XXIV
Barnabas si era sempre ritenuto un uomo paziente. Quando ti ritrovi ad essere il medico di bordo su una nave piena di pirati orgogliosi, convinti di potersela cavare senza problemi anche dopo aver subito ferite mortali, sviluppi una certa tolleranza ai comportamenti idioti. Pensava di aver fatto l'abitudine a pazienti incapaci di eseguire gli ordini più semplici, cocciuti al punto da peggiorare le proprie condizioni fisiche fino al limite della sopravvivenza, ma poi era arrivato Peter sollevando l'asticella di un'ulteriore tacca. Già dal suo arrivo, durante la convalescenza nella stiva, il ragazzo aveva cercato di fare il furbo preferendo curiosare in giro piuttosto che riposare come da ordini. Lì però si trattava solo di dover risistemare qualche fasciatura allentata o assicurarsi che il signor Clifton non offrisse al paziente degli assaggi di grog, ora la situazione era ben più grave. Vesciche da congelamento in più punti del corpo, piante dei piedi completamente scarnificate, febbre alta causata dal colpo di freddo preso in acqua ed, in più, si aggiungeva lo shock subito in seguito alla punizione ricevuta. Se quantomeno Peter si fosse degnato di starsene fermo, lasciarsi medicare o addormentarsi per recuperare un po' di energie, Barnabas non sarebbe dovuto ricorrere alle maniere forti, ma a mali estremi, estremi rimedi. Quando il Capitano Hook rientrò nella cabina, gli si affiancò, ma non disse nulla, il suo sguardo era solo per il paziente, profondamente addormentato.
"È stato davvero necessario?"
Spostandosi, il corvino si diresse alla finestra spalancandola per far circolare aria. Il tono seccato con cui pose la domanda fece preoccupare Barnabas, forse aveva esagerato, ma non era riuscito a trovare modo più efficace di quello per tenere buono il ragazzo. Se non avesse agito in fretta avrebbe finito per peggiorare le proprie condizioni, ed allora sì che Hook avrebbe avuto buone ragioni di infuriarsi.
"Continuava a muoversi! Non pensavo crollasse così, se vuole posso ..."
"La sua medicina soporifera si direbbe straordinariamente efficace. Sarebbe stato meglio se vi avessi chiesto di somministrargliela direttamente questa mattina quando siete arrivato, signor Porter"
Barnabas fu orgoglioso di ricevere quel complimento. Aveva impiegato molto tempo e vari tentativi fallimentari prima di trovare l'equilibrio giusto tra gli ingredienti, in modo che il loro effetto non fosse troppo blando, quindi del tutto inutile, o forte al punto da risultare mortale. Le conoscenze botaniche del signor Starkey si erano rivelate indispensabili e, visti i risultati, si poteva considerare una vittoria su tutta la linea.
"Tra quanto si sveglierà?"
"Ore, Capitano. Molto probabilmente questa sera, se non più tardi. In questo modo avrò il tempo di preparargli la branda nella stiva, a meno che non sia ancora dell'idea di rimetterlo nella gabbia, ma personalmente lo sconsiglierei viste le sue..."
"Peter non andrà da nessuna parte. Da questo momento sarà unicamente sotto la mia responsabilità. Non farà nemmeno un passo fuori da questa cabina"
Non era per niente la notizia che si aspettava. Viste le condizioni critiche del ragazzo, si era già preparato all'idea di doversene occupare personalmente. Certo, rispetto ai primi tempi, Peter si era fatto più forte, anche fisicamente, quindi la guarigione sarebbe stata più breve, ma poteva rivelarsi un'ottima occasione di dimostrare al Capitano la sua capacità di occuparsi della loro recluta. Sì, voleva essere il prossimo e, con il fallimento di Grant e Virgil e la diffidenza che l'elegantone e il nostromo provavano ancora verso il loro eterno nemico, era certo di essere diventato la scelta più logica. Le parole del Capitano Hook spezzarono quella sua convinzione.
"C-Capitano, scusate se mi permetto, ma le sue ferite sono piuttosto gravi. Ci vorranno settimane, forse oltre un mese, perché si riprenda del tutto! Se lo lasciate alle mie cure, non dovrete sobbarvarvi questo onere togliendo del tempo prezioso ai vostri compiti!"
