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Seattle 12 Aprile 2019

Credo siano le sette del mattino quando apro gli occhi. Ormai sono abituata a scoprire che ore sono al mattino dalla posizione del sole attraverso le alte vetrate di casa mia. Il letto è disfatto reduce dalla notte che ho passato, ma mai disfatto quanto ciò che in questo momento sento dentro di me. Tento di riaddormentarmi dato che oggi ho la mattinata libera e solo una riunione alle undici. Ma vengo subito svegliata dal rumore del getto della doccia, e dal cellulare che per adesso preferisco ignorare. Credevo fosse andato via, forse l'avrei preferito. Quasi non riesco a capirmi. L'unica cosa che so è sono stanca che come per l'ennesima volta, tutto si aggiusti con del sesso riparatore. Le assenze non si riparano in questo modo, ormai l'ho capito.

Dopo essermi avvolta tra le lenzuola decido di alzarmi, noto che la colazione è già pronta e mi attende sul tavolino accanto alla poltrona. Il copione si ripete, dopo un furioso litigio si passa ad una notte di passione per poi arrivare alla colazione in camera. Thomas era il ragazzo perfetto all'inizio, sarà che ci siamo conosciuti quando eravamo entrambi molto giovani. Durante il penultimo anno di college, alla Seattle University. Mi accorsi che un nuovo ragazzo si era trasferito nel dormitorio accanto al mio, e intraprendente com'ero, dopo le svariate pressioni della mia migliore amica Grace che lo definiva "il ragazzo perfetto sfortunatamente caduto in una vetrina di Gap", non potevo lasciarmelo scappare.

Soprattutto perché a differenza sua non mi interessava cosa indossasse. Durante gli anni del college la nostra relazione andava a gonfie vele, prima che quella che definisco vanità lavorativa travolgesse le nostre vite o per essere precisi la sua vita. In quell'ultimo anno fantasticavamo di partire insieme, verso una nuova vita, dove poter inseguire insieme i nostri sogni, e costruirci un nostro futuro come avremo voluto. Semplici fantasie direbbe qualcuno, ma ci credevo davvero e pensavo ci credesse anche lui. Ma a stravolgere i nostri piani fu la prematura scomparsa di sua madre, Nora, che appena in tempo assistette alla nostra cerimonia dei diplomi. Dopodiché dato che non c'erano parenti prossimi, e lui non aveva altra scelta, ereditò l'azienda di famiglia.

Io gli stetti vicina, in quell'anno passato insieme ebbi modo di conoscerla bene e mancava anche a me. Quindi decidemmo insieme di mettere da parte ciò che avevamo in mente oramai da anni e restammo a Seattle. Oggettivamente fummo molto fortunati, la coppia perfetta per eccellenza direbbe qualcuno. Io trovai lavoro in una casa editrice come desideravo, e lui tentò di diventare il perfetto CEO di un'azienda. Ma distanza di pochi anni capì che niente era come prima, era cambiato. E' stato gradualmente non di colpo, quindi quasi non ci feci caso. Ma ormai era interessato solamente ai soldi, e i momenti che passavamo insieme erano scanditi da continue telefonate, mail ed sms. Ma forse non era quello ciò che mi faceva stare più male, era cambiato con me. Mi riprendeva per il mio comportamento in pubblico, mi definiva "eccessivamente passionale", diceva "le donne rispettabili devono adottare un comportamento adeguato alle situazioni", che avrei dovuto seguire un regime giusto data la sua posizione attuale, ma io no, non potevo.

Credo che sia stato perché gli fu servito tutto ciò che avrebbe dovuto raggiungere con gli anni su di un piatto d'argento, è stato fascinato dal potere, o forse meglio dire plagiato da un idea di ideale totalmente discordante da ciò che era sempre stato, ormai non era più capace di tornare indietro. «Amore sei sveglia?» Sento urlare dal bagno. Tutto d'un tratto vengo come cacciata via dai miei stessi pensieri.
«Si, sono qui» sussurro stanca. Ma prima che possa finire la frase Thomas era già piombato davanti a me. «Devo andare sono in ritardo, a dopo» dice mentre è intento a rispondere al telefono. E prima che potessi rispondere mi da un veloce e casto bacio sulla guancia, ed esce dalla porta. «Si certo, a dopo» dico io, rassegnata di essere tornata di nuovo alla normalità. Decido quindi, prima di leggere la sfilza di messaggi che come ogni mattina so di avere sul cellulare, di tenermi stretta questo veloce scorcio di mattinata prima di mettermi in contatto con la normalità.

Lascio cadere il misero lenzuolo che avevo indosso ed entro nella doccia, aziono il pulsante e mi lascio trasportare dall'acqua calda. Ma prima che riesca effettivamente a rilassarmi, una suoneria che riconosco non essere la mia mi scuote. Non ci faccio molto caso. Poi Thomas è uscito di casa parlando al telefono quindi non può essere il suo. Tento di non pensarci troppo, preferisco pensare sia la mia immaginazione piuttosto che fare la ragazza isterica e cercare un cellulare fantasma in giro per l'appartamento. Una volta uscita tento velocemente di domare in qualcosa di minimamente accettabile la mia lunga chioma riccia. Mi guardo allo specchio rassegnata, e come ogni volta che sono di cattivo umore decido di usare un rossetto per riprendermi.

