Capitolo Otto

«Aba Mama[1]! Ascoltate la mia richiesta!»

Una voce cristallina si elevava contro le mura del cielo. Yoon Ah la udì mentre si affrettava a tornare nei quartieri principali del Palazzo Reale. Lasciò che i capelli scendessero sulle spalle in un peso disarticolato. Nemmeno lì era in grado di mostrarsi come la nobile che era. Vi era qualcosa di selvaggio in lei che non le era possibile gettare via.

«Aba Mama, abbiate pietà della Corte!»

Quando raggiunse il piazzale antistante alla Sala del Trono, riconobbe Daejong. Il Principe era inginocchiato su un tappeto di canapa, con indosso i soli abiti intimi. La testa china in una supplica permetteva ai lunghi capelli di scendere fino a terra. Il volto contratto dal dolore lasciava emergere una patina di sudore sulla fronte, la febbre non era ancora scesa. Tremori scostanti correvano lungo la schiena.

Yoon Ah si incamminò verso di lui, per vedere meglio. Le guardie del Palazzo circondavano l'edificio e alcune bloccavano la grande porta. Dalla scalinata in pietra scorreva un fiume di sangue. Grida attraversarono la carta di riso, e persino il legno.

Socchiuse le palpebre e strinse i pugni. I timori del Principe Ereditario si erano realizzati. Il Re aveva perso il senno, e quella era la sua vendetta.

Poco distante da Daejong vi era Chung Ho. Teneva la mano sinistra ferma sul pomo della spada inguainata. Gli occhi non osavano sollevarsi e in parte erano coperti dall'onda ribelle di capelli scuri. Yoon Ah lo raggiunse e lo afferrò per un braccio. I muscoli erano rigidi.

«Quali sono le sue intenzioni?» gli chiese «Se supplicherà ancora tutti crederanno che non abbia la forza necessaria per contrastare il Re. Dovrebbe vestirsi ed entrare nella Sala del Trono per fermare l'eccidio.»

Chung Ho si liberò dalla sua presa. Diede le spalle a Daejong e guardò verso il basso. La spada tremava sotto la sua presa forte.

«Le suppliche non rappresentano la debolezza, ma il coraggio di annullare la propria dignità. Se usasse violenza contro il Re, come credi che sarebbe accolto una volta salito al trono? Pregare per le vite di coloro che, di certo, hanno desiderato la sua morte è la dimostrazione che il suo animo è integro e che la sua saggezza è ferrea. Puoi avere fiducia in lui, almeno per una volta?»

Nonostante le parole di Chung Ho fossero accorate, Yoon Ah udì un velo di risentimento. Lo spirito di protezione che il Principe di Silla aveva nei confronti di Daejong andava al di là dell'amicizia, o dell'amore fraterno che riversava su di lui. Era qualcosa di più radicato, profondo, costruito solo con il tempo, persino indelebile.

«Posso» sussurrò.

Guardò Daejong, ancora chino nella supplica. Nessuno al suo posto, nessuno dei Principi di Goguryeo, avrebbe pregato per le vite dei propri carnefici. Chiunque sarebbe salito al trono camminando su un tappeto di sangue, ma non lui. Vi era davvero saggezza, pietà, e un barlume di speranza per un Regno che stava cadendo in pezzi.

«Aba Mama!»

Nella supplica, scese la prima pioggia. Yoon Ah sollevò la testa verso il cielo plumbeo. Tremò sotto lacrime che avrebbe voluto versare. Il mondo attorno stava mutando, mentre lei continuava ad essere sempre la stessa. Tutti stavano facendo qualcosa, persino quel Daejong che aveva rimproverato, per superare i propri limiti. E lei, invece, arrancava nei dubbi, nel timore di scoprire verità avverse.

I pensieri si annullarono quando la porta della Sala del Trono si spalancò. Il Re comparve sulla scalinata brandendo una lunga spada. I capelli ingrigiti, sfuggiti all'acconciatura, cadevano sulle spalle. Scese ogni gradino con lentezza, la lama insanguinata sfiorava la pietra in un canto metallico. Dietro di lui, i Ministri sopravvissuti, impauriti, erano maschere di terrore.

Il Re puntò la spada contro Daejong quando arrivò a pochi passi da lui. La lunga veste blu era sgualcita, si mescolò alla pioggia che la appesantì.

«E' questo» esordì a gran voce «è questo il Principe Ereditario che nessuno desidera onorare.» Si voltò verso la Sala del Trono. I Ministri rimasero rannicchiati sulla soglia. «Si inginocchia per salvare la vostra miserabile vita, quando avete attentato alla sua. Eppure, non siete stati voi, tutti voi, a chiedermi di sposare una Principessa Tang in giovane età? Solo per consolidare un'alleanza che ora temete. E' dalle vostre decisioni che Daejong è nato. L'unico dei miei figli a meritare la corona!»

«Aba Mama» sussurrò il Principe, sollevando la testa solo allora.

Il Re si bagnò le labbra di una lunga risata. Gettò a terra la spada.

