Capitolo Diciotto
Accampamento di Goguryeo
«Perché vi rifiutate di mangiare? Sono trascorsi tre giorni e ci esibiscono ancora come animali in gabbia. Dovreste bere, almeno.»
Il turbamento si celava tra le labbra di Baek Soo, sdraiato all'interno del recinto in cui erano stati reclusi. Una fascia rossa circondava la fronte e i capelli neri scivolavano, meno lucidi del solito, fino a sfiorare il fango.
Seung Hyun lo ascoltava dalla sua posa immobile. Le gambe incrociate e la schiena schiacciata alle travi di legno. Gli altri uomini, stanchi e assilentiti, borbottavano dall'altra parte.
«In ogni caso impediranno che muoia» sussurrò Seung Hyun. Le palpebre crollavano in un moto continuo poiché il baluginio del sole, più forte dei giorni precedenti, lo accecava. «Non perderanno l'occasione di stringere quest'alleanza. Se mi nutrirò rimarrò in salute e si moltiplicheranno i giorni di reclusione. Quell'uomo, insieme alla figlia del Generale, presto perderanno il controllo dell'accampamento.»
Baek Soo sospirò, afferrando un grumo di terra tra le mani per rilasciarne la polvere. I granelli sollevati si infilarono negli occhi di Seung Hyun, che ormai da giorni vedeva il mondo dietro un velo buio. Soffrire la fame non si era rivelato un problema – in passato aveva subito torture peggiori – ma la sete lo stava piegando. La lingua ormai bruciava di un fuoco implacabile, le fiamme scendevano fino a graffiare la gola. La secchezza attorno alle labbra non si alleviava con la poca saliva che gli era rimasta.
Un mugugno di dolore lo riportò alla realtà. Seung Hyun si voltò verso la gabbia accanto, dove giorni prima era stato abbandonato il soldato che si era aizzato contro Lee Yoon Ah. La freccia che Tae Ryu aveva scoccato era ancora infilata tra le pieghe dell'abito consunto e il sangue vi si raggrumava attorno. Nessuno, da allora, si era presentato per estrarla. In quelle condizioni la ferita avrebbe compromesso la sua vita.
«Spezza la parte superiore della freccia. Quando porteranno l'acqua ti donerò la mia parte e ti indicherò come pulire la ferita» gli suggerì Seung Hyun. La sua voce era poco più di un sussurro, ma il soldato la captò. Un sorriso sgradevole gli colorò le labbra e fra di esse comparvero denti marci.
«Morirò qui, che importa se avrò una freccia conficcata nella gamba.»
Seung Hyun non aveva interesse a curare un uomo che sul campo avrebbe ucciso senza remora, né a dare sfoggio delle sue conoscenze di Hwarang. Baek Soo lo guardò in tralice, nemmeno lui aveva intuito. Eppure, non era così imprevedibile rendersi amico dei propri nemici, anche di quelli che valevano poco.
«Quale ragione ti ha spinto ad attaccare Lee Yoon Ah?» gli domandò.
Il soldato strisciò verso le travi comunicanti e vi poggiò la testa rasata. Afferrò i pali di legno con entrambe le mani e il dolore di quel movimento gli graffiò il viso. Il mento era ancora insozzato della schiuma bianca che sere prima era fuoriuscita dalla bocca.
«Non per attentare alla sua vita se è quello che credi, emissario» sputò a terra un grumo di saliva rappresa e tornò a guardarlo «per spaventarla, piuttosto. Il nostro accampamento, a causa sua, vive nel terrore. Da quando il Generale Lee è stato ferito, lei e il suo sciamano ci hanno costretti a spostarci lungo tutti i confini. Ci ha impedito di attaccare anche quando si era creata l'occasione. Sai cosa ci chiede di fare ogni volta che abbandoniamo un campo? Di lasciare i fuochi di bivacco lungo la strada. Così quei bastardi di Silla credono alla nostra ritirata e ci definiscono codardi.»
Seung Hyun si leccò le labbra, ma ne ebbe indietro solo un sapore di secchezza. Il palato amaro lo costringeva a mandare giù meno saliva possibile. Dunque, Tae Ryu era lo sciamano dell'accampamento. Persino suo padre aveva richiesto consiglio ad astrologi prima di una battaglia, ma la presenza di un mago era una questione diversa.
