XXV
Un colpo di forbice dopo l'altro, intorno a Peter si era formato un piccolo tappeto di ciocche bionde e ramate. Sentiva la testa più fresca e leggera, in tutti i sensi, inoltre, osservando il proprio aspetto plasmarsi nel riflesso dello specchio, ne rimase sempre più sorpreso. Se con barba ed capelli a media lunghezza era palese quanto fosse cambiato rispetto a Pan, temeva che non sarebbero risultati altrettanto diversi una volta rasato e acconciato, ma quel timore andò mano a mano dissipandosi. Anche nella fisionomia, i tratti gentili e arrotondati della gioventù si erano induriti, inoltre le cicatrici lasciate dalle ustioni rivelavano un vissuto che non apparteneva ad un ragazzetto impertinente senza un problema al mondo, ma a un uomo, a lui, a Peter. Il solo indizio a tradirne l'identità erano gli occhi, vividi e vispi, pieni di un'impazienza prorompente che il mozzo non era in grado di nascondere. Mentre il Capitano avvicinava il volto al suo per definire gli ultimi aggiustamenti del taglio, si sentì mancare il fiato. Dopo che il maggiore lo aveva allettato con le sue sensuali provocazioni, non era più stato in grado di far rallentare il proprio cuore. Era passato diverso tempo dall'ultima volta che James aveva avuto un atteggiamento simile nei suoi confronti, da prima del compleanno del Signor Benson e, il pensiero di quanti altri segreti celasse la sua esperienza di adulto, lo faceva impazzire. Così tante sensazioni da scoprire, infiniti gesti, delicati e decisi, da sperimentare sulla propria pelle e condividere in un profondo contatto di corpi. Era pronto a piegarsi alla volontà del corvino, seguire con cieca obbedienza le sue indicazioni e, a differenza della volta precedente, non si sarebbe lasciato trascinare da solo in quella marea, avrebbe portato l'altro con sé.
"Peter, fermo o finirò per tagliarti"
Senza poterlo controllare, aveva cominciato ad agitare la gamba destra. L'adrenalina gli era salita a mille, ma si fece forza, un bel respiro e tornò immobile, anche se si rivelò uno sforzo non indifferente. Chiuse le palpebre e cercò di concentrarsi sul suono della forbice, regolarizzò il proprio respiro su quello di James, a ritmo delle onde fuori dalla finestra. Quel sottofondo divenne la sola presenza a circondarlo per diverso tempo, fu un tocco gelido a spezzarla facendolo irrigidire. Riconobbe all'istante la sensazione di quel familiare uncino metallico contro il collo, ma non provò nemmeno a guardare cosa stesse succedendo, si bloccò com'era, abbandonandosi alla mercé del proprio superiore. Lentamente, la punta attraversò il perimetro della sua giugulare, solcandone la carne con tale leggiadria da non permettergli di capire se l'avesse incisa o meno, ma bastò comunque a strappargli il respiro. Un movimento accanto all'orecchio destro, senza più i capelli di mezzo lo colse con chiarezza, così come la vicinanza delle labbra del Capitano.
"Non aprire gli occhi... resta immobile"
Stringendo i calzoni a livello delle ginocchia, Peter deglutì, aveva la bocca secca. Non aveva idea di cosa James avesse in mente di fargli, stava morendo di curiosità, voleva vedere, imparare, ma una nuova paura lo teneva incatenato all'ordine appena ricevuto, il pensiero di trovarsi di nuovo dall'altro capo di una pistola. Gli sfuggì un singhiozzo e finì per sussultare quando sentì la mano del corvino appoggiarsi sulla propria. Voltò la testa di lato pur di scacciare la crescente tentazione di spiare cosa stesse accadendo. C'era del movimento davanti ai suoi piedi, poi più vicino, da un lato e dall'altro, ma, prima che potesse aprire bocca per domandare, venne obbligato ad allargare le gambe dagli avambracci del maggiore, posizione che lo rese ancora più vulnerabile.
