XVII
Se già ramazzare il ponte normalmente non era una passeggiata, soprattutto per lo sforzo a cui venivano sottoposte le braccia, dover fare altrettanto spostando la neve fuori bordo fu estenuante. Peter capì in fretta come mai Virgil avesse insistito tanto per farlo riposare e mangiare in abbondanza prima di metterlo al lavoro, se fosse stato obbligato ad iniziare quella mattina lo sforzo avrebbe potuto ucciderlo. Aveva cominciato dal ponte di poppa e proseguito fino a prora, spostandosi all'albero di bompresso e fin sulla polena. Ora dopo ora, chili e chili di ghiaccio si erano sciolti tra le onde, avvolti dalle profondità nel silenzio della notte. Concluso il proprio dovere, il ragazzo sollevò lo sguardo verso la cima dell'albero maestro e, abbandonata la ramazza, cominciò a salire lungo le sarte diretto alla postazione di vedetta. Era davvero emozionato, tanto che salì i primi metri più velocemente che poté, ma, quando fu a metà del percorso, non poté fare a meno di fermarsi ad osservare l'orizzonte sconfinato. Reggendosi usando un solo braccio, percepì il vuoto sotto di sé, il vento attraverso i capelli ed il corpo leggero e libero come l'aria. D'istinto, fu sul punto di lasciare la presa ed abbandonare anche l'ultimo contatto con la nave, ma non appena sollevò un paio di dita, si sentì sprofondare e venne attraversato da un brivido di paura. Tornando ad aggrapparsi saldamente alla corda, si ritrovò immobilizzato, con il cuore a battere contro le pareti della gola.
"Giusto!"
Ricordò.
"Non so più volare! Se cado da qui..."
Lo sguardo calò verso terra, alle assi del ponte e, per qualche motivo inspiegabile, quel nuovo terrore sconosciuto tornò ancora più forte di prima, al punto che fu impossibile per Peter dominarlo e mantenere la calma. Furono secondi interminabili, il pensiero di rimanere bloccato lì per sempre, ad un passo dalla morte, cominciò a logorarlo portandolo alle lacrime. La situazione peggiorò quando, ad un tratto, percepì le sarte scuotersi, obbligandolo a stringere le corde sino a farsi sanguinare i palmi delle mani per evitare di cadere. Fu una carezza gentile a calmarlo e così il ragazzo notò la presenza di Virgil al proprio fianco.
"Sali"
Stingendo le palpebre, tentò di eseguire l'ordine, sollevò la mano destra e cercò l'appoggio successivo a tentoni. Tenendo gli occhi chiusi non ci riuscì e ciò lo paralizzò ancora di più. Stava per ritrarre la mano quando il pirata la avvolse nella propria guidandola pazientemente all'appiglio. Era così grande e calda che Peter smise di tremare, ormai rassicurato.
"Non cadrai"
Preso un bel respiro, si fece forza e sollevò la testa. Era arrivato a metà strada senza problemi, se ora non era più in grado di volare, non gli restava che confidare nella forza delle proprie braccia e gambe. Grazie alla sicurezza che gli diede la presenza della vedetta, riuscì finalmente a proseguire e, un paio di volte, recuperò il coraggio necessario a guardare di nuovo verso il mare. Il fatto di trovarsi a quell'altezza era incredibile, volare era una condizione normalmente proibita agli adulti, così concentrati solo su ciò che è materiale e terreno. A quanto pare, anche se in forma diversa, per i pirati una porzione di cielo era concessa. Aver accettato la proposta di Uncino era stata la scelta giusta, nonostante fosse cresciuto, ciò non avrebbe significato per forza abbandonare quella parte di sé spensierata e avventurosa. Più sereno, Peter prese velocità, lasciò Virgil dietro sé e, superati un paio di metri, fu in grado di appoggiare il primo piede nella postazione della vedetta. Dopo aver avuto quel momento di incertezza, raggiungere la meta fu una vittoria ancora più grande. Appoggiandosi al parapetto del piccolo spazio circolare, il ragazzo osservò la nave dall'alto, non un centimetro del ponte era scoperto o fuori dalla portata dei suoi occhi lassù. Ad un tratto, un piccolo bagliore gli si accese alle spalle, il maggiore lo aveva raggiunto ed ora stava posizionando una lanterna al suo apposito gancio, illuminando l'area tenuemente. Fatto ciò, il pirata si sedette accanto ad una cassa che, a causa dell'emozione, Peter non aveva notato poco prima, aprì il coperchio ancora coperto di neve, e ne recuperò una coperta porgendogliela senza aggiungere nulla.
