XIV

Quando l'asse di legno finì a terra accanto alle altre con un tonfo pesante, un lungo sospiro abbandonò le labbra di Peter. Gli occhi del ragazzo scattarono veloci a controllare i palmi delle mani, erano rossi, attraversati da solchi bianchi. Poteva sentire le schegge premere sotto pelle, le escoriazioni bruciare, le gambe pesare come macigni, la schiena piegata dalla fatica ed i polmoni in fiamme. Con un gesto rapido, scacciò a lato i capelli schiacciati contro la fronte coperta di sudore e si voltò verso il signor Benson. L'uomo aveva la bocca piena di cibo e lo sguardo soddisfatto. Smontata quell'ultima cassa di munizioni l'armeria era stata svuotata del tutto, pronta per i lavori del giorno dopo. Ad un tratto, lo stomaco del mozzo cominciò a brontolare, ma questi lo ignorò limitandosi a stringervi intorno il braccio per poi avvicinarsi al vecchio pirata. Si sentì fortunato ad aver potuto dormire sul pavimento della cabina di Uncino la notte prima, grazie a quel sonno accumulato era riuscito a lavorare tutto il giorno senza aver toccato cibo, a parte i biscotti della festa.
"Signor Benson, se vuole posso cominciare a pulire i cannoni..."
Allungandogli il piatto vuoto davanti al viso, l'uomo si pulì la barba sporca con il braccio e si grattò la schiena sbadigliando rumorosamente. 
"Scordatelo! Tu sulle nostre armi non ci metti mano più del necessario! Va a portare questo in cambusa e poi... Boh, che ne so, non lavi il ponte quando cala il Sole?"
Voltandosi verso le aperture dello scafo, fu solo in quel momento che Peter si rese conto di quanto tardi fosse e, recuperato il piatto dell'armaiolo, augurò la buona notte e risalì ai livelli superiori. Circospetto, cercò di muoversi piano, senza attirare troppo l'attenzione, non era in vena di incrociare nessun componente della ciurma. Erano arrabbiati con lui a causa di ciò che era successo tra il Capitano ed il Gentleman Starkey e, nonostante non ne sapesse niente, questo non li aveva fermati dall'isolarlo come un appestato. Per evitare di far saltar fuori altri problemi, aveva abbassato la testa e passato la giornata ad eseguire gli ordini del signor Benson, con la speranza che, ridurre il lavoro ad attendere l'equipaggio nei tre giorni seguenti, lo avrebbe aiutato a recuperare quel poco affetto faticosamente guadagnato. Aveva rinunciato alla propria razione sia a pranzo che a cena, perfino a farsi medicare da Barnabas, pur di non perdere nemmeno un secondo. La cosa che però, più di ogni altra, lo aveva ferito, era stata la totale assenza di Virgil. La vedetta non era andato a dargli una mano come al solito, non si era visto neanche per fare due chiacchiere, probabilmente era arrabbiato con l'armaiolo, ma Peter non poteva escludere che lo fosse anche con lui. Superando gli alloggi, dai quali proveniva un profondo russare, il ragazzo arrivò in cucina senza incrociare nessuno e così poté lavare le vettovaglie in tranquillità. Fu più lento rispetto al solito, le mani gli dolevano ancora, ma non cedette, né al sonno né alla stanchezza e, una volta finito, recuperò ramazza e secchio ed uscì sul ponte. Desiderava vedere Uncino, ma non voleva rischiare di venir meno al proprio dovere per due giorni di fila, quindi decise di andare più tardi, tanto, fino a quando la lanterna fosse rimasta accesa nella sua cabina, sapeva che lo avrebbe trovato sveglio. Era una notte fredda, più di quella precedente, e di quella prima ancora e, nonostante Peter avesse vissuto da sempre sull'Isola Che Non C'è, non gli era mai capitato di sentire la temperatura abbassarsi così tanto, ma in fondo non era mai stato lontano da terra così a lungo. Stava ramazzando il ponte superiore a poppa, vicino al timone, quando scorse due figure scendere dalla postazione di vedetta e pensò di avvicinarsi, con la speranza di incrociare Virgil e chiarirsi con lui. Uno dei due era proprio lui, ma rimase stupito nel rendersi conto che l'altro era il Gentleman Starkey. La sua sicurezza scemò e si abbassò d'istinto, nascondendosi dietro l'albero di mezzana. Era una situazione inusuale, non solo non aveva mai visto altri componenti della ciurma salire fin sulla postazione di Virgil, ma in più, Starkey appariva totalmente diverso dal solito. C'era un motivo per cui era stato soprannominato il "pirata elegantone", con il Sole o con la burrasca, curava il suo aspetto nei minimi particolari, in modo ancora più maniacale di Uncino, dunque vederlo in quello stato, con i capelli scompigliati, la camicia sbottonata ed i pantaloni stropicciati, stranì parecchio Peter.    
