XXIX
Peter non era mai stato altrettanto felice in vita propria. Circondato da persone straordinarie, una cena sontuosa preparata appositamente per lui da condividere tutti insieme ed un sacco di regali non dovuti, fatti per vederlo sorridere, per dimostrargli che qualcuno al mondo pensava a lui, che gli voleva bene e, soprattutto, era contento che fosse vivo. Per quanto la curiosità lo stesse spingendo verso il magnifico pacco blu scuro del Capitano, il più grande ed elegante di tutti, Barnabas lo anticipò porgendogli un altro dono avvolto in della vecchia carta ingiallita e tenuto integro da un cordino di canapa sfilacciato. Sopra c'era la firma del medico di bordo e, accanto ad essa, l'impronta di Mr. Chips. Non doveva essere stato semplice convincere la maialina a collaborare.
"Sai, Peter, tutti i nostri regali sono collegati quindi non c'è un ordine preciso in cui aprirli, ma, se posso darti un consiglio, inizia dal mio. Renderà le cose più semplici con i prossimi, credimi"
Quella piccola introduzione lo incuriosì ancora di più e, senza perdere tempo, sciolse i nodi stando bene attento a non rovinare l'involucro. Mano a mano che il contenuto si rivelava, il ragazzo notò del cuoio scuro, bisacce, passanti, dei ganci in metallo e, quando infine ebbe la cintura tra le mani, non poté fare a meno di voltarsi verso quella che Barnabas portava legata in vita. Certo, la cinta del pirata era molto più usurata, piena di strumenti ed appesantita dal suo arsenale personale, ma, a parte ciò, erano identiche. Alzandosi in piedi, il ragazzo indossò immediatamente la propria, era perfetta. Provando ad infilare le dita all'interno della circonferenza, Barnabas ne controllò la larghezza e, soddisfatto, si voltò verso il Signor Starkey.
"Avevi ragione, un altro paio di centimetri in meno e sarebbe stata troppo stretta"
L'elegantone incrociò le braccia al petto e ghignò.
"Te lo avevo detto! Meglio in più che in meno, il mozzo ne ha ancora da crescere!"
Senza perdere il sorriso, il pirata si fece avanti, tra le mani teneva il suo pacchetto, era rettangolare, avvolto in una pezzetta verde acqua. Appoggiandoglielo davanti, restò in attesa e Peter non perse tempo, lo aprì con la stessa delicatezza del precedente, se non di più, per evitare di indispettire il maggiore. Non appena ebbe fatto, il pirata recuperò l'involucro e se lo infilò in tasca, in effetti era di una tonalità piuttosto rara, ovvio che volesse conservarlo. Tra le mani del ragazzo era rimasto un taccuino e, ben saldo tra le sue pagine, un bastoncino di grafite appuntito e pronto ad essere utilizzato per riempire tutto lo spazio bianco disponibile.
"Così potrai tenerti in allenamento. Fai sì che tutto il tempo passato ad insegnarti a scrivere non sia stato inutile"
Tirandolo per un lembo della cintura, aprì una delle bisacce.
"Ho fatto fare a Barnabas questa, è su misura, così potrai portarlo sempre con te. Non osare perderlo! Ci ho messo più di una settimana a rilegarlo!"
Riponendo subito il regalo al suo posto, Peter ne percepì il peso, non era eccessivo, ma lo fece sentire come se ora una parte del Signor Starkey lo stesse accompagnando. Era ancora intento ad ascoltare le raccomandazioni dell'elegantone su come tenere il taccuino in buone condizioni quando uno sbuffo dall'intenso olezzo di rum gli bruciò le narici obbligandolo a voltarsi. Il Signor Clifton lo avvolse con il braccio tozzo e sudato dopodiché gli scompigliò i capelli e, frugando nel tascone della traversa, estrasse un pugnale e lo impiantò nel tavolo. La lama era stata accuratamente affilata, infatti penetrò nel legno quasi fino a metà come se stesse affondando nel burro e, quando il cuoco ne lasciò il manico, la "P" incisa a fuoco su di esso non lasciò spazio a dubbi. Osservando con più attenzione la propria cintura il giovane notò una fondina appositamente vuota e arrossì. Estratta l'arma, ne apprezzò il bilaciamento perfetto, la leggerezza, la maneggiabilità, il modo in cui l'impugnatura impediva alla sua mano di scivolare anche di poco. Subito fece per restituirla al cuoco.
