6

La mia affermazione irrompe prepotentemente nell'aria. Mi tremano le gambe non per l'affermazione in se, ma per il modo in cui il suo sguardo mi segue da quando siamo entrati in questa stanza. Tento di distogliere il contatto visivo focalizzandomi su altro. È in una tenuta causal, indossa una maglia nera all'interno di pantaloni chino marroni, e da qui sento il suo profumo di vaniglia e tabacco.

«Sono contenta di averti incontrato» dico, alzandomi dalla sedia. Non gli permetto di rispondere fiondandomi alla porta. Non so se sto scappando da lui, o forse sto scappando da come mi fa sentire. Forse è semplicemente la stessa cosa.
"Sono un vero casino" penso.

«Cosa? Lana aspetta!» Afferma, alzandosi dal lettino.
«Conosci la strada per l'uscita» Mormoro, girandomi per qualche secondo prima di sparire dalla stanza. Lo guardo negli occhi per l'ultima volta. È cupo ma confermo che sia dannatamente sexy. Tento invano per l'ennesima volta di placare tali pensieri, devo allontanarmi immediatamente da lui.

Ma prima che possa avvicinarmi alle scale mi raggiunge e mi prende per un braccio.
«Non volevo metterti in imbarazzo. La prossima volta che parli posso girarmi» Afferma divertito. Con un pizzico di autocompiacimento e un sorriso stampato sulle labbra. Ha la capacità di mutare il suo umore in pochi secondi, ed è sempre lo stesso. Ironico e sicuro di se.
«Che stronzo!» Urlo quasi. Come si permette a fare una supposizione del genere? Anche se in realtà penso:

"Come ha fatto a capire che il suo sguardo mi imbarazza?"

«Okay, okay» Afferma, alzando le mani in alto.
E prima che io possa rispondere continua.
«Esco subito. Prima che mi esplodi davanti aggiungerei. Quando hai voglia di parlare sai dove trovarmi» Mi sorride, prendendomi in giro per l'ennesima volta, e si avvia per le scale.

Ma prima di uscire urla in lontananza un ultima cosa:
«Comunque per la cronaca. Sono contento del tuo ritorno!» Dopo quest'affermazione sento il rumore della porta d'entrata chiudersi.
Sono irritata che non mi abbia permesso di rispondere, non posso mentire a me stessa.
Anch'io sono felice di averlo rivisto. Ma quella situazione mi stava mettendo in serio imbarazzo, avevo bisogno di fuggire da quella camera.

Sono stupita e anche compiaciuta che non si sia smosso dopo la mia affermazione. Ma non mi piace il modo in cui mi fa sentire il suo sguardo, è come se guardandomi riuscisse a leggermi nel pensiero. Ciò mi innervosisce. Come mi innervosisce il fatto che mi conosca tanto bene.
Ciò che mi mette più in imbarazzo in assoluto è che quegli sguardi non erano di una persona qualunque. Mi ha trattata come se fossi una scolaretta cotta di lui, o forse sono stata proprio io a sembrarlo. In ogni caso non sopporto sentirmi in questo modo, come non mi piace avere il controllo delle situazioni.

"Sei solo una maniaca del controllo, accetta che ti piaceva il modo in cui ti guardava"
La mia vocina interiore mi rema contro. Devo pensare immediatamente a qualcos'altro.

I miei ricordi mi portano a quando ci siamo incontrati l'ultima volta in quella stanza. Quando si sbucciò un ginocchio per colpa mia, e con fare da adulta per farmi perdonare mi misi a prendere i giusti oggetti per medicarlo.
Forse le cose non sono cambiate così tanto d'allora.

Fuori è ormai sera. Non posso far altro che aspettare l'arrivo di Luna e dopo quello di Marie. Mi dirigo in entrambe le cucine della casa per cercare qualcosa con cui cenare, nonostante l'assenza di fame che mi perseguita per via degli accadimenti degli ultimi giorni. E anche se in entrambe c'è un impregnato profumo di dolce. Entrambi i frigo sono completamente vuoti. Mi sembra quasi di sentire lo stesso profumo di quando Amanda preparava i suoi biscotti francesi alla cannella. Allontano quel fugace e nostalgico ricordo, e decido di ordinare qualcosa nel caso dovesse arrivare una delle mie due sorelle. Mi apparto nel salotto in cui ho trovato la coperta di lana, e tento di distrarmi per ammazzare il tempo. Le parenti di questo salotto sono verde petrolio, i divani e la chaise lounge dello stesso rosso borgogna. Le grandi finestre che danno sull'esterno sono situate esattamente davanti a me, e la vista del giardino sul retro è spettacolare.