"Che si siano picchiati? No, impossibile, non hanno lividi..."
Pensò a tutte le possibilità, ma nessuna era probabile. Sospirando, il ragazzo tenne stretta la ramazza, in fondo non erano affari suoi quello che facevano i pirati della Jolly Roger, men che meno ora. Se già prima non aveva alcun valore sulla nave, ora che si era inimicato ulteriormente tutti non si sarebbe sorpreso se, il giorno seguente, lo avessero gettato di nuovo a marcire nella gabbia fino a farlo morire di stenti. 
"Sai Virgil, ero convinto che avessi qualche problema, dopotutto non mi avevi mai chiesto prima di darti una mano a rilassare i nervi..." 
Peter trattenne il respiro, i due pirati si erano fermati a parlare proprio sulle scale che conducevano al ponte superiore dove si trovava lui. Era troppo tardi per rivelare la propria presenza, si sarebbero arrabbiati di sicuro, quindi trattenne il respiro sperando che si ritirassero sotto coperta il prima possibile. Il silenzio della notte ed il mare placido rendevano ancora più semplice origliare il loro discorso, dunque gli fu impossibile non ascoltarli, inoltre era  curioso di sapere cosa avessero fatto poco prima. Forse una piccola parte della sua curiosità di bambino non lo aveva ancora abbandonato. Come al solito, Virgil non fu di molte parole e, all'affermazione del compagno di ciurma, distolse lo sguardo rivolgendolo verso il mare.
"Non essere timido, prima non lo eri affatto"
Sedendosi accanto alla vedetta, Starkey gli sorrise e, con un gesto rapido, posò le labbra sulla sua guancia. Quel gesto, così simile a quello che il Capitano aveva concesso a lui, fece sfarfallare il petto di Peter.
"Quindi anche loro fanno quella cosa!"
A differenza della sua esperienza con Uncino, quello fra i due pirati fu un contatto molto più veloce, inoltre Virgil non parve molto contento di averlo ricevuto, infatti, un attimo dopo, si strofinò il viso, come per scacciarne ogni piccola traccia. 
"Fammi indovinare... Non è che, forse, sei così scontroso perché vorresti che fossi..."
Prima che il Gentleman potesse finire la frase, l'altro lo afferrò per il colletto e si alzò furioso. Mise una tale forza nella stretta da strappargli il fiato e tenerlo con i piedi sollevati dal suolo. Tutta la sicurezza ostentata dall'elegantone poco prima scivolò via, infatti questi cominciò a tremare e, non appena venne scaraventato a terra, restò immobilizzato dalla paura. Peter riuscì a sentire il cuore battere fin nella gola, nemmeno dopo il disprezzo dimostrato dall'armaiolo nei suoi confronti Virgil era sembrato altrettanto feroce.
"Nemmeno una parola sull'accaduto, mai più" 
La voce tonante vibrò profonda nell'aria per un attimo e poi, senza aggiungere altro, l'uomo se ne andò. Poco dopo aver recuperato il controllo, anche Starkey si ritirò e così il mozzo fu di nuovo solo, nel silenzio. Lasciata cadere a terra la ramazza, si concesse qualche secondo per riprendere fiato e poi, dimentico del proprio dovere, scese dal ponte sopraelevato e proseguì fino alla porta della cabina di Uncino. Voleva vederlo, subito. Non bussò, non rifletté nemmeno sulle parole che stavano per abbandonargli le labbra, semplicemente afferrò la maniglia ed entrò.
