Capitolo Sedici
Regno di Baekje, Palazzo Reale.
Il fumo sorgeva dalle mura del Palazzo Reale. Quel giorno, il Regno di Baekje era caduto.
Seung Hyun terminò di dipingere il ramo di maewha sullo sfondo bianco della pagina, mentre sedeva sotto al Padiglione che si affacciava sullo stagno del giardino reale. L'inverno era trascorso senza che avesse goduto della bellezza di quei fiori. La primavera li aveva portati via troppo presto e come ogni anno non rimaneva altro che riprodurli nella finzione. Per quanto tentasse di rincorrerli, finiva sempre per perderne la fioritura e per quanto simili, i fiori dipinti non rimandavano indietro il loro intenso profumo.
Quando abbandonò il pennello sul soban, un refolo di vento avvolse la pagina e la trascinò verso lo stagno. Il disegno si gonfiò sul pelo dell'acqua, prima di scivolare nell'abisso oscuro. Seung Hyun sorrise, sciogliendo le gambe e alzandosi in piedi. Seguì la discesa dei suoi maehwa, insieme ai desideri che aveva messo da parte per una vita intera. Il vento gli aveva appena ricordato i suoi doveri.
La lettera di suo padre, Kim Dong So, era giunta quel pomeriggio e giaceva accanto alla ciotola di tè ormai vuota, dove si conservava solo l'essenza. Seung Hyun la afferrò per scartarne il contenuto. Il bagliore dell'ultimo sole la illuminò.
"Il Generale Lee è scomparso da settimane dai campi di battaglia. Alcuni sostengono che sia morto e che l'esercito di Goguryeo abbia coperto la sua dipartita. Non siamo ancora pronti per un nuovo attacco frontale e i confini di Silla stanno cedendo. Fintanto che mi occuperò di reclutare uomini, dovrai introdurti nel loro accampamento e tardare la loro linea d'azione."
Un sospiro schiuse le labbra. Piegò la lettera e la inserì nella busta rossa con cui era giunta. Seung Hyun aveva sempre amato la vita contemplativa, ma ancor di più ne apprezzava le qualità quando era costretto a calcare l'emo di guerra.
L'esercito di Goguryeo era forte, l'orgoglio di una civiltà indossato persino dalle armi che brandiva. Quello di Silla, invece, stava perdendo spessore. Aveva promesso a suo padre che un giorno lo avrebbe condotto alla vittoria, ed era giunto il momento di dimostrare il suo valore.
All'ombra del salice che si aggettava sulle acque dello stagno, rispose con un segno d'assenso la figura che Seung Hyun richiamò con lo sguardo. Baek Soo, guardia che suo padre gli aveva affidato, era rimasto al suo fianco per tutto il pomeriggio. Come un filo di vento lo raggiunse verso il padiglione e si inchinò.
«Disponete i vostri ordini, Comandante.»
Seung Hyun infilò la lettera all'interno della tunica viola. Lo guardò in tralice, con il mento basso.
«Riunisci cinque uomini affidabili e fai prepare i cavalli. Ci recheremo all'accampamento di Goguryeo come emissari di Baekje.»
Baek Soo sollevò il capo dall'inchino, le labbra sottili si mascherarono di un sorriso teso. I denti bianchi si illuminarono in una risata contenuta, che cessò non appena Seung Hyun lo rimproverò tacitamente.
«Credete sia saggio fingersi emissari di Baekje?»
«La caduta di Baekje è una notizia che rimarrà segreta il tempo necessario. Useremo questo ritardo a nostro favore.»
«Dunque, supponete che i soldati di Goguryeo ci accoglieranno» commentò Baek Soo, inarcando un sopracciglio. Subito si accigliò, senza celare il sorriso che ancora permeava l'espressione.
