Capitolo Nove
Le guardie delle prigioni aprirono con riluttanza la cella in cui era chiuso Tae Ryu. Il trattamento di favore che Yoon Ah stava dimostrando nei suoi confronti aveva messo in difficoltà i soldati. Era pur sempre un sospettato di tradimento. Li mandò via, superando le sbarre insieme a Chung Ho che, per ordine di Daejong, avrebbe dovuto seguirla. Nessuno dei due aspirava ad avere l'altro fra i piedi, ma disubbidire al Principe Reggente avrebbe voluto dire diminuirne già lo scarso potere nominale.
Yoon Ah si sedette a gambe incrociate sulla paglia. Lanciò uno sguardo verso il Principe di Silla, che era rimasto in piedi. I capelli ondulati, corti, incorniciavano il viso tondo. Il naso adunco quasi rovinava i lineamenti disegnati. Se ne stava immobile con le palpebre socchiuse, in quella posa così arrogante che avrebbe voluto sbarazzarne.
Cosa ne sarebbe stato di lui quando lo avrebbero richiamato da Silla? Le tensioni fra i due Regni erano instabili, la guerra imminente. Chung Ho poteva trasformarsi in un temibile nemico per Goguryeo, se solo lo avesse voluto. E alla fine avrebbe scelto il sangue o la fedeltà promessa a Daejong?
Smise di guardarlo e tornò a occuparsi di Tae Ryu. Suo cugino era disteso su un fianco, avvolto da abiti bianchi, insozzati di sangue e polvere. Il dolore alle gambe e al fondoschiena non era ancora passato, poiché aveva difficoltà nel sedersi. Eppure lo tollerava con grande dignità.
«Tuo cugino, che a causa di un sortilegio ha perso l'uso della parola, dovrebbe rivelarci il luogo in cui si trovano coloro che hanno cercato di uccidere Daejong?»
Fu Chung Ho a spezzare il silenzio. Yoon Ah sospirò, trattenendo la collera. I capelli lunghi, privi di acconciatura, scesero sulle spalle quando lo guardò di sbieco.
«Puoi fidarti di lui? Potrebbe essere una trappola» insisté, tenendo le braccia strette al petto.
«Questo lo sapremo solo se si rivelerà tale. Hai detto più volte di voler difendere Daejong a qualunque costo, dunque suppongo che tu sia disposto anche al sacrificio. Inoltre, mi fido di lui.»
Tae Ryu espresse il suo dissenso con una smorfia. Lanciò a Chung Ho uno sguardo di spregio. Il volto squadrato, circondato dai fili indistricabili di capelli, era come quello di un bambino. Tirò fuori dalla manica della jeogori un pezzo di carta e lo depose davanti a lui. Yoon Ah lo afferrò, srotolandolo. La fronte si corrugò al punto da adombrare lo sguardo. Lo stritolò fra le mani.
«Ti avevo chiesto di inventare un codice comprensibile, non di scrivere in una lingua sconosciuta.»
Chung Ho si distaccò dalle sbarre di legno e le si inginocchiò accanto. Le sottrasse il pezzo di carta dalle mani e lo analizzò.
«Lee Yoon Ah, non sei in grado di decifrare un codice così elementare?» la stuzzicò, passando poi l'indice su ogni lettera «è scritto in greco, ma non è una lingua che bisogna conoscere per comprenderne il contenuto. Avanti, passami l'occorrente per scrivere.»
Yoon Ah schioccò la lingua sotto al palato. Come si vantava di aver studiato tanto. Non aveva forse trascorso molto tempo fra gli eruditi Tang? Lei, quanto allo studio, lo aveva messo da parte per dedicarsi a discipline pratiche che le avevano spesso salvato la vita.
Scontenta recuperò quando richiesto. Intinse il pennello di inchiostro e glielo porse. Chung Ho la ringraziò con un cenno del capo. Non sarebbe stata così accomodante in una diversa occasione.
«Come dicevo, si tratta di un codice. E' stato usato in passato per nascondere informazioni, utilizzando lingue sconosciute a Corte. Fra queste lettere si nascondono i caratteri nella nostra.»
Chung Ho spinse il pennello sulla carta. L'inchiostro macchiò la stessa lettera ripetuta a intervalli regolari con dei punti. Poi, li unì con lunghe linee e ne uscirono alcuni ideogrammi. Yoon Ah si riappropriò del foglio e lo distese davanti al viso.
