Troppo caffè

La sveglia iniziò a suonare, con una prepotenza tale da svegliare persino Grace, nell'altra stanza.
"Oh, dai Cassie! Lo sai che è il mio giorno libero!"
Lui sembrò mugugnare qualcosa che assomigliava abbastanza ad una frase del tipo :
"Beh, questa cavolo di sveglia me l'hai regalata proprio tu, quindi penso che sia il karma!"
Solo dopo diversi secondi iniziò (più o meno) a pensare lucidamente.
Aspetta....sveglia, la sveglia vuol dire che...devo andare a scuola.
O mio Dio, devo andare a scuola!
Si alzò di scatto da letto e nonostante vedesse la sua stanza a pallini bianchi e neri, neanche fosse stato in uno dei primi film del passato, si diresse di corsa verso il bagno per prepararsi.
Si fece una doccia fredda il più velocemente possibile, poi non appena uscì ( rischiando si cadere) iniziò a lavarsi i denti con una mano, mentre con l'altra cercava di asciugarsi con l'asciugamano.

Nel mentre guardò distrattamente fuori dalla finestra e notò che il sole, nonostante dovesse ancora sorgere del tutto, durante la giornata si sarebbe trasformato in un forno vero e proprio.
Decise di conseguenza che asciugarsi i capelli sarebbe stato un inutile spreco di tempo, sorrise, soddisfatto del suo modo di riuscire a pensare con freddezza anche in momenti complicati come quelli.

Arrivò  in camera e prese l'outfit che aveva comodamente sistemato sulla gruccia la sera prima, ovvero una maglietta lilla a maniche corte, leggermente aderente sui fianchi, insieme ad un pantaloncino corto nero di jeans con alcuni fiorellini ricamati dello stesso colore della maglia e per completare il tutto delle scarpe da ginnastica bianche con i lacci di diversi colori.

Corse in cucina, con lo zaino issato in spalla e tirò fuori dal frigo la bibita che aveva riposto lì prima di andare a dormire, al contatto con la plastica praticamente congelata, un brivido gli salì lungo la schiena.
"Ma dove corri così di fretta, Cassie?"
Chiese Grace, che nel mentre, per tutto quel trambusto si era totalmente svegliata.
"Devo sbrigarmi o perderò l'autobus, ciao!"
"Cass...ma non sono nemmeno le sette...."
Ma lui non riuscì a sentirla, perché ormai era già sgusciato fuori dalla porta e stava gareggiando una maratona contro il tempo sul marciapiede.

Il suo obbiettivo giornaliero era riuscire a prendere il pullman delle sette precise, di solito prendeva quello delle sette mezza in modo da arrivare dieci minuti prima del suono della campanella, ma da quando il giorno prima era arrivato in ritardo per colpa di un guasto, non si riusciva più a fidare di quel preciso orario.
Arrivò alla fermata nello stesso istante in cui il mezzo di trasporto rallentava con uno stridio per  poi fermarsi proprio lì davanti.

L'autobus era praticamente vuoto, tanto meglio per lui : così almeno non si sarebbe dovuto sedere vicino a qualcuno, evitando così una situazione molto imbarazzante.
Dopo aver convalidato il biglietto, si sedette ad un posto vicino al finestrino, emettendo dei grandi respiri nel tentativo di riprendere fiato, adorava guardare la strada muoversi  mentre viaggiava, lo tranquillizzava, ma quando si accorse che gli occhi gli si stavano pian piano chiudendo si mise con la schiena dritta e iniziò a sorseggiare il caffè freddo fatto in casa.

Per cercare di distrarsi dalla sonnolenza che lo stava avvolgendo, si mise a ripassare mentalmente tutto quello che aveva studiato il giorno precedente e quello che aveva ripassato la sera, poi per sicurezza controllò anche se tutti i compiti che aveva fatto erano nei giusti quaderni e che fossero messi bene in ordine.

Il tempo passò velocemente e quando  sia lo schermo rosso che l'altoparlante segnarono  la sua fermata, Cass guardò l'ora sul telefono per assicurarsi che non ci fosse stato un errore ed effettivamente erano davvero passati venti minuti.
Scese con un piccolo salto dall'autobus, ringraziando il conducente, poi si incamminò, fino ad arrivare alla panchina più vicina all'ingresso principale della scuola.