"I-Io non posso accettare... Questa è... Insomma, siete sicuri di volermi dare un coltello? Vi fidate di me abbastanza da farmi andare in giro per la nave armato?"
Immediatamente si voltò verso il Capitano e lui, in risposta, gli fece un cenno.
"Ma certo!"
Clifton gli diede una pacca decisa sulla schiena e gli smorzò il respiro.
"Adesso che sarai affidato di nuovo a Benson dovrai tenerti pronto. Un mesetto con lui e diventerai un vero assassino!"
"Vedremo..."
Rispose l'armaiolo lanciandogli un sacchetto dal quale scivolò fuori una pietra per levigare la lama del coltello e degli altri fagottini, uno di loro in particolare aveva un odore molto familiare. Polvere da sparo. Raccogliendo tutto, Peter sistemò ogni sacchetto al suo posto, molti di essi erano completamente inutili se, come nel suo caso, non si possedeva un'arma da fuoco. Non era una constatazione rincuorante.
"Ciò significa che..."
Valutando le dimensioni modeste della scatolina tra le mani di Virgil, il ragazzo tirò un respiro di sollievo. Non esistevano pistole di quel calibro, lo sapeva per certo visto che aveva collaborato nella sistemazione dell'armeria. Una volta aperto il regalo della vedetta ne fu sollevato e sorrise, nessuna sputafuoco, ma un innocuo cannocchiale. Lo studiò per qualche secondo e lo provò, era fantastico, grazie a quello avrebbe potuto ammirare le stelle anche senza salire sulla cima dell'albero maestro. Perfino dal ponte la volta celeste sarebbe stata alla portata di un dito. Anche quel gradito dono finì agganciato in un passante della cintura e così, finalmente, Peter poté posare di nuovo gli occhi sul regalo di James. Avvicinandolo a sé, attese con pazienza che il Capitano svuotasse le ceneri della pipa fuori bordo e tornasse fra loro, sapeva quanto i festeggiamenti caotici lo seccassero, quindi gli fu grato dello sforzo a cui si stava obbligando.
"Aprilo, Peter, ma rompi la carta questa volta. Si dice porti fortuna"
"Ai suoi ordini, Capitano!"
Strappandola in mille coriandoli, il mozzo aprì senza esitazione, ma, quando infine ne scoprì il contenuto, rimase paralizzato. Avrebbe potuto riconoscerla fra mille, dall'imboccatura fino al calcio, inconfondibile, gelida, spaventosa, era lei, la pistola con cui, per poco, non si era tolto la vita. Era l'ultima cosa che avrebbe voluto ricevere, ma, dopo aver visto il dono dell'armaiolo, sapeva che sarebbe saltata fuori, dopotutto le sorprese erano tutte legate. Toccandosi il fianco però il mozzo si rese conto che, in effetti, né sulla cintura né nella scatola era presente la fondina della pistola e questo lo tranquillizzò.
"Non temere, la utilizzerai solo durante l'addestramento con il Signor Benson. Per questo ti sto affidando una delle mie. Solo se riterrò che tu sia sufficientemente pronto ne riceverai una personale"
Peter avrebbe voluto stringere forte James, un po' per ringraziarlo della fiducia che gli stava dando, un po' per scacciare quella paura lancinante. Peccato che non fossero soli, dunque dovette limitarsi a richiudere la scatola e sorridere genericamente a tutti i presenti, nonostante i suoi occhi lucidi rivelassero sentimenti ben più profondi.
"La ringrazio, Capitano. Grazie a tutti voi. Vedrete che saprò sfruttare al meglio ognuno dei regali che mi avete fatto... Sento che, grazie ad essi, sarò presto un vostro pari!"
