XI
Dopo quell'assurda nottata, svegliarsi non fu molto piacevole per Peter e, quando il bagliore dell'alba attraverso la finestra lo fece riprendere, tutto il corpo gli lanciò delle fitte dolenti. Stiracchiando braccia e gambe dall'intorpidimento, si tirò subito indietro spostandosi lontano dalla luce e strinse la presa sulla coperta ad avvolgerlo. Ancora qualche secondo per mettere a fuoco la situazione e si rese conto di avere tra le mani la giacca del Capitano, di essere ancora nella sua cabina e, quel che era peggio, il Sole era già sorto senza che fosse riuscito a concludere tutti i propri compiti. Dopo aver aiutato Uncino con la questione della mappa tutto si faceva nebuloso, con ogni probabilità doveva essere svenuto per la stanchezza, per di più davanti all'altro. Alzandosi, Peter ebbe un cerchio alla testa e la vista gli si annebbiò obbligandolo a tornare carponi, c'era troppa luce solare in quella stanza, per un attimo pensò di correre in coperta ad occhi chiusi, ma andare all'aperto di giorno gli era proibito, era bloccato lì fino a nuovo ordine. Era ancora indeciso su come agire quando, a poche assi di distanza, scorse un bagliore, era il Bacio che gli aveva regalato il corvino, doveva essergli caduto nel sonno. Sporgendo una mano verso i raggi solari, socchiudendo le palpebre per il fastidio, si fece forza e così, nonostante il tremore, riuscì a recuperare il prezioso oggetto. Stringendolo al petto, sorrise al pensiero di non averlo perduto e lo infilò subito nel taschino sinistro della camicia. In quel momento, da dietro la scrivania, percepì del movimento e, sporgendosi, rimase folgorato alla vista di Uncino ancora addormentato. Steso sul letto, il pirata aveva un'espressione rilassata, qualche ciocca dei lunghi capelli scuri gli era scivolata sulla guancia, il resto della chioma si era scompigliata sul cuscino. L'uomo indossava la stessa camicia della notte passata e, soprattutto, non portava la protesi lasciando in evidenza il moncherino che lui stesso gli aveva causato. Avvicinandosi in silenzio restando in ginocchio, il ragazzo poté osservarlo più da vicino ed arrossì notando come, nel sonno, quel viso perennemente serio o corrucciato, ringiovanisse senza il solito cipiglio. In contrasto con la pelle chiara, le ciglia sembravano più lunghe, in più vi era un dettaglio sul labbro inferiore dell'altro che sarebbe stato impossibile cogliere in altri frangenti, una piccola cicatrice provocata da un morso.
"Pan..." Spaventato, Peter si tirò indietro di scatto, non si era nemmeno reso conto di essersi sporto sino quasi a sfiorarlo. Nonostante avesse sussurrato il suo nome nel sonno, il corvino non si mosse e ciò lo rese ancora più temerario spingendolo di nuovo ad inginocchiarsi al suo fianco e spostare un boccolo ribelle ricadutogli sugli occhi. Quello che era successo nel catino e la questione del Bacio riaffiorarono nella sua mente e portarono il suo cuore a palpitare così forte che temette di svegliare il Capitano a causa dei battiti. Portandosi una mano al petto, Peter sospirò, percepì contro le dita il metallo del ditale per un momento e lo sguardo gli sfuggì inevitabilmente sul moncherino ormai cicatrizzato, vi avvicinò la mano e ne sfiorò i contorni rimarginati ricordando con un brivido il momento in cui l'aveva causato. I fiotti di sangue, le urla e l'odio scaturito quel giorno tutto a causa di uno stupido gioco, solo perché doveva dimostrare di essere il più forte. Non sarebbe mai riuscito a farsi perdonare per una cosa del genere, nemmeno se avesse passato l'eternità sulla Jolly Roger a ramazzare il ponte, cucinare e spostare palle di cannone. Appoggiando la fronte al materasso, Peter sentì le lacrime premere e si lasciò sfuggire un singhiozzo, fu allora che Uncino si mosse stiracchiandosi tra le coperte spingendolo a rialzare la testa.
