Capitolo Quindici
Persino nei sotterranei si udivano i tamburi rimbombare nel Palazzo Reale, dove le acque stagnanti correvano fra le strette pareti. Chung Ho arrivò fino in fondo, aprì la porta che si affacciava sulla Sala del Trono: la luce non li illuminò. Lui e Tae Ryu si avviarono per primi, ma quando Yoon Ah emerse dalla galleria di pietra, le parve di non esserne mai uscita. I piedi, che poco prima erano stati sommersi dalle acque, finirono in viscose scie di sangue.
Superò suo cugino e si ritrovò davanti a una folla di soldati agonizzanti. Quelli ancora vivi strisciavano per allontanarsi, aggrappandosi ai pilastri rossi. Erano tutte le guardie segrete di Daejong. Yoon Ah le riconobbe. Ancora troppo giovani per avere esperienza. Insieme a loro, gettati nelle pozze rosse, quei disertori che indossavano i fazzoletti neri con la camelia bianca cucita sopra.
«Jeoha[1]!»
Fu Chung Ho a gridare in direzione del trono.
Daejong era seduto lì, chiuso nella sua veste da lutto bianca. I lunghi capelli scuri scendevano fino in vita, senza acconciatura a sostenerli. Morbidi, sottili, si accostavano al viso pallido. Non reagì al richiamo del suo più fedele suddito.
Yoon Ah si fece avanti per guardare. Sotto ai piedi del Principe Reggente giaceva un tappeto di morte. Nei suoi occhi vi erano incastrate lacrime. Tutto ciò che avrebbe voluto evitare per la sua ascesa al trono era invece accaduto. E la sua espressione apparteneva a chi si era ormai arreso di fronte a una simile catastrofe. Non trovò più paura nei suoi occhi, né codardia, ma un totale annullamento.
Nuove grida entrarono dalla porta principale. Altri disertori armati di lance e spade si fecero largo nella Sala del Trono. Fu Tae Ryu a correre verso di loro, soffiando sotto ai loro piedi come se i suoi polmoni avessero contenuto nubi di fumo. Volarono ai lati della porta. Tae Ryu la chiuse, spingendone le ante con una forza sovrumana, per evitare che altri varcassero la soglia.
Il fischio di una spada richiamò Yoon Ah alla sua sinistra. Un disertore cercò di colpirla alla testa col piatto della lama. Lei curvò indietro la schiena, fece passare la spada a un palmo dal naso, e quando si rialzò in piedi gli tirò un calcio al ginocchio. Sfoderò la spada, gettando via la guaina, e lo trafisse prima che potesse provarci ancora.
Chung Ho si pose al suo fianco. Altri disertori disseminati per la Sala del Trono tentavano di raggiungere il Re. Yoon Ah lo guardò in tralice.
«Mentre libero la strada, raggiungi Daejong e portalo fuori di qui. Ci occuperemo del resto io e Tae Ryu.»
In un altro momento il Principe di Silla non avrebbe accettato quel compromesso, ma non poteva fare altrimenti, perciò annuì con riluttanza. Yoon Ah spinse la schiena contro la sua mentre avanzavano nella grande navata.
I disertori piombarono su di loro, accerchiandoli. Yoon Ah parò il fendente di una lama che le crollò addosso, e lo restituì indietro con la stessa potenza. Erano troppi, e loro solo in due. Il tempo estremamente poco. Fece leva sulla spalla di Chung Ho per sollevarsi in aria e tirare un calcio al prossimo che tentò di prenderla di sorpresa. Camminò sul filo d'aria disarmando altri due uomini. Quando tornò a terra, Chung Ho chinò la schiena e lei vi scivolò sopra per trovarsi dalla parte opposta. Puntò la spada contro il nuovo disertore che si lanciò su di lei e spinse la lama nella sua gola.
Chung Ho la tirò in basso quando una lancia, che non aveva visto arrivare, per poco non la sfiorò al braccio. Fu lui a parare il colpo. Spezzò il lungo bastone di legno con un fendente, disarmando il nemico.
