Cass era appena rientrato a casa, ma a quanto pareva era anche l'unico a esserci.
Sbuffó sonoramente è buttò lo zaino sul pavimento, passò davanti alla cucina ignorandola completamente, nonostante fossero le due passate non aveva affatto fame.
Si diresse, invece, verso la sua camera o come la definiva lui "il suo regno".
In realtà non aveva proprio voglia di fare qualcosa in particolare, ma non voleva neanche stare sul letto a guardare il vuoto (cosa che faceva abbastanza spesso in quel periodo).
Diete un'occhiata alla stanza, lo sguardo gli si abbassò sulla sua postazione dei trucchi, con la videocamera vicino.
Al solo pensiero di fare un video o persino una live gli salì la nausea;certo amava truccarsi e farlo sapere al mondo, ma a dispetto di quello che la maggior parte delle persone pensa è più difficile di quello che sembra.
Tantomeno aveva voglia di fare i compiti, disegnare o leggere un libro.
Prese il telefono, ormai rassegnato al destino di dover guardare cose idiote su YouTube, quando si ricordò di una cosa che gli sarebbe tornata utile in quei momenti di noia: il numero di Jass.
Certo, si sentiva un po' in colpa a chiamarlo solo per noia, ma d'altronde per quale altro motivo avrebbe dovuto farlo?
Prese il foglietto stropicciato dalla tasca, per sua fortuna i numeri erano ancora più o meno leggibili, li digitò sullo schermo.
Il telefono iniziò a squillare, Cass attese, ma all'ottavo fastidioso squillo acuto stava per
arrendersi, quando all'improvviso una voce roca rispose dall'altro capo del telefono.
"Pronto? Chi è?"
Cass ci mise un paio di secondi a rispondere, si era soffermato sulla sua voce roca e profonda.
"Pronto?"
"Ah! Sono io, Cass!"
"Ciao Cass, scusa non ti avevo riconosciuto!"
"Stai tranquillo, anch'io credevo ti aver sbagliato numero, non mi ricordavo che la tua voce fosse così roca..."
Si sentì una piccola risatina divertita.
"Beh, probabilmente è perché mi sto allenando!"
A questo punto Cassidy diventò peggio di un pomodoro e iniziò a mordicchiarsi il labbro come faceva sempre quando era nervoso.
"Ah...ehm scusa...s-se vuoi ti chiamo dopo!"
"No, mi fai un favore, tanto mi sarei lo stesso dovuto prendere una pausa. Comunque, che facevi di bello, biondino?"
"Ero appena tornato a casa"
Ammise lui e sperò con tutto se stesso che non capisse che l'aveva chiamato solo per noia.
"E hai subito pensato a me? Non credevo di aver fatto colpo, ma a quanto pare..."
"N-no....non è così! Io, ecco..."
"Dai, sto scherzando! Comunque non è un po' tardi?"
Lui fu felicissimo che Jass avesse cambiato argomento, ma allo stesso tempo si chiedeva perché non fosse riuscito a buttarla sul ridere o fare una battuta, invece di andare nel panico.
"Si, casa mia è abbastanza distante da scuola e devo prendere l'autobus."
"Ah, mi dispiace, io ho la macchina se vuoi qualche volta ti potrei accompagnare!"
A questo punto Cass andò nel panico più totale, l'unica cosa che riusciva a dire era qualche parola dal significato sconosciuto, persino per lui.
"Troppo presto?" Chiese Jass, con la voce leggermente colpevole.
"S...si."
Rimasero a parlare per almeno un'altra ventina di minuti e quando Cass si accorse dell'orario gli venne quasi un tuffo al cuore.
"Ah.... Jass, ora devo attaccare: scusa, ma devo studiare."
"Non puoi rimanere un'altro poco?"
"Scusa, ma è proprio un argomento che non ho capito molto bene, quindi..."
Lasciò la frase in sospeso e credette che lui finalmente avesse capito, ma sfortunatamente non era così.
"Se proprio ti stai annoiando inventa una scusa migliore!"
Il tono di voce gli era cambiato drasticamente, diventando praticamente un ringhio più che una frase vera e propria.
"Non è una scusa! Devo davvero studiare!"
