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Sono le quattro e un quarto del pomeriggio quando mi sveglio di scatto. Ho il fiatone e sono completamente sudata. Mi sono appena svegliata da un incubo, anche se non so quale realtà sia la peggiore, tra quella di un futile sogno o la mia vita in questo momento. Ho sognato che Thomas mi ripeteva che senza di lui sarei stata buona a nulla. Che avrei perso tutto quello che avevo. Tento velocemente di scacciare quei pensieri inutili e distruttivi e penso che nonostante tutto, non sia tutto nero. Probabilmente dietro un celato avvenimento distruttivo, questo è semplicemente il momento migliore della mia vita. Quello in cui finalmente impugno tutto ciò che ho sempre saputo, e scaravento via tutto il dolore che mi è stato causato.

Ringrazio l'universo di riuscire sempre e vedere il lato positivo delle cose. Non so quanto tempo rimarrò a fissare lo Skyline di Seattle dalla vetrata di camera mia. La visione dell'orizzonte mi fa pensare che è il momento di cambiare aria, l'infinito senso di libertà che provo guardando il cielo è impagabile. Ho bisogno di ritrovare me stessa lontano da questa città e da questa vita. Ma per il momento lascio andare via possibili supposizioni, è il momento di agire. Mi alzo e controllo il cellulare, sono ormai le quattro e mezzo passate. Scendo le scale ed entro in bagno, apro il lavandino e con l'acqua gelida mi bagno il viso. Mi guardo allo specchio, e decido che in questo poco tempo che mi rimane posso dedicarmi al mio look.

Non mi interessa cosa Thomas possa pensare di me, ma stasera voglio coglierlo con le mani nel sacco con il miglior aspetto possibile. Giusto per mostrargli cosa si è perso. Mentre finisco il trucco occhi color ciliegia più veloce che avessi mai realizzato in vita mia sento il telefono squillare. Ovviamente è Grace. Prima di rispondere mi do un'ultima occhiata allo specchio e soddisfatta del risultato, prendo la borsa ed esco dalla porta.
«Grace sono in ascensore, arrivo subito!» La nota di euforia nella mia voce è quasi assurda rispetto alla situazione.
«Ehilà, sembri più eccitata di me. Manco stessimo andando a scovare il mio di fidanzato, sbrigati a scendere!» Sorrido alle sue parole, ha ragione.

L'ascensore è arrivata al capolinea. E attacco la telefonata quando la vedo all'interno della sua decappottabile rossa, attraverso le vetrate dell'atrio del condominio. Appena nota la mia presenza sfoggia un sorriso radioso, è visibilmente felice del mio aspetto.
«Wow, siamo pazzesche stasera!» Afferma mentre mi avvicino alla macchina.
«È la serata perfetta, no?» Mormoro, mentre entro nell'auto. Appena mi siedo Grace mi prende la mano. «Sono contenta di vederti così, davvero.»
Avevo davvero bisogno di sentire quelle parole.«Sono distrutta. Ma non mi lascerò sconfiggere» mormoro, e noto lo sguardo fiero di Grace su di me. «Si, è così che si ragiona sorella! Ma ora bando allo ciance. Dimmi dove andare e faccio partire questa favolosa auto» afferma sorridente mentre aggiusta lo specchietto retrovisore. Le sorrido a mia volta. «Sono quasi le cinque e mezzo, quindi è il momento di andare in azienda. Fermati sul retro del parcheggio, ti indicherò io qual è la sua auto. Da lì decideremo cosa fare» Noto la sicurezza con cui sto dando tutte queste informazioni.
«Ai suoi ordini!» Grida Grace, mentre preme violentemente sull'acceleratore e parte a tutto gas.

«Hey, hey, hey, rallenta ragazza. Dovremo non farci notare, e chiudi il tettuccio!» Urlo per farmi sentire, mentre con la mano destra afferro la portiera per reggermi. Anche se conoscendola Grace sarebbe capace di farsi notare anche da ferma. Rido quasi all'idea.
«Ah si, vero.» Fa come le dico.
«Lana, ricordo che nei messaggi si parlava di un posto che entrambi conoscevano molto bene. Hai qualche idea?» Grace mi ha appena fatto venire un lampo di genio.
«Ho qualche idea, ma spero di sbagliarmi. In ogni caso lo scopriremo subito. Ecco! gira a destra adesso» Fa come le dico, e le indico la seconda entrata per il parcheggio aziendale.
«Come hai detto che è la sua auto?» Sussurra sottovoce. Penso a come sia ufficialmente entrata nella modalità spia.
«È nera, una tesla. Eccola! Qualche fila più in avanti, la vedi?» Dico indicandola.
«Ah si, eccola. Ora ci tocca solo aspettare, no?» Si gira verso di me.
«Aspetteremo» Mormoro io.

