CAPITOLO 7

CAPITOLO 7

-       Come sarebbe a dire un altro tatuaggio? – chiese preoccupata Diana – cosa significano?

-       Questo qui, terra – indicò la foglia sul polso destro – mi è uscito a seguito di quell’escursione nel bosco. E questo qui – indicò l’onda sulla caviglia – acqua, comparso dopo l’evento di ieri.

-       Fiiiigo – sussurrò Barry – e sai cosa puoi farci?

Rebeccah sorrise ma ciò che le uscì fu soltanto una smorfia.

-       Non so, speravo poteste dirmelo voi. Insomma, siete voi gli esperti, no?

-       Cosa hai imparato da quando sono comparsi? Cosa è successo che hai dovuto ricorrere ai tuoi poteri?

-       Beh, la prima volta mi sono guarita da quel morso letale e ieri… volevo con tutta me stessa aiutare Arthur e in due secondi ero di fianco a lui.

Diana annuì.

-       Guarigione e velocità, ma non credo tu possa fare soltanto questo.

-       Già, lo penso anch’io. Insomma, come potrei salvare il mondo con velocità e guarigione? – rise nervosa.

-       Lo scopriremo presto.

-       Abbiamo un piano? – chiese Aquaman.

-       Sì, ne stavamo giusto parlando ieri – rispose Bruce.

-       Cosa?! Di già? Cioè si, wow incredibile bravi ottima organizzazione! Ma vi siete dimenticati di un particolare, ovvero IO! Non sono pronta, non… diamine, ho solo terra ed acqua, cosa posso farci, una piantina?!

-       Ehi ehi ehi Reb rilassati ok? – le si avvicinò Batman tenendola ferma per le spalle cercando di calmarla – ci siamo noi con te, faremo tutto insieme. Non sei sola, ricordatelo.

Non sono sola. Ripeté in mente, per poi annuire sorridendo.

-       Abbiamo fatto un giro di perlustrazione, sta mattina presto. La situazione è solo apparentemente tranquilla ma percepiamo una certa elettricità nell’aria che aumenta a dismisura. Riteniamo di non essere molto lontani dall’obiettivo o, peggio ancora, lui potrebbe essere molto vicino a noi. Non siamo certi di avere la situazione nel pugno della mano, probabilmente è lui a tenerci d’occhio ma ce la caveremo, come sempre. Stiamo valutando la pericolosità della missione, non conosciamo così bene il nemico nonostante le dovute ricerche. Inutile dire che sì, è vero, tutto dipende dalla nostra carissima Rebeccah. Ma non è la sola, anche noi dovremo fare la nostra parte e ce la faremo.

-       Bel discorsetto Bruce! – rise la ragazza – quand’è il grande giorno?

-       Ci piacerebbe davvero dirigere l’orchestra, signorina, ma non dipende da noi. Non sappiamo quando ci attaccherà, tuttavia dobbiamo esser pronti in qualsiasi momento. Per cui, oggi cominceremo l’allenamento.

-       Cosa?! Soltanto adesso?! Ritiro ciò che ho detto prima, pessima organizzazione!

-       Già, grazie – rispose con una smorfia il cavaliere.

-       Ma non abbiamo… il necessario giusto per allenarci!

-       Ci siamo noi, basta e avanza.

La ragazza li guardò tutti, poco convinta.

-       Oook.


L’allenamento non fu per niente facile. Bruce l’aiutava a migliorare il combattimento corpo a corpo, Diana e Barry in velocità, combattimento con armi e resistenza, mentre Aquaman l’aiutava a sviluppare e capire come utilizzare il suo nuovo potere: l’acqua. Per quanto riguarda Cyborg e Superman beh… diciamo che erano più impegnati a ‘contenere la rabbia’, dovevamo ancora imparare a gestirla bene quando Rebeccah era via, per cui quest’allenamento non riguardava lei bensì loro.

In poco tempo riuscì a padroneggiare il suo corpo ed i suoi poteri sotto ogni aspetto: con l’acqua poteva creare un vortice, respirare mentre nuotava come una sirena ad elevata velocità, creare delle bolle e così via. Con la terra beh, può innalzare barriere protettive fatte di radici, far crescere piante e fiori, rianimarli, invocarli, comunicarvici. A ciò va ad aggiungersi la guarigione, grazie alla quale è riuscita a salvarsi la pelle.


