I
Osservando l'ombra delle vele farsi sempre più vicina, Peter Pan si rese conto di quanto inesorabilmente lento scorresse il tempo quando si era prigionieri. I raggi del Sole si stavano facendo sempre più caldi di ora in ora, aveva cercato di girarsi diverse volte per ristorare almeno le parti più esposte, ma era stato inutile, la sua pelle, per quanto abituata alla vita all'aria aperta, stava iniziando ad arrossarsi e bruciare. L'aria salmastra era l'unica cosa a dargli un po' di ristoro, quando si erano allontanati dall'isola, la velocità della Jolly Roger sulle onde gli aveva fornito del piacevole venticello, ma ora che si erano fermati nel bel mezzo del nulla, la brezza si era trasformata in un alito appena accennato. Ammainate le vele e gettata l'ancora, la maggior parte dell'equipaggio si era spostata sottocoperta mentre Uncino era tornato nei propri alloggi, e così il ragazzo era rimasto sul ponte in compagnia di uno di loro il quale lo fissava divertito da una zona in ombra dell'imbarcazione. Spostando una mano alla propria casacca, in una tasca posta sul davanti, il pirata recuperò una fiaschetta e la stappò sollevandola nella sua direzione con un ghigno per poi prendere delle abbondanti sorsate. Non riuscì ad evitare di deglutire a quel gesto, fu automatico, ma decise di non dare soddisfazioni all'altro e distolse lo sguardo verso l'oceano. Non era mai arrivato così lontano navigando, in volo aveva superato di molto i confini di casa, ma stare su una nave dava un effetto tutto diverso, poteva sentirla rollare lentamente sotto la carezza delle onde, era come cullato da esse, se non fosse stata una situazione scomoda, avrebbe schiacciato un pisolino. Osservando l'ombra dell'albero di maestra, quello centrale, vide che ormai era vicina a raggiungere la sua prigione, provò ad allungare la mano nel tentativo di venirne coperto e fu allora che il suo guardiano si alzò in piedi. Le assi scricchiolarono sotto la sua mole massiccia mentre la sua lunga barba castana ondeggiava seguendo il movimento dei suoi passi. Era sempre più vicino, la pistola fissata alla sua cintura in cuoio grosso gli sbatteva sul fianco e così anche tutti gli altri strani strumenti intorno ad essa. Non aveva mai visto degli arnesi simili, accesero la sua curiosità, avrebbe voluto domandare, ma poi ricordò la propria condizione e lasciò perdere riportando velocemente la mano nelle sbarre. Il pirata, arrivatogli davanti, afferrò la gabbia da un lato e cominciò a trascinarla lungo il ponte allontanandolo inesorabilmente dal tanto agognato fascio d'ombra.
"Ehi! No! Non è giusto! Uncino non ha ordinato di..." Voltandosi di scatto nella sua direzione senza smettere di spostarlo, l'uomo incrociò il suo sguardo. I suoi occhi erano stretti ed incupiti dalle folte e scure sopracciglia, sembravano fiammeggiare d'odio, lo zittirono all'istante.
"Il Capitano Hook..." lo corresse il bestione lasciando andare la gabbia in modo così violento da fargli sbattere la testa sul coperchio superiore.
"Ha detto che non sei un ospite gradito. La Jolly Roger appartiene alla nostra ciurma, tu non sei altro che un intruso, perciò non ti è permesso ristorarti all'ombra della nave" Tirandosi su le maniche della camicia, il tagliagole rivelò una serie di tatuaggi sui propri avambracci, prese di nuovo la borraccia e se la rovesciò sulla testa calva scurita dal Sole.