"Ma senti questa acciuga sotto sale quante arie si dà"
Grattandogli la testa con le nocche, Clifton scoppiò in una risata sguaiata che, ben presto, contagiò anche il resto dell'equipaggio.
"Prima impara a reggerti dritto in piedi, poi ne riparliamo!"
Barnabas batté la mano aperta sul tavolo rischiando di far finire tutto a terra, ma non riusciva a trattenersi, ormai aveva le lacrime agli occhi per il troppo ridere. Quando finalmente Peter riuscì a sfuggire dalla presa del cuoco di bordo ormai il puzzo dell'altro gli si era attaccato addosso, ma andava bene così, il ragazzo era stanco di essere lindo e pinto. Schiarendosi la voce, il Capitano riottenne l'attenzione generale e riportò la calma.
"Bene, prima di proseguire con i festeggiamenti e il dolce, credo sia arrivato il momento per la nostra giovane recluta di esprimere il suo speciale desiderio di compleanno!"
Il nostromo Smee avvicinò una cassa e, ricordando la festa dell'armaiolo, Peter vi salì in modo che tutti potessero ascoltarlo. Nemmeno il tintinnio di un bicchiere nell'aria, solo gli sguardi di ogni singolo pirata della Jolly Roger a scrutarlo e, a fargli da monito, quello profondo e penetrante di James. Ricordava bene di non poter esprimere ciò che il suo cuore bramava davvero, in più, il ricordo delle lacrime versate dal corvino in quella terribile notte, furono il suo faro verso la direzione giusta da prendere. Se questo era ciò che anche Pan gli stava chiedendo, poteva trattarsi di una trappola, ma non aveva paura, l'avrebbe superata e, soprattutto, anche se davanti a tutti, avrebbe rivelato al Capitano la frase che per lungo tempo lo aveva ossessionato.
Ed ecco il momento decisivo. Tenendo gli occhi dritti nelle iridi smeraldine di Peter, James si preparò a qualsiasi possibile scenario, perfino al peggiore e cominciò ad accarezzare con la punta del pollice l'orologio all'interno della propria tasca.
"Credo che tutti i presenti sappiano bene cosa sto per chiedere..."
Sentì un groppo formarsi nella gola, ma lo ricacciò indietro. Sapeva che il rosso gli avrebbe obbedito, quindi non reagì, rimase in silenzio ed attese che concludesse il discorso.
"... ma, questa notte, qualcuno mi ha fatto capire che c'è qualcosa che desidero ancora di più, anzi, a dirla tutta, me lo ha scritto a lettere cubitali in sogno"
Dal modo in cui il giovane formulò la frase, per il corvino fu chiaro che stesse parlando di Pan e, di conseguenza, del messaggio misterioso andato perduto per sempre a causa di Uncino. Se davvero prima non gli era stato permesso di rivelarlo doveva trattarsi di qualcosa di davvero importante, al punto da obbligarlo a chiederlo come regalo di compleanno. Doveva trattarsi dunque di una richiesta fattibile a cui, purtroppo, nessuno di loro avrebbe potuto dire di no. Era stata una giocata intelligente da parte del suo mortale nemico, al Capitano venne addirittura il terribile presentimento che stesse per domandargli il pegno, ma no, impossibile, dopotutto né Pan e nemmeno Peter ne erano a conoscenza.
"Ha scritto..."
Prese un bel respiro.
"Chiedi il flauto"
Le parole uscirono senza sforzo e, quando le ebbe pronunciate, perfino il ragazzo ne fu sorpreso. James ricordò subito il flauto che Pan usava portarsi dietro di continuo, ma cosa lo legasse a quell'oggetto era un mistero che ancora non era riuscito a risolvere, nemmeno dopo un'eternità passata a fronteggiarlo. Era l'occasione perfetta per rivelare quel segreto, peccato che non si trattasse affatto di un'impresa da poco. Non solo il maltempo, ma la presenza degli indiani e, più importante, l'influenza stessa dell'Isola, rendevano quella missione un suicidio. Avrebbero dovuto prepararsi a dovere, probabilmente inviare un piccolo gruppo e ciò significava lasciare la nave sguarnita. Doveva rifletterci bene, affrettare i tempi avrebbe significato mettere tutti a rischio. Porgendo la mano al giovane, lo aiutò a scendere e, quando quest'ultimo tornò fra loro, il nervosismo ad attraversarne il volto si attenuò.
