CAPITOLO 4
- Dove siamo diretti, per l'esattezza? - si trovavano su uno jet privato, destinazione Lago Cootharaba.
- In un grazioso cottage di proprietà famiglia Williams. E' costruito per ospitare un massimo di 10 persone, quindi sarà più che sufficiente.
- Fantastico! Non abbiamo valutato una cosa, però - disse Barry.
- Ovvero? - chiese Rebeccah, nervosa per non aver dormito sufficientemente.
- Se così non fosse? Se non è lì che si trova il nostro diretto interessato?
- Ci penseremo una volta arrivati, per ora ci basta seguire questa via, da qualcosa dovremo pur sempre cominciare, no? - disse fiduciosa come sempre Diana.
- A me preoccupano più il nostro robotino ed il cavaliere oscuro, li dietro. Siete sicuri di potercela fare? - stuzzicò Barry.
- Ne abbiamo già parlato, saetta. Finché Rebeccah è con noi, andrà tutto bene.
- Non dite così, potrei sentirmi offesa ed onorata allo stesso tempo. Mi state corteggiando, forse? - scherzò - sono il veleno e l'antidoto allo stesso tempo, mi piace! - esclamò divertita, chiudendo gli occhi e portandosi le mani dietro la testa - vi spiace se dormo un po'? Sta notte non ho chiuso occhio!
- Potresti farlo quando saremo arrivati? Manca davvero poco - chiese dolcemente Diana.
- Ouh, okay.
- Wow! Davvero un luogo... accogliente. Semplice, ma accogliente. Mi sento a casa! - constatò la 'saetta'.
- E' così che deve essere, sentitevi come se foste a casa vostra. C'è tutto ciò di cui potrete aver bisogno, sistematevi, decidete voi dove dormire ecc.. io vado a fare una passeggiata.
- Non volevi dormire? - indagò Arthur.
- No, ho bisogno di verificare un paio di cose.
- Forse non dovresti andare da sola.
- State tranquilli, non mi accadrà nulla - detto questo, senza aspettare ulteriori risposte, uscì di lì e cominciò a camminare verso la foresta. Aveva bisogno di togliersi questo sassolino dalla scarpa: non molto lontano da lì, c'era un posto in cui lei e sua nonna erano solite rifugiarsi. Andavano molto d'accordo, loro due. Erano come due migliori amiche, anzi! come sorelle, seppur la differenza d'età era notevole.
Era sicura che non ci fossero segreti tra di loro, ma a quanto pare quella collana non confermava ciò. Cosa vuol significare? Devo scoprirlo.
Raggiunse una vecchia casetta di legno abbandonata, che entrambe erano riuscite a "rimodernarla" all'interno. Accese la torcia del cellulare e tappezzò centimetro per centimetro la stanza. Non era molto grande, per cui non ci avrebbe messo molto.
Ad un certo punto sentì il pavimento sotto di lei cigolare.
Bingo.
Non pensava potesse essere così facile. Sollevò quel pezzo di legno rialzato e vi trovò all'interno un libro.
Cos'eri nonna, una vecchia strega e questo è il tuo libro degli incantesimi?
Rise nervosamente, ma tornò subito seria pensando a quanto appena detto: del resto, dopo tutto ciò, potrebbe non esserci mai andata così tanto vicino.
Prese il libro con se e tornò di fretta al cottage. Per quanto qualsiasi cosa contro di lei fosse innocua, non c'era da dimenticarsi che Kim poteva essere nei dintorni e in quel caso sarebbe stata davvero in pericolo.
Cominciava a far freddo, e si strinse ancor di più dentro la sua giacca color panna fin troppo leggera per quel tempo.
Ripercorse con attenzione la foresta, evitando qualche ramo o pianta velenosa qui e li. Ma la prudenza non fu troppa e, nel risalire un dosso, inciampò e strisciò con la gamba in una di quelle che sembrava essere la cosiddetta "gympie gympie". Rebeccah imprecò per il dolore e spalancò gli occhi nel vedere la sua coscia perdere sangue. Quasi sentì le parole di sua nonna rimbombarle nella testa "Sta attenta a quella pianta, tesoro! E' velenosa, dicono che se si viene a contatto con essa il dolore che provoca è atroce e può portarti al suicidio".
- Dannazione! - il suo respiro si fece irregolare e gli occhi si offuscarono per via delle lacrime.
- Mantieni la calma Reb, va tutto bene - provò a ripetersi più volte.
Zoppicando cercò di tornare a casa, mentre il gelo aumentava e lei cominciava a sudar freddo.
Quando arrivò davanti al porticato le forze vennero meno e svenne. Sentì delle voci avvicinarsi a lei, ma erano così lontane...
- Oh cielo Reb, cosa ti è successo!? - si avvicinò Diana preoccupata.
- Sapevo di doverti seguire, dannata ragazzina! - imprecò Arthur - perché diamine ti sei allontanata?! Per poco non ci prendevamo a cazzotti, non puoi lasciarci così di punto in bianco.
- Cos'è successo? Oddio ma quello è sangue. Qualcuno mi prenda, credo di svenire - si allarmò Barry.
- Cosa diamine è successo li fuori? E cos'è questo libro? - disse Clark prendendolo con se.
- Portiamola subito dentro, muoviamoci! - disse Aquaman prendendola in braccio.
La portarono nella sua camera adagiandola sul letto. Le tolsero i pantaloni e la coprirono con una coperta, cercarono di esaminare la ferita diventata fin troppo gonfia.
- Deve essere qualche pianta velenosa, il dolore è insopportabile.
Rebeccah si svegliò ansimando e continuando a sudar freddo.
- Oddio, ma ha la febbre - constatò miss Prince tastandole la fronte, per poi notare che aveva aperto gli occhi e domandandole - Rebeccah, mi senti? Sai dirmi cos'è successo?
Ma tutto quello che la ragazza riuscì a fare fu urlare per il dolore.
- E'.. ins.. sopportabile - balbettò tra un respiro e l'altro - uccidetemi, vi prego.
- No! Ti prego cerca di star buona, ci siamo noi qui con te, ti aiuteremo.
Ma, dopo vari tentativi, non poterono far altro che uscire dalla camera e discutere delle misure di sicurezza da adottare. Rimasero tuttavia li fuori a sorvegliare, per assicurarsi che non facesse nulla di azzardato.
Dopoessersi accertati che la ragazza tornò a dormire, cominciarono a discutere.Erano, dunque, all'oscuro di ciò che stava accadendo lì dentro.
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