Ne prendo uno color fragola, che si abbina alla perfezione con i miei occhi verdi. Nel mentre guardo il mio riflesso penso a quanto sono fortuna di essere diventata la donna che vedo allo specchio. Ma  un altro telefono comincia a squillare. Questa volta riconosco la mia suoneria. A malincuore decido di mettere fine ufficialmente al mio paradiso Off-Line. Corro verso il comodino e leggo il nome sul display "Grace", e soddisfatta di aver trovato il suo nome rispondo.

«Hey Lana finalmente! Ti va di fare colazione insieme. Allo Unicorn magari?» Sono contenta che mi abbia chiamato, stamattina mi sento abbastanza scossa ed ho bisogno di parlare.
«Non dirlo nemmeno, non aspettavo altro, ci sei tra venti minuti?» Noto dalla via voce di non essere così euforica da tempo.
«Ecco la Lana che preferisco, arrivo subito!» Appena attacco la stessa suoneria che sentivo mentre ero sotto la doccia ricomincia il suo concerto.

Questa volta ho un inspiegabile brutto presentimento, e decido di mettermi a cercare. Inizio dal letto, ma prima che riesca a spostare il cuscino di Thomas la suoneria parte di nuovo, e vengo colpita da un lampo di genio. Il suono è lontano, dev'essere nel suo cassetto nel bagno di sotto. Mi precipito giù per le scale ed entro in bagno, rovisto per i cassetti e finalmente lo vedo. Un semplicissimo cellulare a conchiglia, di quelli più semplici ed economici che ci sono sul mercato. Indubbiamente non nello stile di Thomas. Sono dubbiosa se aprirlo e mettermi a fare la ficcanaso, mi chiedo se siamo davvero arrivati a questo punto. Per fidarmi di lui ho bisogno di rovistare tra le sue cose? Ma mentre psicanalizzo la mia relazione mi accorgo che sono in ritardo. Non voglio far aspettare Grace, metto i due cellulari frettolosamente in borsa e mi appresto a uscire.

La vedo arrivare dalla vetrata dello Unicorn  mentre io sono già al tavolo ad aspettare. Inizio il mio countdown alle sue urla ed abbracci come ogni volta che la incontro. Credo di non aver mai incontrato una persona simile a lei, è ciò che definisco una persona arcobaleno. È capace di essere realista, ma allo stesso tempo positiva , cinica e... «Dannatamente colorata!» Esclamo ad alta voce, quando noto che abbiamo indossato entrambe lo stesso vestito a fiori. «Oggi non puoi prendermi in giro per come mi sono vestita, visto!» Sorride soddisfatta. Io le faccio una smorfia e decidiamo di ordinare. Subito arriva una cameriera che gironzolava da un po' attorno ai tavoli accanto al nostro. Ordiniamo i soliti due frappè alle fragole con cannella. Appena la cameriera di allontana dal nostro tavolo noto di essere troppo silenziosa. E nemmeno il tempo di formulare una frase che Grace mi precede.

«Ti vedo particolarmente silenziosa, non il tuo solito. Quindi conoscendoti le cose sono due: O hai scoperto che Thomas di tradisce, o sei stata tu a tradirlo!» Non accorgendosene era riuscita a schiarirmi quei pensieri che avevo bisogno sentirmi ripetere. Mi accorgo ancora una volta di non aver proliferato parola. Grace nota di nuovo il mio essere pensierosa e continua. «Oddio ma scherzavo, pensi davvero ti tradisca cara?» La guardo con uno sguardo che definirei sconfitto, e decido che se oggi devo parlare allora devo tirare fuori tutto.
«Lui già mi tradisce da anni ma non con una persona, solo ultimamente sto mettendo in dubbio sia solo con i soldi» mormoro esausta.
«Che bastardo, sapevo che dietro quei gilet di gap non me la contava giusta, ma non pensavo fino a questo punto, ma Lana cosa ti ha fatto venire tutti questi dubbi?» Sorrido notando la sua velata ironia. Mi chiedo se si impegni a riuscire a rimanere sempre ironica. Ma conoscendola so che non è così. In ogni caso decido se parlarle o no del cellulare che ho trovato.

Forse dovrei aspettare, ma no. Non posso aspettare ancora. «Stamattina ho trovato questo» dico con tono rassegnato, gettando sul tavolo il cellulare a conchiglia. Grace mi guarda con gli occhi sbarrati. «Ma allora cosa ci hai trovato dentro?!» Il suo sguardo passa dall'apprensione all'impazienza. «In realtà non l'ho neanche ancora aperto» mentre lo dico riconosco lo sguardo nei suoi occhi. Lo stesso sguardo che è prontissimo a dirmi che sono una stupida. «Ma sei scema? Ma guarda subito al suo interno e vai a fargli il culo.

Anzi se davvero ci troviamo ciò che pensi andiamo a fargli il culo» sapevo avrebbe risposto così e senza accorgermene scoppio in una risata isterica. Grace ritorna al suo sguardo apprensivo. Mi conosce molto bene. «A quest'ora si sarà già accorto che manca» dico tentando di sfuggire alla realtà. «Motivo in più per farlo al più presto, magari non è come pensi. Anche se, lo sai che sono di parte e sono convinta sia così. Ma sempre meglio toglierti il dubbio no?» Mi ha convinta, o forse mi sono rassegnata a scoprire la verità. «Ora o mai più» mormoro con un finto sorriso. Tento di incoraggiarmi. Grace sorride a sua volta, avvicina la sua sedia accanto alla mia e decido di aprire il cellulare.

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