Dopo qualche minuto Grace rompe il silenzio.«Eccolo lo stronzo!» Urla quasi. Io ero così in ansia e assorta nei miei pensieri che non l'avevo nemmeno visto.
Mancano dieci minuti alle sei e Thomas è lì, sta entrando nella sua auto.

Se ancora inconsciamente non ero convinta, questa è la prova definitiva.
«E che il depistaggio abbia inizio, ma perché è ancora fermo in auto?» Appena Grace finisce quella frase il mio cellulare emette un suono, lei mi guarda. «Ecco perché» Mormoro io, mentre alzo il cellulare. Ovviamente è lui, decido di leggere il messaggio ad alta voce:

"Stasera farò degli straordinari in ufficio, non aspettarmi"

Freddo e autoritario.
«Probabilmente è il senso di colpa di ciò che sta per fare» Aggiunge Grace, come se mi avesse letto nel pensiero. Io annuisco delusa di aver letto una delle tante bugie che mi avrà fatto bere in questi mesi, o anni magari.
«Ecco sta partendo, seguilo» Le dico indicandolo. Grace nota che la mano con cui lo stavo indicando mi trema come non mai, e me la tiene durante i primi minuti di tragitto. Cosa ho fatto per meritarmi una persona come lei? Ma per adesso mi terrò il quesito per me. Thomas sta prendendo una strada che conosco e i presentimenti iniziano a farsi vividi.

«Conosco questa strada, ho paura di sapere dove sta andando» La voce mi trema, come può mancarmi così tanto di rispetto?
«Dove pensi sia diretto Lana?» Mormora Grace, rispettando il mio visibile momento di sconforto. «Sta andando nel nostro posto» Mentre lo dico gli occhi mi si riempiono di lacrime, ma continuo.
«È il rifugio di sua madre, lo fece costruire per se stessa ma alla fine lo donò a noi. Non so quanto tempo abbiamo passato lì dentro» Sono sconvolta, non pensavo sarebbe arrivato a questo punto.
«Oh Lana, mi dispiace» Mormora Grace, mentre mi posa una mano sulla gamba.
«Gliela faremo pagare» Continua, mi giro e le sorrido. Non so davvero cosa dire. Il tragitto continua e noi gli stiamo sempre a debita distanza, fino all'arrivo a capolinea.
«Fermati ora, siamo arrivate. Ci appostiamo lì e al momento giusto usciamo fuori» Grace fa le come dico, e ferma l'auto. Scendiamo e le faccio cenno di seguirmi. Ci appostiamo in mezzo alla boscaglia. Da lontano riesco a vedere Thomas che ferma l'auto al solito posto.

«Eccolo, lo vedi? Si guarda intorno, sta aspettando qualcuno» Grace annuisce. Poi mi colpisce ripetutamente la gamba.
«Lana! Lana! Sta arrivando un altra macchina da quel lato. La riconosci?» Faccio cenno di no, non ho idea di chi possa essere.
«Aspettiamo che esca, e decidiamo cosa fare» Grace sembra più impaziente di me. In quei minuti si abbatte un imponente temporale sulle nostre teste. Ma in questo momento non è di bagnarmi che mi interessa.
«Non ci posso credere» Dico io quando vedo la persona scendere dall'auto.
«Lana, chi è?» Sussurra Grace ripetutamente, ma io non rispondo. È come se non sentissi nulla. Sono esterrefatta, iniziano a baciarsi mentre lui apre la porta del rifugio, e continuano fino a chiudersela alle spalle. Non ci vedo più dalla rabbia. Mi alzo in piedi ed inizio a correre, non posso più aspettare.
«Lana aspetta!» Sento urlare Grace dietro di me, riesce a raggiungermi.

«Io rimango sempre qui, fammi un cenno quando vuoi che accenda l'auto» le faccio cenno di aver capito ma non riesco a ragionare in questo momento. Arrivo alla porta e la trovo aperta. Grace fa come dice e va a prendere l'auto.
"Sono di sopra" aggiunge la mia vocina interiore anche lei fredda come il ghiaccio.

Mentre sento schiamazzi inconfondibili provenire dalla camera da letto. Inizio a camminare lentamente aumentando il passo gradualmente, arrivo alle scale ormai correndo. Nel minor tempo possibile arrivo alla porta della camera da letto e la sfondo. Non posso credere ai miei occhi. Jess il mio capo è attorcigliata a Thomas in una mai vista posizione di Kamasutra. In quella stanza c'è il più svariato assortimento di oggetti sadomaso. Sono pietrificata. Appena Thomas si accorge della mia presenza tenta di rivestirsi nel minor tempo possibile ma non ci riesce. Ha ancora delle corde ai polsi.