"Di questo non deve preoccuparsi, Signor Porter, Peter si riprenderà molto in fretta"
Uncino portò la mano nella tasca, dopodiché fece un ghigno, il tutto senza distogliere lo sguardo dal mozzo.
"Se necessiterò della vostra consulenza, vi farò mandare a chiamare. Fino ad allora, tornate serenamente alle vostre mansioni di carpentiere"
Avvicinandosi alla sedia su cui stava seduto, il corvino lo face rialzare con una lieve pressione del dorso dell'uncino contro la spalla. Lo stava davvero cacciando via.
"M-Ma..."
"Per qualsiasi lamentela, può rivolgersi ai Signori Sullivan e Benson. Questo è tutto. La ringrazio, Signor Porter"
Un attimo dopo, Barnabas si ritrovò sbattuto fuori, con il legno della porta della cabina premuto contro la schiena e tanta, troppa confusione nella testa. Il Capitano Hook gli era sembrato euforico al pensiero di avere Peter per sé. Conoscendolo, poteva benissimo aver orchestrato tutto fin dall'inizio per raggiungere quell'obiettivo, era assolutamente impossibile, eppure la luce nel suo sguardo sembrava far intendere tutt'altro. Attraversando il ponte ad ampie falcate, si ricongiunse con Mr Chips, rimasta obbediente ad aspettarlo all'ingresso della coperta. Agguantata la maialina, superò la cucina e la cambusa scendendo al livello inferiore, diretto agli alloggi dell'equipaggio. Se avesse trovato l'ingresso chiuso lo avrebbe scardinato con una spallata pur di sfogare un minimo di insoddisfazione, ma non fu così. Il signor Clifton teneva l'uscio aperto restando appoggiato allo stipite, mentre osservava divertito la scena che si stava svolgendo a poca distanza. Virgil e Grant, soprattutto quest'ultimo, avevano già iniziato a discutere sonoramente davanti al resto del gruppo.
"Barnabas!"
Sgusciando via dal fianco del nostromo Smee, Starkey gli si avvicinò, attento a stare ben alla larga da Mr Chips. Non si sopportavano reciprocamente, quindi cercavano di starsi lontani e, se ciò non era possibile, il Gentleman sapeva di dover mantenere la guardia alta per non rischiare di ricevere morsi o ritrovarsi le scarpe imbrattate di urina pungente.
"Ti stavi per perdere tutto il divertimento"
Lasciata a terra la maialina, in modo che potesse scorrazzare in libertà a distanza dal pirata elegantone, il medico si avvicinò al duo in piena discussione. Di norma avrebbe cercato di mediare e riportare la calma, per evitare che causassero dei disturbi al Capitano Hook, ma visto che, probabilmente, si trattava di una situazione orchestrata da quest'ultimo, non ci sarebbe stato niente di male se si inseriva per scaricarsi un po'.
"Questa è tutta colpa tua! Dannata scimmia!"
Il vecchio armaiolo urlava così forte contro la vedetta che nemmeno si rese conto del suo arrivo.
"Se avessi trattato Pan come si deve, adesso non sarei obbligato a dormire nella stiva con te come un ratto! Hai idea di quanta umidità ci sia là sotto?! Non riuscirò a chiudere occhio!"
Come al solito, Virgil non rispondeva, lasciava semplicemente che l'altro gli gettasse addosso tutto il proprio malcontento. Era una dote che Barnabas ammirava ed invidiava di lui poiché, a differenza sua, non era altrettanto sofferente alle assurdità. Ne aveva abbastanza, quindi si schiarì la voce attirando l'attenzione generale su di sé. Grant sobbalzò e fece un passo indietro, il signor Sullivan invece non ebbe alcuna reazione, con lo sguardo acuto e l'udito fine che possedeva, probabilmente lo aveva sentito arrivare quando si trovava ancora al piano superiore. Barnabas schioccò le nocche, una dopo l'altra.
"Chi devo ringraziare per primo?"
"Ringraziare?"
L'intervento di Starkey lo sorprese.
"Non ve l'hanno ancora detto?"
Si rivolse al nostromo, parecchio confuso, e questi accennò un sorriso.