"Capitano!"
Un rivolo di fumo separava le loro iridi avvolte dalla penombra. Lui era lì, seduto alla scrivania, il profilo illuminato dalla luce della lanterna, circondato da una nebbia sottile dal profumo particolare, lo stesso ad accompagnarne continuamente i passi e che Peter aveva imparato ormai a riconoscere. I lunghi boccoli scuri, raccolti in una coda, ne mettevano in evidenza il volto rilassato che però parve indurirsi mentre si abbassava le maniche della camicia fino ai polsi, nascondendo le braccia coperte di cicatrici e tatuaggi. Era scontento, il ragazzo lo percepì all'istante e, abbassando la testa, fece un passo indietro richiudendo la porta, doveva essersi ammattito a causa della stanchezza e della fame, non c'erano altre spiegazioni per aver agito in modo così sconsiderato.
"C-Capitano, io... Mi sono fatto prendere dalla foga... S-Se vuole esco e busso!"
Quando sollevò lo sguardo, il corvino si era alzato ed era ormai prossimo a raggiungerlo. La pipa tra le labbra e la lanterna agganciata all'uncino, l'uomo cominciò a trascinare la propria poltrona nella sua direzione. Non disse nulla, posizionò la seduta al centro della stanza, la fonte di luce accanto ad essa, e prese posto accavallando elegantemente le gambe. Le sue iridi blu parvero farsi ancora più scure e profonde mentre inspirava di nuovo. Entrambi i due sigari posti alla fine si accorciarono, ma il Capitano non se ne curò lasciando che la cenere si librasse lenta nell'aria fino al pavimento. 
"Seduto"
Guardandosi intorno, Peter non vide altre sedie, così si avvicinò allo sgabello del clavicembalo, ma un colpo secco lo bloccò. Uncino estrasse dal bracciolo della sedia la protesi acuminata, scosse la testa ed indicò il pavimento davanti ai propri piedi. Fu lì che il giovane andò ad inginocchiarsi.
"Fammi le tue scuse"
La sua voce, così roca ed ammaliante, lo sciolse.
"C-Come?" 

Uncino aveva terminato la pazienza molte ore prima. Era seccato, davvero molto seccato, quindi quell'ingresso prepotente non aveva fatto altro che peggiorargli l'umore. Non solo aver parlato con il nostromo Smee non era servito a nulla ed era stato obbligato a spiegare di persona, ad ogni componente della ciurma, il proprio punto di vista riguardo il desiderio del signor Benson e la questione del Gentleman Starkey, ma, per di più, Peter osava sfidarlo con la stessa impudenza del vecchio Pan. Non poteva lasciar correre. Qualcosa stava turbando il giovane, era evidente dall'atteggiamento sfrontato con cui si era presentato lì, ciò nonostante, anche per una questione di principio, gli avrebbe inflitto una punizione adeguata, altrimenti tutti a bordo avrebbero iniziato a prendersi troppe libertà.
"Ho detto che devi scusarti"
Ripeté secco.
"Fallo adesso e potrei essere magnanimo... per una volta"
Ma nulla, l'altro non emise nemmeno un fiato e, visto che sembrava intenzionato a tenere la bocca cucita, lui avrebbe fatto altrettanto. Per un po' Uncino temette di dover trascorrere tutta la notte nel totale silenzio, ma poi udì come un pigolio e, riportando gli occhi su Peter, ne vide il corpo scosso da sussulti. Un singhiozzo dopo l'altro sfuggì al controllo del giovane, rendendolo ancora più piccolo, indifeso e fragile, al punto che avrebbe potuto frantumarlo sotto il proprio stivale alla minima pressione. Fu una visione così piacevole che non riuscì a trattenersi e dovette portarsi la mano buona alle labbra per nascondere il sorriso che le solcò. 