"Per fortuna è tornato silenzioso come al solito... Mi aveva preoccupato questo pomeriggio"
Fu felice di avvolgersi nel morbido tessuto, in poco tempo il calore corporeo riportò la lana ad una temperatura piacevole e così si affiancò alla vedetta in modo da condividerla. Virgil lo aveva invitato a raggiungerlo lì dopo aver pulito il ponte e stava morendo di curiosità, voleva conoscerne il motivo, ma, allo stesso tempo, non poteva correre il rischio di innervosirlo. Sapeva che al maggiore non piaceva chiacchierare, quindi decise di aspettare che fosse lui a farsi avanti e si concentrò nell'osservare il cielo. In una notte più limpida e senza nuvole, le stelle sarebbero state spettacolari, si ripromise che, alla successiva buona occasione, avrebbe provato a chiedere il permesso di risalire, anche per pochi minuti.
"Vieni, Peter"
Alzandosi, Virgil scivolò fuori dalla coperta e si posizionò verso una specifica direzione sistemando il fuoco della lente di un cannocchiale. Peter lo raggiunse incuriosito e, quando l'altro gli porse l'oggetto, lo puntò verso il medesimo obiettivo. Nonostante il buio, intravvide una grande, familiare, sagoma e, al suo limitare, venne quasi accecato dalla luce di un alto fuoco. Ombre sconosciute venivano riflesse dalla pira stagliandovisi tutt'intorno come i petali di un fiore. Ripassando lo strumento alla vedetta, Peter si strofinò l'occhio, intristito e confuso. Quella era l'Isola Che Non C'è, impossibile confonderla, il pirata gli aveva appena rivelato la loro posizione. Come aveva immaginato, la mappa di Uncino era del tutto sbagliata, ma quella certezza passò in secondo piano poiché, la sola ragione per cui Virgil poteva avergli rivelato un'informazione di tale importanza, era per mettere alla prova la sua fedeltà. Era ancora convinto che sarebbe fuggito non appena intravista una via d'uscita, che desiderasse tornare Pan e venire meno alla parola data, abbandonando quella che ormai considerava la propria casa e tradendo loro, la sua sola famiglia. Le guance di Peter si riempirono di lacrime amare che il ragazzo cercò di nascondere velocemente nelle maniche del maglione, gesto che non gli fu concesso a lungo. Un attimo dopo, le grandi mani del pirata avvolsero il suo viso, obbligandolo ad incrociare i loro sguardi ed a rivelare quella fragilità apertamente. La fiamma della lanterna brillava nelle iridi marroni dell'uomo, alimentandosi in esse come di secca corteccia. Quelle scure, labbra carnose si schiusero e, cancellando il poco spazio rimasto, punto d'unione dei loro respiri condensati, si appoggiarono alle sue. Non fu un contatto lungo, ma Peter ne percepì ogni istante distintamente. Il fiato di Virgil era fresco, sapeva di menta, inoltre aveva la bocca molto più grande rispetto a quella di Uncino, ne venne divorato, gentilmente, in un morbido abbraccio. Incapace di muoversi, troppo sconvolto da quanto stava capitando, il giovane tenne le palpebre spalancate per tutto il tempo, solo quando l'altro si separò e poté riprendere fiato, le richiuse e si coprì la faccia paonazza con le mani.
"Peter..."
