Impossibile
Ed è così che, quasi per magia, mi ritrovo seduta sulla riva del canale. È successo tutto rapidamente, qualche minuto fa stavo uscendo dalla stanza e ora sono già qui. Bagnata come una spugna, ma ci sono.
Questo è solo per Marco, solo ed esclusivamente per lui.
Mi scosto un ciuffo di capelli dalla fronte e mi guardo intorno. Non c'è nessuno.
Sicuramente è stata solo una presa in giro. E io sono stata stupida a crederci, è inutile che ci giri intorno tutta la sera. Per quanto possa sperarci, neanche un gatto mi passa accanto. Ma d'altronde, con questa pioggia, l'unica pazza ad uscire sono io.
Mi stacco la maglietta dalla pelle umida e inizio a giocherellare con i sassolini sul terreno, aspettando una persona alla quale potrebbe essere successo di tutto.
Improvvisamente mi sento inutile, una stupida bambina aggrappata ad una speranza pronta a dissolversi da un momento all'altro.
Perchè è solo questo che sono: una bambina che si finge una ragazza.
Con questi pensieri sulla testa mi accascio lentamente sul suolo. Non mi importa del dolore provocatomi dalle piccole rocce.
Così mi addormento, da brava bambina stupida.
Intorno a me vedo solo nero. Il buio mi avvolge e mi trasporta nel suo splendido oblio: un posto da cui non vorrei mai uscire.
Chiudo gli occhi, per poi riaprirli rapidamente. Ma tanto non cambia nulla, nemmeno il minimo particolare, e ne sono felice. Per questo rido, con una risata infantile, come quella di un neonato di fronte ad una torta al cioccolato. Giro su me stessa, cullata nella mia pazzia.
Mi fermo lentamente, continuando a sorridere. Tuttavia la mia felicità cessa tutto ad un tratto: due piccole stelle sembrano fissarmi da lontano. Senza saperne il motivo inizio a correre verso quei due piccoli schizzi di luce.
Corro.
Corro.
Senza prendere fiato neanche una volta.
Allungo il braccio verso le due stelle e cerco di urlare, un nome forse, ma dalla mia bocca non esce nulla.
Così dal buio si levano delle mani che cercano di afferrarmi. E il mio momento perfetto diventa un incubo.
Cerco di divincolarmi da quelle dita lunghe e sottili, gridando parole incomprensibili.
Ma non smetto la mia fuga: continuo a correre, un piede dopo l'altro, finchè una mano riesce ad afferrarmi, trascinandomi nuovamente nel buio, che questa volta non ha più nulla di bello. Guardo le stelle scomparire dietro la coltre nera, ed è così che scorgo in loro un'espressione di profonda tristezza.
Le stelle stanno soffrendo.
Torno a sedere di scatto, con il cuore che batte a mille dalla paura. Cerco di tranquillizzarmi convincendomi che è stato solo un incubo, ma è tutto inutile.
Rimango per qualche secondo immobile con lo sguardo fisso verso il vuoto e la pioggia che mi riga il volto, per poi decidere di tornare in stanza. Se Marco avesse scritto realmente quel biglietto, si sarebbe fatto vivo già da un bel pezzo.
Devo ammettere di essere arrabbiata con me stessa, ma se fosse stata davvero una cosa importante sarebbe venuto, no?
Tolgo un po' di gocce di pioggia fuse a lacrime dalle guance e faccio per alzarmi.
Quando due mani mi fermano.
Mi giro verso l'acqua: credo di sapere di chi siano, ma voglio esserne certa. Ecco le quattro stelle affiancate, come pensavo!
"Marco!" Lo abbraccio, vorrei che rimanesse per sempre accanto a me. Vorrei sentire la sua pelle tra le mie dita per tutta la vita.
"Iris... Sono felice di rivederti." Nella sua voce sento una nota di tristezza. Lo prendo per la mano e ci sediamo rivolti verso il canale d'acqua, mentre la pioggia ci riga il volto.
"Cos'hai?" Gli chiedo in un sussurro.
"Nulla... Stai tranquilla."
No. Questa non doveva farmela.
"Devo stare calma? Come diavolo potrei? Sei scomparso per un giorno intero... E io dovrei stare calma?"
Mi guarda negli occhi e sospira: "Sì, visto che sono qui con te."
Mi mordo il labbro inferiore con un sorriso: "Sì, forse questo è vero..."
"Verissimo!" Mi corregge lui alzando l'indice verso l'alto, in segno di approvazione. Lo guardo ridere. È semplicemente perfetto. I suoi occhi magnetici mi perforano da una parte all'altra, facendomi sentire ancora più innamorata. Ed è in questa situazione che mi viene spontaneo chiedergli: "Ma dove sei stato?"
Si blocca. Le sue labbra si curvano verso il basso e gli occhi perdono tutta la loro immensa gioia.
"No. Non posso dirtelo..."
"Come? Non ti fidi di me?"
"Sì, certo... Ma la situazione è complicata."
"E tu non vuoi dirmi perchè sei scomparso come per magia? Bravo!"
Alza gli occhi al cielo: "Tanto dovrei tornare..."