"Pan..." Non appena il corvino aprì le palpebre la prima volta, forse per via dei raggi del Sole o magari della stanchezza, al ragazzo parve di vederne le iridi blu, sclera ed iride comprese, totalmente nere, ma, al secondo battito di ciglia, essi tornarono subito del colore normale.
"Che... Che stai facendo?" Spostando di scatto le mani dall'arto mancante del pirata, il ragazzo drizzò la schiena pieno d'imbarazzo e strofinò via il principio di pianto dal proprio viso, ciò nonostante, non riuscì ad evitare di lasciarsi sfuggire altri singhiozzi.
"S-Scusate, Capitano. Non sapevo se svegliarvi... L'alba è già passata e non posso uscire, sono molto dispiaciuto..." Mettendosi seduto, l'uomo gli afferrò il mento con la sinistra obbligandolo a tornare alla stessa distanza di poco prima e poi gli piazzò davanti al viso il moncherino.
"Non piangere per questo. Non mi porta alcun tipo di dolore, è solo una delle tante cicatrici sul mio corpo, niente di più" Liberandolo, l'altro si girò pronto ad alzarsi e gli scompigliò i capelli, gesto che lo fece sentire meglio, anche se non del tutto.
"Che tu sappia, Spugna è passato?"
"No, Capitano. Non è entrato nessuno... In effetti è strano, di solito all'alba non c'è la riunione dell'equipaggio?" Mettendosi in piedi, Uncino si sistemò camicia e calzoni per poi aprire una delle finestre dalla quale entrò una piacevole brezza fresca, di recente le temperature si erano abbassate, segno che la stagione calda era ormai prossima a finire. Sotto il suo sguardo, recuperò dalla scrivania la protesi metallica fissandola al posto della mano destra tramite una piccola imbracatura su misura. L'uncino brillò sotto i raggi del Sole obbligando Peter a ritrarre lo sguardo, intimidito e, allo stesso tempo, ammirato dalla sicurezza con cui l'altro esponeva quel suo difetto così evidente. Sperò un giorno di poter mostrare il proprio corpo ustionato alla luce del giorno con orgoglio, come suo pirata.
"La mia giacca, intendi restituirmela?" Abbassando gli occhi, Peter si rese conto solo in quel momento di averla ancora con sé. Si rialzò subito, le diede una spolverata veloce con la mano e poi, con cura, la appoggiò sulle spalle dell'altro sistemandola per poi farsi indietro.
"Il signor Clifton ti ha insegnato a preparare anche delle pietanze dolci, giusto?" Riflettendoci su rapidamente, Peter ne ricordò una in particolare, il cuoco gliel'aveva descritta di sfuggita, ma in effetti non c'era mai stata occasione di prepararla. Anche se era in arretrato con il lavoro in armeria, se il Capitano aveva voglia di qualcosa di zuccherato, il signor Benson gli avrebbe perdonato il ritardo.
"Sì, Capitano! L'ha chiamato... butter...butter cake, credo" Girandosi, Uncino sollevò un lembo del mantello e gli fece cenno di portarvisi sotto, come il giorno prima.
"Ti accompagno in cambusa, ne serve una buona quantità per tutti. Il resto della ciurma dovrebbe dormire fino a tardi oggi, quindi sarò io ad aiutarti" Affiancandoglisi sotto il tessuto pesante, Peter provò inutilmente a nascondere un sorriso, doveva trattarsi davvero di qualcosa di molto importante se il corvino gli aveva dato la propria disponibilità. Nonostante fosse curioso a riguardo, non osò chiedere, tra la notte trascorsa e poco prima aveva già fatto abbastanza brutte figure, quindi si limitò ad obbedire e chiudere gli occhi mentre l'altro lo guidava in silenzio attraverso il ponte. Non appena furono di nuovo sotto coperta e non percepì più la luce del Sole contro le pupille, finalmente si sentì meglio. Avrebbe potuto facilmente proseguire da solo, ma il Capitano non fu della stessa idea e lo tenne stretto a sé sino alle porte della cucina, solo allora lo lasciò andare. Nella piccola dispensa con gli ingredienti di prima necessità, Peter raccolse il necessario per preparare il tutto, lo sguardo dell'altro gli bruciava la schiena rendendo il lavoro ancora più difficile. Era intrappolato e confuso dalla sua presenza imperiosa.