Tirò un librone fuori dallo zaino, ben quattrocentocinquanta pagine di puro fantasy gotico, era in più ai libri che già aveva, come se normalmente il  suo zaino pesasse poco, ma per quanto lo stava adorando our di leggerlo in tali momenti di tranquillità l'avrebbe anche tenuto in equilibrio sulla testa.
Prima di iniziare a leggere e immergersi nella storia, decise saggiamente di impostarsi una sveglia sul telefono: quando leggeva perdeva la cognizione del tempo e dello spazio, non si rendeva più conto di quello che capitava intorno a lui, in quel momento sarebbe potuto passargli davanti 'Jeff the killer' in persona, con una testa mozzata in mano e non se ne sarebbe minimamente accorto.

Passò un po' di tempo, dieci minuti all'incirca, ovvero dieci minuti di pura tranquillità, felicità e calma, uno di quei momenti che Cass ormai in quel periodo si concedeva molto raramente, un momento perfetto, finché....
"Indovina chi sono!" Gli disse qualcuno, dietro di lui, mettendogli con delicatezza le mani sugli occhi.

Però Cassidy non apprezzò molto, di fatto il suo primo pensiero non fu molto cordiale, non posso rivelare i dettagli, oppure credo che qualcuno potrebbe segnalare la storia, ma posso dire che includeva un omicidio molto cruento.
Per fortuna, optò per un semplice e innocuo insulto.
"Hmm....vediamo....sei un rompi coglioni!"
"Ah. Ah. Ah. Vedo che al mattino sei anche peggio."
Però nonostante tutto Jass in quel momento non era arrabbiato, anzi, sul viso gli stava pian piano spuntando un piccolo sorriso e questa cosa fece imbestialire il minore.
"Comunque, che ci fai qui a quest'ora?"
"Non voglio arrivare in ritardo."
"Wow, biondino! Non ti sembra di esagerare un po'?"
L'occhiata che Cass gli lanciò è abbastanza difficile da descrivere a parole, ma vi basti sapere che se si potesse uccidere con uno sguardo, il nostro Jass sarebbe già diventato un cadavere in decomposizione.

"E se non è per arrivare in anticipo, perché anche tu sei qui, eh?"
"Sai, devi imparare che non esiste solo la scuola."
Aspettò un paio di secondi, credendo che il piccoletto avrebbe avuto una qualche reazione, ma quando fatta eccezione per un'occhiataccia non fece altro, si decise a continuare con un sospiro divertito.
"Mi piace passeggiare quando non c'è ancora nessuno in strada: adoro la tranquillità."
"Che idiozia. Almeno io mi sveglio presto per un motivo utile!"
Jass non credeva che Cass fosse una persona vanitosa, ma da quel momento segnò la cosa nel suo libro mentale 'come capire un biondino ciclato (Cass)'.

"Sai, anche la pace e la tranquillità sono molto utili!"
"Si, certo, come no!"
Questa volta fu Jason a sbuffare e alzare gli occhi al cielo e a quel punto Cass si infastidì più di prima, ma cercò di non darlo troppo a vedere: non voleva dargliela vinta così facilmente!
"Comunque che leggi, biondino?"
"Chiamami un'altra volta in quel modo e giuro che ti ammazzo."
"Si, si. Mi rispondi, ora?"
"Un libro."

Ci fu un momento di silenzio, non quei silenzi tesi o tristi era semplicemente una specie di gara non detta, Jason sorrise e automaticamente perse.
'Una vittoria è pur sempre una vittoria', pensò Cass, fiero di se stesso.
"Comunque vedo che ti piace leggere! Sai anche a me, lo adoro e mi piace anche scrivere. Sai, scrivo per passione! Però fino ad ora non sono mai riuscito a finire una storia che non fosse per scuola e questo è abbastanza grave visto che mi piacerebbe pubblicare un libro, un giorno e-"
"Puoi smetterla di parlare? Sei irritante."
Jason sembrò rimanerci male, molto male, per questo Cass si sentiva abbastanza in colpa, d'altronde stava solo cercando di essere gentile e lui non aveva fatto altro che trattarlo male.

"So che me ne pentirò, ma...che tipo di storie scrivi di solito?"
Gli occhi di Jass si illuminarono di felicità, iniziò a parlare a vanvera ti tutti i testi che avesse mai scritto, gli spiego però che il suo stile preferito di scrittura era quello 'gotico', ovvero trame oscure, demoni, streghe e tanto altro.
Cass era rapito da quanta passione ci mettesse a raccontare tutte quelle cose e a differenza di quello che aveva detto poco prima, no, non si pentì affatto.