"Goditi la permanenza finché puoi, Pan. Il Capitano non è un uomo paziente, si stancherà presto di questo giochino del prigioniero ed allora sarà un immenso piacere per me gettarti immediatamente in fondo all'oceano" Stringendo le mani alle sbarre, il ragazzo fece fondo alle proprie forze, voleva tentare di sollevare, anche di poco, la gabbia per riuscire ad avvicinarsi all'altro e, grazie ai propri riflessi fulminei, rubare uno dei suoi strumenti e liberarsi, ma fu allora che, dalla coperta, giunse il grido di un bambino. Spaventato, Peter calibrò male lo spostamento e finì per cadere di lato con tutta la prigione sbattendo la testa. Ripresosi dal dolore, vide accorrere sul ponte quello che aveva tutta l'aria di essere un maiale e, dietro di lui, all'inseguimento, un altro degli uomini di Uncino, vista la sua traversa unta, probabilmente lavorava in cucina. Il pirata che lo aveva minacciato si inginocchiò ed aprì le braccia accogliendo fra di esse il suino fuggitivo e poi tornò a rivolgere le sue attenzioni a lui, sapeva molto bene cos'aveva appena cercato di fare.
"Hai fegato, Pan, questo non si può negare, ma non ti servirà quando riferirò di questo tuo scherzetto al Capitano" Rivolgendosi al proprio compare, il quale era sicuramente ubriaco visto il modo sbilenco in cui procedeva attraverso il ponte, si alzò in piedi sorreggendo l'animale con la sola forza di un braccio e gli andò in contro.
"Dannazione, Clifton! Che cosa pensavi di fare a Mr Chips!?" Peter li osservò mentre gridavano l'uno contro l'altro, non fu semplice vista la posizione scomoda anche se, quel piccolo fastidio, era un pensiero secondario in quel momento. Se davvero il pirata avesse avvisato Uncino del suo tentativo di fuga le cose si sarebbero potute mettere molto male, doveva impedirglielo ad ogni costo, se voleva avere una possibilità di andarsene doveva quantomeno restare vivo per cogliere l'occasione giusta.
"Eddai, Porter! Stavo solo giocando un pochettino! Lo sai che io e Mr Chips siamo grandi amici!" Avvicinando la mano al maiale, nel tentativo di accarezzarlo, per poco il grassone non si ritrovò qualche dito tranciato di netto, fortunatamente c'era l'altro ad evitarlo.
"Sì, come no! Bene, dato che sei qui, dammi il cambio. Devo andare a riferire una cosa al Capitano" E, nel modo in cui il marinaio pronunciò quella frase, il ragazzo colse una vena di pura soddisfazione e capì che non c'era più tempo, doveva pensare a qualcosa, subito.
"No! Aspetta!" Ma l'altro non lo stette a sentire e camminò fino alla porta della cabina del comandante. Peter Pan fece di tutto pur di attirarne l'attenzione e convincerlo a tornare sui propri passi, ma non servì a nulla, presto il tagliagole ricevette il permesso di entrare da Spugna e sparì dalla sua vista.
"Inutile che ti agiti, ragazzino. Tanto quello è saldo come uno scoglio, se prende una decisione non lo smuovi!" Barcollando nella sua direzione, il secondo pirata si scostò il cappello grattandosi i pochi capelli unti che aveva sulla testa e, ancora preda dell'ebrezza, girò la sua gabbia rimettendola dritta e ci si sedette sopra. Aveva un odore fortissimo e pungente, difficile da sopportare da quella distanza, a differenza del suo compare non indossava una cintura, non sembrava avere armi con sé o qualsiasi altro strumento utile.
"Uffa, adesso quello farà la spia e mi prenderò una sgridata dal Capitano... Speriamo che, avendoti catturato, sia di buon umore. Andrebbe ancora meglio se decidesse di sfogare la sua rabbia solo su di te"
"Ehi, guarda che non sono sordo, posso sentirti!" Abbassando la testa tra le proprie gambe per rivolgerglisi direttamente, il pirata perse il cappello e cominciò a scavarsi la narice destra con il mignolo.