"Dove? Perchè? Vuoi parlare?"
Si gira verso di me e mi fissa in un modo che non avrei mai pensato potesse guardarmi. Ha paura. Anzi, è terrorizzato.
Da cosa? Beh, non vuole dirmelo. Perfetto.
"No."
Mentre lo guardo scorgo una lacrima scorrergli sul viso. Appoggio la mia mano tremolante sulla sua, per dargli conforto.
"Sappi che a me puoi dire ogni cosa..." Sussurro, mentre i nostri occhi si incrociano. Così mi sento nuovamente piccola, una bambina stupida. Tuttavia Marco non apre bocca, e io temo sempre più che ciò che gli è successo non sia una banalità. Ogni secondo che passa me ne dà una piccola ma significativa certezza. Finchè lui, dopo essersi tirato i capelli all'indietro, sollevando una moltitudine di goccioline d'acqua, inizia a parlare.
"Vedi, ieri mattina, quando sono tornato in stanza ho visto che era completamente deserta. Quindi sono sceso nella Hall per vedere se fossero stati lì, ma nulla. Alla fine li ho trovati in cortile, appiccicati come sardine e minacciati da degli uomini in passamontagna."
Cessa la descrizione, così povera di particolari e rapida, per poi trarre un respiro profondo. Gli credo.
"Se non vuoi continuare non sei obbligato a farlo..."
Lui fa una strana espressione: "Scusami, allora deciditi, no?"
Sorrido e scuoto la testa: "No, continua pure."
"Ti dicevo, ho cercato di non farmi vedere, ma è stato tutto inutile. Mi hanno unito agli altri e ci hanno condotto in una piccola strada buia..."
"Notturn Alley..." Collego le informazioni, e tutto torna.
"Già, sembrava proprio quella. Insomma, poi ci hanno rinchiuso in una piccola stanza abbandonata e ci hanno lasciato lì tutto il giorno. Caso vuole che io abbia trovato una piccola porta che congiunge la camera all'esterno. L'ho usata due volte: una per darti il biglietto e una per venire qui."
"E si può sapere come mai vi abbiano portati via?"
"No. Non lo so. So solo che non si sono posti lo scrupolo di controllare se avessimo avuto cellulari o roba del genere. Infatti ti ho mandato dei messaggi."
Annuisco con la testa.
"Comunque stai tranquilla, per ora sono qui..."
Ha ripetuto la frase due volte, appena arrivato ed adesso. Segno che porta alla conclusione che lui è teso.
Devo avere davvero un'espressione a ebete in questo momento, ma sinceramente non mi importa.
"Già. Però lì non tornerai più, vero?"
Si alza in piedi, è tremendamente scosso.
"Certo che tornerò! Altrimenti mi verranno a cercare qui e per me saranno guai seri! E poi li conosci anche te i professori... In due minuti tutti saprebbero che sono di nuovo in Hotel, tutti! Anche gli uomini in passamontagna!"
Ed è in questo momento che mi viene il lampo di genio del secolo. "E se ti nascondessi?"
Marco si fa scappare una risata. "Pensi davvero che non lo scoprano?"
Altro lampo di genio, questa situazione stimola la mia intelligenza. "No, se tornassimo a casa..."
"Tanto loro impiegherebbero poco per trovarmi. E poi gli altri? Li lasciamo qui da soli?"
Gli dò un piccolo schiaffo sulla guancia destra. " No! Noi torneremo qui a salvarli! Così faremo perdere anche le tue tracce!"
"Impossibile."
La sua affermazione mi comporta dello sconforto. Sembrava che tutto andasse per il meglio, invece... Così lo abbraccio e mormoro: "Sai cosa disse Albert Einstein?"
"No, disse tante cose."
"Tutti sanno che una cosa è impossibile. Poi arriva uno che non lo sa e la fa."
"E quindi?"
Mi sciolgo dalle sue braccia e mi alzo in piedi di scatto.
"Quindi vieni con me."
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Ecco il decimo capitolo!
Ora la domanda è: cosa sarà l'impossibile?
Beh, intanto un concetto astratto e completamente inutile.
Poco fa mi sono accorta che i protagonisti portano il nome di due youtouber/muser. Vorrei precisare che non l'ho fatto volontariamente e la storia non è affatto una Fanfiction.
Detto questo, come promesso, ecco le due vincitrici del concorso che avevo indetto sulla bacheca (per chi se lo fosse perso ce ne saranno altri).
Vi consiglio vivamente di andare a leggere le loro storie (rispettivamente "Come una favola" e "FEEL ALIVE")
In "Come una favola" si parla di una ragazza alle prese con un campeggio, gli amici, un ex 'invadente' e nuovi amori. La trama è accattivante e la grammatica è priva di errori. Provare per credere!
Anche in "FEEL ALIVE" si parla di una ragazza affetta da una grave malattia che le impedisce di stabilire contatti con il mondo esterno. Cosa le accadrà? Per scoprirlo dovete leggere la storia!
Spero che passiate in questi due profili, meritano davvero più visibilità.
Cosa aggiungere?
Al prossimo capitolo!
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