IV

Era ormai da diverso tempo che Peter stava fissando la porta dall'altra parte della stanza, circa una candela e mezzo, eppure non riusciva ad addormentarsi, la curiosità lo stava uccidendo. Da quando il Capitano lo era andato a trovare al risveglio, in molti marinai erano scesi facendo avanti ed indietro da lì, a quanto pare avevano avuto il permesso di festeggiare, che cosa non avevano voluto dirglielo, ma erano tutti piuttosto agitati. Aveva tentato di ottenere il permesso di uscire dal signor Porter, ma, non avendolo ricevuto, se ne sarebbe stato lì buono buono. Pensò di fare un altro tentativo di addormentarsi quando, ubriaco come una spugna, entrò ciondolando il cuoco di bordo. 
"Dove sarà finito?" l'uomo barcollò fino ad una cassa grattandosi la testa e dando uno sguardo nei dintorni. Fu allora che si accorse che era sveglio e, emettendo un rutto sonoro, gli fece cenno di avvicinarsi.
"Pan! Sai dove quelle canaglie hanno nascosto il mio grog delle grandi occasioni? Lo avevo messo in un sacco... Qui nei dintorni" Scuotendo la testa in risposta, il ragazzo rimase seduto dove si trovava, il medico gli aveva detto di non alzarsi e non fare sforzi eccessivi, ma decise comunque di aiutare l'altro, si stava annoiando. Prese la lanterna e controllò casse e barili mentre il pirata si sedeva riprendendo fiato dopo la camminata dal ponte alla stiva. 
"Dovresti imparare a rispondere a parole" Clifton emise un singhiozzo e il suo stomaco brontolò sotto la canotta bianca. 
"Il Capitano odia i muti. Se continui con il gioco del silenzio ti strapperà la lingua, così avrai un buon motivo per non parlare" Rise sguaiatamente, ma Peter era certo che non stesse scherzando, Uncino era abbastanza sanguinario da fare una cosa simile. Ripensando al loro ultimo incontro, si rese conto che non sempre si era rivolto adeguatamente al Capitano, certo, non era stato punito in quel momento, ma sarebbe potuto accadere in futuro. Il corvino era un uomo d'onore, probabilmente non lo aveva ripreso perché era ancora ferito e non era a conoscenza di questa regola, ora che la sapeva non avrebbe sbagliato di nuovo.
"Grazie, signor Clifton, me ne ricorderò"  Trascinandosi di poco, sotto una serie di scaffali, il ragazzo trovò una sacca, era sicuramente fuori posto, quasi come se avessero cercato di nasconderla in gran fretta e, in effetti, gli sembrava di aver visto uno dell'equipaggio trafficare in quei dintorni, non avrebbe saputo dire chi, forse Porter stesso. Aprendola, trovò al suo interno un gruppo di bottiglie legate insieme e, stappandone una, un odore fortissimo e pungente gli bruciò le narici obbligandolo ad allontanarle.
"Eccole! Ben fatto, Pan!" Felice di essere stato utile in qualche modo, nonostante il proprio corpo fosse ancora debole, Peter tornò tra le coperte e si assicurò che le bende non si fossero spostate, in caso contrario lo aspettava sicuramente un bella sgridata. Durante la convalescenza, nei rari momenti di lucidità, il medico di bordo gli aveva urlato addosso ad ogni minimo movimento, stringendo ogni volta di più il bendaggio per tenerlo bloccato. Con un gesto inatteso che lo fece sussultare dalla paura, il cuoco Clifton gli scompigliò i capelli e prese un sorso dalla bottiglia per poi pulirsi le labbra dai rimasugli con un lungo movimento del braccio.
"Finalmente! Ora sì che si comincia a ragionare! Altro che la solita acqua sporca!" Peter non riuscì a nascondere la propria curiosità, nonostante l'odore pestilenziale emanato da quello strano liquido, il marinaio sembrava apprezzarlo e lo decantava come nettare divino. Osservando il beveraggio attraverso la bottiglia ed annusando l'aria distrattamente, gli sembrò  di percepire qualcosa di ferroso, forte che riuscì a definire in un unico modo, ma volle essere sicuro, era troppo curioso per non domandare.