Indietreggiando di un passo e poi di un altro ancora, per poco non cadde all'indietro nel vuoto, fortunatamente la vedetta fu più rapido e lo afferrò riportando tra le proprie braccia. Aveva paura, prima di allora aveva unito le bocche solo con Uncino ed il corvino gli aveva detto chiaramente che si trattava di una propria esclusiva. Lui era il Capitano, tutto ciò che si trovava a bordo della Jolly Roger era di sua proprietà e questo includeva anche la sua vita ed il suo corpo. Per la stessa ragione, però, non avrebbe potuto rifiutare Virgil, lui faceva parte della ciurma, poteva fargli ed ordinargli qualsiasi cosa desiderasse senza che potesse opporsi. A quel punto, se anche solo uno dei due pirati lo avesse accusato di aver provocato l'accaduto, non avrebbe avuto il diritto di difendersi. Poteva ancora sentire le croste delle frustate tirare la pelle della schiena, un'altra punizione simile e sarebbe finito scuoiato vivo. Si lasciò cadere sulle ginocchia e, terrorizzato, alzò lo sguardo in quello della vedetta.
"P-Perché tutto questo? M-Mi hai mostrato l'Isola e p-poi hai appoggiato la bocca sulla mia c-così da obbligarmi a confessare tutto al Capitano e... e farmi punire di nuovo?"
Migliaia di scenari, uno più crudele dell'altro, si accalcarono nella sua mente, distruggendolo.
"P-piuttosto che uccidermi subito, cercate di trovare ogni minima ragione per farmi sbagliare e torturarmi?!"
Inginocchiandosi, la vedetta lo abbracciò affettuosamente.
"Ho il permesso del Capitano. Nessuno ti farà del male per il bacio, lo giuro"
Nonostante Virgil gli avesse dato la propria parola, non fu sufficiente a calmare il suo pianto. In passato una cosa del genere non gli era mai capitata, il cuore gli stava scoppiando nel petto, quelle emozioni del mondo degli adulti erano troppo complicate, forse era sul punto di impazzire, o peggio, morire. Sollevandogli il mento, il pirata gli scompigliò dolcemente i capelli e lo scaldò con un tenue sorriso.
"Mi piaci, Peter"
Era stata una delle giornate peggiori che avesse mai vissuto nella propria vita e, il solo pensiero che sarebbe stato altrettanto faticoso e sfiancante nei successivi due giorni, peggiorò il suo malumore. Se di consueto, dopo un lavoro snervante, si ritirava nel proprio stanzino personale per dedicarsi un po' alla toeletta tra creme per il viso e profumi, nel tentativo di scacciare il puzzo di sudore, quel giorno l'olezzo gli si era attaccato addosso al punto da spingerlo all'esterno, con la speranza che l'aria salmastra lo scacciasse almeno in parte. Appoggiandosi al parapetto della nave, recuperò dalla tasca una delle sue sigarette speciali, preparate grazie al contributo inconsapevole dello sciamano dei Piccaninny, e cominciò a fumare. Tenerla accesa si rivelò un'impresa piuttosto ardua, il freddo era quasi insopportabile, ma si fece forza e attese ancora un po'. Prima di tornare sotto coperta, tra il fetore di cucina e grog di Clifton, quello di polvere da sparo di Benson e, soprattutto, l'insopportabile odoraccio del suino di Porter, voleva ripulire per bene i polmoni e le narici. Almeno Virgil, di quando in quando, gli chiedeva delle foglie di menta da masticare per l'alito, incredibile che, l'unico ad avere un minimo di rispetto per il naso altrui, fosse un ex schiavo nato tra il fango e lo sterco di una piantagione di cotone. Pensando alla vedetta, non poté fare a meno di sollevare lo sguardo verso l'albero maestro, giusto in tempo per scorgerne la figura scendere nella penombra. Desideroso di fare un paio di chiacchiere e potersi sfogare della frustrazione passata, spense la cicca e lo attese al varco. Affiancandoglisi, fece per dirgli qualcosa, ma l'altro lo ignorò completamente, si voltò e si diresse a lunghe falcate alla cabina del Capitano.
"Ehi, Virgil?"
L'uomo sobbalzò, era la prima volta che lo coglieva di sorpresa, se non avessero avuto quel simpatico confronto la notte precedente, difficilmente avrebbe immaginato la causa di pensieri tanto cupi e profondi, ma a quel punto era fin troppo semplice.