"Sollevati"
E, mentre diceva ciò, gli guidò la mano fin sul bracciolo della sedia.
"Fai forza sulle braccia"
Fece come ordinato, per quanto il tremore muscolare glielo permettesse. Ecco di nuovo la sensazione del freddo uncino contro la pelle, questa volta sul fianco, poco sopra l'elastico dei calzoni. Abbassandosi inesorabilmente, glieli sfilò insieme all'intimo lasciandolo del tutto esposto. L'aria fredda contro le parti intime diede sollievo a Peter, stava sudando molto per l'agitazione, i vestiti si erano trasformati in una trappola fastidiosa sempre più stretta. Tornato a sedere, seguì il percorso degli indumenti fino a quando non sparirono del tutto, ma non ebbe il tempo di chiedersi che fine avessero fatto, qualcosa di ben più importante focalizzò le sue priorità altrove. Il tocco di un polpastrello, lieve, eppure così ruvido, lo sfiorò proprio sulla punta dell'intimità facendogli quasi serrare le gambe come una morsa in un gesto istintivo, ma non accadde, una presa ben salda glielo impedì, almeno dal lato sinistro.
"Mi sembrava di averti detto di stare fermo. Pensi di riuscire ad obbedire o preferisci che ricorra alle maniere forti?"
"I-Io... N-non lo so... P-Per favore, James... F-fammi guardare..."
Il corvino si zittì. Peter lo sentì mentre si alzava in piedi e faceva il giro della seduta portandoglisi alle spalle, ed ecco quelle lunghe, meravigliose ciocche corvine accarezzargli la guancia. Si beò di quel contatto sino a quando non fu l'altro a scioglierlo per poi coprirgli gli occhi con un panno di stoffa che fissò saldamente alla sua nuca.
"Sarò io a decidere quando potrai vedere"
La voce di James, proprio come la prima volta, sembrò trasformarsi in un eco, un rimbombo proveniente da ogni lato.
"Se sei disposto a dare la tua vita per un mio comando..."
In un momento, Peter si ritrovò le gambe, fino al polpaccio, bloccate a quelle della sedia con delle corde strette. Ora, se avesse tentato di serrarle, anche a causa di movimenti involontari, avrebbe dovuto spezzare il legno per riuscirci.
"... lo stesso vale per il tuo corpo"
Il tocco di prima tornò, non più un solo dito, ma tutte e cinque, avvolsero la sua asta, seguite dal palmo. Il calore che ne scaturì fu così intenso che Peter non fu in grado di percepire altra parte di sé. Dapprima movimenti leggeri dal basso verso l'alto, la velocità divenne sempre più altalenante, quando si sentiva ormai vicino a liberarsi, il tutto si interrompeva in lenti sfioramenti circolari sulla punta. Se provava a muoversi o supplicare per ricevere di più, allungando anche la propria mano, riceveva un solido schiaffo nell'interno coscia che gli restituiva abbastanza lucidità da tornare obbediente al proprio posto. La frustrazione lo aveva portato alle lacrime, ma non era abbastanza lucido perché gli importasse, in certi istanti desiderava solo che quella lenta tortura si fermasse, ma in altri, sperava sarebbe proseguita in eterno. Era così diverso dalla prima notte insieme, allora era stato lasciato libero di venire fino a quando non aveva perso i sensi, ora invece si ritrovava a pregare per poterlo fare anche solo una volta. I tempi si fecero infiniti, la benda rendeva tutto troppo lento, intenso, inesorabile, era come se si stesse trasformando in sabbia, il resto del suo corpo era sparito e ciò che lo faceva riemergere, era la mano di James, la sua pelle, le sue dita, il suo respiro caldo che, di quando in quando, gli accarezzava il membro. Gettando la testa a lato, Peter cercò di recuperare un po' di autocontrollo e provò a parlare.
"J... James..."
"Sono qui"
Portando il pollice sulla cappella, cominciò ad applicarvi un po' di pressione in più lasciandolo a boccheggiare.