Una delle tante passioni di Amanda era proprio il giardinaggio. Credeva che le piante avessero la propria energia, ed è così che ha messo su uno spettacolare insieme di piante e fiori di ogni genere. Nonostante la sua assenza fisica sono perfettamente a conoscenza che non sparirà mai dalle mura di questa casa. Ripensare a lei mi riporta a ciò che ho letto oggi. Mi chiedo cosa fare adesso. Per prima cosa devo aspettare l'arrivo di Luna e Marie. Spiegare ad entrambe ciò che è accaduto, e cercare le loro lettere. E prima della loro ripartenza andare dal notaio per scoprire cos'altro Nanna Amanda ha da dirci. Mi complimento con me stessa per la lucidità che dimostro di avere. Mentre sono seduta su questo divano ricordo il motivo per cui amo questa casa, è così calda. Costruita interamente in stile liberty, agli inizi del novecento dal mio bisnonno. Destinata al suo primogenito e alla famiglia che si sarebbe creato. È grande, ma non abbastanza per quanto amore contiene.

Anche se non ho mai conosciuto mio nonno, credo che Amanda lo amasse davvero. Ci ha sempre raccontato che è scomparso nel nulla dopo la nascita di nostra madre, senza mai spiegarci il motivo reale. Penso a come anche lei sia scomparsa nel nulla. Avevo ancora tante domande da farle. Il mio flusso di pensieri viene interrotto dal campanello, penso sia la cena. Mi fiondo alla porta e al momento di aprirla mi ritrovo davanti Luna. «Sorpresa!» Grida. Con in mano una dozzina di fili a cui sono appesi dei palloncini rossi all'elio. Mi si raggela il sangue per un momento al pensiero di ciò che dovrò rivelarle. Pensavo di avere ancora qualche ora per metabolizzare.
«Luna, già qui vedo!» Affermo. Tentando di mostrarmi il più rilassata possibile, e invitandola ad entrare.
«Fortunatamente sono riuscita a liberarmi dai miei impegni, lavorativi e non» Mormora mentre si toglie il soprabito.
«Dopo devi spiegarmi cosa intendi per non» Dico, mentre mi scappa una specie di risata isterica. Il mio piano di spiegarle tutto lentamente è ufficialmente fallito.

«Okay Lana, è palese che c'è qualcosa che non va. Quando hai aperto la porta sei sbiancata, e dov'è Nana Amanda?» Mi chiedo se è Luna ad essere come sempre troppo perspicace, oppure se sono io a non sapere più nascondere le mie emozioni. Prima di parlare però mi soffermo a guardala per un secondo. Ha cambiato colore di capelli. Ora ha i capelli rossi, in un blunt bob che le risalta il viso tondo. E a differenza di Marie che li ha ambrati, Luna ha i miei stessi occhi, di un verde brillante. Nostra madre, e Amanda li avevano dello stesso colore. Inoltre indossa un tailleur rosso ed una camicia fucsia, abbinata a delle décolleté dello stesso colore. Ho sempre amato il suo modo di vestirsi. Credo che rispecchi un po' il suo carattere, è contrastante. E tra le tre, oltre ad essere la sorella maggiore è anche quella più furba, perspicace.

«Devo tirarti fuori dalla bocca le informazioni?» Aggiunge, mi ero rifugiata di nuovo nella mia testa. «Nana Amanda è scappata, s-scomparsa» Non potevo scegliere parole peggiori per affrontare l'argomento.
«Cosa? Scherzi, no?» E continua andando verso il salotto.
«Nana! Esci fuori dai, non divertente» Tento di fermarla.
«Luna. Amanda non è qui» Mi guarda sempre più perplessa.
«Lana. Ma che vuol dire non è qui! Dove sarebbe sentiamo!» Afferma stizzita da quello che pensa essere uno scherzo di cattivo gusto. Mi piacerebbe davvero fosse così.
«Vieni a sederti in salotto e ti spiego tutto» Mormoro per tranquillizzarla.
«Io vengo a sedermi. Ma se lo scherzo non finisce il prima possibile me ne vado» Per la prima volta la perspicacia di Luna non funziona. Le faccio segno di accomodarsi, e prendo dalla tasca della gonna la lettera che tenevo stretta.

Alla fine della lettura Luna è anch'essa in lacrime. «Come le è venuto in mente? Come ha potuto pensare di essere un peso?» Tento invano di rassicurarla.
«Ha fatto ciò che riteneva giusto. Non possiamo incolparla di nulla. Sappiamo bene come è fatta» Sussurro. Avvicinandomi a lei per riuscire ad abbracciarla. Dopo qualche minuto di abbraccio consolatorio, che serviva ad entrambe. Luna rompe il silenzio.
«Appena arriva Marie le spieghiamo tutto. E cerchiamo le nostre lettere» Annuisco. E a rompere quel tragico momento familiare è il campanello, di nuovo. Ci guardiamo entrambe negli occhi, non può essere Marie. Ha scritto ad entrambe un messaggio dicendo che sarebbe arrivata domattina da Parigi per via dei ritardi. Ma in un lampo di genio ricordo che relativamente poco fa ho ordinato la cena.