"Certo, certo...vai pure."
"Jass, ascoltami. Mi sono divertito tantissimo con te, sia oggi al bar, che durante la telefonata. Ma come ti ho detto anche questa mattina, alcuni professori mi odiano e io devo dare il massimo per farmi accettare, quindi studiare per le interrogazioni è il minimo!"
Ci furono diversi attimi di silenzio in cui Cass si aspettò che gli avrebbe urlato addosso o attaccato in faccia, ma non accadde né l'una, né l'altra.
"Scusa, io non ci avevo pensato. Comunque davvero sei stato bene con me?"
Chiese in un tono già molto diverso da quello di scuse che aveva usato pochi secondi prima.
"Non te la tirare troppo."
Lo ammonì di rimando Cass, con un piccolo sorrisetto sul viso.
"Si, si! Ora vai, ciao!"
"Ciao..."
Poi attaccò e nonostante fosse stato proprio lui a dirgli di farlo, ci rimase un po' male.
Si guardò per un po' intorno, finché non posò lo sguardo sui libri e si rassegnò allo studio senza pause che lo attendeva.
Un paio di ore dopo sentì la porta aprirsi e poi richiudersi pesantemente con un tonfo.
"Cassie, siamo a casa!" Gli urlò sua sorella maggiore dall'altra stanza, poco prima di entrare nella sua camera, con sua moglie al seguito.
" Ciao Grace, ciao Emily."
Le salutò lui distrattamente, senza neanche staccare lo sguardo dai libri di scuola.
Grace era sua sorella maggiore, ma non si somigliavano minimamente, lei aveva i capelli rosso rame, era alta e mille lentiggini le dipingevano il viso, l'unica cosa che avevano in comune erano gli occhi verde smeraldo.
Lavorava in un istituto d'arte come professoressa di arte, insieme ad Emily, che invece insegnava tutte le materie umanistiche nella medesima scuola.
Emily era una persona molto carina, era nata albina e sin dalla giovane età ha sempre adorato il suo aspetto 'favolosamente fuori dalla norma', come diceva lei stessa.
Lei e Grace avevano la stessa vivace energia che trasportava gli altri e si amavano davvero tanto.
"Dai Cassie, non ci fai neanche un sorriso?" Chiese giocosamente la maggiore con uno sguardo furbo.
Però prima che potesse dire altro Emily le disse con un gesto di fare silenzio e si mise nella posizione da 'sono preoccupata per te e voglio che tu lo capisca'.
"Cass, da quanto tempo stai studiando?"
"Hmm...due, forse tre ore..."
Entrambe le donne si esibirono in un sospiro di rassegnazione.
"Che c'è?" Chiese lui, abbastanza infastidito dal fatto che non lo lasciassero studiare in pace.
D'altronde non chiedeva troppo, no? Voleva solo essere lasciato in pace, non gli sembrava una cosa troppo difficile da comprendere!
"Ti abbiamo già detto diverse volte che in questo modo ti stanchi più facilmente! Devi usare un timer per darti un tempo di studio e poi prenderti una pausa."
"E io vi ho già risposto che devo studiare molte cose e usando il vostro metodo riesco a impararne la metà!"
Grace se ne andò via, con il suo tipico passo pesante di quando era arrabbiata e Cass di risposta avrebbe voluto tanto urlargli contro, dirgli che certo che si sarebbe voluto rendere una pausa, ma semplicemente non poteva, gli avrebbe voluto dire che lui doveva lavorare il triplo degli altri solo per non essere mandato via dalla classe per colpa del suo modo di essere.
Voleva dirle tante cose, ma rimase in silenzio, perché lei lo aveva già accolto in casa, gli aveva dato un luogo dove essere se stesso e non voleva farla preoccupare più del dovuto.
Così sorrise forzatamente verso Emily, che nel mentre non se ne era mai andata.
"Dille che appena finisco questo paragrafo, mi prendo subito una pausa."
"Va bene."
Nello stesso istante in cui chiuse la porta a chiave, capirono entrambi che non l'avrebbe fatto.