Jason si fermò per un po', gli si leggeva negli occhi che voleva dire molto altro, ma un dettaglio catturò la sua attenzione.
"Cosa bevi?"
"Latte e caffè"
"Beh, dal colore quello mi sembra più che altro caffè con un po' di latte, sai?"
"Anche se fosse?"
Era stato più o meno bello fino a quel momento, perché diamine Jason doveva rovinare tutto proprio quando si stava iniziando a divertire?

"Quindi lo ammetti!"
"Oh, ma chiudi quella boccaccia!"
Quasi non riuscì a finire la frase, visto che Jass aveva avuto la geniale idea di togliergli il bricco di caffè di mano.
"Ma che fai?"
"Ti metto a dieta di caffè."
Non sembrava neanche che stesse scherzando o che fosse ironico e questa cosa fece preoccupare abbastanza il minore.

"Non sto scherzando, ridammelo."
"Non ti fa bene bere troppo caffè e tra ieri e oggi ho capito che tu hai una piccola dipendenza..."
"Per l'amor del cielo, Moore! Dammi quel maledetto caffè e basta!"
Un'altro appunto per il libro 'come capire un biondino ciclato', ovvero che Cass chiamava per cognome quando si arrabbiava, questo era proprio da segnare.
"Dammi un motivo buono per cui dovresti bere così tanto caffè, allora!"
"Perché ne ho bisogno....ho bisogno di rimanere sveglio e attivo e senza non ci riesco."

Il corvino notò che Cass sembrava molto a disagio, guardava il terreno con sguardo mortificato, la gamba si muoveva ritmicamente e le mani non riuscivano a stare ferme.
"Va bene, ma quando sarai pronto....per favore, parliamone."
"Hm....va bene." Non andava bene per niente.
Ebbe indietro il suo caffè, ma nonostante questo nell'aria si poteva respirare imbarazzo puro.

Cass è sempre stato il tipo di ragazzo che pensa troppo e che ragiona a livelli esagerati su qualsiasi cosa.
In quel momento la sua testa era un groviglio di pensieri, le parole si sovrastavano, la sua voce mentale stava praticamente urlando, ripetendo le stesse fasi, come in un loop:
'Ora cosa dico? Magari inizia a parlare prima lui. Come faccio a uscire da questa situazione? Sarà in imbarazzo quanto me? Oh, no....lo starò facendo sentire a disagio? Forse dovrei parlargli di alcune cose...no, pessima idea....'

All'improvviso sentì una mano che gli si poggiava dolcemente sulla spalla e grazie qualche magia, quel turbine che lo stava divorando si estinse.
"Ehi, tutto bene?"
"Ah..certo. Perché fai queste domande idiote?"
"Ne sono contento."
Cass notò che erano vicini, molto vicini, anche troppo se proprio doveva essere sincero.
Una vibrazione lo 'salvò' da quella iper vicinanza, prese il suo telefono e notò che mancavano poco meno di cinque minuti al suono della campanella.

Solo in quel momento si rese conto della marmaglia di studenti, studentesse e persone non binarie che seguivano le lezioni, alcune ragazze li guardavano entrambi sussurrando qualcosa tra di loro, per poi mettersi a ridere.
Cass si fece rosso fino alla punta delle orecchie e si alzò velocemente, lasciando Jason da solo su una panchina con una frase tipo:
"M-mi avvio."

Camminò velocemente, il viso rivolto verso il basso, ancora in fiamme, forse se ci avesse appoggiato il caffè freddo, i cubetti di ghiaccio all'interno si sarebbero sciolti.
Perché si stava sentendo in imbarazzo? D'altronde non avevano fatto niente di male, erano solo conoscenti che si comportavano da conoscenti.

Arrivò davanti alla classe in largo anticipo rispetto alla maggior parte di tutti gli altri studenti, disfò velocemente lo zaino e attese che la professoressa di arte entrasse dalla porta.
Certo, non era proprio un mito a disegnare, ma la professoressa Lee lo sdorava lo stesso, lo proteggeva sempre dagli altri insegnanti omofobi e anche per questo durante le sue ore si sentiva più a casa di quanto non si fosse mai sentito nella propria.

Però chi varcò la soglia non fu lei, ma qualcuno che Cass alle prime ore del mattino avrebbe evitato come la peste.

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