"Dimmi cosa fare" Farina, burro, frutta secca ed acqua furono presto sistemati sul piano da lavoro, il solo pensiero di dare ad Uncino degli ordini fece sentire al ragazzo la medesima sensazione del catino, quando l'altro gli aveva lavato la schiena. Guardarlo mentre si tirava su le maniche e appoggiava in un angolo la giacca, gli diede l'illusione di trovarsi allo stesso livello, due semplici pirati in procinto di preparare il rancio per il resto della ciurma.
"Vede, Capitano, è una ricetta molto semplice. Faremo dei biscotti senza utilizzare il lievito, così eviteremo le formazioni di muffa dovuta alla salsedine e potremmo conservarli molto più a lungo. Sono molto nutrienti, belli a vedersi e, soprattutto, buoni da mangiare" Prendendo la ciotola più grande a disposizione, Peter vi rovesciò dentro gli ingredienti cercando di misurarli ad occhio, ma, quando giunse il momento di mischiare, il Capitano gli tolse di mano il mestolo in legno.
"Accendi i fuochi, qui ci penso io"
"M-Ma..." Inutile, quello sguardo non accettava repliche di alcun tipo e così il ragazzo si spostò a lato. Sistemando le basi in rame che venivano utilizzate per cuocere il cibo, creò una struttura triangolare chiusa, come quella che il signor Clifton utilizzava per cuocere le patate, e vi accese intorno delle braci in modo che surriscaldassero il metallo. Serviva che raggiungessero una temperatura molto alta prima di potervi preparare i biscotti, così si prese del tempo per osservare Uncino a lavoro.
"C'è qualcosa che non sappiate fare, Capitano?"
"Per diventare Capitano, bisogna saper fare tutto sulla nave" Dal modo in cui l'altro arrossì, Uncino capì subito che non avrebbe voluto domandargli davvero una cosa simile, gli era semplicemente sfuggito, ma anche da bambino aveva sempre avuto una lingua lunga, quindi non ci dette peso.
"Io sono diventato mozzo da ragazzo, aiutavo tutti i componenti dell'equipaggio di Barbanera. Ho iniziato nella stiva, poi in cambusa, ho affiancato il navigatore e l'armaiolo sino a quando non sono diventato nostromo e, infine, Capitano. Capisci cosa sto cercando di dirti?" Non si aspettò di vedere l'altro turbarsi così tanto, rimase immobile per qualche secondo e poi, abbassando gli occhi, si grattò la nuca e gli si affiancò. In quegli ultimi giorni erano successe davvero molte cose, lui stesso non si sentiva più lo stesso da quando Peter aveva accettato la sua proposta. Dopo la discussione avuta sul progetto dell'armaiolo e l'abbraccio, aveva riflettuto molto. Uncino non era un ragazzino, conosceva i propri sentimenti, anche se inizialmente aveva pensato potesse trattarsi della rivalità o dell'odio che sentiva verso l'altro, continuare a negare di essere attratto dal suo nuovo modo di essere, così simile al suo, sarebbe stato inutile. Incontrando il suo sguardo, il giovane gli sorrise.