Rimase a studiare e a fare compiti finché non gli urlarono che la cena era pronta, lui uscì svogliatamente dalla sua stanza e spense la luce, quando si guardò intorno notò che a quel punto dovevano essere come minimo le otto e si meravigliò di come il tempo gli fosse scivolato dalle dita come sabbia.
Arrivò nella cucina e si sedette, il piatto fumante davanti a lui, appena uscito dal forno.
Iniziò a punzecchiarlo distrattamente con la forchetta, perdendosi nuovamente in operazioni di matematica, reggimi caduti e scrittori importanti.
"Cassie! Cassie, hai sentito?"
"Cosa? Ah, no."
"Ti abbiamo chiesto come è andata oggi a scuola."
Gli ripetè con dolcezza Emily.
"È andata bene..."
"Nient'altro?"
Chiese curiosa Grace, ascoltare i gossip altrui era il suo passatempo preferito da anni.
"Beh, ho conosciuto un ragazzo..."
"Ohhh! Di quanti anni è più grande?" Chiese lei, con le stelline al posto degli occhi.
"Perché dai per scontato che sia più grande?"
Lei alzò un sopracciglio e lo guardò con la sua tipica faccia da 'chi vuoi prendere in giro?".
"Va bene, è un anno più grande!"
Ammise lui, con il viso che mano a mano diventava sempre più rosso per l'imbarazzo, per fortuna la rossa notò che si stava sentendo a disagio e cambiò argomento.
Iniziò a parlare della propria giornata, dei suoi studenti e di molte altre cose che però Cass non sentì.
"Ehi, Cassie, non ti piace?"
"No, cioè si, è molto buono. Però oggi a pranzo ho mangiato ad un fast food e sono ancora pieno!"
Bugie, tante bugie, ma non poteva farne a meno.
"Te l'ho detto mille volte di non mangiare tutto quel cibo spazzatura!"
"Lo so, lo so..."
All'improvviso gli suonò il telefono e ringraziò mentalmente chiunque lo stesse chiamando:non vedeva l'ora di tornare nella sua camera.
Chiuse nuovamente la porta a chiave prima di rispondere, non voleva in alcun modo che le sue conversazioni fossero oggetto di altre persone, soprattutto se si trattava di Ale.
Aveva conosciuto questa persona su internet e da all'ora erano diventati migliori amici, Ale era una persona non-binaria, aveva i capelli castani che arrivavano fino alle spalle, tinti dall'orecchio in giù, la pelle perennemente abbronzata ed era la persona più simpatica che Cass avesse mai conosciuto.
Rispose velocemente alla chiamata con un sorriso che andava da un'orecchio all'altro, chiacchierare con lui era il suo modo per staccare la spina da tutta l'ansia del mondo.
"Cass! Da quanto tempo, mi mancavi!"
"Ci siamo sentiti ieri!" Rispose lui.
"Comunque, ho cambiato colore di capelli!" Disse Ale, con la solita voce che aveva quando aspettava tanto per dirgli qualcosa che lo rendeva felice.
"Di nuovo!? E adesso chi chiamerò 'broccolo"!?"
"Beh, ora li ho viola, quindi inventati qualcos'altro!"
"Hmm...che ne dici di 'violetta bipolare'?"
"Ah. Ah. Ah. Gentile come sempre, vedo!"
"Sai che non cambierò mai!"
Continuarono a parlare finché non sentì che Ale, ormai era preda del sonno, così (anche se con dispiacere) attaccò.
Si guardò in giro, fino a posare l'occhio sull'orologio, era mezzanotte passata e nonostante per molte altre persone della sua età fosse relativamente presto, per lui che doveva svegliarsi un'ora prima della media per prendere l'autobus.
Quella volta si ricordò di prepararsi lo zaino, poi andò in cucina e iniziò a preparare il suo personale caffè freddo, in modo da non perdere tempo il mattino seguente, perché ormai il suo obbiettivo era arrivare prima dei professori.
Mise un po' di ghiaccio, latte e un'abbondante quantità di caffè, facendo arrivare a metà la caraffa, guardò tutto con un sorriso soddisfatto e finalmente andò a dormire, con un pensiero in testa.
'Farò vedere a tutti che posso essere ancora più bravo."
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top