Fiori

"Inutili parole..." Ripete lui. "Come ti è venuta in mente questa espressione?"

Boh, non lo so neanche io. Sinceramente, è da molto tempo che queste lettere girano ininterrottamente nella mia testa, ma non so da dove vengano fuori.

"Non ne ho idea. È che le parole sono inutili! Ne basta una per fare una confusione tremenda... Forse è per questo..."

Lui prende un sassolino dal terreno e lo lancia con forza in acqua.

"No, non credo che sia solo così. Secondo me è tutto molto più complesso..."

"Davvero?" Rido. "Non pensavo di aver detto una citazione d'autore!"

Lui non fa caso alla mia battuta e continua con le sue considerazioni. "Guardati intorno. È tutto fantastico. La notte è fantastica? E sai perchè?"

"Forse perchè non c'è un'anima viva e siamo insieme a guardare l'acqua del Canal Grande a Venezia?"

"Anche, ma soprattutto perchè nessuno dice una parola. Stanno tutti dormendo. È come se fossimo soli, come se avessimo una città intera solo per noi. Capisci cosa intendo?"

Sì, lo capisco eccome. Lui vuole dire che la notte è così bella soprattutto perchè nessuno può ferirci o farci del male. Non avevo mai pensato a questo, sono sempre stata convinta che la cosa più bella della notte sia dormire o sognare, ma mi sbagliavo.

"Sì, hai pienamente ragione."

Rimanemmo un po' senza dire nulla, poi decisi di rompere il silenzio con una domanda che mi ero preparata dal viaggio in autobus.

Solo che dirla è tutt'altra cosa che pensarla.

"Anche te soffri molto?"

Si gira di scatto verso di me, trafiggendomi con i suoi occhi verdi. Pensai che non volesse rispondere alla mia domanda. Iris, ora sei tu dalla parte del torto!

"Sì, troppo."

Sgrano gli occhi. Mi ha risposto. Si fida di me!

"Mi dispiace, davvero. Allora siamo in due."

"Perchè? Non vai d'accordo con le altre ragazze?"

"No, non ci sono mai andata e mai ci andrò. Loro... Ecco... Hanno interessi diversi dai miei."

"E meno male! Altrimenti in questo momento sarei rimasto qui da solo. Non avrei certo invitato una come Rebecca, o Elisa!"

Sorrido. Vorrei abbracciarlo. Ma non ne avrei mai il coraggio.

"Sai" continua lui "I ragazzi e le ragazze a quest'età sono stupidi. Non capiscono niente. Pensano solo ad apparire, mai a rendersi davvero conto delle cose importanti."

"E per sembrare migliori si divertono a far soffrire coloro che, invece, quelli che si distinguono dalla massa. Come noi due"

"Hai ragione, ma come mai ce l'hanno proprio con noi? Non gli abbiamo fatto nulla!"

"Quando vai in un giardino pieno di fiori, quali cogli?"

"I più belli..."

"Appunto"

Gli lascio qualche secondo per fargli capire il senso della domanda.

Ride.

L'ha capita, e ne sono felice.

Marco si alza dal terreno e si dirige verso il giardino. Vorrei seguirlo, ma lui mi fa cenno di rimanere lì dove sono. Inizio a tremare, il mio cuore salta nel petto: e se qualcuno ci ha visti? Saremo in guai seri!
Mi accorgo di mangiarmi le unghie, è un gesto nervoso e istintivo che faccio quando sono in ansia. Allontano la mano dalle labbra, quando vedo la figura del ragazzo venire verso di me.

Si siede nuovamente sui sassi, questa volta molto più vicino a me. Non so se esserne felice o impaurita. È una sensazione strana, che non ho mai provato prima.

Da dietro la schiena mi mostra un fiore, un Iris blu come il mare e vivace come la risata di un bambino.

"Ti sembra un caso che tu porti il nome del fiore più bello di questo giardino? A me no."

Inclina la schiena verso di me, e io faccio lo stesso.

Mi stupisco di me stessa. Credo di avere una tachicardia in corso, ma non importa. Questo potrebbe essere il momento più bello della mia vita.

O il più brutto.