Il vento, fino a poco prima assente, si sollevò sotto ai loro piedi. Yoon Ah guardò verso la grande porta. Tae Ryu aveva di nuovo soffiato nubi scure. Gli uomini crollarono a terra, rotolando lontani dalla navata. Chung Ho si staccò da lei e ne approfittò per andare a recuperare Daejong.
«Portalo fuori di qui!» gli ordinò lei, incitandolo a non perdere altro tempo.
Il Principe di Silla corse verso il trono, per eseguire quanto gli era stato detto.
Quando Yoon Ah gli diede le spalle, trovò Tae Ryu che tendeva l'arco verso di lei. Che stava facendo?
Al suo fianco era comparso Yoon Sik. La freccia era puntata contro di lui.
Suo fratello posò la schiena contro un pilastro rosso. I capelli privi di acconciatura scendevano giù, insozzati di sangue. Il viso era una maschera rossa, come se il corpo intero avesse grondato di morte. Respirava a fatica, e la mano sinistra era chiusa sul petto, lì dove il cuore stava smettendo di funzionare. Cadde in ginocchio, la mano destra immobile sul pomo della spada.
«Orabeoni[2]!»
Yoon Ah passò davanti alla mira di Tae Ryu e sollevò le braccia: «Non osare farlo.»
«Agasshi, sapete bene che devo farlo. E' stato lui a provocare tutto questo.»
La freccia che Tae Ryu tendeva non accennò a scendere. Yoon Ah continuò a frapporsi fra lui e il fratello. Poteva anche aver scelto da che parte stare, ma non avrebbe permesso a nessuno di ucciderlo.
«Dammi tempo, Tae Ryu.»
Indietreggiò verso Yoon Sik e quando lo raggiunse gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi. Lui la fissò dalla sua miserabile posa. La mano destra sosteneva il peso del corpo facendo leva sulla spada. La testa bassa annaspava in ansimi continui. Anziché accogliere il suo aiuto, roteò la spada per colpirla. Se Tae Ryu non avesse scoccato la freccia, che lo ferì alla mano, Yoon Ah sarebbe rimasta vittima del suo affondo.
«Non hai ancora capito quali sono le sue intenzioni?» gridò suo cugino, che ne incoccò una nuova.
Yoon Sik sorrise, e si alzò con le sue sole forze. Anche se disarmato, era come una tigre snidata dalla sua montagna. Non le avrebbe mai fatto del male.
«Nostro cugino ha ragione: se mi lascerai in vita te ne pentirai.»
Dunque, il suo intento era quello di farsi uccidere.
Suo fratello si chinò con tutta la lentezza del mondo e raccolse la spada. La puntò di nuovo verso di lei.
«Orabeoni, arrenditi ora» insisté Yoon Ah, indietreggiando. Quando provò a colpirla, ancora, si limitò a evitare la lama. Era troppo debole. «Guardati intorno. Oggi abbiamo perso tutti. I tuoi uomini, i nostri, non hanno possibilità di continuare. Arrenditi, e rimettiti al volere del futuro Re.»
Lui allungò le sopracciglia in un'espressione contrariata.
«Non lascerò che il mio destino venga dettato da un Re che non desidero vedere sul trono.»
Le sue parole divennero acri, amare, gutturali, quando una lancia lo trapassò. La punta acuminata emerse dal petto, rossa di sangue. Si voltò verso la direzione da cui era arrivata.
Yoon Ah fece lo stesso. Il fiato si perse quando riconobbe suo padre, alto nella sua armatura. Era stato il Generale Lee a colpirlo con la lancia.
Yoon Sik crollò di nuovo in ginocchio, sfiorando la ferita che aveva squarciato la carne.
«Orabeoni!»
Le lacrime scesero in fiotti incontrollati. Non appena Yoon Sik scivolò a terra, battendo la testa, lei si gettò su di lui per sollevarne la nuca. Gli accarezzò le tempie, spostando i capelli ingombranti. Singhiozzò, tenendolo fra le braccia. Stava diventando così freddo, mentre sputava dalle labbra grumi di sangue.
«Non piangere» sussurrò lui, sollevando una mano verso il suo viso. «Non potevo più tornare indietro, capisci? Sono contento di essere morto per mano di nostro padre. Nessuno ne sarebbe stato altrettanto degno.»