«Un attacco frontale placherebbe il malcontento degli uomini?» intervenne Baek Soo, ancora sdraiato a terra, con una mano a sollevare la guancia e il gomito conficcato nella polvere.
«Vendicheremmo il Generale, anziché scappare come serpenti quando odono il battito di un bastone sull'erba.»
Seung Hyun irrigidì le spalle e smise di ascoltarlo. Prima ancora di raggiungere l'accampamento di Goguryeo, per volere di suo padre, aveva compreso. Ora ne aveva avuto la conferma. Quella di Lee Yoon Ah era una strategia. Il Generale Lee non poteva essere sopravvissuto e aveva bisogno di acquistare tempo per assumere il comando dell'esercito. Spostandosi di continuo avrebbe distratto il nemico, il quale non avrebbe percepito più tensioni. Ammorbidendo i soldati di Silla li avrebbe poi attaccati all'improvviso. Dopotutto, suo padre anziché tenere viva la fiamma delle battaglie, si era preso il suo tempo per raccogliere un nuovo numero di uomini, credendo di non essere minacciato.
I pensieri sfumarono via quando la luce accecante del sole scomparve. Un'ombra si materializzò fuori dalla gabbia. Seung Hyun non aveva bisogno di voltarsi per afferrarne le sembianze. Tae Ryu, per il terzo giorno consecutivo, si era presentato lì per trascinarlo fuori dal recinto e prostrarlo alla tortura del caldo.
«Non oserete, non di nuovo!» gridò Baek Soo, sollevandosi in piedi. Batté le mani fra le sbarre.
Seung Hyun si alzò e poggiò una mano sulla sua spalla. Non vi era alcun bisogno di insistere, quando la forza dell'avversario poteva diventare la sua debolezza. Baek Soo contenne la propria rabbia e solo dopo qualche istante sciolse la presa per tornare a terra, assumendo un'espressione contrariata. Tae Ryu, immobile lì fuori, non lo aveva nemmeno degnato di uno sguardo.
Seung Hyun sfilò la tunica ormai cosparsa di fango e la gettò a terra, per rimanere in abiti intimi. Due soldati lo afferrarono per le braccia e lo trascinarono fuori dalla cella, seguendo i passi di Tae Ryu che masticavano la polvere. Come in precedenza fu esposto al centro dell'accampamento, dove tutti potevano osservare. I soldati di Goguryeo si erano già affacciati dalle loro tende, mentre altri tornavano dopo aver fatto pascolare i cavalli. Il rumore delle armi che si affilavano divenne meno forte, ora che la debolezza costrinse Seung Hyun a inginocchiarsi. Crollò senza alcuna spinta.
La gola ardeva in una morsa conturbante. I muscoli del corpo, stremati, si erano arresi e se un tempo aveva scelto di tenere la schiena dritta e il mento sollevato, ora non poteva far altro che agguantare la polvere con i pugni. Le palpebre si chiudevano in modo discontinuo, la testa dondolava da una parte all'altra e non riusciva a fermare i tremori delle braccia. Le vertigini, inspiegabili per lui che si trovava schiacciato a terra, gli scossero lo stomaco. Trattenne un conato di vomito e sputò via un grumo di saliva acida. Il sole, quel giorno, non lo avrebbe risparmiato.
Il tempo si congelò fino a diventare nulla più di un'impressione. Seung Hyun, dalle palpebre socchiuse, intravedeva solo ombre: quella di Tae Ryu, accomodata davanti a lui, quelle dei soldati che il primo giorno avevano osservato con curiosità l'avanzamento della tortura e ora scommettevano se sarebbe morto o meno. C'era anche un'altra ombra che aveva notato nei giorni precedenti. Dalla tenda dove il Generale Lee era stato nascosto, tra le fessure gialle, vi era Lee Yoon Ah. Seung Hyun ne aveva riconosciuto il viso parzialmente visibile, con quei suoi lineamenti selvaggi quanto estremamente dolci.