"Problemi con il tuo adorato mozzo? Ti avevo avvisato, è un ragazzino immaturo. Magari potremmo farlo punire di nuovo e vendicarci un po', che ne dici?"
Voltandosi di scatto, la vedetta lo afferrò per il colletto sollevandolo da terra. Di nuovo, stava diventando un vizio, ma questa volta era pronto a rispondere.
"Cosa ti aspettavi? Fino a ieri era poco più di un bambino, non conosce sentimenti maturi... Ma, se vuoi, potrei parlarci io"
Sfuggire all'ira di un energumeno del genere era impossibile con la mera forza bruta, ma una proposta vantaggiosa gli avrebbe permesso di evitare che, in futuro, tentasse ancora di ammazzarlo. Ottenerne la gratitudine attraverso Pan era uno sforzo minimo, dopotutto, grazie al tempo trascorso tra gli indiani, insegnando a numerose generazioni anno dopo anno, aveva preso dimestichezza con i mutamenti caratteriali e ormonali della preadolescenza. Sentendo di nuovo il ponte sotto la suola della scarpe e riottenuta la libertà dalla presa ferrea, si diede una sistemata agli abiti sgualciti attendendo una risposta.
"Va bene, è alla mia postazione. Non dimenticare di fare un rapporto completo al Capitano. Se causerai altri problemi, visto che Peter non può difendersi, parlerò in suo favore, elegantone"
Detto ciò, proseguì per la propria strada e, anche se piuttosto seccato dalla minaccia del compagno, Starkey fece altrettanto iniziando l'arrampicata. Dopo il giorno precedente aveva ripromesso a sé stesso che non avrebbe più fatto un sforzo simile, per nulla al mondo, ma a quel punto non poteva tirarsi indietro. La vedetta ormai doveva aver già informato il Capitano della sua richiesta, tornare da Uncino senza nulla era improponibile, altrimenti chissà quale furibonda reazione ne sarebbe scaturita. Come aveva immaginato, salire fu davvero una faticaccia e, quando finalmente arrivò in cima, aveva un tale fiatone che impiegò diverso tempo prima di riuscire a spicciare parola. Il ragazzo era lì, accovacciato in un angolo, lo sguardo confuso ed il volto arrossato per l'aria fredda. Per quanto fosse intenzionato a saziare in fretta la propria curiosità su cosa fosse accaduto poco prima, il pirata aveva la gola troppo secca per parlare e, così, con un gesto della mano, mimò al mozzo di dargli qualcosa da bere. Peter non disse nulla, si limitò ad un rapido cenno del capo e poi si girò verso la cassa degli effetti personali di Virgil dalla quale estrasse una borraccia, avvicinandogliela. Non perse tempo a ringraziarlo, la afferrò e ne prese un primo, faticoso, sorso e poi un altro, fino a quando non riottenne il fiato perduto.
"La prossima volta... dirò a Virgil... di farti scendere! Non ci salirò mai più su questo dannato albero!"
Gettato in un angolo il contenitore vuoto, Starkey si diede una sistemata agli abiti. Sciolto il nastro in cui teneva accuratamente ordinati i lunghi capelli scuri, ricompose la solita coda tirando per bene ogni ciocca ribelle e recuperò con essa anche la propria compostezza.
"Signor Starkey, aveva... bisogno di parlarmi?"
Quella stupida domanda lo seccò.
"Perché? Non posso?! Sei troppo impegnato per rispondere alle domande di un superiore?"
Non appena alzò la voce, Peter drizzò la schiena, il velo di tristezza ad avvolgerlo sembrò acquietarsi, probabilmente sopraffatto dalla paura. Da come lo sguardo del mozzo si piantò nel proprio, il pirata fu certo di averne ottenuto la completa attenzione.
"S-Sono solo sorpreso. Mi tiene sempre a distanza..."
"Il motivo è semplice"
Gli si fece più vicino, gesto che spinse Peter ad indietreggiare all'istante.