"Il Capitano è stato chiaro, devono avvisare loro il resto dell'equipaggio"
"Avvisare di cosa?"
Clifton soffocò un rutto fra le labbra e lo soffiò fuori dalle guance lentamente. Barnabas notò subito come l'armaiolo passò da un atteggiamento aggressivo ad uno più schivo. Difficilmente avrebbe sputato il rospo per primo, aveva troppa paura e sperava di poter evitare il discorso, ma era già troppo tardi.
"Peter sarà sotto la custodia del Capitano fino a nuovo ordine"
La voce profonda della vedetta fece crollare un silenzio di tomba.
"Volevo avvisarvi subito, ma il signor Benson aveva questioni più urgenti da riferirmi"
Detto ciò, lanciò un'occhiataccia al vecchio e poi si rivolse verso Barnabas, aveva uno sguardo così mortificato che il medico di bordo sentì scemare tutta la rabbia che lo aveva trascinato fin lì. Virgil raccolse i propri effetti personali da terra e gli appoggiò una mano sulla spalla.
"Scusa. Rimedierò"
Restò di sasso mentre questi lo superava dirigendosi nella stiva con i propri effetti personali. L'armaiolo lo seguì pochi istanti dopo, quatto quatto, circospetto e veloce, schivando gli sguardi di tutti, come un ratto. Il livello più in basso della Jolly Roger era davvero il posto adatto a lui. Alla fine, Barnabas era rimasto con un pugno di mosche, non era riuscito a gridare fuori neanche un briciolo di frustrazione. Come al solito, avrebbe dovuto comprimerla dentro di sé, per il quieto vivere.
"Peccato..."
Sospirò l'elegantone.
"... adesso il Capitano non lo mollerà più"
Il nostromo Smee fece spallucce.
"Ci aveva avvertiti. Non possiamo fare altro che riprendere i nostri soliti compiti. Chissà, se Virgil e Grant si faranno perdonare, il Capitano potrebbe tornare sui suoi passi"
"Non penso proprio, l'hai sentito, no? Qui si parla di Peter, non di Pan..."
La risata sguaiata del cuoco di bordo impuzzolentì l'ambiente, già soffocante.
"Beh, io la mia parte l'ho eseguita alla perfezione, alla faccia vostra! A proposito, Grant mi deve dei soldi!"
Samson uscì e, un attimo dopo, la porta si richiuse alle sue spalle con un suono secco. Barnabas sapeva che il Gentleman Starkey aveva ragione, il Capitano Hook avrebbe fatto di tutto pur di tenere Pan a distanza ed evitare di ucciderlo in uno scatto di rabbia, ma stavano parlando di Peter, era tutt'altra questione. L'unica cosa a dargli ancora in briciolo di speranza, erano le parole di Virgil. Qualsiasi fosse il piano della vedetta, si ritrovò a sperare che funzionasse, ed in fretta.
Nel corso delle ore, le nuvole che avevano coperto il cielo quella mattina si erano fatte sempre più scure, quindi nessuno si accorse dell'arrivo della notte sull'Isola Che Non C'è. Uncino se ne stava immerso tra carte nautiche ingiallite e vecchi giornali di bordo di cui ormai conosceva a memoria perfino la punteggiatura a forza di sfogliarli. Niente, da tempo quelle informazioni avevano smesso di rivelarsi utili, ma nei momenti morti, provava a rispolverarle con la speranza di riceverne qualche nuova intuizione. Visti i continui sviluppi maturati da Peter, sperava di poter fare dei passi avanti a propria volta, invece restava impantanato ad osservare gli scarabocchi che Pan aveva scritto sulla sua mappa senza riuscire a trovarvi un senso. Appoggiata la schiena contro il dorso della sedia, il corvino inspirò profondamente e recuperò dalla tasca il pegno. I suoi occhi si spostarono dall'orologio argentato al corpo addormentato del ragazzo, ancora impegnato a smaltire il sonnifero. Gli ci sarebbe voluta qualche altra ora per riprendersi del tutto, a meno che non intervenisse lui stesso per dargli una spintarella. Portando il polpastrello contro il pulsante di apertura dello sportellino, ebbe un momento di esitazione. Passò in fretta, poi la molla scattò e, come sempre, nonostante le lancette fossero ferme, così come gli ingranaggi a vista, un ticchettio regolare si diffuse dall'oggetto facendogli accapponare la pelle. Peter non ebbe reazioni, ma quando Uncino gli si portò più vicino, iniziò ad agitarsi nel sonno ed un pallido raggio giallo filtrò da sotto le sue lunghe ciglia illuminandogli le guance rosse. Richiuso il pegno, il corvino lo rimise in tasca ed attese. Nessun attacco d'ira, sete di sangue o bisogno irrefrenabile di uccidere all'istante Pan, solo una leggera frustrazione, sopportabile e, soprattutto, perfettamente dominabile grazie all'autocontrollo. Almeno da quel punto di vista si poteva ritenere soddisfatto, ma era una magra consolazione rispetto a ciò che avrebbe presto ottenuto se le cose fossero andate per il verso giusto.