«Grotta» sussurrò «monte Daeseong. Il luogo d'incontro degli assassini è in una grotta sul mente Daeseong?»
Tae Ryu, nel suo meticoloso silenzio, tossì sangue nero che raccolse sul dorso della mano. Le vene sul collo si tesero come corde di un arco. A Yoon Ah bastò guardare nel fondo dei suoi occhi per comprendere che fosse la direzione esatta.
«E' a due giorni di cammino, dovremmo partire immediatamente» suggerì Chung Ho, rialzandosi in piedi.
Yoon Ah guardò suo cugino per infondergli coraggio. Ripulì la mano con un fazzoletto e gliela strinse con forza.
«Tornerò presto Tae Ryu, e ti farò uscire da questo posto.»
Lui annuì battendo le ciglia. Poi rilassò i muscoli e spostò il peso del corpo sul braccio.
Uscendo dalla cella Yoon Ah guardò il Principe di Silla di sottecchi.
«Non credevo fossi un esperto di codici.»
Chung Ho arricciò il naso e strinse le spalle.
«Ho pur dovuto impiegare il tempo al Palazzo dei Tang.»
*
Il fuoco che il Principe di Silla aveva acceso non riscaldava abbastanza, ma Yoon Ah non vi badò. I rami che avevano raccolto lungo il cammino verso il monte Daeseong erano umidi e bruciavano con difficoltà.
Seduta su un tronco, osservava le fiamme attorcigliarsi. Il freddo della notte non la spaventava, quanto alla possibile presenza di tigri, era una questione diversa. Da bambina era stata morsa da una di loro e se non fosse stato per Yoon Sik sarebbe morta nella sua pozza di sangue. Suo fratello aveva ucciso la belva, uscendone indenne. Le qualità con cui era nato, lei non le avrebbe mai possedute.
«Puoi riposarti: farò io da guardia.»
La voce di Chung Ho la distrasse. Era appena tornato con nuovi rami da gettare nel fuoco. Più secchi arsero facilmente e le scintille scoppiettarono verso l'alto.
Yoon Ah schioccò la lingua sotto al palato. Detestava quando qualcuno cercava di preoccuparsi per lei. Sapeva badare a se stessa.
«Potrò anche aver fatto finta di non essermene resa conto, ma ti ho visto prima. Ti stavi addormentando mentre accendevi il fuoco. Se non ti abbandonerai a un sonno regolare, e profondo, il tuo corpo collasserà.»
Chung Ho sorrise appena. Si ripulì le mani e si accomodò accanto a lei. Curvò la schiena in avanti e movimentò le onde corte di capelli.
«Non posso permettermi nulla di simile. Dormo a intervalli irregolari che mi impediscono di cadere in un sonno profondo. E' un rischio che non posso correre» sospirò, battendo le mani sulle ginocchia avvolte da seta nera. La guardò in tralice, e proseguì: «Non è di questo che dovremmo parlare ora.»
Se fosse stato per lei non avrebbe iniziato nessuna conversazione. La vita isolata che aveva vissuto l'aveva resa ruvida, impaziente, poco propensa alla compagnia. Al contempo, chiusa in quello spazio verde sul monte Daeseong, non aveva via di fuga.
«Di quale argomento ti preme tanto discutere?»
«Tuo fratello.»
Il cuore compì un balzo. La mano destra tremò di fronte alle sue parole. Spiò gli occhi tondi di Chung Ho, improvvisamente seri, severi, attenti nonostante fossero cerchiati da occhiaie scure.
«Non capisco perché dovremmo parlare di lui.»
Il Principe di Silla si inumidì le labbra e si legò i capelli in una coda bassa. Parte del viso era illuminato dalle fiamme rosse.
«Perché a me sembra che tu stia facendo di tutto per non preoccupartene» la rimproverò, posando i gomiti sulle cosce e curvando la schiena in avanti. «Il Generale Lee non ha mai dichiarato apertamente la sua linea politica. Il suo interesse, come il tuo, è solo la difesa del Regno e poco importa chi siede sul trono. Yoon Sik, invece, sono anni che è entrato nella vita politica senza che questo venisse mai alla luce.»
«Ha solo sposato la figlia del Primo Ministro, non si è mai interessato ai movimenti della Corte.»
«Il clan del Primo Ministro è apertamente contrario a Daejong.»