«Non avranno motivo di rifiutare l'aiuto di Baekje. Goguryeo controlla il commercio nell'entroterra, mentre Baekje quello dei mari. Unendosi avrebbero occasione di rompere le rotte mercantili che collegano Silla, e il nostro regno cadrebbe. Ho intenzione di far supporre loro che Baekje si unirà alla causa.»
Seung Hyun tornò a guardare l'acqua dello stagno. Lì incontrò il suo riflesso. Il viola aveva sempre risaltato il viso degno del Hwarang [1] che era stato. Anche se non più così giovane, aveva conservato i tratti di un'innocenza perduta.
Baek Soo abbandonò una mano sul pomo della spada e inclinò la testa di lato. I capelli neri si sciolsero sulle spalle.
«Se scopriranno che siamo soldati di Silla ci trucideranno.»
«Non oseranno, se il loro Generale è morto come mio padre crede.»
«Il Generale Lee è morto?»
«E' ciò che dobbiamo scoprire. E' inusuale che un esercito continui a marciare quando il proprio capo perisce.»
*
Accampamento di Goguryeo
Il silenzio si era trasformato in un'eco di rumori assordanti. Tamburi che fendevano l'aria, senza che nessuno li percuotesse. Era il cuore di Seung Hyun, calmo e misurato, che scandiva il tempo. Chiuso nella tenda dove era stato fatto accomodare, in attesa del Generale Lee, sedeva in una compostezza studiata e al contempo naturale. Aveva anticipato con una lettera l'arrivo di un emissario di Baekje e i vessilli avevano svolto il proprio compito. Ora sventolavano fuori dalla tenda, insieme ai cinque uomini che si era portato dietro. Solo Baek Soo era rimasto al suo fianco, come un'ombra era immobile all'ingresso, affacciato da uno spiraglio di tessuto che teneva sollevato con una mano.
«Non mi chiedete quali sono le mie prime impressioni, Comandante?»
Baek Soo ruppe il silenzio, accartocciando la lingua in un mugugno fastidioso. Seung Hyun rimase seduto con le mani distese sulle ginocchia e la schiena dritta. Si voltò dalla sua parte ed annuì.
«Il campo sussurra» esordì, stringendo la fascia rossa attorno alla fronte «non tutti i soldati indossano l'armatura, sono distribuiti intorno a diversi fuochi ma solo alcuni di loro prendono la parola. Sono silenziosi, eppure rumorosi. Si scambiano borbottii confusi, i volti appaiono stanchi e preoccupati.»
Seung Hyun, dalla lieve apertura che Baek Soo aveva formato nella tenda, scorgeva le ultime gocce di sole che si disseminavano sul campo. Il cielo amaranto stava perdendo colore, per trasformarsi nel buio caldo della prima sera. L'impressione di Baek Soo corrispondeva alla propria. Suo padre lo aveva messo al corrente degli spostamenti repentini a cui gli uomini di Goguryeo erano stati sottoposti in quelle ultime settimane, trascinando di continuo i carri di rifornimento e i cavalli. Mutando spesso il campo, mutavano le condizioni, ma Seung Hyun la riteneva una sciocchezza: affaticare e innervosire gli uomini era un rischio che un capo non avrebbe dovuto correre.
«Trarremo beneficio dal loro disorientamento?» gli domandò Baek Soo, dando le spalle all'ingresso della tenda.
Seung Hyun raccolse un sorso d'aria.
«Le lacerazioni interne aiuteranno i nostri scopi, ma dobbiamo prima guarirle in superficie.»
«Intendete aiutarli?»
Il tono di sorpresa non lo scosse.
«La vera debolezza si trova nella forza dell'avversario, Baek Soo. Un nemico spaventato non avanza, poiché insicuro, ma un nemico deciso scopre tutte le sue carte.»
«Aigoo [2], sarà meglio fare silenzio prima che qualcuno ci senta confabulare» rispose Baek Soo, dilagando in una risata sguaiata. Battè una mano sulla gamba e scosse la testa, prima di avvolgere il pomo della spada.
