XXIII

Il tempo sembrò rallentare mano a mano che gli occhi di Peter si abbassarono da Uncino alla pistola. Sentiva l'equipaggio parlare intorno a sé, ma i suoni erano attutiti, ad eccezione di un fischio acuto contro il timpano, irregolare, come un mormorio doloroso. Scossa la testa, il ragazzo recuperò lucidità, si abbassò di scatto prendendo l'arma tra le mani e la puntò alla tempia. Prima ancora che potesse alzarsi, venne afferrato alle spalle, ma non perse tempo a vedere di chi si trattasse. Si divincolò, chiuse gli occhi e premette il grilletto. Un singolo sparo. Il battito d'ali di alcuni gabbiani fendette l'aria mentre i grandi uccelli si sollevavano in volo, gridando spaventati. Tutt'intorno era calato il silenzio, perfino il misterioso stridore cessò lasciandolo nel vuoto. Senza più forze, Peter cadde a terra, rivoli umidi gli scendevano lungo la fronte, aveva la vista annebbiata, un sapore acido nella bocca. In un attimo, si ritrovò a vomitare sul ponte ogni singolo boccone ingoiato la notte prima. Quell'odore così intenso gli penetrò nelle narici peggiorando la nausea e strozzandogli ulteriormente il respiro, già molto affaticato e doloroso ad ogni flessione del petto. Stava andando a fuoco, era in una pozza di sudore, il punto di contatto con la bocca della pistola formicolava e, nonostante tutto, riusciva a percepire con chiarezza la mano chiusa intorno al calcio dell'arma. La stava stringendo come l'ultima speranza che gli fosse rimasta, le dita si erano trasformate in una morsa, sarebbe stato impossibile fargli mollare la presa. Trascorsero solo pochi istanti, ma poi, in sottofondo, da prima flebilmente, mano a mano sempre più forte, la risata di Uncino si diffuse. Nonostante lo sforzo non indifferente, Peter riuscì a sollevare il capo, ma ebbe un capogiro e temette di crollare svenuto sulla pozza pestilenziale davanti a sé. Non accadde. Per quanto appannata ed informe cercò di scorgere la sagoma del Capitano. L'uomo teneva sollevata un'altra pistola, ancora fumante, a differenza della sua che, al tatto, risultava fredda come il ghiaccio.
"Sono Estremamente deluso..."
Rinfoderata la seconda arma, il corvino cominciò ad avviarsi ad ampie falcate verso la scala di collegamento tra il ponte superiore e quello inferiore. Sembrava intenzionato a raggiungere lui e la ciurma, ma non fu in grado di seguirne tutti i movimenti, era ancora sotto shock, troppo, anche solo per elaborare quanto era appena successo. Abbassata la testa, Peter rivolse gli occhi socchiusi alla mano ancora contratta, al mezzo che avrebbe dovuto usare per eseguire l'ordine ricevuto da Uncino e provò un fremito nuovo, crescente. Aveva premuto il grilletto, ma era ancora vivo. Forse non ci aveva messo abbastanza forza, o magari il proiettile si era inceppato, non avrebbe saputo dirlo, era la prima volta che ne usava una, ma era ancora vivo. Sì, era vivo e vegeto e, a causa di ciò, Pan era rimasto ancora una volta impunito. Era così assorto nel trovare una risposta al proprio fallimento, che si rese conto della presidenza del Capitano al proprio fianco solo quando le punte dei suoi scarponi scuri entrarono nel campo visivo. Abbassandosi, il maggiore gli scostò i capelli dal viso con la punta dell'uncino mentre, con la mano buona, tentò di recuperare la pistola. Peter non avrebbe voluto lasciarla, era sopravvissuto solo per caso, poteva risolvere tutto, doveva solo riprovarci e, quesa volta, non avrebbe fallito, non se lo sarebbe permesso.