«Fin dove arriverete?» gridò ancora verso i Ministri «Toglierete di mezzo il Re per governare senza esser stati scelti dal Cielo? Che questo giorno abbia inizio, allora! Il Re si inchinerà.»

Si genuflesse accanto a suo figlio.

Sussurri indignati si ersero come uno stormo di uccelli impazziti. I Ministri uscirono dalla Sala del Trono e si inginocchiarono in fila, supplicando il Re di tornare in piedi, di punirli con la morte.

Il Re rise ancora. Si alzò, con l'aiuto di Daejong, che lo sostenne con la poca forza che aveva.

Yoon Ah li guardò con le braccia incrociate al petto. I monarchi potevano esser stati scelti dai Cieli, ma rimanevano esseri umani come tutti loro, con paure e desideri.

«Principe Daejong, accettate l'ordine che il Re sta per darvi.»

Daejong si distaccò da lui e si inginocchiò di nuovo. La pioggia si depositò fra i suoi capelli, allungandoli in una cascata di seta.

«Da oggi lascerò la Reggenza al Principe Ereditario, che parteciperà attivamente a ogni seduta della Corte.»

Il Principe sollevò la testa, gli occhi colmi di timore. La riabbassò in un nuovo inchino.

«Accetterò il vostro ordine, Aba Mama!»

Yoon Ah sollevò entrambe le sopracciglia. Persino Chung Ho, che era tornato a guardare verso il piazzale, era rimasto stupito.

*

Le finestre tonde nelle camere di Daejong erano rimaste aperte. Un vento leggero vi passava attraverso. La sera aveva portato con sé una luna luminosa, più delle lucerne che fiammeggiavano alle pareti, ma la pioggia non si era fermata.

Yoon Ah era stata invitata, contrariamente alla sua volontà, a partecipare a quella sciocca riunione privata. Seduta davanti a un tavolo rotondo, Chung Ho le stava accanto. Il Principe di Silla manteneva una posa poco elegante, ma al contempo colma di dignità. Non si capacitava di come fosse in grado di sembrare un sangue nobile, nonostante cercasse di comportarsi come uno del popolo.

Sun Hee, la cui espressione distaccata era diventata più gelida di quanto non fosse mai stata, aiutò Daejong a sedersi. Il Principe Ereditario si era vestito di nuovo con strati di seta leggera. I lunghi capelli erano stati pettinati con accortezza, e da un orecchio spuntava una piuma sottile, come usava portare spesso. Erano mutati i suoi occhi. Persino le ombre verdi, simili alle macchie delle foreste, erano diventate più scure. Ciò che era stato ingenuo e innocente era diventato consapevolezza. Sia lui, che sua sorella, avevano acquisito una forza nuova, un coraggio maggiore.

«Al monastero di Nangnang mi avete rimproverato, oserei dire tutti» spezzò il silenzio Daejong, sorridendo «persino tu, Chung Ho, nonostante tu abbia tentato di non farlo notare. Conosco i tuoi pensieri più di chiunque altro.»

«Jeoha[2]...» mormorò Chung Ho, chinando la testa.

«Avevate ragione» continuò il Principe, alzando lo sguardo verso un punto indefinito. Congiunse le mani sul tavolo. «Fino ad ora ho vissuto come un codardo. Sono fuggito dai Tang ogni volta che mi sentivo minacciato, e ho ottenuto solo disprezzo. Ho lasciato che le difficoltà mi scivolassero via di dosso, senza affrontarle.»

Yoon Ah strinse le braccia al petto. Amava poco coloro che usavano le parole, anziché le azioni, per dimostrare quanto pensavano. Posò una mano sul tavolo e curvò avanti la schiena.

«Dunque?» lo incitò ad arrivare al punto.

Chung Ho le serbò uno sguardo adirato. Ah, poteva continuare, non temeva le ripercussioni di nessuno, le sue soprattutto.

Daejong non perse il sorriso e proseguì: «Dunque, Lee Yoon Ah, devo rafforzare il mio potere. Esercitando la Reggenza sarò in grado di governare Goguryeo. Mio padre mi ha dato la possibilità di dimostrare alla Corte che posso essere un ottimo sovrano.»

«Come vorreste iniziare?» domandò Sun Hee. Nei suoi lineamenti duri, ferrei, comparve un bagliore di orgoglio.

«Sposando la Principessa Ga On.»

Daejong, in pochi respiri, cercò lo sguardo di Chung Ho. Questo arricciò le labbra e spostò lo sguardo altrove. La mano sinistra si chiuse sulla coscia con una tale forza che avrebbe potuto spezzarsi le ossa. Yoon Ah non si capacitò di quel gesto così amaro. Che ci fosse qualcosa di cui non si era ancora accorta?

«Sposerete vostra sorella?» intervenne, per rompere il silenzio.

«Per i Tang sposare i propri consanguinei è una barbarie. Convolando a nozze con Ga On dimostrerò che sono propenso a conservare le nostre tradizioni.»

