capitolo 11

BETTY
Dopo quello che è successo, abbiamo deciso di interrompere la gita.
Non eravamo più dell'umore giusto per divertirci.
L'autobus ci ha fermati davanti scuola e Jughead ha insistito per accompagnarmi a casa.
Ora camminiamo lungo il viale, in silenzio.
Jug sembra essersi tranquillizzato dopo l'accaduto, anche se adesso è arrabbiato. Arrabbiato con Reggie. E lo capisco.
Ma sono sicura che c'è una spiegazione. Ci deve essere
"Jug volevo scusarmi con te" dico rompendo il silenzio che si era creato tra noi.
Mi guarda perplesso " scusarti? E per cosa? "
" Prima non ti ho detto nulla, ero ancora sotto shock ... Ma ti volevo ringraziare. Insomma, è solo grazie a te se sono ancora viva"
" Betty non devi ringraziarmi "
" E invece si.. io non so nuotare...sarei morta sicuramente e... "
" ti prego non dirlo." mi risponde in maniera brusca e secca,  interrompendomi.
Smettiamo di camminare senza mai smettere di guardarci.
Mi prende la mano e ci sediamo sugli scalini davanti casa mia.
Il mio sguardo interrogativo lo spinge a continuare.
" Betty io... Non so che cosa avrei fatto se ti fosse successo qualcosa."
"Jug ..."
"No.. per favore non mi interrompere. Per me è difficile... È difficile parlare di queste cose... dei miei sentimenti"
In questo momento sembra così fragile. Non l'ho mai visto così indifeso.
"Betty quando ti ho vista cadere in acqua... ero terrorizzato. Ho avuto davvero molta paura" mi dice fissando un punto davanti a lui.
Non riesce a guardarmi.
Gli prendo il viso tra le mani, costringendolo a farlo.
"Jug sono qui. E sono qui grazie a te. " gli dico cercando di trattenere le lacrime.
Non so cosa ci sia tra me e Jughead ma c'è qualcosa. Un sentimento forte. Forse non siamo ancora pronti ad ammetterlo ma non ci voglio rinunciare.
Quando lui mi guarda, come sta facendo ora, mi sento protetta. Il cuore mi batte così forte che sembra uscirmi dal petto. E questo momento non ha bisogno di parole.
Jug prende le mie mani. Poi mi tira a sè e mi stringe forte. Mi sento a casa. Vorrei restare qui, su questi scalini stretta a lui, per sempre.

JUGHEAD
Dopo aver accompagnato Betty a casa mi sono sentito perso. Ciò che le ho detto era vero: sono morto dentro al pensiero di perderla.
Non ho mai provato prima quello che provo adesso.
E mi fa paura.
La ragione è proprio nella roulotte in cui sto entrando.
Quando apro la porta sento rumori di vetro e vedo bottiglie rotte a terra un po' ovunque.
Questo è uno dei motivi per cui io e mio padre ci siamo trasferiti a Riverdale.
Mia madre non sopportava più quella situazione. Non poteva più tollerare le sbronze di mio padre e la sua immaturità.
E quando l'ha cacciato di casa, io non me la sono sentita di lasciarlo vagare in giro da solo. Non potevo. È pur sempre mio padre.
Ho lasciato i miei amici, mia madre e mia sorella, la mia intera vita per seguirlo.
Forse inconsciamente speravo che avendo me al suo fianco, avrebbe messo la testa a posto. Ma ancora non è successo
"Già di ritorno figliolo?"
Eccolo lì.  Davanti alla porta della camera con una bottiglia di birra in mano, la camicia sbottonata e i capelli sconpigliati. A malapena si regge in piedi.
"Si papà.. È andato tutto bene".
Io e ragazzi abbiamo deciso di non dire nulla alle famiglie di quanto fosse successo. Betty stava bene. E non volevamo far preoccupare nessuno.
"Meglio cosi" dice bevendo un sorso di birra.
"Papà perché non vai a riposare? Io intanto sistemo qui  " dico nella speranza che smetta di bere. Ci manca solo che esca di casa per unirsi ai serpents.
Non mi risponde. Non sono nemmeno sicuro che mi abbia sentito.
Svolta l'angolo e lo sento gettarsi nel letto.
Tiro un sospiro di sollievo. Oggi ho evitato due drammi. Questa fortuna non durerà a lungo

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