"... eccetto che da te, Peter. Sei stato molto, molto bravo"
Se non fossero stati così vicini, avrebbe pensato di essersi sognato tutto. Riuscì a ribattere solo con un breve sospiro, il primo dopo lo sparo, ma all'altro sembrò bastare e, approfittando della sua distrazione, si riprese la pistola. Privato di quell'appiglio tangibile, per Peter fu come sentirsi sprofondare negli abissi e galleggiare in aria nello stesso momento. Tenne i denti ben stretti, ma non ebbe abbastanza controllo sul proprio corpo da fermare i tremori che cominciarono a scuoterlo in ogni singolo muscolo. Nonostante si fosse rialzato, Uncino gli rimase accanto, gliene fu grato.
"Signor Porter, lo accompagni nei miei alloggi e gli presti le cure necessarie. Signor Clifton, Signor Starkey, tornate pure alle vostre mansioni. Sarà il nostromo Smee ad informarvi sul resto della riunione mattutina in seguito. Invece, per quanto riguarda voi, Signor Sullivan, Signor Benson... Restate. Ho molto da dirvi"
Era successo di nuovo. Davanti a tutta la ciurma, Uncino lo aveva chiamato Peter. La prima volta si era focalizzato più sulla perdita dell'arma, ma ora, persa quella, il tutto fu molto più vivido. Prima che potesse anche solo tentare di aggrappasi alla giacca del Capitano per attirarlo a sé, si ritrovò sollevato di peso dal medico di bordo e trasportato via senza riuscire a voltarsi o dire qualcosa. Non era nelle condizioni di fare niente a dire il vero. Ancora mezzo congelato dalla notte prima, ricoperto dal proprio vomito, sudore, sangue e lacrime, moribondo e spaventato a morte, chissà quali pazzie gli sarebbero sfuggite, a quel punto, meglio restare in completo silenzio e farsi aiutare. Varcata la soglia della cabina, Barnabas lo avvicinò al catino, ormai vuoto, e ce lo lasciò seduto all'interno. Peter tentò di rilassare le gambe un paio di volte, ma fu del tutto inutile. I muscoli lungo la schiena fino alla punta dei piedi si erano tesi e non sembravano intenzionati sciogliersi. Tutt'altra storia erano quelli delle braccia. Molli, fuori dai comandi della sua volontà, nemmeno le dita delle mani gli rispondevano, reagendo con scatti convulsi ad ogni suo tentativo. Era paralizzato in quella posizione. Una secchiata d'acqua calda lo investì dall'alto prendendolo di sorpresa. Grazie al tepore, riuscì a percepire di nuovo la sensibilità sulla pelle, ma ad un prezzo terribile. Venne trafitto da parte a parte da milioni di aghi sottili, più Barnabas riempiva il catino facendo salire il livello dell'acqua, peggio si sentiva. Non poteva reagire, era preda degli spasmi muscolari, prigioniero del proprio corpo eppure, per fortuna, o forse no, a causa di tutto quel dolore, nonostante stesse continuando ad urtare la vasca, non provò alcuna sofferenza per i colpi ricevuti. 
"Resisti, Peter! Stai subendo uno sbalzo termico molto forte, in più c'è lo shock... Se senti che stai per svenire, non cercare di restare sveglio! Crolla piuttosto!"
Per quanto gli fu possibile, il ragazzo si voltò verso il pirata e si rese conto che stava preparando i propri strumenti da lavoro. Molti non li aveva mai visti, nemmeno durante la convalescenza nella stiva, non era un buon segno. Se la situazione era così critica però, sapeva di dover biasimare solo sé stesso. Uncino era stato chiaro, gli aveva ordinato esplicitamente di restare nella cabina e lui aveva fatto di testa propria. Sperò solo che, dopo essere sopravvissuto alla prova della pistola, non sarebbe stato il gelo o il dolore fisico a provocare la morte di Pan. Chiuse gli occhi, solo per un momento. Non aveva più la forza di pensare. Quando li riaprì, si rese conto di essere stato portato fuori dalla vasca, asciugato e steso sul letto del Capitano. Non doveva essere accaduto da molto, sentiva ancora i capelli gocciolare ed inumidire il tessuto del materasso. Almeno aveva smesso di tremare, ed era abbastanza calmo da riuscire a muovere mani e piedi. Stava per tentare di sollevare un braccio, ma il ricordo dello sparo riaffiorò nella sua mente e finì per restare di nuovo immobile, paralizzato. Poteva sentire Barnabas muoversi intorno a sé, ma i suoi occhi restavano puntati verso il soffitto. La consapevolezza che lo aveva colto, era ora limpida.
