Istinto di protezione
JUGHEAD
Esco dal locale e Betty si appoggia di peso a me, lasciandosi guidare.
Stasera l'aria è molto fredda e la sento rabbrividire contro il mio corpo.
"Betty dov'è la tua giacca?" Le chiedo mentre le massaggio il braccio cercando di scaldarla.
Si stringe nelle spalle, riuscendo a malapena a tenere gli occhi aperti.
Inciampa contro il marciapiede finendomi addosso e avvicinandosi a pochi centimetri da me.
Lentamente mi tolgo la giacca di pelle per appoggiargliela sulle spalle nude.
"Betty... ora ti prendo in braccio e ti porto a casa tua. Va bene ?" Dico lentamente, permettendole in questo suo stato confusionale di capirmi.
Mi guarda le mani per poi spostarsi nuovamente sui miei occhi
"Ok"
"Mettimi le braccia intorno al collo" le dico dolcemente.
Le sue mani mi scivolano lungo il torace e si allacciano dietro al collo, poi poggia la testa sulla mia spalla.
Le passo un braccio dietro la schiena, l'altro sotto le ginocchia e la sollevo da terra.
Non ho fretta di arrivare a casa sua.
Adoro la sensazione di averla tra le mia braccia, il modo in cui ha bisogno di me e il modo in cui io sento il bisogno di proteggerla.
Quando arriviamo davanti casa sua sono sull'orlo del panico all'idea di doverla mettere giù.
È mezzanotte ormai. I suoi genitori staranno dormendo ed è meglio che non la vedano in queste condizioni
"Betty... dove sono le chiavi di casa?"
"Nella mia tasca" risponde con un filo di voce. Cerca di prenderle ma il braccio le scivola inerte lungo il fianco
"Sono troppo stanca"
Liberando la mente da ogni pensiero la stringo al petto e le metto le mani in tasca per recuperare la chiave.
La inserisco nella serratura e la giro delicatamente per aprire la porta.
Tengo ancora Betty tra le mie braccia e devo fare attenzione a dove metto i piedi, perché qui dentro è buio pesto. E se i suoi si svegliassero, avverrebbe la fine del mondo.
Salgo le scale e arrivo davanti alla stanza di Betty.
Una volta dentro la adagio delicatamente sul letto, dove sprofonda in un sonno immediato.
Le bacio dolcemente la fronte, domandandomi cosa farò quando sarà di nuovo mattina.
BETTY
Apro gli occhi a fatica sentendo la mia testa pesante come un macigno.
Mi tiro su a sedere nel letto e cerco di rimettere insieme i pezzi della sera precedente.
Ricordo che Kev mi ha portata in un locale per darmi distrarre. Dopo di che diventa tutto confuso. Ricordo solo il cielo stellato sopra di me e la sensazione di essere portata in braccio da qualcuno .
Mi guardo intorno e vedo Jug sulla poltrona accanto la mio letto.
E inizio a ricordare qualcosa: il locale, Jug era lì.
Ma che cosa ho combinato?
Jughead si sveglia dopo pochissimi minuti.
"Betty...stai bene?"
Si alza di colpo dalla poltrona per sedersi sul letto accanto a me.
Sembra stanchissimo. Giurerei che non ha dormito nemmeno per un'ora.
"Jug ma... che ci fai tu qui?"
Si strofina leggermente gli occhi e si alza dal letto, restando fermo di fronte a me.
"Ti ho incontrata ieri nel locale vicino scuola. Eri.. ubriaca. Così ho pensato di accompagnarti a casa"
Il mio Jug.
Non avrebbe dovuto vedermi così.
Ho perso il controllo ieri sera perché mi mancava. Perché lui non era con me.
Vorrei dirgli tutto quello che provo per lui, chiarire una volta per tutte tutti i malintesi che ci sono stati
"Jug.. io ...Io volevo.. "
Il suo volto si illumina sperando che io possa dire qualcosa su di noi.
Ma un colpo alla porta mi blocca
"Betty?" Mia madre mi chiama dall'esterno continuando a bussare.
Jug si tuffa a terra e si trascina sotto al letto esattamente un secondo prima che mia madre aprisse la porta.
"Tesoro che ci fai ancora a letto? È tardi. Devi andare a scuola "
"Sisi mamma.. certo. Due minuti e sono pronta "
Quando mia madre esce chiudendo la porta dietro di sé, Jughead tira un sospiro di sollievo e si alza dal pavimento.
Mi guarda quasi con rassegnazione.
"Betty io .. Non voglio metterti nei guai. Vado via." E cammina verso la porta.
Non me la sento di lasciarlo andare via così.
"Jug aspetta"
Si volta con gli occhi piena di speranza tenendo la mano sulla maniglia
"Credo che ...dovremmo parlare"
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