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«Se ti va, potremmo scambiarci i numeri» sussurro, lentamente. Non posso credere di averlo detto davvero. Come mi è venuto in mente? Il suo sguardo cambia. Si incupisce, porta le mani ai braccioli della poltrona. Ha un espressione composta, come se fossi tutto d'un tratto una perfetta sconosciuta. Non capisco a cosa stia pensando. Lo guardo negli occhi, e nonostante i capelli che li coprono noto che ardono. Ma non capisco per cosa.
«Non me l'aspettavo» sussurra a sua volta. Non riesco a decifrare cosa prova. Gli sferro uno sguardo interrogativo. Forse un po' più che interrogativo. I miei occhi stanno urlando ai suoi:

"Sono davanti a te, mi piaci e ti sto chiedendo di conoscermi"

«Non vorrei tu avessi frainteso» mormora. Abbassa lo sguardo. Smette di guardarmi negli occhi mentre parla, sembra si stia colpevolizzando. Nascondendo aggiungerei. Inoltre mi ha letto nel pensiero, di nuovo. Mi sento così stupida. Mi stupisce come ha cambiato velocemente umore, atteggiamento. Fino a rinchiudersi così. Qualcosa non va. Devo aggiustare immediatamente la situazione.
«No, tranquillo. Non so perché l'ho detto. Anzi, pensato. Ah no, non pensato. In ogni caso tolgo subito il disturbo» devo uscire immediatamente da qui prima di peggiorare le cose. Ma, come se non bastasse. Appena mi alzo dal divano color crema imbottito su cui ero seduta, inciampo sulle mie stesse gambe. Cado sul tavolino di legno davanti a me. Noah si fionda per aiutarmi.
«Vieni qui, ti accompagno alla porta» dice, non cambiando espressione, ne tono di voce. Si abbassa e mi porge la mano. Non mi lascerò aiutare solo perché sembro un incapace. «Non ho bisogno di essere aiutata, conosco la strada» dico a mia volta, rifiutandola. Fingo una sicurezza che in realtà non posseggo. Il mio subconscio mi ricorda che devo andarmene immediatamente prima di combinare l'ennesimo casino. Questa volta non mi interessa se mi seguirà. Giuro che questa è l'ultima volta che incontro Noah da sola.

Mi alzo dal tavolino senza guardarlo negli occhi, questa volta sono io a fuggire dal suo sguardo. Ho paura mi scoprirebbe, a patto che non l'abbia già fatto. Mi faccio strada fuori dal salotto, e, in men che non si dica arrivo alla porta e la supero. Dietro di me c'è un silenzio assordante. Voglio solo tornare a casa. Il viale per arrivare ai cancelli mi sembra infinito. Dopo esser caduta mi sto accorgendo solo adesso del dolore al ginocchio destro, devo fermarmi un secondo. Supero i cancelli e appoggio la schiena al muretto in pietra. Lentamente mi lascio cadere a terra, mi prendo la testa tra le mani. Scoppio in un pianto consolatorio, penso che forse sono patetica. Mi convinco di star piangendo per tutte le emozioni che sto provando in così poco tempo, e non per un futile rifiuto. Mi chiedo se sono stata io a fraintendere, ma credevo fosse palese che ci stesse provando con me. Magari ho colto dei segnali che non in realtà non esistevano? In ogni caso in questo momento voglio solamente tornare a casa e fare una doccia fredda. Così potrò concentrarmi su cose ben più importanti, tra cui, me. Riflettendoci la cosa che mi imbarazza di più è che questi casini li creo da sola. Ma ho deciso di smettere, non gli interesso. Buono a saperlo, ora posso ufficialmente smettere di pensarlo.