"Credo di sì... E non intendo deludervi. Mi impegnerò come avete fatto voi e diventerò un pirata! Così potrò stare al vostro fianco a testa alta!" Togliendogli di mano il cucchiaio e il contenitore con il preparato, Peter gli diede le spalle portandosi al forno improvvisato dove cominciò a posizionare cautamente piccole parti del composto in modo che cominciassero a cucinarsi. Non era proprio la conclusione a cui il corvino avrebbe voluto che l'altro arrivasse raccontandogli quel piccolo riassunto del proprio passato, ma in fondo poteva bastare. Mantenere una certa distanza tra loro gli avrebbe permesso di restare concentrato sul proprio obiettivo. Avere Pan così vicino, aveva dato conferma alle sue supposizioni sul reale tesoro nascosto sull'Isola Che Non C'è, se solo avesse potuto fidarsi davvero del ragazzo gli avrebbe rivelato più dettagli, ma la notte precedente era stato un campanello d'allarme. Si stava avvicinando alla verità, ma farlo in modo incauto avrebbe scatenato la minaccia descritta sul tomo che li aveva guidati lì, doveva fare più attenzione e continuare a tenere il biondo lontano da terra sino a quando la magia non si fosse dissipata totalmente dal suo corpo. Specchiandosi nell'uncino, osservò la propria immagine riflessa distrattamente, gli stessi occhi blu, lo stesso sguardo serio, anche senza essersi concesso il giusto tempo per sistemarsi al risveglio, non provò il solito senso di inadeguatezza. Fu strano.
"Bene, ora dobbiamo solo aspettare, presto saranno pronti" Girandosi, Pan si appoggiò al tavolo della cucina e tornò a dargli la propria attenzione. Non era stato difficile per Uncino capire cosa lo attraesse dell'altro, dopo tanti anni a cercare di uccidersi a vicenda, vederlo più sottomesso lo solleticava. Peter era indubbiamente più bello degli altri adulti presenti nelle vicinanze, in più, nonostante fosse ai suoi comandi, i suoi occhi non smettevano di inseguirlo e sfidarlo, ogni suo gesto e pensiero gridava libertà come una tigre lanciata contro le sbarre della propria prigione. Stava lottando in ogni modo per venire accettato nel loro gruppo e, nel tragitto, era riuscito a strappargli sonno e fame. Averlo incatenato con un sogno non era abbastanza, il suo spirito era lo stesso del passato, non era stato in grado di sopprimerlo, ma solo di indirizzarlo su un altro obiettivo. Quel momento, proprio come nella cabina, era una buona occasione per dargli una nuova spintarella verso il limite e rendersi conto quanto la situazione fosse cambiata, se l'aver usato la magia per modificare la mappa ne avesse ridotto il quantitativo, ma si sentì frenato.
"Capitano... Qualcosa non va?"
"Sto bene, non è nulla, stavo solo riflettendo su una cosa" Mettendo la mano in tasca, Uncino sorrise nel sentire ancora il pegno all'interno, nonostante il ragazzo avesse dormito così vicino al solo oggetto che gli avrebbe permesso di tornare alla normalità, non era stato in grado di percepirlo. Liscio e freddo al tatto, la forma rotonda ed elegante era percorsa orizzontalmente da un bordo arabescato piacevole sotto i polpastrelli, gli sarebbe bastato sfiorare l'ingranaggio sulla sua sommità per far vacillare nuovamente il controllo dell'altro.
"Riguardo la ragione per cui ho ricordi così vaghi sull'altra notte? Ho fatto qualcosa di strano, vero, Capitano? Per questo motivo oggi avete voluto tenermi d'occhio permettendomi di dormire nella vostra cabina" Non era del tutto una supposizione sbagliata, ma rimase sorpreso che il ragazzo avesse avuto il coraggio di chiedergli dell'accaduto. Vista la sua naturale semplicità, Uncino aveva pensato che avrebbe lasciato da parte i propri dubbi per concentrarsi sul lavoro a bordo, ma, a quanto pare, era sempre in grado di sorprenderlo.
"Sì, esatto" Premendo il pulsante sulla sommità, il coperchio del piccolo orologio argentato si aprì nella sua mano cominciando a produrre un lieve ticchettio accompagnato da un carillon con una lenta ninnananna. L'espressione di Peter cambiò, ma non i suoi occhi, fece un paio di passi avanti facendoglisi più vicino e, al terzo, le labbra gli si curvarono in un ampio sorriso a trentadue denti e il suo corpo venne avvolto da una nube di polvere dorata. Ne uscì di nuovo bambino, l'oro nello sguardo, i piedi sollevati dal suolo ed un ghigno spavaldo. Come aveva previsto, la sua sola vista lo paralizzò dalla rabbia, ma stavolta non aveva con sé il fioretto per difendersi.