"M-Mi dispiace davvero tantissimo, Capitano... B-Busserò sempre in futuro, lo giuro!"
Soddisfatto nell'udire quelle parole, si girò recuperando dallo schienale della poltrona la propria giacca e poi la avvolse intorno alle spalle del minore, il quale alzò la testa ed incontrò il suo sguardo. A differenza di ciò che il corvino aveva immaginato, in quelle iridi verde smeraldo non lesse paura, ma determinazione, la consapevolezza di aver sbagliato ed il desiderio di rimediare a qualunque costo. Perse tutto il buon umore, la reazione del ragazzo aveva cancellato il sadico piacere nel vedere l'avversario di un tempo annichilito alla propria volontà. Quell'emozione feroce si era trasformata in qualcosa di nuovo, un senso di rispetto che l'uomo scacciò via. L'idea di cancellare quella forza di volontà, nel modo più duro e crudele possibile, gli solleticò la mente, dopotutto Il signor Clifton lo aveva informato della fobia sviluppata da Peter in seguito al loro benvenuto a bordo, un altro paio di giorni nella gabbia e si sarebbe spezzato a metà come un ramo secco. Sospirò, un'idea davvero molto allettante, se quello fosse stato ancora Pan.
"Asciugati le lacrime, Peter"
Obbedendo, il mozzo si pulì il viso contro la manica della camicia e cercò di ricomporsi. Quando finalmente si calmò, si strinse di più nella giacca e rimase in attesa di ricevere ordini riguardo la propria punizione. Forse immaginava frustate o del lavoro extra, ma Uncino aveva altri progetti per quella notte, qualcosa di molto più divertente grazie a cui avrebbe chiarito a tutta la ciurma che ora Peter era una sua esclusiva. Da quanto gli era stato riferito, anche il ragazzo aveva trascorso una giornataccia, quindi era giusto, per entrambi, cercare di svagarsi un po' insieme. Alla punizione ci avrebbero pensato l'indomani, quel che era certo è che sarebbe stata eseguita davanti a tutto l'equipaggio, ad ennesima prova della propria imparzialità come Capitano.
"Occasionalmente fumi, giusto?"
L'effetto della sua domanda fu istantaneo, i tremori di Peter si fermarono e le sue guance, prima bianche per la paura ed il nervosismo, si tinsero di rosa. Porgendogli l'imboccatura della pipa, Uncino lo invitò a fare un tiro e, nonostante l'iniziale reticenza, il ragazzo la accettò ed aspirò un paio di volte. Quando infine soffiò fuori il fumo, lo fece con una tecnica impeccabile che ne rivelò i trascorsi in tale pratica. La nube bianca uscì dalle sue labbra in anelli perfetti che si dispersero sottili nell'aria, allargandosi come le increspature sul pelo di una superficie d'acqua.
"Ogni tanto fumavo le erbe sacre con il capo dei Piccaninny, ma questo odore è così dolce... Cos'è?" 
"Cacao, una pianta del nuovo mondo. Rilassa i nervi"
Passandosi la lingua sul palato, il corvino riuscì a percepire il sapore del cioccolato mentre la nebbia dolciastra continuava a diffondersi in tutta la stanza.  
"È da quando sono arrivato che non riuscivo a capire come mai il vostro profumo fosse così particolare, Capitano... Questa è la provenienza, voi sapete di Cacao..."