"Non... Sono morto"
Niente filtro fra pensieri e labbra. Non poté evitarlo, il tutto fluì all'esterno, libero, lacrime comprese.
"B-Barnabas! Barnabas!"
Il pirata gli corse accanto e gli appoggiò il dorso della mano sulla fronte.
"Sei ancora in condizioni precarie! Non muoverti!"
"I-io... Io l'ho fatto! Ho sparato! Ma sono vivo!"
"Peter... Il colpo non è nemmeno partito... Il Capitano sapeva perfettamente che non hai idea di come maneggiare un'arma. Non sei mai stato in pericolo, ma, ciò nonostante..."
Sospirando, il medico si sedette ed abbassò la testa asciugandosi gli occhi e grattandosi la nuca.
"Mi hai fatto perdere dieci anni di vita, dannato ragazzino..."
La reazione di Barnabas lo stupì rendendolo immensamente felice, e fu allora che tornarono i tremori. Peter finì per accartocciarsi su sé stesso poco a poco e si spostò su un lato, sperando di calmare la scarica di adrenalina. Aveva bisogno di vomitare, ma non c'era più nulla nel suo stomaco, inoltre non se ne parlava nemmeno di imbrattare anche la cabina di Uncino. La grande mano del pirata gli si appoggiò fra i capelli con delicatezza e gli donò un po' di affetto, accarezzandolo poco a poco. Sapeva che il maggiore stava dicendo la verità, ma la consapevolezza di non aver corso alcun rischio era un pensiero secondario in quel momento.
"Cerca di dormire ancora un po' mentre continuo a medicarti..."
"Dopo... D-dov'è il Capitano?! Devo, no... Voglio parlargli..."

Il vento gelido sibilava tra gli alberi della Jolly Roger facendone gracchiare le assi e ondeggiare la chiglia con l'aiuto delle onde. Sul ponte erano rimasti solo in quattro, Uncino, Smee, Virgil e il vecchio Grant. Il silenzio ad avvolgerli fece distendere i nervi del corvino, ancora tesi dopo la botta di adrenalina di poco prima. Poteva percepire la canna della pistola surriscaldata contro il fianco, l'indice formicolare per il contatto con il grilletto, l'odore della polvere da sparo. Quella che sarebbe dovuta essere solo una piccola punizione per Peter si era trasformata in molto di più. Offrendo al ragazzo un'arma, e sfidandolo ad usarla, si era aspettato di paralizzarlo dal terrore, al punto da rifiutarsi perfino di toccarla, ciò avrebbe dimostrato ancora una volta come fosse rimasto un bambino spaventato, facile da soggiogare. Mettendolo faccia a faccia con la sua inettitudine, credeva di incatenarlo ulteriormente a sé, ma non poteva essere più lontano dalla realtà. Quando il mozzo aveva alzato l'imboccatura appoggiandosela tra i capelli biondo ramato, anche il suo corpo si era mosso, come uno specchio. La mano era scesa alla cintura, fino al calcio della sua seconda sputafuoco personale e aveva sparato, nell'esatto istante in cui l'aveva fatto il minore. Voleva convincerlo di essersi ucciso e ci era riuscito in pieno. Il corpo di Peter era crollato riempiendolo di un'emozione dirompente, tanto incontenibile che non era stato capace di contenere una gioiosa risata. In un punto preciso all'orizzonte, dove si trovava l'Isola Che Non C'è, il mare dell'intera baia si era congelato in una lastra di ghiaccio e, per la prima volta da quando era giunto in quell'eterno limbo, James si era potuto godere uno spiraglio di libertà. Fu un attimo fin troppo breve, infatti, non appena il mozzo si era reso conto di essere ancora vivo, l'oceano si era spezzato lasciando rifluire l'acqua salata attraverso le spaccature. Uncino non poté evitare di domandarsi cosa sarebbe accaduto se, per un caso del destino, una propria disattenzione, o magari di un errore di valutazione, il ragazzo si fosse ritrovato in mano un'arma carica. Senza esitazione, avrebbe causato la morte di Pan mantenendo la parola data, anche se avesse significato rinunciare alla propria vita. Un semplice mozzo sarebbe riuscito dove lui aveva da sempre fallito. Peter però questo non lo sapeva, dal suo punto di vista stava semplicemente eseguendo un ordine e, ne farlo, era riuscito ad arrivare più lontano di chiunque altro. Una tale obbedienza meritava un premio importante.