«Potevi scegliere, Orabeoni. Potevi scegliere, e vivere.»
«Non posso essere come lui, non voglio esserlo. E' stata una mia scelta, perciò non sentirti mai in colpa per questo.»
Mentre Yoon Sik sorrideva, con un tale sforzo da rendere il viso contratto, Yoon Ah lo strinse a sé, lasciando crollare il viso sul suo.
In tralice guardò il Generale Lee, immobile al principio della Sala del Trono. Aveva spezzato la vita che lui stesso aveva donato al mondo. Persino Tae Ryu si era voltato dalla parte opposta: una simile onta non si poteva cancellare.
*
I tamburi cessarono di rimbombare fra i cieli. La Sala del Trono tornò silenziosa, fatta di spighe di ghiaccio che erano in grado di oltrepassare la pelle. Il sangue raccolto sul pavimento era viscido, umido. Quando tutto finì, i sopravvissuti ci passarono sopra, portando con sé impronte rosse. I corpi trucidati furono trasportati fuori, ma la morte era lì, rinsecchita contro le alte pareti.
Yoon Ah era ancora inginocchiata a terra. Con la schiena poggiata contro il pilastro rosso, le mani che sfioravano terra. Aveva smesso di tremare, ma il suo corpo si ribellava a spasmi alternati.
Con la coda dell'occhio aveva riconosciuto le gonne ampie di Sun Hee. Era emersa dal buio, ed era rimasta nel buio. Non aveva osato avvicinarsi. I lembi dell'abito si erano solo insozzati di sangue. Aveva assistito alla morte di Yoon Sik? Il suo cuore tremava quanto il suo o continuava a mostrarsi freddo?
La osservò andare via, dopo che il corpo di suo fratello fu sollevato per essere portato fuori di lì. Mani indegne di soldati lo toccavano, sotto la supervisione di Tae Ryu, il solo che era rimasto lucido.
Quando suo cugino tornò, Yoon Ah si limitò ad alzare lo sguardo su di lui e gli disse: «I corpi dei traditori non meritano cerimonie funebri. Lo getteranno nei campi aperti, dandolo in pasto ai corvi e alle bestie.»
Lui si chinò alla sua altezza. I capelli stopposi finirono sul viso, come a volerla accompagnare nel dolore.
«Non dovreste rimanere qui, Agasshi.»
«Daejong è al sicuro, non devo più occuparmi di nulla.»
Tae Ryu schioccò la lingua sotto al palato e annuì. Si allontanò seguendo il resto dei soldati intenti a ripulire la Sala del Trono.
Yoon Ah continuò a rimanere seduta, finché la lunga ombra di Chung Ho non si sollevò su di lei. Aveva il viso contratto da una espressione pallida, comprensiva. Si sedette a terra, dalla parte opposta del pilastro, ma abbastanza vicino da poterne vedere le gambe distese sul pavimento.
«Tua madre è stata catturata, si è consegnata spontaneamente quando ha saputo della morte di Yoon Sik.»
Le voce del Principe di Silla riecheggiò nelle sue orecchie.
Yoon Ah rimase immobile, con le braccia abbandonate sulle ginocchia, vicine al petto. Fra le mani sosteneva il fazzoletto che tempo prima aveva sottratto a suo fratello.
«Sai perché la camelia?» gli domandò, senza dare conto alle sue parole.
«No.»
«Perché la camelia, quando muore, lo fa nella sua interezza. Non perde singoli petali, ma cade tutta insieme. Mia madre e mio fratello erano così.»
«Mi dispiace per quanto accaduto.»
Sorrise di fronte a quelle parole, e si alzò in piedi. Lui fece lo stesso, aggirando il pilastro.
«Non devi dispiacerti. E' stata una loro scelta, senza nessuna imposizione. Avevano modo di salvarsi, e non lo hanno voluto.»
Chung Ho dovette comprendere che insistere non sarebbe stata una buona idea. Chinò solo il capo, in segno di rispetto, per poi dirle: «Daejong vorrebbe parlare con te.»