«Dubito tu abbia fame. Ma io ho preso lo stesso qualcosa» Affermo. Mentre ho in mano un vassoio con due porzioni di cibo vegetariano, e una bottiglia di vino bianco.
«No, ma hai fatto comunque bene ad ordinare. Se Amanda fosse qui ci obbligherebbe a mettere qualcosa sotto i denti» Le sorrido. Ha capito esattamente come me il modo giusto per affrontare la cosa. Non va vissuta come un lutto, ed in ogni caso lei è sempre qui insieme a noi. Ci sediamo sul divano l'una difronte all'altra, a gambe incrociate. Come due bambine che fanno merenda con le loro  porzioni tra le mani.

«Allora Lana, come va la vita? Con Thomas?» Quasi mi strozzo all'udire di quella frase, mi ero scordata di raccontargli buona parte della cose che sono cambiate nella mia vita.
«Il mio compagno mi tradiva con il mio capo. E ora sono felicemente single e senza impiego» Affermo secca e sorridente. Per assurdo il pronunciare ad alta voce quella frase mi ha fatto sentire dannatamente libera. Luna mi guarda con gli occhi spalancati.

«Dato che stasera non è proprio la serata degli scherzi prenderò tutto ciò che mi dirai per vero» E ridendo aggiunge.
«Perdonami se rido, è tutto così dannatamente assurdo. L'importante è che tu ora ti senta libera e felice» Penso a come mi abbia letto nel pensiero.
«Si, lo sono» Affermo sorridente. E a mia volta continuo.
«A te invece? Come prosegue la vita da mogliettina perfetta?» Noto il modo in cui i suoi occhi brillano al sentir parlare del suo matrimonio.

«Perfettamente aggiungerei. Summer è speciale. Ah e dimenticavo, ti saluta» Ho sempre pensato che Summer e Luna fossero fatte l'una per l'altra. Dal primo momento che si sono presentate come coppia, tantissimi anni fa.
«Non vedo l'ora di rivederla. Lo sai che la adoro» Mormoro. Luna mi fa un sorriso a trentadue denti. «Cambiando discorso, ho rivisto Noah fuori casa sua che ridipingeva la staccionata. È cambiato moltissimo, che bomba sexy! Ora che sei single dovresti rivederlo...»

Arrossisco immediatamente. O almeno credo di averlo fatto, dato che Luna sembra avermelo letto scritto in fronte.
«Qualcosa mi dice che l'hai già visto, giusto? Anzi, credo proprio che tu ci abbia anche parlato» Afferma sicura di se. Mi chiedo se è una sensitiva.
«Hai mai pensato di diventare chiaroveggente Luna? Credo che guadagneresti molto di più rispetto al tuo attuale impiego da giornalista per un magazine di moda» Luna sorride, soddisfatta e maliziosa.
«Lo prendo per un si quindi?» Continua, con lo stesso sorriso stampato sul volto. Decido di vuotare il sacco.
«Si, ci ho parlato. Ed è stata una delle cose più imbarazzanti che avessi fatto negli ultimi anni!» Mormoro esasperata, portando gli occhi al cielo. «Oddio ma Noah non ti aveva ancora visto dopo la transizione, giusto?» Sussurra, percependo cosa intendevo per conversazione imbarazzante. Tenta invano di trattenere una risatina.

«Esatto. Ma pensa che in realtà quello è stato tipo l'ultimo dei problemi. La parte imbarazzante è stata che l'ho colpito con una giraffa placata in oro alla testa, non fare domande. Era entrato in casa per capire il motivo della porta aperta. E dopo essermi scusata e averlo medicato ha iniziato a flirtare con me!» Affermo incredula di ciò che è accaduto oggi. Luna si sta letteralmente sbellicando dalle risate.

«Beh che dire. Hai avuto sicuramente una settimana più impegnativa della mia!» Mormora, sorseggiando il secondo bicchiere di vino che si è versata.
«Oh beh, considerando tutto ciò che ti ho raccontato vinco di sicuro il primo premio!» Affermo. E dallo sguardo che mi scaglia capisco cosa sta per dire, quindi la precedo.

«Tranquilla, non ho una cotta per Noah. E no, non diventerà mai tuo cognato» Ci guardiamo negli occhi, sembriamo due bambine che parlano di ragazzi.
«Certo certo. Ora aiutami a posare tutta questa roba che ho davvero bisogno di dormire» Afferma, guardo l'orologio è noto che è notte fonda. Abbiamo passato tutta la serata a parlare. Era tanto che non passavamo un vero momento tra sorelle. Faccio come dice. E quella notte non sogno nulla di fisico solo un profumo, un intenso profumo pungente.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top