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Noto dalla spunta sull'icona della sezione messaggi che ce ne sono tanti non letti.
«Iniziamo col vedere quanti numeri sono salvati, e con quali nomi!» Suggerisce Grace. Faccio come dice e noto come nella rubrica e nella lista delle chiamate partite e ricevute, ci sia un unico numero non registrato. E che esso si ripeta continuamente, con cadenza praticamente giornaliera. È lo stesso che ha chiamato per ben due volte stamattina. Ciò ovviamente non mi rassicura per niente, sono arrivata al baratro. So cosa mi aspetta ma forse non voglio accettarlo.
«Cazzo era come pensavo. Ora passa ai messaggi Lana!» Penso come Grace sembri a capo di un blitz contro una gang. Quasi sorrido al pensiero e clicco l'icona. Inizio dagli ultimi ricevuti e li leggo ad alta voce:
"Ieri notte ti ho lasciato con la stronza, crea una scusa per stasera xo".
"Perché non rispondi?"
"In ogni caso ti aspetto stasera alle diciotto al solito posto baby".
Prima di continuare con la lettura mi giro verso Grace, ho gli occhi pieni di lacrime. Non capisco se sono in questo stato perché colta di sorpresa, o se infondo sapevo già tutto. Non riesco a ragionare, non prenderei decisioni ragionevoli in questo momento.
«Ascolta Lana, respira. Non è nulla di insuperabile. Ora dobbiamo solo decidere come fargliela pagare» annuisco, tiro un respiro profondo e aggiungo.
«Ora faccio come se non fosse successo nulla. Torno a casa e poso il cellulare dove l'ho trovato. Ma prima se trovo la forza finisco di leggerli. Se Thomas dovesse chiamare farò finta di nulla, vado alla riunione e..., sai a cosa sto pensando. Stasera alle diciassette in punto vieni sotto casa mia. Abbiamo una persona da pedinare stasera» Grace sorride soddisfatta. «Non aspettavo dicessi altro, qualunque aggiornamento chiamami subito!»
Faccio cenno di sì, controllo l'orologio e noto che sono già le dieci e mezzo. «Devo andare baby. A dopo» Dico prendendo palesemente in giro la presunta, o presunto amante del mio compagno. Le faccio l'occhiolino sorridendo, ed esco dal bar.
Sto tentando di prendere tutto con una velata autoironia. Anche perché in fin dei conti pensandoci, me l'aspettavo. E soprattutto non posso lasciarmi schiacciare da un omuncolo. Mi passa per la testa l'idea che dopo stasera avrò bisogno di una lunga vacanza, ma per ora tento di tenere la mente libera e mi dirigo verso l'ufficio.
Noto dall'orologio digitale dietro l'editore con cui sto contrattando che è già mezzogiorno passato. Questa riunione mi sta sfinendo. Sento il telefono vibrare in borsa, e mi lascio sfuggire il pensiero che possa essere Thomas. Per ovvie ragioni mi auguro di no. Con la carica adrenalinica che ho in corpo in questo momento non so se sarei capace di comportarmi normalmente. Ed evitare di spaccargli con tutta la gentilezza che ho la faccia. Probabilmente proprio perché oggi ho esaurito anche quella, e inoltre noto che l'editore con cui sto parlando in questo momento non ha a genio il sentirsi controbattere da una donna. Che mi lascio andare ad un commento. Non mi piace che mi si distrugga tutto quello che ho costruito finora. In una sola mattina sento già di essere cambiata, o forse sto solo impazzendo.
«Senta, o sta alle mie condizioni o porta il suo misogino culo fuori da quella porta» dico con voce particolarmente pacata, e sfoggiando il mio miglior sorriso. Mentre indico la porta di vetro alle mie spalle. Forse ho esagerato, noto lo sguardo dei miei tre colleghi particolarmente divertiti, e sono contenta che oggi non ci sia Jess, il capo. È partita qualche giorno fa senza dare spiegazioni, dicendomi solamente che durante questa veloce assenza avrebbe voluto fossi io al suo posto. Credo di non essere mai stata così sorpresa. L'editore senza fiatare prende la sua ventiquattrore, si alza e sbatte la porta dietro di lui.
Appena uscito un rumoroso applauso seguito da cori ed esclamazioni divertite del tipo: «Lana! Jess ti ha lasciato la baracca per un paio di giorni o si è reincarnata in te?» Mi segue mentre mi avvicino anch'io alla medesima porta pronta per uscire. Anche se, l'unica cosa a cui penso è lo scoprire chi mi stesse telefonando tanto insistentemente. Mi giro, sorrido, ed esco dalla porta, chiedendomi se ciò che è appena successo è reale o me lo sono immaginata. In fondo sono contenta di venire associata a Jess.
È quella che io definisco una donna cazzuta.
"Forse lo sto diventando anch'io, oppure lo sono già?" Mi chiedo, e ricordando il mio passato mi rispondo che per essere con me non si può non essere cazzute.
Sto camminando verso casa mentre mi ricordo che il mio telefono vibrava durante la riunione. "Cazzo, è se fosse Thomas?" La mia vocina interiore probabilmente non riesce a capire che non ha senso essere in ansia. Stasera spero di coglierlo sul fatto e di fargliela pagare. Apro la borsa, e decido di prendere in mano il cellulare. Lo accendo, e noto due chiamate perse e una sfilza di messaggi non letti, e sì, è lui.
"Amore dove sei perché non rispondi?"
"Ho dimenticato le chiavi di casa e devo aspettarti per entrare. Quando stacchi?"
"Comunque ti aspetto alle tredici, non fare tardi. Ti amo."
È palesemente preoccupato, si sarà accorto che ha dimenticato l'oggetto incriminato, ed ora vorrebbe tentare di insabbiare tutto. Mi viene quasi da ridere, principalmente per il "Ti amo."