«Inoltre» aggiunse Sun Hee, annuendo verso il fratello «il clan di Ga On detiene gran parte del potere delle famiglie di Goguryeo. Suo nonno, soprattutto, se lo attireremo dalla nostra parte ci aiuterà a controllare la Corte. La Principessa Ga On ha un buon temperamento, è un'ottima scelta.»

Manovrabile, era questo che intendeva dire. Yoon Ah puntellò il gomito sul tavolo e posò una mano sotto al mento. Il mondo della politica non le era mai piaciuto. Suo padre l'aveva tenuta fuori perché non diventasse carne da sacrificare per chi aveva intenzione di usare il potere del suo nome. In ogni caso, non avrebbe concesso a nessuno di sposarla.

«Avete pensato, Jeoha, alla costituzione di guardie personali fintanto che avrete la Reggenza?» cambiò argomento Chung Ho.

E lui, che marito sarebbe stato? Yoon Ah lo fissò in tralice. Premuroso, di certo. Per quel che ne sapeva Chung Ho non aveva sorelle con cui unirsi, ma il giorno in cui sarebbe stato chiamato indietro dall'esilio, avrebbe sposato una donna di Silla. Era strano pensare che sarebbe accaduto, che il Principe Senza Sonno, vissuto a Goguryeo per una vita intera, avrebbe potuto governare su un Regno nemico.

«Nonostante sia rischioso formare un corpo di guardie segrete, temo di non poterne fare a meno» mormorò Daejong . «Almeno fino al momento in cui non salirò al trono. Sun Hee crede che vostro fratello, Lee Yoon Ah, sarebbe un ottimo Capitano. Pensate che accetterebbe questo ruolo?»

Di fronte a quella domanda Yoon Ah morse l'interno della guancia. Non poteva tradire i suoi sentimenti, ora. Se avesse rivelato dubbi, incertezze, che ne sarebbe stato di lui? Non aveva uno straccio di prova, non una che fosse minimamente realistica per accusarlo di qualcosa. Avere sfiducia in lui equivaleva a un tradimento, perciò annuì.

«Yoon Sik conosce le tecniche dei samurang. E' all'altezza del ruolo, Jeoha»

Daejong annuì, ma fu Sun Hee a continuare: «Io e mio fratello vorremmo che rimaneste qui a Palazzo, Yoon Ah.»

Il cuore sussultò. Una richiesta così non era certa fosse in grado di mantenerla. Aveva vissuto una vita in una casa fatiscente ai confini di Nangnang, nel fango e nella polvere. Non sarebbe stata in grado di comportarsi in modo adeguato fra quelle mura di seta. Eppure, tempo fa, non si era lamentata con Yoon Sik proprio di questo?

«Rimarrò fino al momento in cui il Principe non salirà al trono» disse infine, calcolando ogni parola affinché non sembrasse avventata «il mio posto è accanto al Generale Lee e ho intenzione di vivere difendendo il Regno in cui sono nata.»

Daejong sorrise. I lunghi capelli scesero attorno al viso illuminato da un nuovo benessere. Le cure dei medici dovevano aver avuto effetto, o forse era solo la luce di chi aveva appena deciso di credere in se stesso.

«Prima di accettare qualunque ruolo abbiate intenzione di affidarmi, ho una richiesta da farvi Jeoha» aggiunse Yoon Ah, sollevandosi in piedi. «Mio padre sta seguendo le tracce di chi ha attentato alla vostra vita. Vorrei aiutarlo, presto avrò indizi che potrebbero risolvere il mistero.»

Il Principe corrugò la fronte. Una fitta di dolore gli increspò le labbra.

«In tal caso vorrei che Chung Ho venisse con voi.»

Yoon Ah schiuse le labbra in una smorfia.

«Non ho bisogno del suo aiuto, Jeonah.»

«Sono d'accordo. Lee Yoon Ah sa cavarsela da sola e voi avete bisogno di me qui a Palazzo» insisté Chung Ho, alzandosi con tanta fretta che la sedia strisciò sulle assi di legno.

«E' un ordine, il mio. Volete contravvenire entrambi ai desideri del futuro re di Goguryeo?» domandò Daejong guardandoli con la sua prima espressione corrucciata.

Yoon Ah strinse i pugni con forza. L'idea che altri potessero seguirla non le piaceva. Temeva che, qualunque cosa avesse scoperto, avrebbe potuto ritorcersi contro di lei. Eppure, era obbligata.

«No, Jeoha» si inchinò, lanciando uno sguardo adirato contro Chung Ho, il quale si limitò a chinare la testa.

**
Note: [1] Aba Mama: Vostra Altezza, Padre.
[2] Jeoha: Principe Ereditario.

Specifico meglio la questione del matrimonio fra consanguinei. 
Daejong e Sun Hee hanno lo stesso padre e la stessa madre, mentre con Ga On condividono solo lo stesso padre. In Cina, i Tang, non consideravano bene queste unioni, mentre nei Tre Regni - a Silla soprattutto - si usavano per mantenere puro il sangue e la dinastia. Poteva anche capitare che uno zio sposasse una nipote, non per forza un fratellastro era destinato a una sorellastra. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top