"E quindi? Anche se puoi sentirmi? Sei innocuo ormai e, molto presto, sarai morto in fondo al mare. Perché dovrei moderare le parole con te?" Era la verità, anche se terribilmente frustrante, senza un miracolo, quella gabbia sarebbe presto diventata la sua tomba. Sospirando mesto, Peter Pan chiuse gli occhi, almeno poté godere dell'ombra creata dalle gambe dell'omaccione, anche se non troppo a lungo visto che questi, vedendo la porta degli alloggi del Capitano aprirsi, tornò lesto in piedi. L'uomo di prima ne uscì con il proprio maiale e, facendo un cenno con la testa al compare, si avviò sottocoperta. Recuperato il berretto, il pirata si allontanò di fretta ridendo soddisfatto, il ragazzo lo seguì con lo sguardo fino a quando, dalla stanza laterale, uscì Uncino in persona accompagnato dal fido nostromo Smee. Mentre la distanza fra loro andava assottigliandosi sempre di più, Peter sentì crescere la rabbia ed il suo desiderio di libertà divenne incontrollabile, cercò di fare forza sulla gabbia il più possibile, ma non valse a nulla.
"Fammi uscire, vecchio stoccafisso! Ti sfido per riavere la mia libertà!" Non era riuscito a pensare a nulla di meglio di un accordo per distrarre il proprio acerrimo nemico. Sperava, anche con quello strano corpo, di riuscire a tenergli testa, giusto il tempo di rubare una scialuppa o andarsene a nuoto. Uncino però non colse la sua provocazione, non estrasse neppure il fioretto dal fodero, gli si inginocchiò davanti e, scostando la coda dell'abito in modo da non spiegazzarla, lo fissò intensamente. I suoi occhi erano di un blu così scuro e profondo che lo inghiottirono senza lasciargli possibilità di risalire in superficie.
"Dimmi, Pan. Hai tentato la fuga poco fa?" Il ragazzo rimase confuso da quella domanda, se il sottoposto gli aveva detto tutto non aveva senso chiedere una conferma, già ne conosceva la risposta. Che non si fidasse totalmente dei propri uomini? Se era così, forse, aveva una possibilità di scamparla.
"No, non l'ho fatto!"
"Come pensavo" E, detto ciò, se ne andò.
Il Sole stava sprofondando nell'oceano, con il passare dei minuti, la sua luce venne inghiottita dalle onde e, distrutti quei potenti raggi, il buio calò con il suo manto stellato. Sarebbe stata una notte senza Luna, pacifica, ma spaventosa nel mezzo del mare con il suo scrosciare lento, insomma, perfetta per impartire un'importante lezione ad un ragazzetto troppo sicuro di sé. Illuminando il proprio percorso lungo il ponte con l'aiuto di una lanterna, Uncino si portò vicino alla gabbia. Il medico di bordo, il signor Porter, si era divertito a spostarla durante tutto l'arco della giornata per essere sicuro che si trovasse nel punto di maggior intensità solare, infatti, il suo occupante non pareva messo bene ad una prima occhiata. La pelle di Pan era arrossata e si stava spellando eccetto che in pochi punti, aveva le labbra secche ed ansimava pesantemente, insomma, niente male come prima esperienza passata a bordo della Jolly Roger. Dando un calcio alle sbarre, il Capitano svegliò il prigioniero il quale, agitato, lo fissò spaesato per un secondo prima di recuperare il solito sguardo strafottente.
"Farei poco lo smargiasso se fossi in te. Riesco a sentire la puzza della tua urina" Serrando il più possibile le gambe, per quanto lo spazio ristretto glielo concedesse, il ragazzo divenne nero di rabbia.
"Nessuno ha voluto farmi uscire per farla in mare! Non avevo scelta!" La sua voce suonava più roca e graffiante a causa della carenza d'acqua, infatti, poco dopo, tossì violentemente per lo sforzo. Era un risultato piuttosto soddisfacente vedere il suo nemico così debole e alla propria mercé, fu quasi tentato di annullare i piani che aveva organizzato per quella sera, quasi però. Voltandosi verso l'albero di bompresso, quello frontale, sulla prua della nave, sollevò la lanterna e, al suo segnale, due uomini della ciurma si fecero avanti, alzarono la gabbia di peso e la trasportarono lentamente seguendo le indicazioni che gli aveva precedentemente impartito.