Raccolse l'ultima volontà che il suo corpo gli permise di esprimere. Le mani strisciarono fino alle ginocchia, incurvando la schiena quando il sole picchiò sul viso. C'era solo un motivo per cui quella donna aveva deciso di torturarlo in quel modo. Affaticandolo, sarebbe stato più facile estorcergli qualunque verità avesse voluto udire. Seung Hyun sorrise di sottecchi, sputando via la saliva che sapeva ormai di sabbia e bile. La sua mente divenne come acqua e il suo corpo si trasformò in vento. La terra lo chiamo a sé, la spalla destra affondò al suolo e l'ultima cosa che vide prima di perdere i sensi fu la punta degli stivali di Tae Ryu che correvano verso di lui.
❃
Non era il profumo di fiori invernali che risaliva alle narici di Seung Hyun, ma l'incenso prepotente intaccato sotto al palato. Costante, invisibile. I muscoli affaticati si tesero finché non si rese conto di trovarsi disteso su un giaciglio rialzato. La pelle era accarezzata da una pelliccia che lo copriva dal freddo. Doveva essere passato il tramonto. Inutile muovere le palpebre, non si sollevavano. Pesanti, oscuravano il nuovo mondo in cui era stato proiettato. Si era nascosto nella linea sottile che divideva il sogno dalla realtà. Una dimensione offuscata, dove non vi era nulla. Solo respiri cadenzati e battiti precipitosi del cuore. Non vi era ragione di abbandonare quella pace.
Gocce timide di acqua scivolarono tra le labbra ancora secche. La bocca era impiastricciata di acidità. Una mano gelida come i cristalli di ghiaccio gli sfiorò la fronte. Le dita affusolate spostarono le ciocche di capelli che gli coprivano il viso. Solo allora Seung Hyun, richiamato dal contatto freddo, prese coscienza di sé. Quando schiuse gli occhi incontrò quella mano che lo dissetava strizzando una stoffa imbevuta d'acqua. Da questa provenivano le gocce misurate. Poco più su incontrò il viso calmo di Lee Yoon Ah. Era seduta davanti a lui. La pelliccia che era solita indossare durante le supervisioni notturne, giaceva davvero su di lui.
«Temevo di avervi spinto oltre il punto di rottura, per questo sto cercando di rimediare» esordì Yoon Ah, abbandonando il pezzo di stoffa in una scodella.
«Non siete stata voi a forzare la mia volontà» ribatté Seung Hyun. Il suono della sua voce rimbombò nelle orecchie come un tuono, eppure aveva solo sussurrato. «Dopotutto, ho scelto io di digiunare.»
Spostò la pelliccia che lo aveva tenuto al caldo e stese i piedi nudi a terra. Un movimento così repentino lo costrinse a sfiorarsi le tempie, per placare il vorticare della testa. Non era ancora in grado di alzarsi e di contare sulle proprie forze. Chinò la fronte e i capelli sciolti caddero sulle spalle. Una pesantezza a cui si era disabituato, poiché solo quando era stato un Hwarang li aveva lasciati liberi di disperdersi insieme al vento.
«Ed io vi ho torturato per accelerare le conseguenze. Non vi siete arreso, pur di incontrare mio padre.»
Yoon Ah sollevò il mento. La ricordava esattamente così: i lineamenti disegnati non celavano il suo spirito selvaggio. La fierezza degli occhi scuri, meno lunghi e più tondi dei suoi, si assimilava alla curva contrariata delle labbra.
«Per fare in modo che vi fidaste di me» le confidò.
«Non comprendo.»
«Avete gettato me e i miei uomini in gabbia perché non potete fidarvi di nessuno, men che meno dei soldati. Il minimo errore dilanierebbe il campo. Io, in quanto emissario, porto sulle spalle un compito che va oltre la mia vita. Per questo l'ho messa a rischio, per dimostrare la purezza delle intenzioni di Baekje.»
Seung Hyun attorcigliò le mani sul giaciglio di paglia. Il tessuto leggero dell'abito che gli era stato messo indosso doveva appartenere al mago. Le sfumature argentee, fino ad allora, erano state il suo segno distintivo.
«Perciò, ora non desiderate più incontrare mio padre» commentò Yoon Ah con le labbra incrinate.
«Come potrei» incalzò «non ha forse oltrepassato questa vita?»
La fronte di Yoon Ah si corrugò tanto da formare rughe immaginarie. Ecco la reazione che aspettava. Non poteva lasciarla andare proprio ora.
«L'incenso» precisò «ho solo immaginato che l'incenso avrebbe allontanato l'odore di morte e qui ve ne è un uso smisurato.»