"Ma quale...?"
Si ritrovò a sospirare.
"Capitano?"
La voce del nostromo lo riportò alla realtà ricordandogli di non essere solo sul ponte. Decise di risolvere quella questione in fretta, al resto avrebbe pensato in seguito. Il signor Sullivan ed il signor Benson erano ancora in attesa dei suoi ordini, a causa dell'agitazione si era quasi dimenticato di non averli congedati e, soprattutto, di non essersi ancora pronunciato sulla punizione più adeguata da assegnare ad entrambi. Virgil era mesto in volto, dopotutto era ben consapevole di aver combinato un grosso disastro, fallendo su tutta la linea nel gestire Peter, ma l'armaiolo era ancora ignaro e, la sua inconsapevolezza, solleticò inevitabilmente il sadismo di Uncino. Schiarendosi la voce, il corvino raddrizzò la schiena e incupì la serenità che prima illuminava il suo sguardo.
"Signor Benson... Sa spiegarmi cos'è accaduto poco fa?"
Il pirata si girò confuso verso Spugna, ma questi non gli rivolse nemmeno uno sguardo, così si limitò a sollevare di poco le spalle. Come al solito, il suo secondo sapeva quando era meglio tenersi fuori dalle discussioni e non intervenire.
"Non capisco. A cosa vi riferite, Capitano? A Pan?"
Un suo passo avanti e il sottoposto si fece molto più piccolo.
"A Peter, signor Benson. Mi sbaglierò, ma credevo fosse sotto la sua responsabilità fino a qualche giorno fa"
Sorrise, cominciando a strofinare tra i polpastrelli delle dita la punta lucida del proprio uncino. Attese una qualunque conferma dal pirata, ma questi non aprì bocca. Resosi conto di essere in una situazione rischiosa, ma probabilmente non certo di averne capito la ragione, l'armaiolo si era improvvisamente ammutolito. Uncino sapeva bene cosa l'uomo stava cercando di fare, ma era inutile. Non avrebbe mai capito dove aveva sbagliato, perché, in effetti, per la maggior parte dell'equipaggio, si sarebbe trattata di una scelta normale, guidata dal puro buon senso. Però, vedere larmaiolo raccapezzarsi nel cercare la giusta menzogna per addolcirlo, per di più in modo così evidente, non fece che assottigliare la sua già flebile pazienza. 
"Ma no, devo essermi confuso con qualche altro componente della ciurma..."
Sospirò spostandosi di lato, proprio davanti alla vedetta. Con Virgil era inutile puntare sulla fisicità per annichilirlo, alto e massiccio com'era nemmeno Barnabas con la sua stazza avrebbe sortito effetto. Era la grande fedeltà che il pirata nutriva per la sua persona a dare ad Uncino un modo sicuro e saldo di tenerlo avvinto. 
"Lei che cosa ne dice, signor Sullivan? Sto forse commettendo un errore?"
"No, Capitano"
Sorrise. Sincero, come al solito.
"Come immaginavo" 
Lanciando uno sguardo al ragazzone, il corvino si limitò a fargli un cenno con il capo. Un istante dopo, il signor Benson era sollevato da terra, la schiena contro il legno dell'albero maestro e le grandi mani di Virgil a stringerlo saldamente per il colletto della camicia impedendogli la fuga e privandolo poco a poco del respiro. Spaventato, il vecchio pirata agitava le gambe tentando di far allentare la presa al nero, ma scivolare via da quella morsa sarebbe stata un'impresa impossibile per chiunque a bordo, Uncino compreso.
"Allora, Signor Benson, sarebbe così gentile da spiegarmi come mai la nostra giovane recluta non ha la minima idea di come tenere in mano una semplice pistola?"