Yoon Ah non riuscì più a controllare i respiri che battevano contro il petto. Le unghie si avvinghiarono sulla stoffa.
«Quel matrimonio è servito per tenere al sicuro il nostro nome.»
Chung Ho scosse la testa. Il sorriso scomparve, lasciando una smorfia. La pelle, così vicina al fuoco, per un attimo parve schiarirsi come se fosse stata pronta a respingere il calore delle fiamme.
«Non hai vissuto con lui per molti anni, Yoon Ah. E' stata Sun Hee a chiedermi di tenerlo d'occhio.»
Yoon Ah scattò in piedi. Chiuse le braccia al petto e camminò attorno al fuoco. Brividi di freddo si erano introdotti fin sotto le vesti e tremava, senza riuscire a fermarsi. Come aveva potuto Sun Hee sospettare dell'uomo che aveva amato?
«Non hai dubbi anche tu sulla sua condotta, Yoon Ah?»
La voce di Chung Ho trillò nelle orecchie come lame di spade. Non osò guardare i suoi occhi scuri e continuò a camminare.
«Io non credo a nulla. Se sospettate di lui, allora perché farne il Capitano della Guardie Segrete?»
«E' stata una richiesta del Generale Lee. Ritiene che avendolo costantemente sotto gli occhi sia possibile proteggerlo da se stesso.»
Yoon Ah sciolse le braccia e le lasciò adagiate lungo i fianchi. Lacrime di frustrazione avvolsero le palpebre. Per quanto tempo ancora sarebbe stata ingenua, cieca, lontana dalla realtà? Per quanto tempo ancora sarebbe stata l'ultima a sapere? Non voleva credere alle sue parole. Quelle del Principe di Silla erano solo ipotesi, sospetti ancora infondati. Finché non si fosse scontrata con l'evidenza non ci avrebbe creduto. Suo fratello non poteva essere un traditore, nemmeno se il Generale Lee lo riteneva tale.
«Farai tu da guardia» mormorò, dandogli le spalle. Si accovacciò poco lontano dal fuoco, utilizzando una sacca come cuscino.
Non badò alle ultime parole di Chung Ho. Le sue orecchie si riempirono di vuoto, aghi conficcati fino al cervello che premevano contro le pareti del cranio.
Dormire fu impossibile. Le foreste di notte erano colme di lamenti. Rimase immobile al suo posto, con una mano contro l'orecchio, per impedire ai suoni di disturbarla. E quando ormai aveva iniziato a prendere sonno, erano giunte le prime gocce di sole a illuminarle il viso. Scontenta, si voltò dalla parte opposta.
Il fuoco non ardeva più. Era rimasta solo cenere e una colonna di fumo che scivolava verso l'alto. Al di là di questa intravide Chung Ho, rimasto seduto sul tronco. Dormiva, con la testa puntata verso terra, il corpo immobile come una statua scolpita nella pietra.
Ah, bella guardia aveva fatto, il Principe Senza Sonno.
Yoon Ah si puntellò sul gomito per mettersi seduta. Spostò indietro i capelli arruffati, pettinandoli in una coda alta. Guardò la sacca usata come cuscino. Aveva fame, ma era stomacata all'idea di mangiare. Tutta colpa di ciò che quello sciocco le aveva detto la notte prima.
Quando si alzò in piedi un colpo di tosse richiamò l'attenzione verso Chung Ho. Si era distratta un attimo solo. Lo ritrovò steso a terra, piegato su se stesso, che annaspava nella polvere. Il corpo vibrava sotto scariche incontrollabili di dolore.
«Daegun Mama[1]!»
Corse verso di lui nel tentativo di aiutarlo a rimettersi in piedi. Chung Ho la allontanò e schiacciò le ginocchia a terra. Ancorò le unghie alla polvere e dalle labbra uscirono grumi di acqua e sabbia. Batté una mano sul petto, ansimando. Nuovi flussi di tosse liberarono la gola.
Yoon Ah non lo sfiorò più. Le tornarono in mente le parole di suo padre: Chung Ho era affetto dalla malattia dei sogni.
**
Note: [1] Principe, Vostra Altezza
Prima o poi la malattia di Chung Ho doveva comparire, anche se purtroppo non sarà in questa storia che verrà affrontata, ma in quella principale, perché è la base della trama <3.
Yoon Ah è stata brava, alla fine non ha alzato le mani nemmeno una volta, sta crescendo poco a poco <3.
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