"A...Ah... An... Ancora..."
"Oh, Peter... Stai andando così bene, perché vuoi già fermare il divertimento? Non vorrai mica finire presto come la volta scorsa"
Strinse ancora la presa facendolo mugolare e dare uno strattone alle corde. Ormai aveva scavato perfino il tessuto dei braccioli della sedia a forza di impiantarci le unghie, ne sentiva l'imbottitura sotto le dita.
"Però non hai tutti i torti... continui a divertirti solo tu"
Lasciò andare la presa e sciolse anche le corde lungo gambe, ma, nonostante ora fosse libero, il giovane non si mosse, non aveva più la forza di fare nulla, o così pensava.
"Drei che la lezione di autocontrollo può concludersi qui... per oggi"
Annunciò il corvino sollevandogli la gamba sinistra per portarsi fra entrambe e cominciare a strusciare la propria intimità contro la sua. Spostando la testa in avanti, rendendosi conto che ora il maggiore gli era così vicino, Peter si sentì rinvigorito. Sollevate le braccia, portò le mani sulle spalle di James e sporse la testa. Annusando l'aria circostante, trovò il punto in cui il profumo di cacao e vino rosso si faceva più forte e così individuò le labbra del Capitano e lo baciò. Per un momento, il corvino non rispose al suo gesto, ma poi si sciolse in quel bacio, al punto che anche i movimenti del suo bacino cominciarono a seguire il medesimo ritmo delle loro lingue. Peter era preda di un oscuro vortice marino, il sapore del maggiore, la mescolanza dei loro odori, i lunghi boccoli attraverso le dita delle mani e le braccia, ogni cosa lo stava trascinandolo sempre più a fondo senza lasciargli via di fuga. Sperò di poter annegare in James per sempre.
Giacché aveva a propria disposizione una sola mano, James fu felice di riscontrare che, nonostante poco prima Peter fosse stato malleabile come burro, avesse ancora abbastanza forza da sorreggersi da solo. Accarezzando l'interno coscia del ragazzo, ne sentì la carne calda e intorpidita dai colpi ricevuti, si staccò dal bacio solo per rimirarne il color magenta, dopodiché sollevò per bene la gamba del mozzo in modo che esponesse alla sua vista e, soprattutto, al suo corpo, le natiche. Non era stata una brutta idea scaldare la situazione con quel giochetto costrittivo, ma a lungo andare era diventato quasi noioso, quasi, sperò quantomeno che fosse servito allo scopo. Portare il ragazzo così vicino a soddisfare il proprio desiderio, per poi privarlo di tale possibilità, era un ottimo esercizio per migliorarne la resistenza, ma di certo ci sarebbe voluto molto tempo per ottenere un risultato soddisfacente. Per sua fortuna, e grazie all'incapacità di alcuni componenti dell'equipaggio, ora, e fino a nuovo ordine, avrebbe avuto tutto il tempo necessario. Portando indietro i fianchi in modo da mettersi nella posizione più adatta, si ritrovò stretto ancora più forte dall'altro, quasi con disperazione, gli dispiacque non sentire più la barba ispida del mozzo grattare sul collo, ma visto il nuovo aspetto del ragazzo era stata una perdita necessaria.
"J-James..."