Seung Hyun nascose un sorriso. Era lieto, talvolta, di assaporare la serenità con cui Baek Soo affrontava le difficoltà. Era un'anima leggera, forse persino spensierata, ma non per questo fragile o superficiale. Così diverso dalla sua severità conquistata a fatica, era più di un'ombra. Un amico, quando poteva sperare di averne almeno uno.
«Rimani in guardia, ma non mostrarti ostile» gli suggerì Seung Hyun «o crederanno che non siamo qui per proporre un'alleanza.»
«E' nella mia natura essere ostile, Comandante. E sospettoso.»
«Il sospetto è alla base dei pregiudizi. Il pieno scaccia il vuoto, ma è creando il vuoto che si vince una battaglia, che sia sul campo o fuori.»
«Insegnamenti di vostro padre?»
«Lui ha il tuo temperamento, Baek Soo. Per questo ho imparato a creare il vuoto attorno a lui, perché la sua pienezza trovasse terreno dove depositare l'acqua.»
Seung Hyun indicò a Baek Soo di far cadere la conversazione. Sciolse la posa composta e si alzò in piedi quando passi affusolati si avvicinarono alla tenda. I lembi di tessuto si scostarono e comparve una figura in penombra. I bracieri accanto alle sedie disposte a cerchio la illuminarono, come se il fuoco fosse stato richiamato dal suo principio madre. Tae Ryu, l'uomo che li aveva accolti pochi istanti prima, avrebbe dovuto mettere a parte il Generale Lee del loro arrivo. Era tornato, ma scortato solo da due soldati.
La tunica dalle filature d'argento ricopriva la sua corporatura robusta. Nell'attraversare la fila di bracieri, la luce ne avvolse le tessiture. Sembrava stoffa sottratta alla luna. Le mani poste lungo i fianchi lasciavano intravedere un'insozzatura bianca, come granuli di sale sparsi tra le dita. Seung Hyun non vi badò, per il momento.
«Il Generale non potrà ricevervi» annunciò Tae Ryu.
Seung Hyun non mosse le sopracciglia, era una risposta che si aspettava.
«Una ferita riportata in battaglia gli impedisce di ottemperare ai suoi doveri. Dunque, demanda a me il compito di ascoltare l'emissario che Baekje ha inviato.»
Seung Hyun sollevò il mento e calpestò la lingua tra i denti. Non conosceva il Generale Lee, ma suo padre non aveva mai mancato di elogiarlo con il rispetto che un uomo del suo rango meritava. Una ferita protratta tanto a lungo, senza miglioramenti o conseguenze, era poco credibile. In ogni caso, Tae Ryu appariva troppo giovane per essere davvero il portavoce del Generale. Non poteva perdere l'occasione di indagare fino in fondo.
Quando quest'ultimo si accomodò sulla sedia, Seung Hyun rimase in piedi.
«Con il dovuto rispetto, temo di dover rifiutare. Questo incontro segnerà un passo importante per Baekje, poiché ci esporremo apertamente contro Silla. Ho il preciso ordine di comunicare direttamente con il Generale.»
Tae Ryu aggrottò le sopracciglia doppie. I capelli scomposti, sfibrati, cadevano sulle spalle. Il pallore sotto le occhiaie denotava una lontananza dai campi di battaglia, o dalla semplice esposizione al sole. Il fuoco che bruciava dietro di lui ne masticava l'ombra.
«Vi assicuro che la mia voce non differisce dalla sua. Un'alleanza con Baekje è ben vista dal Generale.»
Seung Hyun portò le mani dietro la schiena e chinò il mento.
«E' buona norma, quando si riceve un ospite, non insistere per evitare che sia costretto a rifiutare due volte.»
Tae Ryu spezzò la serietà della sua espressione. Le sopracciglia ravvicinate si accavallarono ma non ne emerse alcun sorriso mentre tornava in piedi. Baek Soo, intanto, si era avvicinato.