Carica, senza sicura inserita, pronta ad uccidere, così doveva essere l'arma di un vero pirata, tutti gli uomini di mare lo sapevano e seguivano quella legge non scritta con il massimo dell'attenzione. Ne andava della propria incolumità, quando ti trovi con le spalle al muro, solo la velocità e la sicurezza con cui maneggi i mezzi che hai a disposizione può salvarti la vita, strappandola al tuo nemico. Sin da prima che Peter venisse cordialmente invitato a bordo della Jolly Roger, il corvino era stato molto chiaro con i propri uomini. Il ragazzo doveva imparare la vita di mare e, ogni singolo componente della ciurma avrebbe potuto averlo sotto il proprio comando, a patto che, una volta arrivato il proprio turno, prendessero parte attivamente alla sua formazione. Il Signor Clifton, contro ogni aspettativa, era stato perfetto. Virgil, nonostante la mano fin troppo leggera, quantomeno aveva insegnato al mozzo a salire sull'albero maestro mettendone alla prova la fedeltà mostrandogli l'ubicazione dell'Isola Che Non C'è. Perfino Barnabas, anche se ancora non aveva ufficialmente svolto il proprio turno, durante molteplici occasioni, aveva trasmesso al giovane importanti insegnamenti sui giusti comportamenti da adottare, oltre che utili nozioni di primo soccorso. Uncino riconosceva di avere una parte di colpa per il fallimento del Signor Benson. Non avrebbe dovuto accettare la richiesta di Peter di aiutare l'armaiolo con il suo assurdo progetto, ma contava sarebbe stata la possibilità perfetta per consentire al minore di avvicinarsi alle armi da fuoco e dimostrare di essere all'altezza di maneggiare strumenti così pericolosi. Che spreco.
"C-Capitano... Non... Possiamo fidarci di lui!  È un suicidio!" 
"Si sbaglia, signor Benson... Sa cos'è un suicidio?"
Schiccò le dita e, all'ordine ricevuto, la vedetta cominciò a stringere la presa. Il viso dell'uomo cominciò a farsi rosso per la mancanza d'aria.
"Disobbedire agli ordini del proprio Capitano"
Grant diventò cianotico, ma Uncino attese di vederne gli occhi iniettarsi di sangue prima di appoggiare la mano sul braccio di Virgil e fargli mollare la presa. Cadendo a terra, il vecchio prese a tossire pesantemente e raccolse fiato gonfiando i polmoni il più possibile. Inginocchiandosi accanto al signor Benson, il corvino gli diede un paio di pacche sulla spalla e ne attirò l'attenzione.
"Se Peter avesse saputo come caricare una pistola, ora staremmo camminando nella pozza ghiacciata del suo sangue. Solo per questa ragione, sarò clemente"
"L-La... ringrazio, Capitano"
"Lui è molto prezioso per noi. Il primo mozzo che abbiamo da tanto tempo, quindi dobbiamo istruirlo per bene. Ha capito, signor Benson?"
"A-assolutamente, Capitano!"
Uncino si rimise in piedi.
"Me lo auguro vivamente. Per quanto riguarda la vostra punizione..."
E, nonostante si stesse ancora rivolgendo loro, il suo sguardò andò oltre, verso la porta della propria cabina. 
"Credo che un paio di settimane di convivenza permetteranno ad entrambi di comprendere gli errori commessi. Vi sposterete nella stiva e, ad eccezione delle mansioni quotidiane, passerete tutto il resto del tempo insieme."
Fu sul punto di ritirarsi, ma si fermò.
"Dimenticavo, informate il resto della ciurma che, dati i vostri fallimenti, da questo momento, fino a nuovo ordine, Peter sarà affidato esclusivamente a me. Provveda lei al resto, signor Smee"
Non ricevette alcuna conferma ai propri ordini, ma, in tutta sincerità, non gli importò. Sapeva che entrambi avrebbero eseguito. Sapeva che avrebbero patito ogni momento vissuto a stretto contatto. Sapeva che gli altri componenti dell'equipaggio avrebbero riversato su di loro ogni briciolo di malcontento. Sapeva che non avrebbero fallito di nuovo. 

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