Tenendo l'uncino ben impiantato nello schienale della sedia, cominciò ad entrare, lentamente, centimetro dopo centimetro. Era già stato più che paziente, non gli andava di fermarsi ancora per preparare Peter, quindi fu estremamente delicato, almeno all'inizio. Ne sentì la carne stringersi, ma solo un attimo, poi il giovane fece un respiro profondo e si rillassò rendendogli le cose molto più semplici. Non era proprio la posizione più comoda in cui avrebbe potuto metterlo, ma ormai era tardi per pensarci, quindi piegò leggermente le gambe e così riuscì a darsi maggior spinta verso l'alto. Pochi istanti e la cabina si riempì dei gemiti di piacere di entrambi, accompagnati dal cigolio per niente rassicurante della sedia in legno. La mente di James era bianca, ma tutti i suoi sensi erano all'erta, ciò lo spingeva ad agire spinto solo dal puro istinto, virando dove le sensazioni si facevano più intense per trarne il maggior piacere possibile. Fra i capelli di Peter, per costringerlo a gettare indietro la testa ed arcuare il corpo, così da penetrare più in profondità, o sulle labbra, per catturarne il respiro, o magari lungo il petto, chiaro ed invitante, arabescato da milioni di cicatrici sovrapposte, piccole e grandi, sulle quali potersi soffermare con la punta della lingua. Come il corvino aveva immaginato, non ci volle molto perché il minore venisse, ancora ed ancora, ma rimase sorpreso nel non vederlo perdere i sensi e anzi, impegnarsi nel tentare di offrire a propria volta qualche gesto d'affetto. Baci lungo il collo, morsi sulla spalla, spesso per bloccare un gemito un po' più alto, per fortuna aveva deciso di tenere la camicia, altrimenti sarebbe stato coperto di segni piuttosto profondi, a volte aveva perfino tentato di prendere il controllo con baci particolarmente accesi. Stava ancora imparando, ma non era male per essere solo la sua seconda esperienza nei rapporti fisici. Le dita di Peter, prime aggrappate saldamente alla sua schiena, cominciarono a scivolare lungo le pieghe del tessuto, era arrivato al proprio limite, in effetti aveva fatto un bel macello fra i loro corpi, inoltre, per quanto il pegno avesse funzionato per stabilizzare le sue condizioni, era ben lontano dall'essere piena salute. Solo quando il ragazzo lasciò cadere le braccia stremate e si accasciò lungo lo schienale della sedia, James si rese conto che la benda intorno agli occhi gli si era allentata. I loro sguardi si incorciarono e, nonostante ancora non si fosse fermato, il mozzo gli sorrise. Fu questo a farlo tornare in sé e, sospirando, rallentò le spinte poco a poco fino a quando non uscì del tutto. Il suo gesto provocò nell'altro un lamento infastidito.
"J-James... N-No... t-tu non..."
Il ragazzo cercò di tirarsu su, ma una fitta lo riportò al suo posto.
"Ti avevo detto di non guardare"
Rimettendosi in piedi, il corvino si diede una sistemata ai capelli osservando la propria immagine nello specchio accanto a loro, ma non si concesse troppo tempo per farlo, aveva le gambe irrigidite per lo sforzo, quindi andò a sedersi sul letto. Si ripromise di farlo in una posizione più comoda in futuro. Quando si fermò ad osservare Peter si accorse che si era voltato verso il proprio riflesso e, più vi posava gli occhi, più diventava rosso.
"C-Capitano... V-Volevo dire, James... M-Mi dispiace se... ho guardato..."
"Non sono arrabbiato"
Anche se un po' acciaccato, tornò dal ragazzo e lo aiutò ad alzarsi e raggiungere il letto. C'era un bel disastro da sistemare, ma prima doveva occuparsi di Peter, non poteva lasciare che si addormentasse in quelle condizioni. Dalla cassettiera recuperò qualche panno pulito e lo portò al giovane, spostò la sedia dal centro della stanza accanto alla finestra, in modo che l'aria salmastra ne attenuasse un po' l'odore, e fece su i cordini che aveva utilizzato per bloccare l'altro.
"Ecco perché il Capitano diceva sempre che un buon pirata deve averne di resistenti a portata di mano"
Pensò divertito mentre li riponeva con cura. Risolto il problema odoraccio e tolti di mezzo i possibili ostacoli su cui sarebbero potuti inciampare, tornò a concentrare tutte le sue attenzioni sul giovane. Era dove lo aveva lasciato, seduto sul bordo del letto, chiaramente ad un passo dal crollare dal sonno, eppure, nonostante la stanchezza, era riuscito ad avvicinarsi uno dei teli per darsi una sommaria ripulita. Fece per aiutarlo a stendersi, ma questi glielo impedì opponendo resistenza.