"Pan, quantomeno, era odioso, irriverente... Tu invece hai sempre cercato di fare il bravo, hai perso ciò che prima riusciva a scaturire in me una manina emozione, cioè la rabbia. Quindi perché interessarmi ad una nullità?"
Schiacciando il minore contro la parete in legno, lo obbligò all'immobilità sotto la luce della lanterna appesa sulle loro teste. Quel fioco bagliore fu l'unica cosa a permettergli di scogliere il miscuglio di emozioni che le proprie parole avevano provocato. Era chiaro che il giovane temesse che cancellasse anche quel piccolo spazio rimasto fra loro e, nonostante non avesse nulla di cui preoccuparsi, fu quasi divertente annichilirlo in quel modo.
"S-Signor Starkey..."
Il Capitano doveva essere stato delicato e dolce nei suoi confronti, infatti, quella mattina, nonostante la notte precedente si fossero spinti molto oltre rispetto all'approccio della vedetta, Peter non era rimasto per nulla traumatizzato. Probabilmente temeva le possibili, e prevedibili, ripercussioni di aver attirato le attenzioni di due superiori contemporaneamente, non poteva disobbedire né da un lato né dall'altro, rifiutarsi men che meno, era in trappola. In qualche modo, gli ricordava sé stesso. Starkey si era imbarcato ad un'età molto avanzata rispetto alla media, quindi niente traumi infantili nel proprio passato, ma il bell'aspetto lo aveva spinto rapidamente da ruoli di rilievo a bordo, a quelli più degradanti. Da un uomo all'altro, ciurma dopo ciurma, in molti lo avevano preso con la forza, solo perché in mare le donne non sono ammesse. Aveva vissuto all'Inferno sino a quando non era entrato nell'equipaggio della Jolly Roger. Lì non era obbligato a fare nulla che non volesse, era perfino tornato ad insegnare ai bambini nella tribù dei Piccaninny, quindi non aveva più alcuna ragione di lamentarsi. Peccato che, a differenza sua, la situazione di Peter fosse molto peggiore, anche se incredibilmente più semplice da affrontare, bastava che il minore fosse disposto ad adattarsi. Sospirando, il pirata si sedette a gambe incrociate e prese un po' di distanza, gesto che tranquillizzò subito l'altro.
"I sentimenti degli adulti non sono come quelli dei bambini..."
"Sì... me ne sono accorto..."
"Non interrompere"
Zittendosi, Peter abbassò la testa.
"Fa freddo, quindi sarò breve. Se da bambino le emozioni compaiono singolarmente, da adulto queste si mescolano al punto che, molte di esse, non hanno nemmeno una parola che possa definirle. Questa condizione, mano a mano che si invecchia, torna stabile, ma, purtroppo, qui non accade"
Era paradossale dire una cosa del genere a qualcuno che, dopo un'eternità nello stesso corpo, era cresciuto e profondamente cambiato. Peter annuì in risposta, ma non disse nulla, lasciandogli la possibilità di proseguire.
"Tu non sei adulto da molto, eppure so che hai già cominciato a notare la differenza. Con il tempo, imparerai a gestire le emozioni, proprio come hai fatto con il nuovo corpo"
Le gambe dell'uomo, intorpidite dall'aria fredda, cominciarono a pizzicargli, obbligandolo a rimettersi in piedi. Troneggiando sul mozzo accovacciato, si strinse nel cappotto e decise di chiudere la questione, prima di morire assiderato.
"Arrivando al sodo, sappi che i tuoi sentimenti non hanno alcuna importanza qui. Sei un prigioniero, quindi fai ciò che ti viene ordinato. Obbedisci a Virgil e Uncino ciecamente e, se hai dubbi, prediligi chi si trova al gradino più alto. Bene, è tutto, tra noi non è cambiato nulla, quindi non parlarmi e non intralciare il mio lavoro. Non dimenticare che ti voglio ancora morto, anche se ora sei una recluta, resti sempre Pan"
Tornando sulle sarte, per nulla felice al pensiero della fatica ad attenderlo, Starkey si preparò alla discesa, ma, prima che potesse spingersi troppo in basso, venne bloccato da Peter.
"G-Grazie, Signor Starkey..."
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