Capitolo Cinque (Parte II)
Quando Yoon Ah scortò la Principessa alla sala principale del tempio, uno dei monaci le indicò di muoversi verso il padiglione costruito nel cortile adibito agli ospiti: Daejong aveva terminato già da un po' i cicli di preghiera.
Camminarono fra la neve sciolta, che si attaccò sotto le calzature. Sun Hee non ne parve disturbata. Si limitò a sollevare i lembi arancioni delle gonne e a proseguire sul manto scivoloso come fosse stato il pavimento del Palazzo. Spesso Yoon Ah l'aveva vista esercitarsi nel camminare con ciotole piene d'acqua sulle spalle e in cima alla testa, nonostante i continui errori e la rottura della ceramica, Sun Hee alla fine aveva acquisito il portamento regale che non l'aveva più abbandonata.
Sotto all'edificio circolare, dai pilastri dipinti in rosso, erano accomodati Daejong, Chung Ho e suo fratello. Fu Yoon Sik il primo a vederle arrivare. L'espressione sorridente mutò in una nuvola nera. Si alzò in fretta e si inchinò con devozione verso il Principe, poi, senza nemmeno attendere il loro arrivo, si dileguò verso le scale in pietra che conducevano nella zone inferiori del monastero.
Yoon Ah spiò la reazione di Sun Hee, che per nulla scossa da una tale scortesia, si accomodò accanto a Daejong. Quest'ultimo le sorrise, come un fiore che sboccia prima del tempo.
«Dovreste unirvi a noi» la invitò Sun Hee, indicandole il posto vuoto accanto a lei.
L'idea di accomodarsi accanto a tre esponenti della corona non la allettava per niente. Si mascherò di una smorfia e si accomodò sulla parte più esterna della piattaforma. Spinse la schiena contro un pilastro di legno, per osservarli solo in tralice. In quel momento avrebbe preferito inseguire suo fratello per accertarsi che stesse bene, ma al contempo non poteva lasciarli da soli.
Chung Ho le lanciò un sorriso divertito, come se si fosse aspettato quel suo gesto stizzito. Se solo avesse potuto glielo avrebbe strappato via con le unghie. Il suo sguardo le era ancora intollerabile.
Sun Hee versò il tè caldo che era stato preparato dai monaci. Nei suoi movimenti vi era grazia, e sicurezza. Forse Yoon Ah non avrebbe potuto competere con lei nemmeno se avesse ricevuto un'istruzione adeguata.
«E' un bene che tu abbia deciso di fermarti qui, Orabeoni[1]» esordì la Principessa, posando la teiera sul soban. «Al palazzo stiamo vivendo momenti di grande tensione e nostro padre desidera che tu rimanga qui il tempo necessario.»
«Cosa sta accadendo?» le domandò Chung Ho.
Sun Hee si adombrò. Una ciocca di capelli sfuggita all'acconciatura si depositò sulla fronte e il sole caldo del tramonto la illuminò.
«La Corte ha approfittato dell'assenza di mio fratello per rivolgere una supplica al Re. Il giorno dopo la sua partenza i Ministri lo hanno pregato di destituire il Principe Ereditario a favore di qualcuno che non avesse il sangue dei Tang» la voce si contrasse appena. «Nostro padre vorrebbe che Daejong non ne venisse a conoscenza, ma io ritengo che tu debba saperlo, Orabeoni. Dopo alcune calamità naturali che si sono abbattute sul Regno negli ultimi tempi le sovversioni sono aumentate e i soldati al Palazzo non riescono più a governarle.»
Daejong non rispose. I capelli lunghi caddero sulle spalle e la piuma sull'orecchio si spostò al soffio del vento. Le trecce di perle dondolarono in avanti, per poi ricadere immobili nella chioma. Solo Chung Ho piegò la fronte e rughe di apprensione lo impallidirono.
«Non ci sono indizi che ci facciano capire chi si cela dietro queste azioni sovversive?» le domandò.
Sun Hee scosse la testa.
«Deve trattarsi di un'organizzazione segreta, il modo in cui operano è sempre lo stesso. Sono soliti -»
«Perché non hai ascoltato il volere di nostro padre, Sun Hee?»
Solo allora Daejong intervenne, spezzando il discorso. Yoon Ah lo fissò dal suo angolo e si rese conto della tensione che correva sul suo volto.
La Principessa accarezzò le lunghe gonne e sollevò la ciotola di tè. La portò alle labbra, assaporandone la fragranza.