"Peter..."
Prima che potesse riprenderlo, il mozzo lo afferrò per la camicia e lo portò con sé sul materasso, utilizzando il proprio peso per compensare la fragilità di braccia e gambe. Sorreggendosi con la mano buona, il corvino riuscì ad evitare di finirgli addosso, ma l'altro, resosi conto di non averlo farlo stendere completamente, si intristì e lasciò la presa sul suo colletto.
"Che pensavi di fare?"
In risposta distolse lo sguardo, carico di imbarazzo.
"N-Non ha... finito... P-pensavo che..."
"Pensavi di convincermi a prenderti ancora trascinandomi sul letto accanto a te?"
Se avesse continuato ad agire in modo così deciso e, allo stesso tempo, tremendamente impacciato, probabilmente sarebbe riuscito nel suo intento. Difficile resistere a una supplica così accorata, se il corvino fosse stato ancora il giovane ed imberbe pirata della propria gioventù, a quel punto Peter sarebbe stato di nuovo in preda a spasmi di piacere e gemiti affamati. Quel James era cresciuto da molto tempo ormai, era diventato Capitano, aveva conosciuto dolori peggiori della morte ed era vissuto a lungo, troppo a lungo e, allo stesso tempo, mai abbastanza. Una vita eterna è più che sufficiente per sviluppare un po' di autocontrollo, quando necessario. Spostandosi a lato, scompigliò i capelli del mozzo e poi cominciò a preparare la pipa per fumare. Si aspettava di sentire il ragazzo addormentarsi profondamente, ma invece se ne ritrovò lo sguardo addosso, con le palpebre tenute sollevate solo per caparbia. Nascondendo un piccolo sbadiglio nel cuscino, il giovane gli si portò ancora più vicino appoggiando la guancia contro il suo fianco. Cercando di portare pazienza ancora qualche minuto, con la speranza che crollasse presto, il corvino cominciò a fumare osservando fuori dalla finestra il cielo iniziare a schiarirsi per l'aurora. L'ennesima notte trascorsa senza che il sonno lo portasse con sé, ma in fondo non c'era motivo di sorprendersi, aveva avuto questioni molto più importanti di cui occuparsi piuttosto che soccombere a qualche incubo.
"L'alba... di già?!"
Peter cercò di sollevarsi, ma finì per ricadere sul materasso. James non nascose una breve risatina, forse aveva un tantino esagerato, lo aveva privato di ogni briciolo di energia nonostante avesse dormito molto grazie al sonnifero del Signor Porter. Anche se, almeno in parte, il minore se l'era andata a cercare.
"Proprio così, quindi vedi di dormire"
Soffiò fuori un'altra boccata di fumo e poi si voltò verso il ragazzo.
"M-Ma come facciamo per oggi?"
"Oggi?"
Ed eccolo arrossire di nuovo, con un sorriso così radioso da illuminargli tutto il viso, nonostante la mancanza di sonno.
"Sì, sai per... il mio...compleanno"
"Mi sembrava di essere stato chiaro, lo festeggeremo quando potrai rimettere piedi fuori da questa cabina"
"C-Certo! Lo so che, dopo... quello che abbiamo fatto questa notte devo riposare, ma magari questo pomeriggio..."
Avrebbe dovuto immaginare che Peter non avesse inteso il senso delle sue parole, ne era rimasto troppo contento in effetti, in più non era a conoscenza delle sue ultime indicazioni. E pensare che avevano passato insieme una così bella nottata ed ora era costretto a farsi venire il sangue amaro.
"Peter, tu non uscirai da questa cabina solo perché ti sei ripreso fisicamente, anzi, a dirla tutta, non intendo farti più uscire, almeno per il momento"
"C-Come? M-Ma l'armeria?! C-come farò ad affiancare il Signor Benson se..."
Gli tappò la bocca con un bacio, metodo efficace, istantaneo e indolore.
"Dimentica l'equipaggio, da oggi tu sei solo mio"
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