"Cos'è? Come mai sa di polvere da sparo? E... e poi ha qualcosa di dolce..." Rimettendo il tappo di sughero nella bottiglia, l'altro gli fece un ampio sorriso sghembo, i suoi denti non erano messi male quanto quelli del signor Benson, ma il suo alito era ben più terrificante. 
"Oh, buon naso, Pan! È proprio così! Però tieni lontano il tuo fiuto, questa è la mia ricetta segreta del grog! Non è una cosa per bambini, è una bevanda riservata ai veri uomini!" agitando il contenitore davanti al suo viso, il marinaio prese sotto braccio il resto della riserva e fece per andarsene. Nel vederlo ondeggiare a fatica, Peter ebbe seri dubbi che sarebbe riuscito ad arrivare integro sul ponte e così decise di trovare un modo per distrarlo fino all'arrivo del medico di bordo.
"A-Aspetta!" Quando ne ottenne l'attenzione, la sua lingua fu più veloce della testa e così disse la prima cosa che gli venne in mente.
"Il Capitano ha detto che non sono più un bambino! Ora sono un adulto e un pirata!" L'altro cominciò a ridere ancora più forte di prima, così tanto da piegarsi in due e da doversi reggere ad una mensola per evitare di cadere al suolo. Quando ebbe ripreso fiato, si voltò di nuovo nella sua direzione, ancora con le lacrime.    
"Nuota piano, acciuga sotto sale. Sarai anche sopravvissuto alla gabbia, ma ne devi fare ancora di strada per essere chiamato pirata ed ancora di più per diventare un vero uomo!" Stropicciando le coperte nelle mani, Peter strinse i denti. 
"Lo so! E so anche che sarà difficile, ma non m'importa. Questa è la prima volta che voglio così tanto qualcosa e quindi non me la lascerò scappare per niente al mondo!" A quanto pare il suo discorso ebbe l'effetto sperato, il signor Clifton perse l'ironia nello sguardo e, sul suo volto leggermente coperto di peluria, rimase solo un ghigno beffardo, quasi di sfida nei suoi confronti. Appoggiando a terra le altre bottiglie e sorreggendo solo quella già cominciata, fece qualche passo nella sua direzione e, anche se faticosamente, gli si sedette accanto stappando di nuovo il grog e prendendone un sorso. 
"D'accordo, Pan. Vediamo quanto sei diventato uomo" e, detto ciò, gli passò la bottiglia. Per qualche secondo, Peter rimase a guardarla incerto, in quella stanza totalmente chiusa e priva di oblò l'odore del liquido stagnò intorno al suo viso entrandogli fin nel cervello e facendolo sentire un po' più coraggioso. Non aveva idea se gli fosse concesso o meno provare a bere quella sostanza, né il medico né il Capitano glielo avevano proibito, ma lui, non conoscendola, nemmeno aveva chiesto. Con un po' di insicurezza la prese tra le mani e diede un'altra annusata, la polvere da sparo c'era sicuramente e, insieme ad essa, qualcosa di zuccherino e, quasi in un accenno, qualcosa di agrumato, forse del limone.  Portando il pollice a coprire il collo della bottiglia, il signor Clifton lo guardò seriamente. 
"Che ti ho detto sul naso? Forza! Se sei un vero uomo butta giù un sorso altrimenti lascia la roba buona a chi se la merita" Tirando a sé la bottiglia, Peter sentì le dita tremare e, con esse, anche le labbra, l'idea di provare qualcosa di nuovo lo stuzzicava troppo e così, preso un bel respiro, decise di tuffarsi. Alzò la bottiglia, ma, quando il grog fu sul punto di sfiorargli la lingua, gli venne strappato via e così si ritrovò ad incrociare lo sguardo severo del medico di bordo. Era stato così preso dal momento che non si era nemmeno accorto del suo arrivo, ma, da come l'altro lo fissava, si era messo in un mare di guai. 