"Ti avevo detto di riprovarci, ma non pensavo lo avresti fatto così presto! Immaginavo fossi pazzo, ma fino a questo punto è esilarante!" Ridendo, Pan incrociò le braccia al petto e si spostò a testa in giù portando il viso più vicino al suo.
"Non dirmi che sei ancora convinto di poterti sottrarre al ruolo che ti è stato dato! Vecchio, sciocco, pirata..." Allungando una mano, il giovane la appoggiò sulla sua guancia dandogli una rapida carezza e fu allora che, per un secondo, il bagliore intorno al suo corpo cominciò a sfarfallare facendolo cadere a terra con un tonfo.
"D-Dannato..." Sorridendo nel vedere l'altro in difficoltà, Uncino si spostò al forno, superando il piccolo corpo inerte dell'avversario con un passo e spazzandolo con l'orlo di uno staccio. Non aveva più paura, non ce n'era motivo.
"Pensi che questa sia una vittoria? Non significa nulla! Presto l'incantesimo indiano si spezzerà ed allora il tuo nuovo giocattolo tornerà all'Isola e il nostro scontro riprenderà per l'eternità!" Togliendo i biscotti cotti e mettendoli da parte con l'uso di una spatola, il pirata non si voltò nemmeno a guardarlo, lo lasciò chiacchierare mentre andava consumando più forze possibili nel tentativo di mantenere quella forma. Estraendo l'orologio da taschino, osservò le lancette ferme nonostante il loro ticchettio fosse ben udibile e gettò un'occhiata alla vecchia foto sbiadita all'interno del coperchio.
"Non puoi sfuggire al nostro destino, James! Sarebbe tutto più semplice se lo accettassi!"
"Forse un tempo avresti avuto ragione, ma ora che ho conosciuto il vero te comincio a pensare che tutto sia possibile. Se quel ragazzo ha saputo assopire l'odio in me senza sforzarsi, io posso spezzare questa condanna e liberarci entrambi. Aspetta e vedrai" Richiudendo l'orologio da taschino e nascondendolo nel cappotto, Uncino si girò leggermente alle proprie spalle e, non appena vide tornare il Peter di quell'ultimo mese a galla oltre la magia, con esso sentì farsi più vivida la rabbia. Portando la punta metallica della protesi tra le braci, la fece scaldare sino a quando non divenne incandescente e poi si avvicinò alla figura addormentata. Un ghigno gli scavò la guancia mano a mano che avvicinava l'artiglio alla palpebra del giovane illuminandogli il viso assopito. Accecarlo avrebbe pareggiato definitivamente i conti tra loro, finalmente avrebbe avuto la vendetta a lungo bramata. Stava per colpire Pan quando questi si svegliò e, nel riflesso dei suoi occhi, vide sé stesso, con lo sguardo completamente annebbiato dalle tenebre, e si tirò indietro prima di compiere l'irreparabile.
"C-Capitano... Così nero..." Le guance del mozzo divennero rosse, non era per nulla spaventato al pensiero di aver quasi perso la vista a causa sua, questo confuse Uncino, ma la situazione prese una piega ben peggiore quando l'altro gli avvolse le braccia intorno alla vita e lo abbracciò. Recuperando lucidità, il Capitano sospirò appoggiandogli una mano sulla schiena, aveva corso un bel rischio, in fondo, aumentare la luce non poteva che allargare le tenebre dietro essa.
"La scorsa notte... Anche nella sua cabina è successa la stessa cosa... Perché quel buio la avvolgeva? S-Sono stato io? È colpa mia? H-Ho fatto qualcosa di..." Il corpo di Pan prese improvvisamente a tremare contro il suo, avrebbe voluto dirgli tutto, ma la verità era che non sapeva ancora se fidarsi abbastanza da farlo. Accarezzandogli i capelli, lo sentì irrigidirsi e stringere i denti, forse per trattenere il pianto, e gli fece rialzare il volto rubandogli un bacio che fermò istantaneamente i suoi singhiozzi.
"Andiamo, abbiamo dei biscotti da distribuire. È il compleanno del signor Benson, oggi si festeggia"
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