"D-Dove stiamo andando?! Uncino, che stanno facendo?" Nonostante le lamentele, il ragazzo venne portato sul ponte di castello con tutta la propria prigione alla quale venne infine legata saldamente una cima. Avvicinandoglisi con la lanterna per avere una visione più chiara del suo volto, Uncino lo fissò seriamente.
"Se invece di sprecare il tuo tempo ad ideare un piano di fuga l'avessi adoperato per pensare bene alla mia offerta a quest'ora non sarei costretto a darti questa punizione" Un bagliore dorato attraversò lo sguardo del ragazzo provocandogli un formicolio lungo tutta la spina dorsale, era proprio il tipo di occhiata che cercava.
"Offerta?! Diventare un pirata o lasciare la mia casa mi sembra più un ricatto!" Con un cenno della testa, ordinò ai due uomini di spostare la gabbia verso il limitare dell'imbarcazione. Facendosi indietro, il biondino cercò a tentoni qualcosa a cui reggersi, il suo infantile tentativo di salvarsi lo fece divertire in un certo modo.
"Non le ho fatte io le regole di questo gioco, Pan. Sei stato tu" Dando uno sguardo al proprio uncino, il Capitano diede l'ultima spinta alla prigione con il piede e così questa cadde nel vuoto. Raggiunto il pelo dell'acqua, la gabbia si inabissò fino a metà della propria altezza, la corda che era stata fissata sulla sua sommità era l'unico appiglio ad impedire al metallo di sprofondare nell'oscurità degli abissi. Gridando, il ragazzo annaspò e, tenendosi saldamente alle sbarre, cercò di non ondeggiare troppo. Ammirarlo in seria difficoltà fece alleggerire il cuore del Capitano.
"Uncino! Uncino, ordina loro di tirarmi su! Riportami a bordo!"
"Temo di non poterlo fare, Pan" ghignò beffardamente sotto i baffi lisciandoli con il dorso dell'uncino. Era un piacere immenso sentire l'altro chiamare il suo nome con quella voce supplichevole, sarebbe stato ancora più perfetto se avesse iniziato a pregarlo, ma non pretese troppo, aveva tutto il tempo di spezzare il suo animo pezzo dopo pezzo, non c'era fretta.
"Se di giorno ho qualcuno dell'equipaggio che possa controllarti, la notte anche loro devono riposare. Inizialmente ero intenzionato a lasciarti sul ponte, magari fissando la gabbia con delle cime, ma, visto che hai la brutta abitudine di tentare la fuga, ho escogitato questa pratica alternativa" Osservando la corda tesa, per un attimo, ebbe la forte tentazione di tagliarla, fu un brivido delizioso che ricacciò indietro, era ancora troppo presto, la vendetta verso Pan era solo all'inizio. Quel ragazzino impertinente non poteva nemmeno immaginare in quale inferno avrebbe trasformato la sua fastidiosa esistenza.
"Domani mattina, al mio risveglio, ordinerò a qualcuno di issarti. Io non mi agiterei troppo se fossi in te, potresti spezzare la cima" Voltandosi, sentì il biondino gridare per la rabbia, lo fece così forte che avrebbe potuto perdere completamente la voce. Gli sguardi soddisfatti dei propri sottoposti lo riempirono d'onore, in fondo quella verso Pan era una vendetta comune, un desiderio che tutto il suo equipaggio condivideva e desiderava da tempo. Renderlo realtà aveva solo confermato a quegli uomini il suo valore ancora una volta.