"Bene, non appena possibile, ci organizzeremo ed andremo a recuperarlo, ma, per il momento, proseguiamo i festeggiamenti!"
Barnabas e Virgil spostarono il tavolo contro la parete laterale, nello stesso momento il Signor Benson ed il Signor Starkey si premunirono di creare un cerchio di lanterne al centro dalla stanza per rassomigliare le fiamme di un falò. Fu Smee ad andare a prendere gli strumenti per allietare il resto della nottata con un po' di musica, ai biscotti pensò Clifton, e così, in pochi minuti, tutto fu allestito alla perfezione e la vera festa poté davvero iniziare. Mentre tutti si sedettero a terra, James approfittò della cassa e si godette la melodia crescente composta dai componenti della Jolly Roger, a porvi anima e cuore ci pensò la vedetta grazie alla propria voce. Per un po' il corvino rimase a guardare Peter, il modo in cui ascoltava incantato, quasi impaziente, al punto da stringere le mani saldamente intorno ai polpacci pur di evitare di muoversi a ritmo. Appoggiandogli la mano fra i capelli, il Capitano si abbassò in modo da potergli sussurrare all'orecchio in modo discreto.
"Non dimenticare che è il tuo compleanno, se c'è qualcosa che desideri fare, che sia cantare, suonare, o altro, sei libero di divertirti"
Peter arrossì e si alzò subito in piedi. Senza dire nulla si tolse di dosso il maglione restando solo con la canottiera leggera, gesto che stupì e confuse tutti i presenti, dopodiché piegò i bordi dei pantaloni fino a quando non gli arrivarono sopra il ginocchio. Per un secondo sembrò intenzionato a sciogliere anche la cintura, ma invece si limitò a stringerla e, avvicinandosi al cerchio di lanterne, cominciò a danzarvi intorno seguendo il ritmo. I piedi del fulvo scattavano veloci, anche quando sembrava che stessero per incrociarsi o calpestarsi rischiando di farlo cadere, ciò non avveniva, le braccia, sollevandosi a turno verso l'alto ad ogni giro che il ragazzo compiva su sé stesso, erano così morbide da formare ombre scure sinuose, come fiamme nere riflesse contro le pareti. Era una danza indiana, in fondo Peter non ne aveva mai conosciute o praticate di altro genere, eppure, per quanto selvaggia e caotica, esprimeva una gioia fuori dal comune, ciò per merito della maestria con cui il giovane la eseguì. Dopo poco, tutti i presenti ne furono contagiati e suonarono con ancora maggiore intensità, chi non aveva uno strumento teneva il ritmo con le mani e ciò rese il ragazzo ancora più preciso, aggraziato, al punto che proseguì tenendo gli occhi chiusi, lasciandosi guidare solo dal proprio corpo. James non fu in grado di togliergli gli occhi di dosso, si maledisse per non aver chiesto prima a Peter di danzare per il proprio piacere personale, di certo avrebbe presto rimediato a quella svista. Se già semi vestito il mozzo era in grado di trasmettere così tanta passionalità attraverso gesti così intensi, chissà che risultato avebbe potuto ottenere completamente libero dall'impiccio degli abiti. Ad un tratto, la vedetta cessò il proprio canto e, avvicinandosi al ragazzo, ne prese la mano nella propria spezzandone la concentrazione e facendolo finire su di sé, ciò mandò il corvino su tutte le furie, fu solo la presenza di Spugna ad impedirgli di lanciarsi in un folle gesto. Poco dopo, Virgil cominciò a farsi insegnare qualche passo e, l'espressione imbarazzata, ma contenta di Peter, acquietò la rabbia di James che si alzò avviandosi alle scale per tornare sul ponte della nave. Meglio allontanarsi prima di prendere qualche decisione avventata.
"Capitano, i vostri ordini?"
Spugna lo fermò ancor prima che potesse salire il primo gradino.