"Che ti salta in mente, Clifton?" Sorprendentemente, la rabbia del signor Porter non fu indirizzata a lui, ma all'altro marinaio il quale cominciò a grattarsi dietro la nuca e fece una risatina nervosa.
"Io? Io niente! Mi andava di rendere Pan partecipe dei festeggiamenti! Adesso che è fra di noi volevo fargli provare ciò che di buono la pirateria ha da offrire! Niente è meglio del mio grog speciale per tirarsi su!"
"Signor Clifton..." Lo sguardo del dottore si fece più scuro e serio.
"Lo stomaco del paziente è ancora troppo debole per provare uno dei tuoi dannati intrugli torcibudella! Torna subito sul ponte e porta via la tua robaccia! Se ti becco di nuovo a fare una cosa del genere ne risponderai al Capitano Hook!" 
"S-Subito!" Recuperata un po' di lucidità, il cuoco prese le altre bottiglie e corse subito fuori dalla stiva, Peter lo osservò per tutto il tempo e si sorprese che, qualcuno così ubriaco, fosse riuscito a svignarsela tanto rapidamente. Quando furono soli, il ragazzo osservò il medico di bordo prendere un sorso di grog a propria volta.
"C-chiedo scusa... non sapevo che..."
"Non bere grog, e nemmeno rum. Ho preparato per te un distillato poco alcolico appositamente. Se ti trovo di nuovo ad accettare qualcosa da Clifton, avviserò il Capitano Hook, chiaro?" Peter annuì, ma, subito dopo, si corresse.
"Sì, va bene signor Porter" E, dispiaciuto, abbassò la testa.
"Tieni, è giusto che anche tu festeggi il tuo arrivo" Un attimo dopo, il ragazzo si ritrovò davanti un piatto pieno di cibo dall'aspetto delizioso che scacciò l'odoraccio di prima risvegliandogli l'appetito.

La serata di festa si stava rivelando un vero successo, lungo gli alberi della nave erano state appese tutte le lanterne disponibili, il ponte era praticamente illuminato a giorno. C'era cibo, alcol, allegre canzoni e la familiarità dei compagni di tante avventure. Un pirata non poteva sperare nient'altro di più soddisfacente dalla vita, infatti perfino Uncino, il quale normalmente preferiva serate d'altro genere, si godette il proprio vino sorridendo dell'allegria dell'equipaggio. 
"Quindici uomini sulla cassa del morto!" Cominciò ad intonare il signor Starkey, aveva la seconda voce migliore tra i presenti, infatti, quando tutti gli altri gli risposero in coro, l'armonia si spezzò tra le risate e i biascichi dell'alcol.
"Io-ho-ho, e una bottiglia di rum!" E così andava riducendosi pericolosamente la loro riserva di rum e grog, ma in quella notte vittoriosa, non avevano motivo per preoccuparsi di simili futilità, la vita era troppo breve per farlo. Alzandosi in piedi su una cassa, la vedetta di bordo, il signor Sullivan, si schiarì la voce profonda e intonò la seconda parte della canzone, aveva un tono così caldo e profondo da fargli venire i brividi. Non parlava molto, dote apprezzabile in un subordinato, ma quando cantava ti arrivava direttamente al cuore.
"La bottiglia e il demonio han pensato al resto, io-ho-ho, e una bottiglia di rum!" Alzandosi in piedi ed appoggiando il bicchiere, il Capitano avrebbe voluto applaudire al marinaio come il resto della ciurma, ma data la propria condizione, si limitò a fargli un cenno del capo ed un sorriso. L'uomo colse il suo complimento e, pieno di imbarazzo, scese prendendo un altro sorso di rum, evidentemente voleva rilassare i nervi. Fu allora che, dalla coperta, tornò il signor Clifton con la sua riserva speciale di grog, ma, prima di distribuirla, gli si avvicinò porgendogli una bottiglia. La prese, ne avrebbe bevuto un po' per cortesia, ma c'era altro ad interessargli in quel momento. 