"C-Capitano?"
Venne preso alla sprovvista nello scoprire le stanche iridi verdi di Peter specchiarsi nelle proprie. Senza pensarci, si sedette sul materasso e appoggiò le labbra su quelle del ragazzo. Si staccò presto, il fiato del mozzo non era proprio gradevole, ma, dal modo in cui il giovane arrossì, sembrò aver gradito il suo gesto, per quanto sbrigativo.
"Siamo soli"
Alla sua precisazione, il minore fece un tentativo di mettersi seduto, ma lo bloccò prima ancora che potesse stirare i muscoli della schiena. Premendogli la parte superiore dell'uncino contro lo sterno, lo costrinse a restare sdraiato, dopodiché gli tolse di dosso la coperta per fare un'ispezione lampo delle sue condizioni. Niente più sangue e la cicatrizzazione era accelerata, proprio come previsto, ma non abbastanza.
"C-Capitano..."
Era quasi adorabile il modo in cui la voce gli tremava per l'emozione, ma il corvino non si lasciò fuorviare dal tono e gli tappò la bocca con la mano buona. Per quanta fretta avesse il mozzo, avevano un accordo e doveva imparare a rispettarlo.
"Ho detto che siamo soli. Ricordi come mi devi chiamare in queste circostanze?"
Uncino sentì il palmo scaldarsi contro il viso del ragazzo, sempre più rosso e carico di imbarazzo. Gli occhi si fecero liquidi e ben presto fu preda di lacrime e singhiozzi. L'agitazione del fulvo arrivò al punto che riuscì a percepirne i battiti del cuore accelerare a vele spiegate attraverso il contatto con la pelle. Non sciolsero il legame tra i loro sguardi nemmeno per un secondo, il corvino restò ferreo anche quando il pianto del minore cominciò a bagnargli il dorso delle dita. Era in attesa della risposta alla propria domanda. Ci volle un po', ma alla fine l'altro annuì, ottenendo così il permesso di parlare.
"Ebbene?"
"J-James, io..."
Fu troppo veloce perché potesse fermarlo di nuovo. Peter si alzò a sedere e lo strinse con una forza tale da lasciarlo sbalordito. Date le condizioni fisiche in cui ancora versava, non sarebbe dovuto essere in grado di agire così prontamente, ma poi il corvino si ricordò di aver utilizzato il pegno e la ragione gli fu chiara. Dall'esterno cominciò ad entrare un vento tiepido ed una grande luna piena illuminò la stanza con i suoi raggi argentati, era tornato il bel tempo, una notizia per nulla rassicurante.
"S-Sono vivo!"
"Lo so"
Lo strinse a propria volta, era l'occasione perfetta per agire. Afferrata la spalla del ragazzo, lo obbligò a staccarsi con uno strattone e poi lo guardò intensamente lasciandolo senza parole, solo i suoi singhiozzi, sempre più flebili, si frapposero fra loro.
