•15•
Sofia aveva un sorriso malizioso dipinto su quel faccino angelico, il suo dito indice si muoveva avanti ed indietro ad invitarmi a fare qualche passo verso di lei.
Ma i miei piedi erano puntualmente piantati al terreno. Possibile che non avessi mai una via di mezzo? Prima sembravo una donnicciola del '600, timorosa di perdere il suo candore, dopo parevo un divo del cinema porno pronto all'azione.
In questo caso ero la prima versione. Mi vergognavo tanto, ma ormai le avevo fatto capire di non sapere fare proprio nulla! Dannazione, era un punto a suo vantaggio...
"Allora? Che aspetti?"
Ingoiai il groppo in gola che mi si era formato e, con lentezza, mi avvicinai a lei. Le gambe sembravano di gelatina, la mente era appannata, il sudore mi colava sulla schiena.
Insomma, non una bella vista.
Arrivato davanti a lei, mi prese le mani tremanti e mi diede un bacio a stampo, andando a massaggiare le spalle tese.
Approfondì il bacio e poi formò una scia umida, passando per il mento, per il pomo d'adamo ed infine si fermò sopra l'orecchio sinistro, soffiando all'interno il suo alito caldo.
"Mi piace che debba essere io ad insegnarti anche le cose più semplici..." rabbrividii, "Mi eccita."
Girai la testa per guardarla negli occhi e potei vedere la lussuria che faceva dilatare le sue pupille.
Distolsi nuovamente lo sguardo, arrossendo un poco. Ero proprio una femminuccia.
A Sofia scappò una piccola risata, che non era derisoria, ma assomigliava più a quella di una mamma quando coglie il proprio figlioletto con le mani nel sacco.
"Ci sono molti metodi alternativi per godere, ad esempio si può utilizzare la lingua o le dita."
"Fino a qua ci arrivo anche io, non sono così incapace..."
"Allora fammi vedere cosa sai fare, bimbo" affermò maliziosamente, andando a sedersi con un saltello su un cavallo con le mainiglie in disuso, e allargando leggermente le gambe.
'Okay, puoi farcela! Mostrale che non sei un bimbo!' pensai per farmi forza.
Mi avvicinai con spavalderia e, arrivato davanti a lei, che mi fissava con gli occhioni da cerbiatta, rischiai di inciampare su una corda che era stata lasciata fuori posto.
'E ora? Che faccio?'
Iniziai a baciarla sul collo, mentre con le mani afferrai i fianchi e cercai l'elastico dei pantaloni. Ma le dita sembravano avere degli spasmi, perchè non riuscivano ad incappare nel loro obiettivo.
"Questi sono leggings senza elastico" spiegò Sofia con tono divertito.
Era l'unica a vedere della comicità nella situazione: io stavo sudando e mi stavo rendendo ridicolo.
Preso da una stizza improvvisa, mi allontanai da lei e le presi le estremità di quei malefici calzoncini, troppo aderenti, e le abbassai con un colpo secco, facendo sobbalzare la ragazza, che si appoggiò alle mie spalle.
"Ma sei scemo? Questi costano più di tutto il tuo guardaroba messo insieme!" urlò lei, fregandosene di essere mezza nuda in uno sgabuzzino della scuola.
"Che esagerazione! La prossima volta non li indossi per fare educazione fisica se ci tieni così tanto" sbuffai sonoramente.
Sofia si morse il labbro, consapevole di essere nel torto e, per non farmi indugiare troppo sulla situazione a me favorevole, mi attirò a sé in un abbraccio.
Le appoggiai d'istinto le mani sulle cosce, la cui pelle fresca e liscia mi fece correre con la fantasia a qualche giorno prima. Pelle contro pelle, sfregamenti rudi e bisognosi che si arrestarono solo quando si accese un incendio.
Gliele accarezzai, passando le mani su e giù con movimenti circolari, che pian piano andavano sempre un centimetro di più verso delle semplici mutandine blu notte.
Lei sospirava e con lo sguardo seguiva ogni mio gesto, senza perdersene nemmeno uno.
La sorpresi quando, con un movimento deciso, scostai la parte sinistra, e poi quella destra, di quel pezzo di stoffa, che in quel momento avrei voluto strappre, ed iniziai a massaggiare ai lati dell'inguine.
"Entra, sono al limite" sussurrò lei appoggiando la schiena al muro, ma continuando a fatica a fissarmi.
Con l'indice tastai l'entrata e poi affondai delicatamente in quello che mi sembrò il paradiso.
Era una sensazione stranissima: certo, avevo già provato la penetrazione, ma con il tatto la questione era diversa. Potevo sentire la sua parete morbida, calda e bagnata che mi si stringeva intorno al dito, che entrava ed usciva in modo regolare.
"D-di più!" mi supplicò con un urlo strozzato.
Se in quel momento fosse entrato qualcuno, non avrei saputo come giustificare la scena. Ma non mi importava in quel frangente. C'era solo lei ed il suo viso accaldato, il suo corpo che chiedeva di più e seguiva i miei movimenti.
Aggiunsi un altro dito ed aumentai il ritmo.
Mi sentii potente, ma anche schiavo. Schiavo perchè ero affascinato dalla sua estasi che le velava gli occhi socchiusi, le sue labbra aperte da cui uscivano dei gemiti che mi facevano impazzire.
Colto da una forte emozione, le afferrai la nuca e sospinsi la mia bocca sulla sua in un bacio rude, giusto in tempo per smorzare il suo grido di puro godimento.
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