Seung Hyun, per confermare la sua ipotesi, indicò con lo sguardo un velo pesante di tessuto che divideva in due la tenda. Era dall'altra parte, quella nascosta, che l'incenso fuoriusciva per intingere le narici di un odore violento. Aveva notato la separazione di confine da quando aveva recuperato i sensi. Lì doveva nascondersi il Generale Lee, o il suo cadavere.
«Siete loquace per essere un uomo che ha rischiato di morire perché privato di acqua.»
Una voce atona e al contempo simile alla danza delle fiamme si materializzò dalla barriera di tessuto. Tae Ryu comparve da uno spiraglio, portava tra le mani una ciotola d'acqua. Gliela offrì appena lo raggiunse.
«Avete intenzione di rifiutare anche questa volta?»
Seung Hyun inspirò a fondo. L'incenso poteva confonderlo, ma vi era qualcosa di inconsueto nell'acqua che Tae Ryu gli aveva porto. Essenza di papavero, se non si ingannava. Aveva studiato a fondo le arti mediche durante la sua adolescenza all'interno dei Hwarang. Certi trucchi li aveva imparati e non era un bene fidarsi di uno sciamano. Dunque, né lui né Yoon Ah erano pronti a fidarsi. Non lo avevano piegato usando la sua debolezza e ora cercavano di inginocchiare una mente ancora spezzata. Afferrò la ciotola senza mostrare dubbi.
Si specchiò nel liquido trasparente. Avrebbe ingannato chiunque. L'essenza di papavero era appena percepibile, ma presente. Avvicinò il contenitore per sorseggiarla, sotto gli occhi dei due che lo fissavano impazienti. Quando appoggiò le labbra al bordo, lasciò cadere a terra la ciotola. L'acqua insozzata di papavero si sparse sotto al giaciglio e la porcellana si ruppe in mille pezzi. Portò una mano al viso per coprire una falsa stanchezza. A quel punto nessuno dei due sarebbe tornato indietro per riempire una nuova ciotola. Avrebbe controllato lui stesso ogni sorta di bevanda che gli avrebbero offerto.
❃
Seung Hyun incrociò le gambe davanti al tavolo posto al limite della tenda. Teneva sollevata in una mano la ciotola di riso che gli era stata offerta e nell'altra le bacchette. La fame che aveva domato per tre giorni era prepotente e lo stomaco ribolliva, ma non avrebbe abbandonato le maniere consone per un uomo della sua levatura. Chicco dopo chicco onorò la cena a cui presero parte Yoon Ah e Tae Ryu, seduti l'una davanti all'altro. L'acqua, ora priva di effluvi estranei, aveva assunto un sapore dolce. Cancellò l'innaturale acidità che si era inchiodata sotto al palato.
Il silenzio non era mai silenzio nemmeno nell'assenza di rumore. Lo aveva sperimentato, anni or sono, in una caverna dove la luce non arrivava sul fondo e le orecchie si erano imbevute di nulla. Un ronzio era tutto ciò che era rimasto. Alcuni credevano che fosse quello il suono del silenzio. Ed ora si riproponeva allo stesso modo. Lui non accennava a prendere la parola, così come Yoon Ah e Tae Ryu, chini sul loro pasto frugale. Dopotutto, al di là della tenda giaceva un cadavere che non era ancora stato incenerito.
Lo sciamano abbandonò le bacchette nella ciotola svuotata e posò le mani sulle ginocchia. Parte del viso era illuminata da una fiaccola incastrata nel terreno. Le fiamme, che lo trattavano come un amante sfuggente, soffiavano dalla sua parte.
«Il Generale Lee è morto» confermò ancora Tae Ryu, sotto lo sguardo impudente di Yoon Ah. «Questa rivelazione che vi è stata concessa dove condurrà la vostra volontà?»
Seung Hyun avrebbe terminato il pasto volentieri, pur con la lentezza necessaria, ma non poteva continuare. Abbandonò le bacchette e drizzò maggiormente la schiena. Spostò solo il mento per guardare il primo interlocutore.
«Baekje chiede un'alleanza con Goguryeo. Sono stato mandato qui in qualità di emissario: tornare indietro senza aver adempiuto al mio compito equivarrebbe al fallimento. Eppure» si fermò e volse uno sguardo a Yoon Ah «mi è impossibile intrattenere affari così delicati in una situazione simile. La scomparsa di uomini secondari non desta curiosità, ma la morte di un Generale non può essere celata. Non più, almeno.»
