Capitolo Venti

Accampamento di Silla

Seung Hyun tirò le redini del cavallo per rallentare l'andatura. L'accampamento di Silla era visibile dietro la collina che aveva appena superato, insieme agli uomini fidati che lo avevano accompagnato fino ad allora. Nonostante l'animale avesse più volte voltato la testa, per tornare indietro, Seung Hyun lo aveva rimesso al proprio posto, tirando le briglie affinché ubbidisse. Qualcuno, come un astrologo, avrebbe letto quel segno come un richiamo verso il legame che involontariamente era stato creato. Il cavallo si voltava in direzione dell'accampamento di Goguryeo, che era ormai scomparso dalla notte precedente. Seung Hyun non avrebbe badato a nulla di simile. Aveva smesso di pensare a Lee Yoon Ah nel momento in cui se l'era lasciata alle spalle, benché il suo viso sarebbe rimasto impresso nella memoria. Era insolito incontrare un animo così carico di orgoglio.

I pensieri defluirono insieme alla risata di Baek Soo che lo riportò alla realtà. Guardò indietro, dove i suoi uomini lo seguivano al trotto. Quella risata era come il sole che squarciava le nuvole argentee, minacciose di pioggia. Seung Hyun l'aveva sempre ascoltata con piacere, poiché non aveva mai espresso allo stesso modo un'allegria che credeva di non aver mai avuto. La severità che si era imposto non pesava e si concedeva di sorridere, talvolta, ma non ricordava di aver mai riso davvero. Nemmeno da bambino. Per questo amava la compagnia di Baek Soo. Lui non rinunciava mai ad un aspetto di cui l'essere umano aveva bisogno e si nutriva della sua risata, come fosse stata sua.

Diede un colpo al ventre del cavallo che tornò sulla linea d'avanzata e quelli dietro lo seguirono. Gli zoccoli battevano sull'erba sollevandone le zolle. Il profumo della primavera durò solo pochi istanti, poiché una volta raggiunto l'accampamento Seung Hyun non assaporò che metallo e fieno, che si stipiva sin dentro le narici.

Il campo di Silla era un esempio di disciplina che Lee Yoon Ah non avrebbe saputo imitare. I ranghi erano posizionati in squadre geometriche e, nonostante gli odori talvolta nauseanti, l'ordine e la pulizia regnavano. I soldati non girovagavano tra le tende, ma si allenavano e affilavano le armi. Seung Hyun sorrise nel riconoscere la mano di suo padre, ostinata nel rendere tutto ciò su cui aveva potere un dipinto di diligenza.

Seung Hyun balzò giù dal cavallo e ordinò a Baek Soo di occuparsene. Battè una mano al petto per pulire via lo strato di polvere che si era accalcato sugli indumenti prestati da Tae Ryu. Si diresse verso la tenda del Generale. Le due guardie poste all'ingresso, appena lo riconobbero, si inchinarono e si spostarono per farlo passare. Sollevò un lembo del telo giallo, ma prima di entrare udì la voce di suo padre scoppiare come un tuono a inondare i cieli.

Kim Dong So, la cui armatura pesante era diventata uno strato di pelle, batté i pugni sul tavolo.

«Toglietevi dalla mia vista!»

I soldati con la testa china, in fila davanti a lui, si inchinarono in un mormorio di rammarico e si congedarono in fretta. Le punizioni inflitte dal Generale, spesso, erano più dure del necessario. Come quelle di chi aveva sopportato atroci sofferenze sulla propria carne. Seung Hyun attese che gli uomini svanissero prima di palesarsi. Sul tavolo davanti a cui suo padre si era appena seduto giaceva una lettera accartocciata e una busta rossa strappata. Doveva aver ricevuto notizie tali da oscurarne l'umore.

Il Generale emise un ringhio sottaciuto, passando una mano fra i capelli tagliati corti, i cui fili d'argento avevano iniziato a tessersi tra quelli più scuri. Quando gli occhi si levarono su di lui, stretti e lunghi, da cui era difficile incontrare emozione che non fosse tenacia, Seung Hyun si inchinò.

«Sabunim [1], vi prego di perdonare la mia lunga assenza» si rivolse a lui senza sollevare la testa.

Il Generale Kim batté di nuovo i pugni sul tavolo e si alzò dalla sedia con veemenza.

«Seung Hyun» la sua voce era scura «quali notizie dai nostri nemici?»

Non si aspettava un caloroso benvenuto, né le frasi di circostanza che un padre avrebbe dovuto rivolgere al proprio figlio. Dong So, in fondo, aveva ricalcato su di lui quell'austerità in cui Seung Hyun si era crogiolato senza affanno. Continuò a tenere gli occhi puntati a terra e i pugni stretti.

«I vostri sospetti erano fondati: il Generale Lee è morto.»

«Dunque per quale motivo non si arrendono?»

Avrebbe potuto dire, semplicemente, che si trattava di uomini di Goguryeo. Nonostante i soldati si fossero trovati spaesati all'inizio, non avrebbero lasciato a Silla la conquista dei confini, anche senza un Capo a guidarli.

«Un nuovo Generale è stato eletto, ma ancora non sono pronti ad impugnare le armi.»

Seung Hyun si morse la lingua. Svelare che era stato lui a creare la nuova guida e che si trattava della figlia del precedente Generale, era qualcosa che avrebbe tenuto per sé. Suo padre non era mai stato un grande stratega, per quanto le sue prodezze militari fossero conosciute in tutti gli angoli dei Tre Regni. A volte una strategia funzionava proprio perché tenuta segreta agli amici.

«Non possiamo lasciare che si riposino, organizzeremo un attacco frontale» tuonò il Generale, il naso si arricciò fino a trasformare il volto in quello di una tigre assetata di sangue.