"Non appena i festeggiamenti saranno conclusi, date al ragazzo il vostro regalo, Signor Smee. Per quanto riguarda la sua assegnazione ufficiale al Signor Benson ce ne occuperemo domani, alla riunione mattutina dell'equipaggio. Questo è tutto. Buonanotte, Signor Smee"
"Buonanotte, Capitano"
Il corvino giunse rapidamente al piano superiore, passò oltre la cambusa e la cucina dopodiché uscì all'esterno. L'aria era piacevole, fresca, gli ripulì i polmoni dall'olezzo dei livelli inferiori e dall'afa soffocante della festa. L'oceano era tranquillo, nemmeno una minaccia all'orizzonte, neppure il canto di un gabbiano. C'erano molte stelle ad illuminare il cielo affiancate dalla Luna, calante e pallida, in procinto di sparire per concedere ai raggi argentati un breve riposo prima di riprendere il proprio ciclo di rinascita. James sentì tornare il desiderio di fumare, così controllò la tasca interna della giacca per valutare il numero di fiammiferi rimasti, ma fu allora che sentì dei passi giungere da sottocoperta e, quando vide di chi si trattava, quel bisogno prima così impellente svanì nel nulla.
"C-Capitano!"
Sorrise.
"Siamo soli ora"
Correndogli incontro, Peter lo abbracciò.
"J-James... P-Perché sei andato via? È... è stata colpa mia? Ho fatto qualcosa che non avrei dovuto?"
Era senza fiato, a quanto pare destreggiarsi in quel ballo indiano lo aveva spossato parecchio, ma non c'era da sorprendersi. Mai prima di allora il corvino aveva visto qualcuno talmente coinvolto in una danza da non tener conto delle proprie condizioni fisiche e ciò era trasparito alla perfezione. Poco fa il fulvo si era lasciato possedere, anima e corpo dalla musica in un connubio meraviglioso, peccato che fosse stato interrotto, altrimenti, di certo, avrebbe continuato sino a svenire per la stanchezza. Accarezzandone il volto imperlato di sudore, James lo baciò con trasporto.
"Eri incantevole, assolutamente indimenticabile. Avrei voluto ghermirti lì, all'istante, davanti a tutti"
Arrossendo, il minore nascose il viso contro la sua spalla.
"N-non dire queste cose..."
"Questa è solo la verità e faresti meglio a prepararti perché dovrai prenderti ogni responsabilità per ciò che è accaduto questa sera"
Sollevata la testa, l'espressione del mozzo non parve affatto impensierita dalla sua minaccia, anzi, era a dir poco eccitato dall'idea, quasi quanto lo era lui, anche se, per il momento, si sarebbero dovuti accontentare di accettarla solo come mera fantasia. Separandosi, il Capitano riordinò i capelli di Peter passandovi attraverso le dita, a causa dei continui scompigliamenti dell'equipaggio avevano assunto l'aspetto di un cespuglio selvatico.
"Adesso dovresti tornare. Sono tutti lì per te, inoltre da domani tornerai a compiere diverse mansioni a bordo ed avrai bisogno di tutte le tue energie per riprendere i ritmi passati il prima possibile"
"C-Certo! Sì e non vedo l'ora, ma mi chiedevo se tra di noi sia cambiato..."
"Sta fermo"
Spingendolo contro l'albero maestro, il corvino lo intrappolò con il proprio corpo e, abbassandosi sul collo di Peter, vi affondò i denti facendolo mugolare per il dolore. Non fu una tortura lunga e lenta quanto avrebbe voluto, dopotutto non avevano il tempo di soffermarsi a godere appieno della reciproca compagnia, non quella notte. Per fortuna James riuscì comunque a marchiare il giovane in maniera evidente, ma non si sentì pienamente certo che il messaggio fosse penetrato a dovere così appoggiò la punta dell'uncino sulla ferita già sanguinante e cominciò ad incidere a fior di pelle.
"Tra noi non cambia assolutamente niente. Tu sai bene a chi appartieni e la risposta a questa domanda non cambierà mai"
"Mai..."
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