"Quindi? Com'è andata?" domandò al cuoco mentre tornava a sedersi sorreggendo la bottiglia e stappandola utilizzando l'uncino. 
"Come previsto, Capitano" ridacchiò l'altro, dal suo alito era chiaro che avesse già approfittato del beveraggio, tipico di lui, nemmeno in grado di resistere fino al ponte. Finendo l'ultimo goccio di vino in un solo assaggio, Uncino si versò del grog e poi ripassò la bottiglia all'altro facendogli cenno di tornare ai festeggiamenti. Tutti presero la propria parte, bevvero e si saziarono fino ad essere satolli, meno che lui, non era un amante del gozzoviglio sfrenato, ma trovava divertente osservare la gioia nella ciurma, gli faceva capire che stava facendo il suo dovere nel modo giusto, era orgoglioso di essere un buon Capitano. Alzando gli occhi al cielo, vide le stelle brillare luminose, avrebbe voluto poterle osservare con la mente libera, ma le sue conoscenze di navigazione glielo impedivano. Negli astri c'erano esclusivamente rotte da seguire, indicazioni da ricavare, insomma, la volta stellata non era altro che una mappa riservata solo a coloro che sapevano decifrarla. Stava per prendere un nuovo sorso quando, al suo fianco, scivolò il Gentleman Starkey, seguito a ruota dal resto dell'equipaggio i quali si sedettero ai suoi piedi in trepidante attesa. 
"Capitano, la prego, può raccontare una delle sue storie? Vogliamo sentirla prima di perdere totalmente la lucidità" Divertito, Uncino annuì, gli sguardi di tutti brillavano, nonostante fossero uomini adulti e taglia gole senza pietà, nessuno di loro poteva resistere ai suoi racconti. Eccoli lì, a pendere dalle sue labbra, ma lasciandogli un importante quesito a cui rispondere.
"Molto bene, con quale avventura volete che vi allieti?" Di colpo, tutti presero a parlarsi sopra l'uno con l'altro, richiedendo a gran voce tre dei suoi racconti più sanguinari e leggendari. Uncino ci pensò un po' su e poi prese una decisione. 
"Dunque, le gesta dell'Olandese, del capitano Teach e di Low, il torturatore, sembrano essere le vostre favorite" Chi non sarebbe rimasto affascinato da tanta crudeltà, si parlava di cannibalismo, di uomini simili a Lucifero in persona, con un sadismo così radicato da nutrire i prigionieri con i cuori dei loro stessi capitani sconfitti. Macabro, ma straordinario, proprio come l'anima nera degli uomini. Uncino ne aveva conosciuti di pirati eterni, ma la scelta fu ovvia.  
"Credo che, per questa notte così speciale, non basti un qualche racconto di scorribande, razzie, tesori e morte. Nessun incubo su fini ingloriose di miti del passato tremerà nei vostri cuori e nelle vostre menti nel sonno. Oggi vi narrerò di una vittoria. Una singola ed unica scintilla di rivalsa che solo uomini di grande valore, quali siete voi, avrebbero potuto accendere nel triste animo di questo Capitano" togliendo il cappello e portandolo al petto, Uncino chinò di poco la testa e, quando la rialzò, vide alcuni dei propri uomini asciugarsi gli occhi lucidi.
"C'era una volta, un bambino che pensava non sarebbe mai cresciuto..." Era la loro storia, erano le loro sofferenze, non ne tralasciò nemmeno un dettaglio, fu come se tutti, attraverso le sue parole, potessero rivivere quei momenti. Uncino perse più volte la voce per l'emozione, balbettò, gridò, ad un certo punto si alzò gettando a terra la sedia ed estrasse il fioretto agitandolo nell'aria rivivendo uno degli scontri passati. Era così coinvolgente, che la stanchezza dovuta ad alcol e cibo abbandonò tutti nella ciurma rendendoli incapaci di staccare gli occhi dal proprio Capitano anche solo per un secondo. Le cicatrici ripresero a dolere sulle loro carni, la rabbia e il senso di impotenza bruciarono come fiamme nei loro cuori, ma poi, proprio come le tenebre lasciavano lo spazio all'alba, la storia giunse al suo momento più importante, il presente.