Resosi conto che Peter stava cominciando a tirare su la schiena per portarglisi più vicino, Uncino sollevò il piede destro, prima accavallato sulla gamba sinistra, e lo spostò sulla spalla dell'altro obbligandolo a tornare in ginocchio, sotto il proprio controllo. Spingendo la suola contro il cavallo dei pantaloni del giovane, ne sentì crescere l'eccitazione attraverso il tessuto. Il corpo del mozzo fremette sotto la punta metallica del suo stivale mentre proseguiva nel suo percorso salendo sulle scapole nude e lungo il collo coperto da un lieve strato di peluria. Giunse infine sotto il mento costringendo Peter ad alzare la testa, e notò come il suo sguardo, vispo e brillante, apparisse ora intiepidito dal desiderio, reazione che fu felice di spingere al limite. Riportando a terra il piede, si abbassò ed agganciò l'uncino al colletto della camicia dell'altro, così vicino alla gola che, al minimo movimento brusco, avrebbe potuto aprirla da parte a parte. Eseguendo l'ordine implicito, Peter si sollevò, lasciando scivolare la giacca fino al suolo, e portò le labbra quasi sulle sue, ma, prima che potesse infrangere la poca distanza rimasta, lo bloccò. Appoggiando la pipa al limitare del bracciolo della poltrona, Uncino spostò la mano buona alla base della schiena del ragazzo, e lo obbligò ad avanzare con il bacino, fu un gesto veloce al quale non poté sottrarsi in alcun modo. Un attimo dopo era proprio dove lo desiderava, a cavalcioni sulle proprie gambe, pronto ad obbedire a qualsiasi ordine. Recuperata la pipa ed appoggiata l'imboccatura fra le labbra, il Capitano inspirò profondamente ed entrambi i sigari si consumarono del tutto lasciando dietro di sé solo una scia di cenere. Non espirò fino a quando le labbra di Peter non furono contro le proprie, dischiuse per riceverlo, solo allora liberò il fumo ed entrambi ne vennero avvolti. Poteva percepire chiaramente le mani del mozzo scivolare su di sé, le dita sottili, irruvidite dal lavoro, provocavano sul suo petto, anche restando sopra la camicia, un attrito ancora più piacevole del bacio, reso insicuro e titubante dall'inesperienza del ragazzino. Separandosi per riprendere fiato, il pirata si godette l'espressione attonita dell'altro per un po' e, quando questi tentò di abbassare il viso infuocato dall'imbarazzo, gli portò la punta acuminata dell'uncino alla giugulare, immobilizzandolo. 
"Non pensare a niente. Guarda me e fa quello che ti ordino" 
"S-sì, C-Capitano..."
Sollevato il ginocchio destro, cominciò a strofinarlo fra le gambe di Peter soffocandone le parole nella gola e sostituendole con dei gemiti nuovi per le orecchie di entrambi. Aggrappato alle sue spalle, il minore arcuò la schiena, ansimando sempre più forte. Avrebbe voluto leggergli nel pensiero, scoprire se provava lo stesso bisogno che ora infiammava il proprio corpo, sciogliendo qualsiasi freno inibitore allo scopo di avere di più, ancora ed ancora. In fondo però, non necessitava di averne la certezza, l'altro era una sua proprietà, un prigioniero della Jolly Roger sul quale aveva facoltà di vita o morte. Non c'era motivo di contenersi. Portando il moncherino accanto al volto del ragazzo stemperandone le gote in fiamme, ne attirò lo sguardo languido.
"Visto che mi hai privato di questa, dovrai lavorare per entrambi"
Sfilandosi la cinta, Uncino si abbassò la vita dei pantaloni e l'intimo, giusto il necessario per liberare la propria semi erezione, e poi fece lo stesso con Peter che però, a differenza sua, era già totalmente eretto e umido. Preso il polso del ragazzo, lo guidò fino a quando non ebbe avvolto fra le dita ed il palmo entrambi i loro membri e poi, con movimenti decisi, gli mostrò come agire. Lo aiutò a scoprire tutti i punti più sensibili ed erogeni lungo l'asta e la cappella, infatti bastarono pochi secondi e il mozzo venne esalando un mugolio. Nonostante l'altro avesse concluso, e la sua stanchezza fosse evidente, il Capitano non gli concesse di fermarsi. Avvicinando le labbra al suo orecchio, vi parlò lentamente in modo che, nonostante l'eccitazione, recepisse le sue parole con chiarezza.
"Continua come ti ho mostrato fino a quando non mi libero anch'io. Non azzardarti a smettere prima, anche se vieni di nuovo"
Assicuratosi che Peter eseguisse la direttiva, passò oltre, dopotutto aveva qualcosa di più importante di cui occuparsi.   

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