Ho uno sguardo che credo parli per me ma non è abbastanza.
«Non ho mai provato tanto schifo in vita mia» dico guardando la scena pietosa. Poi mi rivolgo al mio ex capo.
«Ah e Jess, quasi dimenticavo. Devi trovarti una nuova redattrice.» A queste parole giro i tacchi, e con gli occhi pieni di lacrime scappo fuori da quella casa.
«Lana, ti prego non è come sembra!» Urla Thomas, mentre seminudo corre fuori. Tenta di raggiungermi ma non ci riesce. Grace è in auto che mi aspetta, e vedendo la scena capisce che dev'essere pronta a partire. La pioggia si infittisce, quasi rischio di cadere e Thomas riesce a raggiungermi. mi prende un braccio, inizia a farmi male.
«Lana ti prego, posso spiegarti tutto!» Grace sta per scendere dall'auto, ma le faccio cenno di non farlo. Prima che finisca la frase gli tiro uno schiaffo e riesco a divincolarmi. Thomas cade a terra. Jess esce anche lei e corre a soccorrerlo.

Riesco ad entrare in auto, e mentre ci allontaniamo sento gli insulti irripetibili che Thomas mi rivolge. Mi lascio andare sul sedile e scoppio in un pianto liberatorio. Grace mi guarda preoccupata. Decido di spiegarle ciò che ho visto all'interno del rifugio.
«Il mio compagno ed il mio capo intrattengono una relazione. E si incontrano nel rifugio che ci ha regalato sua madre. E se non bastasse hanno trasformato la camera da letto in una sorta sexy shop» Grace scuote la testa. Forse non sa cosa dirmi.

«Che stronzo. Ascoltami bene Lana» Mi giro verso di lei e continua.
«Ora andiamo a casa tua. E gli facciamo trovare tutta la sua schifosa roba fuori alla porta» Anche in questi momenti riesce a farmi sorridere. Si gira verso di me in attesa di una risposta.
«Grazie per tutto quello che fai per me.» Affermo in un ghigno soffocato, mentre delle stupide lacrime mi rigano il volto. Lei inizialmente non risponde. Ma so che l'unica cosa che vuole è riuscire a caricare d'ironia l'atmosfera. Odia vedermi piangere.

«In realtà tecnicamente te l'ho fatto conoscere io, quindi devo sdebitarmi in qualche modo» mentre parla non riesce a trattenere le risate. Penso a come ci sia riuscita, e per qualche strano incantesimo insieme a lei mi unisco anch'io.

Durante il viaggio in auto ridiamo per tutto. Per ciò che è appena successo, per quest'immensa situazione surreale. Il telefono squilla ma decido di ignorarlo, fino all'arrivo a casa almeno.

Siamo sotto il mio condominio. Grace lascia la macchina nel parcheggio e sale con me. Entriamo in ascensore, e la visione del mio aspetto attraverso lo specchio è spaventosa. Ho il mascara misto a tutto il trucco rosso sciolto sul viso, sono visibilmente distrutta. Apro la porta di casa e mi tolgo di dosso tutti i vestiti zuppi rimanendo solo in intimo.
«Grace ho seriamente bisogno di una doccia prima di cominciare a raccogliere tutte le sue cose» mormoro.
«Tranquilla. Inizio io e recupero un borsone per contenere tutto, ti aspetto qui.»
Le sorrido ed entro in bagno. Mi guardo allo specchio e mi sforzo di non piangere. Mi strucco ed entro in doccia, penso che questa è la seconda doccia calda che faccio oggi. E rifletto a quante cose sono cambiate in cosi poco tempo. Esco dal bagno ancora in accappatoio, mi sento molto meglio anche se è un parolone.

Sono esterrefatta dal vedere che Grace ha sistemato la maggior parte della cose di Thomas all'interno dei borsoni che usava per la palestra.
«Va meglio ora?» Mi chiede, e con un sorriso consolatorio continua.
«Come vedi ho messo in atto un operazione di disinfestazione.»
La visione di tutte le sue cose messe da parte mi trasmette la tranquillità di cui sento il bisogno. «Vedo che sei già a buon punto, ti prendo le ultime cose e li posiamo fuori la porta.»

Raccolgo gli ultimi indumenti che trovo, e insieme a Grace chiudiamo i borsoni. Apro la porta e li portiamo in fondo alle scale. Alla fine accendo il cellulare e decido di inviargli un messaggio, ignorando totalmente le dozzine di chiamate perse e messaggi non letti.

"Ho lasciato le tue cose fuori alla porta, non chiamarmi ne cercarmi. Non sei più il benvenuto."

Senza nemmeno pensarci premo il tasto invia.
«Vuoi che rimanga con te stanotte?» Mormora Grace.
«No Grace. Hai già fatto troppo per me oggi, e poi è tardissimo.» Lei mi sorride.
«Ti lascio sola allora. Se hai bisogno chiama. Ci sentiamo domattina.»
L'abbraccio forte, e la lascio andare via. Chiudo la porta alle sue spalle. indosso velocemente qualcosa per dormire e mi metto a letto. Sono stanchissima, non ho nemmeno il tempo di pensare che mi addormento. È stata una giornata difficile, ma mi sforzo di pensare sia l'alba di un nuovo inizio.

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