"Ed oggi..." la lama aguzza venne rinfoderata, la voce di Uncino si fece flebile, ma rimase ben chiara nel silenzio che si era creato intorno a lui. Chiuse gli occhi e gettò indietro la testa spostandosi elegantemente i lunghi capelli neri per poi asciugarsi il sudore dalla fronte con il fazzoletto nel suo taschino. 
"... comincia la nostra leggenda. Quindi permettetemi di sancirne l'inizio: C'erano una volta, i pirati della Jolly Roger ... Come essa continuerà e si concluderà, dipende solo da noi. The End" Eseguendo un lungo inchino, Uncino ottenne un applauso colmo di emozioni ed affetto, ma si sentì sfinito dopo quel racconto e desideroso come non mai di mettersi a dormire. Prese il bicchiere, si scolò il grog d'un sol fiato e poi si voltò verso l'equipaggio, non era mai stato così fiero di loro, la sua famiglia. Superato il gruppo, Smee gli si piazzò davanti e cominciò a fargli le sue congratulazioni, aveva ancora la barba bagnata di lacrime e gli occhi rossi, era raro che crollasse emotivamente, un'altra dimostrazione della qualità del proprio valore di cantastorie. 
"Capitano, vi sentite bene? Siete pallido"
"Sì, devo solo andare a riposare un po'. Voi godetevi pure il resto della nottata. Non vi preoccupate di ripulire il ponte, domani avrete tutto il tempo di farlo durante la giornata" Detto ciò si avviò verso la cabina, lungo il tragitto i marinai lo ringraziarono affettuosamente per la storia, uno dopo l'altro. Quando arrivò alla meta, si girò ancora salutando con un cenno.
"Buonanotte a tutti" Richiusa la porta dietro di sé, lasciò scivolare la giacca al suolo, sfilò la cintura lasciando cadere con essa il fioretto, tolse le scarpe e, per ultimo, svitò anche l'uncino stendendosi sul proprio letto e chiudendo le palpebre. Rimase a pancia in giù per un po', cercò di svagare la mente per sprofondare nel sonno, ma non ebbe effetto così si mise supino e poi seduto legandosi i capelli. Eliminato il problema del calore, si stese nuovamente, ma fece l'errore di aprire le palpebre e così si ritrovò a fissare il soffitto e poi il proprio moncherino all'aria. Riusciva ancora a sentire la mano, ogni tanto gli capitava, era una sensazione difficile da spiegare, muoveva dita invisibili, le apriva e chiudeva, ma davanti ai suoi occhi non c'era nulla. Emettendo un leggero sbadiglio, si voltò lateralmente e provò di nuovo ad addormentarsi, ma non vi riuscì. Era sul punto di rinunciare, il pensiero di dare un altro sguardo alle carte dell'isola stava diventando più forte quando, da una delle vecchie bocchette di comunicazione della Jolly Roger, cominciò ad arrivare un suono da prima insicuro ed impercettibile, poi sempre più chiaro. Uncino pensò che potesse trattarsi delle vibrazioni della nave, dopotutto quei tubi cavi erano ormai in disuso, un tempo avevano lo scopo di permettergli di dare ordini a qualsiasi punto del vascello senza spostarsi dalla cabina, erano utili durante gli abbordaggi, meno sull'Isola che Non C'è. Alzandosi, il corvino si avvicinò con l'orecchio a ciascuno di essi, il suono veniva dalla stiva, era un soffiare lento che, attraverso quel canale forato, produceva varie note, come un flauto rudimentale, era Pan. Uncino spostò la sedia dalla scrivania e la portò davanti all'imboccatura tendendo l'orecchio, a quanto pare aveva appena riscoperto un buon modo per poter tenere d'occhio il ragazzo in segreto. E così, mentre il biondo affinava ignaro la propria tecnica, il Capitano riuscì finalmente ad addormentarsi senza utilizzare il clavicembalo.

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