Arrivo a casa, sperando di non dover anche subire il terzo grado di Luna. Apro lentamente la porta, tentando di non fare troppo rumore.
«Lana, dove sei stata?!» Evidentemente oggi non ho scampo. Luna è davanti a me con le braccia conserte, attende impazientemente una risposta. Indossa ancora gli stessi abiti di prima. È stata tutto il tempo qui ad aspettarmi.
«In un posto in cui sinceramente ripensandoci avrei potuto far a meno di andare» mormoro, mentre mi tolgo la giacca e la poso sull'appendiabiti. Quanto vorrei che sparisse in questo momento.
«Sei stata da lui?» Non posso crederci, ha la capacità di infilare tutto il braccio nella piaga.
«Adesso è diventato il "Lui"? Non gli darei cosi tanta importanza» continuo, tentando di mantenere la calma. Continuo a camminare, arrivo al divano e mi ci butto letteralmente all'interno.
«Ah, quindi la cosa si sta facendo interessante. Racconta dai» mormora Luna, che mi ha seguita per tutto il tragitto. Mi arrendo, non se ne andrà finché non le darò tutte le informazioni che vuole.
«È tutto così strano» sussurro, non riesco a pesare le parole che mi escono dalla bocca. Non vorrei far trasparire troppa importanza ma credo di non esserne capace.
«Non è il ragazzo per me» mormoro mentre si avvicina, prima che possa controbattere continuo.
«Sono andata da lui per chiedergli scusa del mio comportamento di ieri, e, mentre ne parlavamo ho notato i suoi sguardi sempre più presenti, intensi forse. Ho sentito delle scosse, delle vibrazione. Non so cosa fossero. Non posso negare che mi piaccia, quindi mi sono detta ora o mai più. Gli ho chiesto il numero, e mi ha risposto "Non vorrei tu avessi frainteso" Quindi ecco cosa c'è» butto tutto fuori senza pensarci troppo. Luna mi guarda con gli occhi spalancati.
«Vado a prendere i pigiami di flanella e le cioccolate calde, è la serata giusta» mormora, le sorrido. Mi ha capita davvero.

«L'ho trovata! Finalmente l'ho trovata!» Urla Marie dal piano superiore. Mi fiondo da lei. Spero parli della sua lettera. Sono passate settimane dal suo arrivo ma della lettera ancora nessuna traccia. Ripensando alle ultime settimane sono state davvero rivelatorie. Credo che Amanda sarebbe davvero contenta di vederci così. Siamo noi tre, nella casa in cui siamo cresciute. Sembra quasi che Luna e Marie non vogliano andare via. Entrambe hanno trovato le migliori scuse per poter rimanere. La prima ha detto a Summer che sono troppo sconvolta per essere lasciata da sola, okay, forse non è una scusa. E la seconda ha deciso di prepararsi per suoi esami qui.
È come se il tempo si fosse fermato. Ho addirittura smesso di pensare a ciò che è successo con Noah, non l'ho più visto da quel giorno. E spero continui così. Non è il momento giusto per mettermi a decifrare un ragazzo indecifrabile. Anche perché dopo il suo comportamento è evidente che è confuso. E poi mi fa perennemente sentire come una bambina colta con le mani nel sacco. Ecco, ci sto già pensando troppo di nuovo. Non devo, non posso.

«L'hai trovata?» Luna si fionda nella stanza prima di me.
«Era nascosta lì dentro!» Mormora Marie. E indicando un vecchio portagioie rosso in legno che aveva rubato ad Amanda da piccola continua.
«Non capisco davvero il motivo, perché lì?»
«L'hai letta? Cosa dice?» Mormoro, impaziente quanto Luna.
«Come quella di Luna è una lettera d'addio. Però c'è una frase che mi ha colpito più delle altre:
"Nulla è scelto a caso, ora tocca a voi ricordare la mia storia"» sussurra mentre rilegge quella frase più volte.
«Perché deve sempre rendere tutto così difficile?» Sentenzia Luna.
«Vuole dirci qualcosa in particolare, a questo punto non ci tocca che cercare» mormoro. Non mi fermerò finché non troverò tutte le risposte che cerco, sento che Amanda sta disperatamente tentando di dirci qualcosa.
«Potremmo iniziare con l'andare dal notaio» propone Marie.
«Io sono già stanca di questa perenne caccia al tesoro» mormora Luna, evidentemente spazientita. Ci giriamo entrambe a guardala.
«Luna, è Amanda che ce lo sta chiedendo. Glielo dobbiamo» sono quasi sorpresa della buona volontà di Marie.
«Esattamente» mormoro io.
«Perché ha dovuto fare tutto questo?» Mi piacerebbe rispondere al quesito di Luna ma in fondo è esattamente ciò che mi chiedo anch'io.
«Questo non lo so, ma voglio scoprirlo» rispondo prontamente, Luna annuisce dubbiosa.
«Vado a prendere l'auto, è il momento di andare dal notaio» propongo, entrambe mi seguono in silenzio. È arrivato il momento di inserire l'ennesimo pezzo del puzzle.