«Non puoi continuare a nasconderti, Orabeoni. Non puoi più correre alla Corte dei Tang quando la situazione diventa insostenibile qui a Goguryeo. E' arrivato il tempo per te di creare un sostegno non solo fra i nobili e Ministri, ma anche fra le persone del popolo. Hai bisogno di avere attorno uomini fidati. Chung Ho non potrà rimanere con te per sempre.»
Yoon Ah lanciò uno sguardo al Principe di Silla. La fascia ondulata di capelli crollò sulla fronte. Dopotutto, era vero. Un giorno, forse prima di quanto avrebbero immaginato, Chung Ho sarebbe tornato nel proprio Regno, richiamato dall'esilio. Lì era solo di passaggio, che a loro piacesse o meno.
Daejong accarezzò la ciotola con il polpastrello e si umettò le labbra.
«Costituire un corpo di guardie segrete, Sun Hee, mi esporrebbe all'accusa di tradimento. I Ministri che mi hanno in odio userebbero qualunque arma pur di vedermi cadere. E io non ho intenzione di salire al trono con uno spargimento di sangue. Ambisco alla pace, non alla guerra.»
«Allora non avreste dovuto accettare il titolo di Principe Ereditario che vostro padre vi ha conferito» si inserì Yoon Ah, stanca di rimanere in disparte.
Si aggrappò al pilastro e si accomodò accanto a Chung Ho, che le lasciò spazio. La coda di capelli finì sulla spalla, pesante, a incoraggiarla. Ciò che detestava era coloro che non avevano il coraggio di agire, ma di vivere in modo passivo.
«Mio padre, il Generale Lee, era presente il giorno in cui il Re vi elesse Principe Ereditario» continuò, incrociando le gambe. «Eravate ancora un bambino, ma fra i vostri fratelli l'unico ad avere un'indole consona. Eppure, temo non abbia saputo leggere nel vostro cuore. Avete vissuto fino ad ora interessandovi solo alla poesia, alla musica, e non avete quasi mai partecipato ai Consigli di Corte. I Ministri che tanto vi hanno in odio, nemmeno vi conoscono. Avete permesso loro di crearsi un'idea distorta, di un Principe che preferisce fuggire dai nonni materni, anziché preoccuparsi delle sorti del Regno.»
«Lee Yoon Ah» la riprese Chung Ho, il pugno destro si strinse attorno al ginocchio «state superando il limite.»
«No, invece» lo fulminò, e insisté, pur sapendo che in realtà aveva ragione. «Credo che il Re vi abbia scelto per la vostra purezza di sentimenti, Jeoha[2]. Siete davvero il miglior candidato al trono, ma se continuerete a ritrarvi, finirete per diventare il peggiore. Non vi basta prendere esempio dal Regno di Gaya? Lo chiamano perduto a causa di un Re che amava più le arti della politica e della guerra, e forse del suo stesso popolo.»
Daejong sorrise con amarezza, nonostante le sue labbra non sarebbe mai potute essere acri. Yoon Ah non era certa che credere in lui sarebbe stata una buona idea. Chung Ho lo ammirava, ma un amico non poteva fare altrimenti. Se lei doveva seguire la volontà di qualcuno, avrebbe dato se stessa solo a chi meritava il suo appoggio. Goguryeo non si fondava solo sulle idee, ma anche sugli uomini che lo governavano, e dunque se doveva davvero prestare la sua spada, avrebbe dovuto formare il carattere di chi poteva portare luce nel suo Regno.
«Ciò che state dicendo, Lee Yoon Ah, è che potrei distruggere Goguryeo?» le chiese, nonostante la domanda celasse un'affermazione contrita.
«Sì, Jeoha. Vi sto chiedendo di assumervi le vostre responsabilità. Provate almeno a conoscere il vostro popolo, a non avere più paura di coloro che desiderano la vostra morte, e date ascolto alla Principessa.»
Sun Hee le lanciò un'occhiata gentile, e aggiunse: «Come potete vedere, Orabeoni, non siete solo.»
Le labbra di Daejong tremarono. Un sorriso le impallidì.
Yoon Ah si caricò di un sospiro di fuoco. Non aveva idea del motivo per cui avesse deciso di prendersi carico di un sentimento così gravoso. Proteggere qualcuno che tutti volevano vedere morto avrebbe potuto mettere a rischio la salvezza della sua intera famiglia.
**
Note:
[1] Orabeoni: Fratello maggiore
[2] Jeoha: Vostra Altezza
/ Vi anticipo già che dal prossimo capitolo Yoon Sik avrà un incontro ravvicinato con Sun Hee, se si decide a non scappare. Tenetelo d'occhio :3.
Ho terminato i capitoli scritti, quindi penso ci vorrà un po' di più per aggiornare, perché pigramente non mi sono portata avanti, ma spero di non far aspettare troppo.
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