era stato, certe volte perfino chi aveva incontrato. Era una constatazione un po' inquietante da fare, tenere segreti i propri spostamenti diventava complesso, quindi non glielo faceva fare spesso o si accertava di mascherare degli indizi indesiderati. Quella qualità si era rivelata molto utile quando il giovane lavorava in cambusa, ma, oltre a quel periodo, in nessun altro ambito, ciò nonostante il corvino considerava quasi un peccato dover vedere quel dono sprecato, quindi si divertiva a giocarci e usarlo con lungimiranza. Bastava un giretto tra le piante officinali coltivate dal Signor Starkey e, ogni giorno, Peter ne imparava una nuova, gli sarebbe di certo tornato utile quando sarebbe arrivato il momento di affiancare l'elegantone.
"Ti senti meglio ora?"
"Sì..."
Osservando di nuovo la mappa, Uncino picchiettò accanto al misterioso messaggio di Pan, in un gesto che era ormai diventato un automatismo, e sospirò. Fu allora che il giovane si sporse e osservò le scritte, ma, non appena le ebbe guardate un istante, si voltò di nuovo affondando il viso contro il suo petto.
"Ti... dicono qualcosa queste parole?"
Peter scosse la testa.
"Nemmeno so scrivere il mio nome, figuriamoci se capisco la tua scrittura, James"
"Non l'ho scritto io, ma ora che hai sollevato questo problema..."
In effetti, se come aveva detto il signor Porter la capacità di apprendimento di Peter era legata alla sua esperienza diretta, e ciò si era visto sia a bordo che con i suoi piccoli esperimenti olfattivi, forse bastava trovare un collegamento tra le scrittura e un'attività pratica. La soluzione gli apparve improvvisamente chiara e, dopotutto, fare un tentativo, non costava nulla.
"Non capisco come mai tu non riesca a scrivere almeno il tuo nome"
Il ragazzo abbassò le spalle.
"S-Scusa..."
"Dico solo che Peter è il nome perfetto per un pirata visto che, per scriverlo basta saper disegnare una nave nella tempesta"
Donandogli uno sguardo perplesso, il mozzo gli porse il carboncino che teneva nella tasca.
"Me lo puoi mostrare?"
A dirla tutta, era da un po' che ci pensava, a forza di segnare nei giornali di bordo come si stesse comportando la nuova recluta, gli era capitato innumerevoli volte di scrivere e rileggere il nome del minore, così se ne era accorto. Sporgendosi sulla scrivania, accettò il carboncino e cominciò a disegnare il profilo leggero di un veliero e, dietro esso, una serie di onde. Peter restò ad osservarlo mentre passava da uno strumento all'altro recuperando il pennino e intingendolo nel calamaio.
"Ecco..."
Passando sul disegno, James solcò le lettere con cura, una dopo l'altra, voltandosi verso il ragazzo per apprezzare il modo in cui i suoi occhi si fecero sempre più grandi mano a mano che proseguiva. Quando infine concluse l'ultima curva, appoggiò la piuma e, passando con il dito sotto il nome, lo pronunciò lentamente, con le labbra quasi a sfiorare l'orecchio del fulvo e divertendosi nel sentirlo fremere.
"La "P" è l'albero di Mezzana, la "T" quello Maestro, la "R" funge invece da polena. Certo, manca l'albero di Trinchetto, ma, visto il mare agitato in cui naviga questo veliero, non mi sorprenderebbe se fosse stato distrutto dalle onde, dopotutto nel tuo nome ci sono due "E""
Peter rise e James si sentì alleggerito. Senza pensarci due volte, porse al giovane il carboncino.
"Prova tu adesso"
Nonostate la titubanza, era evidente che il mozzo fosse felice di fare quel tentativo. La mano gli tremava ed il suo tratto era senza dubbio quello di un principiante, ma, nonostante ciò, riuscì a riprodurre quasi alla perfezione la nave. Ora arrivava il difficile.
"Prendi il mio pennino, ma fa attezione a non romperlo. Maneggialo con la stessa abilità con cui usi il pugnale"
Annuendo, Peter seguì la traccia. Poco meno di un minuto dopo, il suo nome era lì, con immensa soddisfazione e sorpresa di entrambi. James aveva trovato il metodo giusto prima dei propri uomini ed il bacio in cui il ragazzo lo aveva intrappolato era il miglior premio che avrebbe potuto ricevere.


Nota Autore

Inserisco l'immagine del disegno che Uncino usa per insegnare a Peter come scrivere il suo nome (solo per rendere più facile da capire ciò che avevo un mente).

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