"Nessun Capitano dovrebbe provare piacere nel mettere alla prova un sottoposto, ma tu rischi di farla diventare una pericolosa abitudine"
Sapeva di cosa parlava, dopotutto il suo stesso Capitano, Barbanera, lo aveva messo davanti alla stessa prova quando era poco più giovane di Pan. Era un modo rapido per forgiare il carattere e l'obbedienza delle reclute della Queen Anne's Revenge. Quando ti trovi al gradino più basso, intrappolato nel mezzo dell'oceano o stai ai sadici giochi dei tuoi superiori, aggrappandoti al desiderio di sopravvivere, o ti lasci affogare diventando cibo per i pesci. Lui era vivo, Peter era vivo, ed entrambi non avrebbero mai permesso a nessuno, nemmeno a loro stessi, di attentare di nuovo a quel dono.
"Voglio premiati con qualcosa che solo i componenti ufficiali della Jolly Roger possiedono. Né i pellerossa, né le sirene, o qualunque altro abitante dell'isola Che Non C'è ne ha uno, nemmeno Pan. Solo noi"
Stava facendo la scelta giusta.
"Fin quando non sarai ufficialmente parte della mia ciurma, questa sarà un'occasione unica. Quindi non sprecarla"
Se lo ripeteva nella mente. Peter era pronto e maturo abbastanza da non trasformare quella concessione in una fonte di problemi.
"Quando potrai mettere piede fuori dalla mia cabina, festeggeremo tutti insieme il tuo primo compleanno"
L'aria nella stanza si fece torbida, tanto da mettere all'erta Uncino. Le punte dei capelli di Peter cominciarono a schiarirsi e il suo corpo si sollevò dal materasso di qualche centimetro.
"D-Davvero?"
Il corvino faticava a muoversi, era diventato pesante come un macigno, doveva correre ai ripari, immediatamente. Allungando la mano buona e la protesi metallica, le sollevò appoggiandole sulle guance del ragazzo. Quando entrarono in contatto, James si sentì risollevato, come se tutto il peso guadagnato gli fosse franato dalle spalle, così ebbe le forze necessarie per alzarsi in piedi e poter guardare il ragazzo faccia a faccia.
"Il Tuo primo compleanno, Peter"
Il bagliore svanì e il mozzo ricadde tra le lenzuola, mezzo intontito. Aveva appositamente calcato i giusti termini in modo che chi di dovere recepisse il messaggio forte e chiaro. Da quella mattina c'era solo uno a cui si sarebbe rivolto, Peter, che fosse in sé oppure no. Niente più Pan, niente più Uncino. Per fortuna, ottenne l'effetto sperato, l'ambiente tornò gelido, come in un normale inverno, del tutto innaturale sull'Isola Che Non C'è, ed anche Peter si riprese. Il suo Peter. Per qualche secondo il ragazzo si massaggiò la testa, ma poi tornò a posare gli occhi nei suoi.
"James, ma cosa..."
Lo zittì con un gesto della mano e andò alla cassettiera dall'altro lato della stanza, vi frugò per qualche secondo e, trovato il proprio kit di lamette e forbici da barba, lo lanciò all'altro, poi si girò di nuovo e recuperò anche il resto degli strumenti per la toletta personale.
"Zitto e buono. Bevi dell'acqua e lasciati dare una sistemata"
"C-come? A-adesso?"
Sospirò e, preso lo specchio a figura intera dall'angolo della stanza, vi fece rimirare il ragazzo.
"Guardati"
Il fulvo restò imbambolato per un momento, poi cominciò a toccarsi i capelli. Passò le dita lungo le cicatrici sui palmi e si strofinò le piante dei piedi, incredulo. Era sfatto, ma guarito.
"Ora guarda me"
Peter arrossì.
"Tu sei... impeccabile, James..."
Non era proprio quello che avrebbe dovuto notare, non si era accorto che erano cambiati entrambi, ma meglio così. C'era ancora tempo per metterlo davanti all'evidenza, ora avevano cose più piacevoli da fare.
"Per quanto poco, tutti i pirati della Jolly Roger si prendono cura di sé stessi. È una questione di rispetto verso le altre persone che vivono a stretto contatto con te..."
Gli si avvicinò a passi lenti fino a quando non furono di nuovo l'uno accanto all'altro nel letto.
"Figuriamoci poi se, qualcuno che consideri impeccabile, avesse intenzione di trascorrere la notte a farti provare desideri in grado di arderti dentro..."
Peter deglutì.
"Non vorresti essere al meglio?"
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