"Beh, spero mi mentirà di nuovo in futuro, ho torture ben peggiori alle quali sottoporlo, deve solo darmene l'occasione" Tornando verso la cabina, Uncino lasciò che gli altri si ritirassero ed attese rivolto al cielo, poco dopo, al loro posto, giunse la vedetta che aveva scelto, il quale si posizionò silenzioso sulla prua della nave. Aveva istruito il pirata su come agire, non avrebbe dovuto permettere che accadesse qualcosa a Pan. Certo, come Capitano si fidava dei propri uomini, ma essendo anch'egli umano, conosceva meglio di chiunque altro fin dove poteva spingersi la sete di vendetta. Con il ragazzo in una posizione così vulnerabile chiunque avrebbe potuto approfittarne quindi, anche se aveva detto il contrario, aveva lasciato qualcuno di guardia, solo per sicurezza. Rientrando in camera, si tolse il largo cappello e il mantello, sfilò le scarpe e la giacca restando così in camicia e calzoni, si sentì subito più comodo. Fu tentato di mettersi a dormire, ma un desiderio più forte premeva nel suo petto e gli fu impossibile non seguirlo. Recuperato un nastro di velluto, si legò i lunghi capelli corvini in una coda, non si lasciò sfuggire nemmeno un boccolo, dopodiché prese posto al clavicembalo, sollevando la protezione in legno ed accarezzando i tasti con la punta delle dita. Un attimo dopo, una dolce, ma malinconica melodia abbandonò il suo cuore grazie al magnifico strumento, lo travolse e rapì aiutandolo a calmare il proprio animo inquieto. Nella sua mente c'era l'immagine di Pan, disperato, con l'acqua alla gola, stretto nella morsa del suo uncino, una mano rivolta al cielo in cerca di aiuto, supplicando una pietà che non giungerà mai. Suonò ancora ed ancora, perfino nei propri sogni, fino al mattino quando il nostromo Smee venne a svegliarlo e lo trovò addormentato sullo strumento, stremato, ma beato. Non volle fare colazione, era troppo agitato, ma decise di prendersi tutto il tempo per vestirsi al meglio prima di presentarsi sul ponte dove l'equipaggio lo atteneva in riga per l'ispezione mattutina. Gli sfuggì uno sbadiglio, ma nessuno disse nulla.
"Uomini, direi che è il momento di vedere se abbiamo pescato qualcosa di buono questa mattina. Signor Porter, aiutate il signor Sullivan" I due pirati si mossero in fretta, corsero a prua e riportarono a bordo la gabbia trascinandola davanti ai suoi piedi. Al suo interno, il ragazzino ancora si teneva rigidamente alle sbarre, tremando, la pelle gli cadeva a pezzi nei punti in cui si era bruciata mentre, dai piedi fino a metà busto, era coperta di piaghe dovute all'acqua salata.
"Allora, Pan, hai avuto il tempo di riflettere sulla mia offerta questa notte?" Alzando la testa, l'altro strinse le labbra, sembrò sul punto di dire qualcosa, ma si limitò ad abbassare lo sguardo.
"A quanto pare non abbastanza, peccato" Sollevando lo sguardo verso il cielo azzurro, Uncino non vide neppure una nuvola all'orizzonte.
"Si prospetta anche oggi una giornata soleggiata, chissà che ti porti consiglio. Riportatelo al suo posto" E, mentre il ragazzo veniva posizionato nel punto in cui avrebbe potuto godere meglio del Sole di mezzogiorno, il Capitano guardò i propri sottoposti e posò subito lo sguardo su uno di loro. Era il secondo componente più vecchio della ciurma dopo il nostromo, e rappresentava perfettamente il detto "mai giudicare un libro dalla copertina", apparentemente poteva sembrare un semplice, docile e fragile vecchio, ma era proprio nel suo aspetto mansueto che si nascondeva il più velenoso tra i serpenti.
"Il turno di guardia tocca a lei signor Benson. Lascio il nostro prezioso ospite alle sue cure" L'uomo prescelto fece un passo avanti, non gettò nemmeno uno sguardo alla gabbia, ma sul suo volto la contentezza era evidente.
"Non si preoccupi, Capitano" Non appena furono tornati anche gli ultimi due componenti e la fila si ricompose, Uncino posò seriamente lo sguardo in quello di ognuno di loro, il braccio destro dietro la schiena e la mano sinistra sull'elsa del letale fioretto.
"Ricordo a tutti le mie condizioni, niente cibo né acqua, il resto a vostra discrezione purché non muoia. Sono stato chiaro?" Mentre dava i suoi ordini, poté sentire chiaramente gli occhi di Pan su di sé.
"Sì, Capitano!"
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