Il tempo in quel periodo non era mai dei migliori da quelle parti, e ciò causava gravi disagi alla zona popolata, per non parlare dei campi: la maggior parte erano in rovina o mancava poco per esser distrutti. A tutto ciò andava ad aggiungersi “l’odio del mondo” che si riversava in ogni cosa: nella natura, nelle persone, anche nelle piccole cose. Tutto ciò andava portato alla normalità, e perché non farlo subito?

Rebeccah si ritrovò a percorrere quel tratto desolato di terriccio ed erbacce tra i boschi, evitando qualche rametto tagliente qui e lì. Si muoveva con agilità, i suoi riflessi erano migliorati decisamente grazie agli allenamenti e riusciva a percepire ogni minimo movimento in pochi secondi. Non seppe dire con precisione se ciò fu dovuto anche grazie allo sviluppo dei suoi poteri, ma stava imparando ad accettare tutto ciò e conviverci.

-       Ma guarda qui… - sussurrò passando davanti ad una piccola pianta divorata dai parassiti.

-       Sta tranquilla piccola, ci penso io a te – detto questo posò la mano su una foglia, chiuse gli occhi e prese un gran respiro concentrandosi. Poco dopo la pianta era rinvigorita.

Sospirò.

-       Tutto questo deve finire, al più presto.


E’ terrificante quando una cosa tanto bella, capace di attrarti, possa risultare pericolosa. 

Era giunta sulla cima di un’altissima montagna e se ne stava lì impalata ad ammirare il paesaggio. Poi qualcosa andò storto: udì qualcosa sussurrarle all’orecchio, le giunse basso e quasi lontano.

Cosa può essere stato?

Era sola lì sopra, ne era certa. Ma questa voce non sembrava volerla abbandonare.

-       Buttati – le sussurrò, ed un’ondata di vento la spinse in avanti.

-       NO! NON VOGLIO! – urlò terrorizzata.

-       Va’, fidati di me – un’altra folata, così forte da riuscire a farle perdere l’equilibrio e precipitare giù.

Il suo urlo riecheggiava tra le bianche montagne deserte che si innalzavano immense attorno a lei. La gola le bruciava, le sembrava di andar fuoco ma allo stesso tempo si sentì leggera e libera.

Allora è così che ci si sente. Pensò tra se e se sorridendo.

E’ un bel modo per morire.

Si sentì afferrare la caviglia e trascinare giù con forza.

Aprì gli occhi di scatto e respirò a fatica.

-       Cosa c’è?! Cos’è successo?! – urlò in preda al panico.

-       Rebeccah calmati! – Arthur la prese per le spalle costringendola a guardarlo negli occhi – tu… stavi volando.

-       Io cosa?

-       Spogliati.

-       TI PARE QUESTO IL MOMENTO?!

-       FALLO E BASTA DANNAZIONE!

Rebeccah, ancora stordita, tentennò in un primo momento ma poi capì.

Corse allo specchio e si tolse la giacca che teneva sopra al pigiama per stare al caldo. Fece un giro su se stessa e poi lo vide: una specie di tornado, all’altezza delle spalle.

-       Aria… - sussurrò.

-       E così ne è uscito fuori un altro, eh? – chiese Superman.

Erano riuniti attorno al tavolo da pranzo di mattina presto. Il terzo potere si era manifestato e ciò poteva significare soltanto una cosa: il poco tempo che rimaneva allo scontro decisivo.

-       Siamo sicuri che lui non sia già qui? Insomma voglio dire, mentre noi siamo qui riuniti al tavolo a parlare di quanto siano fantastici i miei nuovi tatuaggi, lui potrebbe essere nei paraggi a spiare le nostre azioni ed essere pronto per attaccarci in qualsiasi momento, no?

-       E’ quello che temiamo ma ne abbiamo già parlato, Reb. Ora la nostra unica priorità è quella di aiutarti a padroneggiare questo nuovo elemento. Sei pronta? – chiese dolcemente Diana.

-       Non ho altra scelta. Allora, chi si fa avanti?

-       Onorato di assisterla, signorina – si fece avanti Superman sorridendo.

-       Piacere mio, uomo ‘S’ – sorrise

N.A
Hi guyyys! Perdonatemi questo ritardo nel pubblicare il capitolo ma, credetemi, è un periodaccio. Ho fatto il prima possibile, domani ne pubblicheró un altro! Spero vi sia piaciuto, so che non è nulla di che ma voglio finirla al più presto per concentrarmi su altre molto più carine! Ditemi la vostra, a domani ♥

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