Solo allora Seung Hyun sollevò la testa. Sciolse i pugni e l'inchino in cui si era prostrato.

«Sarebbe un errore, Sabunim.»

Il Generale Kim non permetteva a nessuno di contestare i suoi ordini, tranne che a lui. Per questo si permetteva di esprimere in libertà i propri pensieri. Più di una volta, in battaglia, i suoi consigli erano stati salvifici.

Suo padre allungò le labbra in una smorfia. Distese le braccia sul tavolo, scivolando sulla sedia in una posa comoda.

«Immagino che tu sappia già cosa fare. Esponimi le tue idee» gli indicò di sedersi.

Seung Hyun si accomodò su una sedia al lato più corto del tavolo e lo guardò senza timore che i fulmini dentro i suoi occhi lo colpissero.

«Se spingeremo Goguryeo ad un attacco frontale, il nuovo Generale ordinerà la ritirata ogni volta che lo riterrà necessario. Attendere riposati l'avversario affaticato, usammo anche noi questa strategia di logoramento, come potrete ricordare. Se attaccheremo, Goguryeo si ritirerà, se riposeremo ci infastidiranno e nel momento in cui saremo esausti ci combatteranno. Rincorrendo l'esercito lungo le colline il terreno diverrà sfavorevole. Quando saremo troppo stanchi per combattere ci coglieranno di sorpresa» gli spiegò. Era questo ciò che aveva intuito, vivendo tra il sonno e la veglia nell'accampamento nemico. Continuò, sorseggiando prima un sorso d'aria.

Il Generale piegò le sopracciglia precipitosamente. Non era mai stato un ottimo ascoltatore, Seung Hyun doveva arrivare al sodo prima che si distraesse.

«Inoltre, il numero dei nostri uomini è attualmente inferiore e vorrei presevarne le vite, uccidendo con una spada presa a prestito

«La diminuzione, il quarantunesimo esagramma» mormorò l'altro «il lago sotto la montagna. L'uomo superiore modera la sua ira e padroneggia i suoi desideri. Non è questo il modo in cui preferisco agire, ma mi fido delle tue intuizioni.»

Suo padre non era mai stato uno studioso come lui, ma Seung Hyun gli aveva impartito lezioni sulla cultura cinese. Era lieto di vedere che alcune cose erano rimaste tanto impresse e che avesse intuito quali fossero le sue intenzioni.

«Esattamente, Sabunim. Il nuovo Generale crede di aver stipulato un'alleanza con Baekje e rimarrà in attesa di un contingente che si unisca ai suoi soldati. Ho intenzione di mandare i soldati di Baekje, sottomessi ormai al nostro volere, cosicché una volta entrati nell'accampamento nemico avranno modo di attaccarli, prendendoli di sorpresa.»

«E in questo modo non potrà esserci alcuna ritirata» sussurrò il Generale.

«Li costringeremo a combattere, in casa loro.»

«Assegnerò il contingente di Baekje ad uomini fidati.»

Il Generale grugnì in una risata stagnante. Scosse appena la testa e mostrò un sorriso soddisfatto. Si alzò per posare una mano sulla sua spalla e battere un colpo forte abbastanza da scuoterlo.

«Non vorrei proprio averti come nemico, ragazzo mio.»

Seung Hyun rimase impassibile sotto a quel tocco e si alzò in piedi, mentre suo padre camminava nella tenda come era solito fare, quando si riempiva di pensieri. Si mosse dalla sua posizione e raggiunse suo padre per arrestarne l'andatura.

«Assegnatelo a me, Sabunim.»

Il Generale aggrottò le sopracciglia a tal punto che dal suo viso sarebbe potuto esplodere un temporale. Lo afferrò per il tessuto della tunica e lo avvicinò al viso.

«Non rischierò la vita di mio figlio. Potrai anche non rivelarmi tutto, come spesso è accaduto in precedenza, ma comprendo il modo in cui vuoi usare gli uomini di Baekje. Non sono altro che un sacrificio, per permettere ai nostri soldati di rimanere in maggioranza. Dovrei forse permetterti di diventare un'offerta sacrificale?»

Seung Hyun non si liberò dalla sua presa, né abbassò gli occhi. Impostò il tono della voce per renderla calma come l'acqua di un ruscello.

«Se il nuovo Generale non mi riconoscerà tra i soldati alleati che invieremo loro, capirà di essere caduto in trappola. Una volta che sarò entrato nel loro accompamento guiderò l'attacco.»

Il Generale lo fissò per qualche istante. Riusciva a sentire i denti che si stritolavano sotto le mascelle indurite. Solo un attimo dopo rilasciò la presa e gli posò entrambe le mani sulle spalle. Annuì e schioccò la lingua sotto al palato.

«Bentornato, ragazzo mio.»

Seung Hyun chinò la testa in segno di rispetto e suo padre uscì dalla tenda. Rimasto solo mescolò la saliva e la mandò giù più a fatica del solito. Lo sguardo cadde sulla lettera accartocciata sul tavolo. Non aveva domandato al Generale il motivo della sua ira precedente ed era certo che la risposta fosse proprio lì. Coprì la distanza dalla missiva, che raccolse senza badare al rischio di essere scoperto. Sciolse la carta e la distese per leggerne gli ideogrammi. Le mani compirono un tremito.

Proveniva dal Primo Ministro Choi Kwan Go, colui che aveva desiderato portare avanti la guerra contro Goguryeo. Seung Hyun inspirò a fondo e strappò la lettera, affinché non capitasse ad altri di leggerla. Suo padre si era messo al servizio del Primo Ministro da tempo immemore e nonostante lui non fosse mai stato d'accordo, non poteva che seguire il suo volere.

[1] Sabunim: Maestro

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