Tra venti minuti saranno le tredici, inizio a velocizzare il passo. Prima che arrivi devo sbrigarmi a nascondere il cellulare dove l'ho trovato. Mi chiedo come potrò riuscire a guardalo negli occhi. Terrò duro per potermi prendere tutte le mie soddisfazioni stasera. Mentre cammino penso a come sia palese la sua preoccupazione, non stacca mai da lavoro per la pausa pranzo. E soprattutto quelle volte in cui l'ha fatto era per pranzi di lavoro, a cui partecipavo a mio discapito troppo spesso.
Sono sotto casa, la voglia di andare e via è tanta ma no, non posso. Spero Thomas non sia ancora arrivato. Corro dentro, e premo il pulsante per l'ascensore. Il tempo che passo all'interno di quell'ascensore mi sembra infinito, e quando finalmente si ferma mi sento come se fossi in ritorno al futuro. Tento di avvicinarmi alla porta, e nemmeno il tempo di aprirla che sento qualcuno sussurrarmi in un orecchio. Urlo dallo spavento. Ero così concentrata su ciò che stavo facendo che non avevo sentito la sua presenza. «Ti faccio quest'effetto Lana?» Mormora Thomas divertito. Mentre con una mano mi afferra e mi porta a se. Ha lasciato la giacca e la cravatta su uno scalino.
È leggermente sudato ma come sempre impeccabile. E ora ha indosso solo la camicia bianca con due bottoni sbottonati. I capelli biondi gli cadono sugli occhi. Prima l'avrei trovato dannatamente sexy, ma ora guardarlo mi provoca solo un fantastico senso di nausea. «No scemo. Mi hai semplicemente colta di sorpresa, ora però lasciami che devo andare a cambiarmi» dico, mentre infilo la chiave nella serratura. Uso la prima scusa che trovo per divincolarmi e riuscire a raggiungere il piano di sotto. E poi se tentasse di baciarmi non so come reagirei. «Okay baby. Io magari preparo qualcosa da mangiare.»
Gli sorrido, tentando di trattenere uno sguardo disgustato all'udire della parola "Baby".
Mi chiedo se sono io bravissima a recitare, o lui troppo sicuro di se per accorgersi che c'è palesemente qualcosa che non va. In ogni caso tento di non pensarci troppo.
Prendo alla velocità della luce dei nuovi vestiti, ed entro in bagno. In questo momento l'unica cosa che mi interessa è sbarazzarmi del cellulare senza dare troppo nell'occhio. Anche se mi dispiace non riuscire a leggere il resto dei messaggi, ma in questo momento so di non aver bisogno di ulteriori prove. Non devo sperare di riuscire a trovare qualcosa che riesca a scagionarlo, è colpevole e lo so con tutta me stessa. «Lana, qui è pronto, sbrigati!» Sento urlare dalla cucina. Mentre alla velocità della luce sono intenta ad infilarmi il completo rosa che ho preso dall'armadio. Appena l'ho visto ho pensato fosse il completo perfetto per quest'ultimo pranzo. «Arrivo!» Urlo io a mia volta. E mentre lo dico sento i suoi passi arrivare attraverso la porta. Il cellulare è ancora sul lavandino. Sono una scema penso. E rischiando di cadere riesco a posare appena in tempo il telefono nel suo nascondiglio. «Posso entrare?» Sussurra lui a voce bassa, da dietro la porta.
Prima che possa rispondere la apre lentamente. «Eccomi sono pronta, niente panico!» Dico ridendo, tentando di rilassare il più possibile l'atmosfera. Spero di non aver dato troppo nell'occhio. «Hey baby, va tutto okay?» Mormora avvicinandosi lentamente a me. E io senza nemmeno accorgermene mi allontano lentamente, fino a poggiare la schiena contro la parete. «Perché scappi da me?» Dice di nuovo, mentre con le mani mi accarezza una guancia. «Non mi sento bene Thomas» creo la prima scusa che trovo. «Vieni a mangiare qualcosa, e dopo mettiti a letto. Io esco subito dopo pranzo.»
Mi bacia delicatamente sulla guancia. L'ho scampata, mi congratulo con me stessa. Anche se mi chiedo se tutte le attenzioni che mi sta riservando oggi siano dovute dal senso di colpa. Ma per ora non mi faccio troppe domande, presto potrò non vederlo più. Scendiamo in cucina, trovo sul tavolo del living due scodelle con del cibo cinese. «Grazie» mormoro con cortesia, guardandolo negli occhi.
Addirittura oggi si è prestato ad ordinare il mio cibo preferito. Credo che per essere l'ultimo pasto insieme è più che sufficiente. Rido quasi al pensiero. Ma ovviamente immancabilmente anche in quest'ultimo pasto, come mi piace definirlo. Thomas riceve una chiamata. Si alza velocemente ed esce dalla porta finestra. Riesco appena ad udire ciò che dice al suo interlocutore. «Cosa? Si certo, arrivo subito.»
Rientra in casa, e mi guarda a mo' di scuse. «Mi dispiace piccola» io gli faccio cenno col capo, non saprei cos'altro dire. «Ti amo, riposati» dice, con finta premura credo, mentre scende le scale. Ma prima di sentire la porta di casa sbattere, faccio caso al rumore della porta del bagno di sotto. Mi chiedo se così crede di aver assolto il suo peccato. Guardo l'orologio, e noto come ormai siano già le tre del pomeriggio. Mi accorgo che oggi gli orologi mi perseguitano. È un continuo countdown al momento X. Dopo stasera coprirò ogni singolo orologio di casa. Ma per ora ho seriamente bisogno di riposare. Almeno su questo Thomas aveva ragione.
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