«Siete l'emissario del vostro Regno, ma non avete diritto di parola sull'organizzazione interna del mio esercito» sputò Yoon Ah, gettando via le bacchette. Si alzò in piedi e incrociò le braccia al petto, roteando attorno al tavolo come un'aquila in cerca della propria preda.
«Vostro?» la provocò Seung Hyun.
«Sono la figlia del Generale Lee!» esclamò Yoon Ah, puntando i piedi a terra. Curvò la schiena per arrivare davanti ai suoi occhi. Le fiamme delle fiaccole danzavano nei suoi occhi.
«Nessun Generale è un dinasta» rispose placido, afferrando la ciotola d'acqua. La sorseggiò appena, prima di posarla sulla superficie di legno. Nè la degnò di uno sguardo. «Ogni capo di un esercito deve essere sostenuto dai propri soldati. Senza la legittimazione popolare non avrete mai la lealtà degli uomini che erroneamente, per un'inutile discendenza di sangue, ritenete vostri.»
Una ciocca di capelli scivolò davanti al viso, sfuggendo dall'orecchio. Seung Hyun si inumidì le labbra. Il sangue che scorreva nelle vene qualificava un uomo come discendente di una famiglia. Il suo, di sangue, lo considerava impuro. Persino dopo tutti quegli anni.
«Avete già un'opinione a riguardo. Esponetela, dunque» suggerì lo sciamano, incitandolo a proseguire.
«Tae Ryu!» lo richiamò Yoon Ah, inginocchiandosi verso di lui.
«Ascoltare la voce di un occhio esterno ci aprirà la mente, ma ciò non vuol dire che ci obbligherà a seguirne i consigli.»
Seung Hyun non badò al modo in cui i due cercavano di prevalere sull'altro. Sfilò il coltello che Yoon Ah teneva attaccato in vita e le impedì di riprenderlo, immobilizzandola con un braccio. Conficcò la lama sul tavolo e fece segno ad entrambi di guardare.
Disegnò tra le venature di legno il quarto esagramma del Libro dei Mutamenti: il giovane inesperto. L'acqua, limpida e senza briglie, che sgorga ai piedi della montagna. Terminate le linee, lasciò scorrere la punta del coltello su di esse.
«L'acqua è disposta a farsi guidare come un giovane inesperto. Quando un capo diventa debole o inefficace, la sua autorità può essere assunta da un subordinato risoluto che continui a tributare gli onori al vecchio capo, per perseguire i propri scopi. Prendere a prestito un cadavere per rifondervi lo spirito.»
Yoon Ah crollò di nuovo a sedere, accanto a lui. Si affacciò sul tavolo per osservare l'esagramma che vi era stato inciso.
«Solo ciò che è inutile può essere preso a prestito» sussurrò lei, prima di voltarsi verso lo strato di tessuto che separava la tenda dall'odore di morte.
«Il vostro suggerimento è quello di utilizzare la memoria del Generale Lee per rafforzare la posizione di sua figlia» aggiunse Tae Ryu, aggrottando le sopracciglia doppie.
Seung Hyun si sollevò in piedi. Li osservò dall'alto, consapevole di aver aperto una breccia nelle loro difese. Rendere forte l'avversario, solo per usare la sua forza a proprio vantaggio. Lo aveva imparato a sue spese.
«La mia esortazione volge a rivelare la morte del Generale Lee. Onoratelo con una cerimonia funebre a cui prenderanno parte tutti i soldati. Lasciate che piangano il capo che è stato lealmente servito e per cui molti hanno dato la vita; lasciate che il rancore cresca, che gli animi si rinfocolino.»
«Così facendo mi riconosceranno come il nuovo capo?» lo sollecitò Yoon Ah, che si era alzata anche lei per riacquistare un contatto visivo.
«Non basterà una celebrazione. Il potere deve essere demandato da un'autorità e non ve n'è nessuna forte quanto quella di vostro padre. Se mi permetterete di aiutarvi, vi suggerirò come procedere affinché siate eletta Generale.»
Enigmi che presto avrebbe sciolto, se lei e Tae Ryu avessero infine deciso di affidarsi totalmente a lui.
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