«Signore, benvenute. Accomodatevi prego» mormora Mr Smith. Mentre ci invita ad entrare nel suo studio. È all'interno di un grosso, e antico stabile nel centro della città. Lui è il notaio di famiglia, non l'avevo mai visto prima. Ma ora ricordo che Amanda ci andava molto spesso quando eravamo piccole, come sempre non rivelandoci il motivo. Ecco perché l'avevo completamente dimenticato. È molto basso, avrà all'incirca sessant'anni. Ciò lo denoto dai capelli a spazzola grigi. Indossa un completo rosa, con un fazzoletto rosso. Mi ricorda davvero tanto Amanda. Penso che chiunque la conoscesse riuscisse a prendere una parte di lei e inserirla in se stesso. La camera ha le pareti blu, con oggetti nella stanza che riportano alla carriera navale. Mi chiedo cosa c'entri con la sua professione.
«Si, prima di diventare notaio facevo il marinaio» mormora, avrà notato come fissavo i dettagli della camera.
«Insolito, no? Un po' come la cara Amanda» continua, sono incuriosita. Non vorrei chiedere troppo ma allo stesso tempo vorrei sapere in che rapporti erano.
«Eravate molto amici?» Chiedo. Le ragazze sono sedute sulle sedie accanto a me. Io sono in quella centrale.
«Oh, non saprei come definire il grado d'amicizia ma si, lo eravamo molto» mormora, mentre prende delle carte dalla scrivania. Ha risposto alla domanda fuggendo dalla stessa.
«Mi ha aiutato davvero tanto quando ho perso mia moglie» mormora nuovamente. Mi imbarazza il pensiero che l'abbia detto solamente per farmi capire che non avevano una relazione.
«Oh, mi dispiace tanto» sussurro.
«Tranquilla. È stato molto tempo fa. Allora, ovviamente sappiamo tutti il motivo per cui siete qui» afferma. Io e le mie sorelle annuiamo.

«Avete trovato le tre lettere?» Quindi lui è a conoscenza dell'intero piano? Beh che domande, ovvio che ne è a conoscenza.
«Si, tutte.» Mormora Luna, secca e impaziente.
«Molto bene, quindi possiamo passare al prossimo step» di cosa sta parlando?
«Cosa intende?» controbatte prontamente Marie.
«Amanda è sempre stata piuttosto insolita, ma è la sua unicità a renderla così» mormora, si sta dilungando davvero troppo. Non capisco il motivo di tutta questa suspence.
«Potrebbe arrivare al punto?» Luna è stizzita. Un po' come tutte e tre in questa camera. Ma ciò che la differenzia è che è molto brava a farlo capire.
«La scusi, purtroppo la situazione le mette ansia» mormoro io, lei mi sferra uno sguardo di infuocato.
«Capisco, mi scuso. Arriverò subito al punto» Alle sue parole Luna tira subito un evidente sospiro di sollievo.
«Oltre all'immobile e ai risparmi sul conto. Questo è tutto ciò che vi ha lasciato» afferma, prendendo tra le mani una grossa busta ricolma di fogli.
«Verrà consegnata a quella che tra voi se la sentirà di scoprire la verità»

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