*
Daejong sedeva nella propria stanza. Nessuno, al pari di lui, avrebbe potuto indossare il lutto con la stessa eleganza.
Yoon Ah lo guardava da lontano. Da quando aveva varcato la soglia non si era avvicinata. Il sangue di Yoon Sik colava ancora fra le mani, e il corpo non faceva che tremare, nonostante la richiesta di rimanere immobile.
«Jeoha» esordì, per richiamarne l'attenzione.
Il Principe Reggente, davanti al tavolo rotondo, sollevò il mento con estrema fatica.
«Avevo promesso a me stesso che sarei salito al trono senza spargimenti di sangue, ma non sono riuscito nel mio intento» disse, il respiro era appena percepibile fra le parole accorate. «Da questo momento in poi ciò che mi auguro è solo che non accada più nulla di simile, e che Goguryeo possa vivere come un regno illuminato.»
«Qual è il vostro turbamento, allora?»
Yoon Ah coprì la distanza e si fermò solo quando raggiunse il bordo del tavolo.
«Avete perso un fratello, Lee Yoon Ah, e ora devo chiedervi di perdere una madre. La punizione per i disertori è la morte.»
Preoccuparsi per lei era sciocco. Un Re non poteva perdere tempo con simili questioni. Ferire i propri amici, o i parenti più stretti, era necessario per il bene del regno. Lui avrebbe dovuto presto farci l'abitudine. E forse un giorno avrebbe ferito anche Chung Ho.
«Temete che ne soffrirò?» gli chiese, spostando indietro i capelli. «Ne soffrirò, Jeoha, in quanto figlia, ma capirò in quanto vostro umile suddito.»
«Sono le stesse parole che ho udito dal Generale Lee.»
Si sforzò di sorridere. Alla fine aveva ottenuto il suo scopo: assomigliare a suo padre, pensare come lui, comportarsi come lui. Persino sacrificare la propria famiglia per un sogno.
«In questo mondo, Jeoha, i legami familiari, per quanto forti, non hanno lo stesso valore dei legami sociali. Il mio bene può non essere il bene di molti. E io preferisco pensare ai molti.»
Daejong strinse i pugni di entrambe le mani. Smise di guardarla, e i lunghi capelli scesero accanto al viso. Era di nuovo lui stesso, diverso dal Principe che solo poco prima aveva assistito al massacro nella Sala del Trono. Di nuovo umano, avvolto dalla sofferenza.
«Domani mattina vostra madre verrà punita con la morte.»
«E' la scelta più giusta: è un bene che abbiate compreso il peso della vostra posizione.»
E anche per lei era un peso asserire una cosa simile. Si inchinò per congedarsi. Non poteva esservi più nulla da dire in una storia che era ormai conclusa. Uscì, senza preoccuparsi che il Principe avrebbe potuto dire altro.
*
Il lungo abito bianco di sua madre era illuminato dai primi raggi del sole. Camminava a testa bassa, con i capelli intrecciati a lunghe file di perle. Yoon Ah la guardò dalle mura del Palazzo, avamposto rubato ai soldati. Tae Ryu le stava accanto, con le braccia appoggiate alla pietra e la schiena curva. Il vento soffiava sul viso di entrambi.
Quando sua madre salì sulla piattaforma per essere impiccata, sotto allo sguardo pentito di Daejong, Yoon Ah si voltò dalla parte opposta.
Non poteva più tornare indietro. Era scesa a terribili compromessi: la famiglia al posto del Regno. Esattamente ciò che aveva portato Yoon Sik a ribellarsi. Forse un giorno se ne sarebbe pentita, o forse avrebbe fatto di tutto questo la sua forza.
***
Note: [1] Jeoha: Principe Ereditario
[2] Orabeoni: Fratello
Come promesso a @Calypso212 ho postato in anticipo il capitolo. Posterò fra poco anche l'ultima micro-parte che chiude questo arco narrativo.
Se sono soddisfatta del capitolo in sé... no, mi aspettavo di scriverlo meglio, ma è un periodo che proprio non va, perciò mi rimetto a voi, se ci sono cose che non vi sono piaciute ditemi pure <3.
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