Ma addio pessimismo, una volta per tutte.

Lentamente lui estrae l'Iris dalla tasca e me lo mette tra i capelli.

"Marco?"

"Sì"

Ormai solo pochi centimetri separano le nostre facce.

"Che succede?" Gli chiedo, con la tensione al massimo.

"Non lo so esattamente. Non sto cosa sto facendo, nè dove sto andando, so solo che non potrai fermarmi."

"E perché dovrei?"

Sorridiamo entrambi.

E succede.

Le nostre labbra si toccano, un brivido mi percorre tutta la schiena.

Sto.

Dando.

Il.

Mio.

Primo.

Bacio.

Un migliaio di emozioni ballano nel mio cuore. Non so cosa fare. Devo muovere le labbra? Devo allontanarmi? Devo dire qualcosa? Devo abbracciarlo?

Ma neanche lui lo sa.

Stiamo immobili, fermi come statue. Se devo essere sincera la situazione è un po' imbarazzante. Siamo in difficoltà, ma dobbiamo essere forti, ora in particolare.

Marco solleva le mani e le poggia intorno al mio viso.

"Sei a disagio?" Mi chiede, allontanando di qualche millimetro le sue labbra dalle mie.

"No. È che non so cosa sta succedendo. Ci sono troppe sensazioni in me. Dimmi che non sono l'unica..."

"No, non lo sei."

E accade di nuovo.

È inutile descrivere ciò che sto provando: verrebbe fuori solamente un groviglio di parole senza senso, unite tra loro in frasi incomprensibili (d'altronde le parole sono inutili, no?)

C'è solo una cosa che capisco:

Io lo amo.

Lo amo e basta.

Ci separiamo, ancora, ma questa volta dolcemente.

"Iris, prometti che non mi lascerai mai."

"Mai. Mai e poi mai. Abbiamo bisogno l'uno dell'altro."

Appoggio la mia testa sulla sua spalla e aspettiamo che il Sole si svegli, insieme. Il cielo inizia a colorarsi di rosa e di arancione, mentre la Luna torna a dormire.

"Credo che non sia più sicuro rimanere qui, Marco."

"Già" mi risponde"torniamo in stanza."

Ripongo l'Iris blu in tasca e torniamo da dove siamo venuti. Saliamo le scale in silenzio, per poi trovarci nella terrazza dei ragazzi. La attraversiamo di corsa e io passo dall'altra parte della ringhiera.

"Ti accompagno?" Mi chiede Marco.

"No, grazie. Te torna a letto, altrimenti qualcuno potrebbe sospettare di noi..."

"Come vuoi. A dopo, Iris."

"A dopo."

Ci abbracciamo, faccio un grande respiro e salto dall'altra parte del vuoto. Questa volta è stato molto più semplice, sarà la felicità che ho addosso. Scavalco nuovamente la ringhiera e mi trovo nell'altro balcone. Mi giro verso Marco, che alza il pollice in segno di vittoria.

Lo salutò con un cenno della mano destra e torno nella stanza.

Una volta seduta sul letto prendo in mano "Città di Carta", lo apro a una pagina totalmente a caso e ci infilo l'Iris blu. Poi metto il libro nello zaino e torno a letto, in modo che le altre non si accorgano di nulla.

Mentre appoggio la testa sul cuscino sento il telefono vibrare. Lo accendo e leggo un messaggio di Marco.

-Tutto ok?

-Sì. Stanno ancora dormendo. Te?

-Uguale. Ci vediamo dopo a colazione!

-Meglio così. A dopo!

Spengo il cellulare e mi giro dall'altra parte, con il sorriso sulle labbra.

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Ed ecco il sesto capitolo fresco di giornata!

Comunque ho deciso che riserverò un piccolo "Spazio autore" a conclusione di ogni parte.

Vi aspettavate il bacio tra Iris e Marco? Ad essere sincera io no, ogni volta che scrivo un capitolo improvviso, e va sempre a finire che mi allontano un sacco dalla traccia che mi ero posta in precedenza...

D'ora in poi spero di poter aggiornare un po' più spesso, anche se sarà difficile: la scuola ultimamente è terrificante.

A presto!





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