«Ebbene, poiché l'insistenza non vi convincerà, devo eseguire la volontà del Generale.»
«Aish [3], non vorrete rispedirci indietro dopo tutta la strada che abbiamo fatto.»
La voce di Baek Soo si intromise in una musica che aveva già preso una stonatura. Seung Hyun sollevò un braccio verso di lui, per interrompere la sua avanzata.
Tae Ryu scosse la testa.
«C'è in gioco un'alleanza, non vi chiederò di tornare a Baekje. Se siete tanto irremovibile vi concederò di rimanere qui e attendere che il Generale Lee si riprenda. Fino ad allora, mi auguro che capirete, sarete tutti nostri ostaggi.»
Il tintinnio della sciabola che Baek Soo sfoderò si trasformò in un fendente che sfiorò solo l'ombra di Tae Ryu. Le fiamme del braciere si innalzarono violente, come a voler proteggere qualcosa che apparteneva loro.
«Abbandona le armi» ordinò Seung Hyun, guardando in tralice la sua guardia.
Baek Soo, i cui occhi si erano già riempiti di astio, si dipinsero di costernazione. Senza abbassare la guardia, ruotò il busto verso di lui. Le mandibole contratte indurirono un viso già dilaniato dalle ombre delle fiamme. Ci volle più di un istante perché gettasse a terra la sciabola.
Seung Hyun si inchinò con rispetto verso il portavoce del Generale.
«Rispetterò le regole dell'accampamento.»
«La vostra collaborazione non sarà dimenticata» rispose Tae Ryu.
Le mani ferme dei soldati che erano rimasti alla porta si serrarono attorno alle sue braccia. Seung Hyun non oppose resistenza, e nel silenzio di uno sguardo pregò Baek Soo di non prendere alcuna iniziativa. La ribellione non avrebbe giocato a loro favore, soprattutto senza conoscere i motivi di quell'incarcerazione tanto improvvisa.
Spinto fuori dalla tenda, le sue guardie sedevano sotto ai vessilli di Baekje. Si spinsero in piedi, pronti a sfoderare le armi. Seung Hyun li placò con uno sguardo e questi, seppur restii, rimasero immobili. Anche loro, insieme a Baek Soo, furono circondati da altri soldati di Goguryeo. Lo sentiva strepitare alle spalle, implacabile come il ruggito di una tigre ferita.
L'accampamento sfilò sotto ai suoi occhi mentre veniva trascinato alla sua estremità. Era esattamente come Baek Soo lo aveva descritto: silenzioso, eppure frastornante. Lanciò un'occhiata verso la tenda che doveva appartenere al Generale, quando vi passò davanti. Solo una fiamma leggera danzava dietro al tessuto giallo. Un'ombra chinata in una preghiera, e più nulla.
Il terreno gli mancò sotto ai piedi quando lo gettarono in una gabbia. Un rettangolo di pali conficcati nel terreno divennero il suo recinto. I soldati mollarono la presa e Seung Hyun crollò con le ginocchia nel fango.
«Comandante!» strepitò Baek Soo. Anche lui cadde al suo fianco, le mani intrappolate nel terriccio umido. «Buddha misericordioso, cosa vi è passato per la mente?»
Seung Hyun attese che il resto dei suoi uomini fosse gettato in gabbia. Si mise seduto, aderendo con la schiena ai larghi pali di legno. Due soldati di Goguryeo si soffermarono lì davanti, a fare da guardia.
In un sussurro si rivolse a Baek Soo: «Ci stanno mettendo alla prova.»
***
Note: [1] Hwarang: con questo termine si indica un gruppo di giovani aristocratici del Regno di Silla che durante l'adolescenza erano istruiti per diventare guerrieri.
[2] Aigoo: espressione informale traducibile con "santo cielo".
[3] Aish: espressione informale traducibile con "accidenti".
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