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Passammo tutto il pomeriggio a lavorare ognuno al proprio compito, dopo aver cercato di convincere Clara che non stavamo insieme, ma eravamo solo 'amici'.

Ma la piccola era come sua sorella, testarda e convinta di avere ragione, per cui fu dura scalfire la sua opinione. Solo Sofia ce la fece, dopo ben 23 minuti di conversazione.

La mia compagna di squadra fece un bel lavoro: il volantino creato era con tonalità pastello, colori che incuriosiscono ma non disturbano l'occhio, e aveva un paio di foto in bianco e nero della guerra. Il messaggio era chiaro e conciso e diceva:

Hai vissuto durante la seconda guerra mondiale e ti piacerebbe condividere la tua esperienza?
Contattaci per rendere unico il nostro progetto!

Sembrava più una pubblicità accattivante che cercava di vederti un prodotto molto costoso.

Ma mi piaceva e speravo attirasse molte persone, sebbene siano passati tanti anni dall'evento.

Chiamai mio nonno che, strano ma vero, era proprio al circolino a giocare a burraco.

"Ciao Stefano! Come va?" mi domandò con il suo vocione roco da fumatore incallito.

"Ciao nonno, bene grazie. Tu? Ti disturbo?"

"No, non disturbi mai!"

Non fece in tempo a finire la frase che si levò un urlo dalla cornetta, tanto da far spaventare anche Sofia, al mio fianco.

"SÌ! HO VINTO!" urlò il nonno.

"Figliolo, porti fortuna! Ti chiamerò ogni volta che avrò una partita" rise estasiato. "Cosa volevi dirmi? Ora sono libero."

Mi schiarii la voce ed inizia a raccontargli del mio progetto e lui con enfasi mi disse che al circolino c'erano molte persone che avevano anche combattuto in prima linea.

"Stai tranquillo Stefano, organizzo io una serata invitando tutti loro. Così potrai intervistarli e fare un progetto da premio Nobel!"

Lo ringraziai per il grande aiuto che mi stava dando ed incominciai a scrivere una lista di domande da poter poi leggere a Sofia.

Le piacquero molto e mi aiutò a perfezionare alcune e di proporne altre.

Fummo così immersi nel progetto che non sentimmo arrivare la madre di Sofia.

"Ciao ragazzi! Come va?"

Una donna minuta e con un paio di occhi dello stesso colore di Sofia, sebbene circondati da delle occhiaie, mi guardò felice e mi tese la mano.

Mi alzai dal letto con imbarazzo e mi presentai: "Piacere, Stefano Lombardi. Sono in classe con sua figlia e stiamo lavorando ad un progetto di storia."

La sua stretta era forte e protettiva: "Piacere mio, sono sua mamma, Antonietta."

Sofia si alzò per abbracciarla e darle un grosso bacio in fronte, dato che era più alta di lei.

"È la prima volta che vedo mia figlia studiare" guardò la nominata di sbieco e poi ritornò su di me con un sorriso.

"Penso sia merito tuo quindi sei il benvenuto in casa nostra. Vuoi fermarti a cena?" domandò gentilmente.

Guardai l'orologio: erano già le 20.17. Cavolo, mia madre mi ucciderà per non averla avvisata!

"Grazie mille, molto gentile. Ma devo ritornare a casa, non ho neanche avvisato i miei."

Misi tutto nello zaino, abbastanza di fretta e salutai la madre, la sorellina che ci aveva raggiunti e Sofia.

"Emh, ciao. Ci vediamo domani. Salva il volantino nel tuo computer, poi lo stamperemo."

Mi girai dopo aver ricevuto solo un 'ciao' distaccato ed uscii dalla casa, accompagnata solo da Antonietta.

Forse non voleva farsi vedere affettuosa, con un altro essere umano al di fuori della sua famiglia, dalla madre.

Non ci badai molto e corsi a casa dove mia madre mi fece la ramanzina.

Passai la serata a trascrivere le domande al computer in modo da poterci scrivere sotto la risposta.

Mi venne però una fantastica idea, così scrissi a Sofia.

-Stefano-
Ho avuto un'illuminazione sul progetto! So che verrà un capolavoro! Notte :)

Dopo pochi minuti arrivò la risposta:

-Sofia-
Non dirmi che stai ancora lavorando al progetto D:
Sei proprio un secchione! Notte

Sorrisi e, un po' stanco, andai a dormire per ricaricare le batterie per un nuovo giorno.

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